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Borse più instabili, ma c’è il paracadute dei certificati


Offrono un equilibrio tra rischio e rendimento, ma anche la possibilità di realizzare soluzioni finanziarie in linea con le diverse esigenze di chi investe. Negli ultimi anni i certificati di investimento hanno ottenuto una crescente popolarità, trainata soprattutto dall’aumento della domanda da parte degli investitori retail.

La diffusione di questi strumenti finanziari è dovuta principalmente alla loro flessibilità: i certificati consentono di investire in un’ampia gamma di attività sottostanti come azioni, indici, materie prime, mantenendo una protezione a scadenza del capitale investito, che può essere «incondizionata» o «condizionata». Nel primo caso, a fronte di un andamento sfavorevole dell’attività sottostante, l’investitore riceve a scadenza una percentuale predefinita del capitale investito, che può raggiungere il 100 percento. Nel secondo caso, il capitale investito sarà rimborsato a scadenza, ma a condizione che il sottostante non scenda al di sotto di un valore predefinito, ovvero il cosiddetto livello di barriera, che può essere valido un solo giorno alla data di scadenza (barriera «europea») oppure ogni giorno nel corso della vita del certificato (barriera «americana»).

La popolarità degli investment certificate è dovuta anche alla loro capacità di offrire soluzioni adattabili alla diversa propensione al rischio: quanto più è elevata, tanto maggiore è il rendimento potenziale. Questi strumenti finanziari sono utili per differenziare un portafoglio di investimento: rendono possibile ottenere un rendimento positivo anche in uno scenario di mercati laterali o negativi e consentono di accedere a mercati e attività sottostanti altrimenti difficili da raggiungere per l’investitore. Inoltre, ottimizzano il rischio di portafoglio e tutti i proventi generati da certificati sono classificati come «redditi diversi di natura finanziaria», quindi sono compensabili con le minusvalenze in essere.

Secondo dati Acepi, nei primi nove mesi del 2024 il volume di certificati collocati sul mercato primario ammonta a oltre 18 miliardi di euro (+15% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).

Ancora più significativa è la crescita dei volumi negoziati in «direct listing», il comparto relativo ai certificati quotati direttamente in Borsa Italiana, senza un periodo di offerta precedente. Il turnover sul mercato secondario dei certificati di investimento nei primi nove mesi dell’anno ammonta infatti a quasi 5 miliardi di euro, in aumento del 50% rispetto allo stesso periodo del 2023.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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