«Osamu Suzuki ha sempre coltivato il suo rapporto con l’Italia per affetto verso il Paese e per il business. Da ricordare, in proposito, l’accordo industriale con Fiat che ha portato alla produzione, nella nostra fabbrica ungherese, insieme al modello SX4, del Suv compatto Sedici. Tra Suzuki-san e Sergio Marchionne, in particolare, c’erano rispetto e una forte stima reciproca». E proprio la Suzuki SX4 è stata, non a caso, l’auto ufficiale dei Giochi invernali di Torino del 2006. Così Massimo Nalli, presidente di Suzuki Italia, ricorda l’ex numero uno della Casa giapponese Osamu Suzuki (il cognome è stato preso dalla moglie, figlia di Shunzo Suzuki, allora a capo dell’azienda), spentosi all’età di 94 anni e del cui decesso, secondo le sue volontà, è stata data notizia solo a esequie avvenute. «Hamamatsu – affermò anni fa, partecipando a un evento di Quattroruote – è oggi per il Giappone, quello che è Torino per l’Italia, ma le nostre origini non sono legate né all’auto né alla moto». Il fondatore Michio Suzuki, nel 1908, era infatti partito dai telai tessili.
Osamu Suzuki, passato nel 2015 il testimone al figlio Toshihiro, ha contribuito a trasformare il produttore giapponese in una realtà competitiva a livello globale. Sotto la sua guida, dal 1978 Suzuki è diventata la prima Casa giapponese, nota anche per le moto e i motori marini, ad avviare con successo la produzione locale in India.
«In più occasioni – ricorda ancora Nalli – è venuto a visitare la sede italiana a Robassomero, alle porte di Torino. Si soffermava su tutto, magazzino ricambi compreso, per presentarsi poi da alcuni concessionari. Un uomo pragmatico, concreto, solito a dare tanti consigli e attentissimo ai costi». Un aneddoto per tutti in tema di risparmi. Intervistato in tv a Tokyo, a Suzuki-san fu chiesta la ricetta per risparmiare sulle spese. Il top manager fece riempire un bicchiere per metà d’acqua e sentenziò: «La parte superiore è tutto vetro sprecato». Per poi aggiungere: «Produrre prodotti di buona qualità e a basso prezzo è la base. Non possiamo abbassare i costi stando seduti negli uffici, ma bisogna stare in fabbrica per capire il lavoro e avere idee».
La presidenza di Osamu Suzuki ha visto le vendite crescere di oltre dieci volte, raggiungendo i 19 miliardi di dollari negli anni 2000. Fiat a parte, accordi sono stati stretti anche con Gm e Volkswagen negli anni 2000, per poi arrivare, nel 2019, a un’alleanza con Toyota sulla guida autonoma.
Nel 2018, l’ex numero uno di Suzuki aveva espresso anche le sue
forti perplessità sulla svolta elettrica che cominciava a farsi strada, non capendo «come ci si potesse spingere in modo così diretto verso l’unica opzione elettrica anche per la concentrazione in Africa delle materie prime».