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“Dazi, dobbiamo trattare con Trump”


Attenti a Trump, avverte Romano Prodi. Con la sua annunciata politica dei dazi, il neo-presidente americano metterà i paesi europei nel mirino, uno per uno: «Colpirà lo champagne in Francia, e formaggi e vino in Italia. Cercherà di darci lezioni mirate», dice l’ex premier. Bisogna dunque «saper rispondere uniti come Ue», per avere più «autorevolezza» e non farsi indebolire e metter «l’uno contro l’altro». Lo spauracchio dei dazi preoccupa, conferma il presidente di Coldiretti Ettore Prandini: «Per questo riteniamo fondamentale il ruolo di mediazione del governo, e il rapporto che saprà costruire con la nuova amministrazione Usa. Bisogna evitare che i dazi colpiscano le filiere agroalimentari italiane: gli Usa sono il nostro secondo mercato di export». Rassicura invece il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: «Vedremo se li metterà veramente, e cosa succederà nel mercato. A me finora di dazi ha parlato il sottosegretario all’Agricoltura del governo Biden, contestando il nostro modello delle indicazioni geografiche e accusandoci di sciovinismo contro il loro parmesan, per difendere il nostro Parmigiano e impedirgli di invadere i nostri mercati». Parte inevitabilmente l’applauso: la platea è quella di Coldiretti, riunita nella spettacolare cornice di Villa Miani, che domina dall’alto Roma, per un ambizioso «Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione», durante il quale si susseguono panel di alto livello su questioni che vanno ben oltre la tradizionale immagine di trattori infangati e mercati rionali del sindacato agricolo: Europa, rapporti geopolitici, transizione energetica, intelligenza artificiale. Con la partecipazione di ministri, esponenti delle opposizioni ma anche grandi player come il gruppo Eni (presente con l’amministratore delegato Claudio Descalzi), Intesa Sanpaolo, Legacoop, accademici, diplomatici, scienziati. «Il nostro ruolo sta cambiando – spiega il segretario generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo – e ci spinge ad occupare spazi che possono apparire lontani dal nostro raggio di azione». Oggi, assicura, «una nostra priorità è la difesa della salute dei consumatori», anche ricorrendo a quello che definisce «un disordine virtuoso, da cui far nascere nuovo ordine». Una «prima battaglia», quella contro il «cibo sintetico è stata vinta», rivendica, anche «grazie al governo. Ma non abbiamo vinto la guerra». Battaglie per le quali «ci accusano di essere oscurantisti», dice, ma non per questo «smetteremo di farle, anche contro spietati oligarchi alla Bill Gates che dove operano con i loro metodi fanno aumentare la fame».

La nuova Commissione Ue, e il ruolo di Raffaele Fitto anche nel coordinamento delle politiche agricole viene salutato con ottimismo anche da sinistra. Gli invia un «in bocca al lupo» Paolo De Castro, europarlamentare uscente Pd, affinchè spinga per sostenere l’innovazione nel settore della transizione ecologica: «Gli Usa mettono miliardi in risorse e progetti a sostegno dell’innovazione, mentre l’Ue indica solo gol e target. L’accoppiata Fitto-Hansen (nuovo commissario all’Agricoltura, ndr) ci fa ben sperare per quello che è il primo settore manufatturiero italiano». D’accordo anche il dem Dario Nardellla: «L’agricoltura è il settore più antico, da cui può uscire il nuovo».

Prodi poi si confronta con l’ex ministro (oggi Fdi) Giulio Tremonti sul futuro della Ue in un mondo sull’orlo della guerra: «Bisogna offrire a tutti i paesi» dell’ex Urss «un in ingresso immediato in Europa.

Perchè anche Putin vuole l’allargamento, ma dalla parte opposta», dice Tremonti. Che poi attacca «il delirante eccesso di regole», anche in agricoltura, prodotte «dai burocrati, vero nemico dell’Unione». Concorda Prodi: «Con l’eccesso di regole ci autodistruggiamo»


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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