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Euribor al 3,40% e mutui: ecco cosa conviene dopo il taglio dei tassi


I punti chiave

Tasso fisso o variabile? Questo il dilemma che da due anni a questa parte affligge chi deve stipulare un mutuo. A questo proposito la decisione della Bce in merito alla questione ha fatto calare di 25 centesimi l’indice Euribor, ovvero il parametro che spesso viene utilizzato come punto di riferimento per calcolare il tasso da utilizzare per un mutuo a tasso variabile, arrivando al 3,40%. In sostanza la forbice tra fisso e variabile si è ridotta notevolmente, ma quale conviene maggiormente?

Tasso fisso o variabile

I mutui stanno diventando più sostenibili grazie al terzo taglio annuale del tasso di interesse deciso dalla Banca Centrale Europea, che ha ridotto il costo del denaro di 25 punti base. Gli effetti si avvertono soprattutto sui mutui a tasso variabile, che mostrano un calo, sebbene permanga una differenza rispetto ai mutui a tasso fisso. A parità di condizioni, i finanziamenti a tasso variabile risultano ancora più costosi rispetto a quelli a tasso fisso, che rimangono comunque su livelli elevati. Inoltre, la riduzione delle rate variabili non è sufficiente a rilanciare il mercato immobiliare, nonostante la domanda stia mostrando segnali di ripresa grazie soprattutto alle surroghe. Lo sottolineano rispettivamente un’analisi di Mutuionline.it e una stima di Changes Unipol-Ipsos.

I calcoli

Dopo il taglio operato dalla Banca Centrale Europea il 17 ottobre 2024, l’Euribor è arrivato al 3,40%. Questo ridurrà le rate dei vecchi mutui a tasso variabile di circa 20 euro al mese, secondo un’analisi della FABI, con possibilità di ulteriori risparmi in caso di ulteriori riduzioni. In ogni caso, i mutui a tasso fisso rimangono più convenienti: per un prestito di 140mila euro su 20 anni, la rata variabile è di 853 euro, 80 euro in più rispetto alla rata fissa di 772 euro. La differenza è simile anche per i mutui trentennali, dove la rata fissa di 578 euro (al 3%) è più bassa di 98 euro rispetto alla rata variabile di 676 euro (poco sopra il 4%).

I mutui green

In questo frangente bisogna poi considerare che la direttiva europea “Case Green” potrebbe incentivare i mutui “verdi”. A questo proposito nei mutui green, che prevedono uno sconto tra i 20 e i 30 centesimi per immobili con elevata classificazione energetica, il fisso risulta più conveniente. Secondo stime della Banca d’Italia (Crif), entro il 2030 un terzo dei mutui sarà green, mentre nel 2050 si prevede che la metà dei mutui sarà “verde”.

Il trend

La domanda di mutui è in ripresa, con un aumento del 7,2% nei primi nove mesi dell’anno e un’accelerazione del 19% a settembre, stimolata dal secondo taglio dei tassi di interesse. Circa un terzo di chi cerca casa vede nella riduzione del costo del denaro un incentivo per accendere un mutuo, specialmente per l’acquisto della prima casa, mentre l’interesse per seconde case e ristrutturazioni è minore.

A trainare la domanda è soprattutto l’interesse per la surroga, ossia il trasferimento del mutuo verso banche con condizioni più favorevoli, cresciuta del 17,6% nel primo semestre. Sono in aumento sia gli importi medi richiesti sia le durate dei mutui.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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