Una ricerca da poco pubblicata sulla rivista scientifica Human Reproduction ha provato a valutare quanto siano comuni le gravidanze naturali tra le donne che in precedenza avevano avuto un figlio con tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) – in particolare in vitro (FIV) – rilevando una frequenza maggiore rispetto al previsto. Lo studio ha stimato che un concepimento per via naturale possa avvenire in un caso su cinque dopo avere avuto un bambino con la PMA, ma ci sono comunque numerosi fattori da tenere in considerazione e che potrebbero avere condizionato le conclusioni della ricerca.
Il è stato svolto presso l’University College of London, nel Regno Unito, ed è una revisione sistematica e una meta-analisi di ricerche svolte in precedenza per valutare le gravidanze successive a quelle ottenute con la FIV e altre tecniche. Una meta-analisi può essere considerata “uno studio di studi”, nel senso che si occupa di mettere insieme le conoscenze in un determinato ambito maturate nel tempo con più ricerche e di tirare le somme su cosa si è scoperto, utilizzando dati e metodi statistici per renderli comparabili. Le meta-analisi sono considerate tra i tipi di ricerche più affidabili, specialmente in ambito medico, ma possono avere comunque difetti dovuti soprattutto alla difficoltà di mettere insieme dati eterogenei ottenuti nel tempo con metodologie e pratiche diverse.
Il gruppo di ricerca ha identificato nella letteratura scientifica 1.108 studi sull’argomento e li ha poi scremati, in base ai dati che offrivano e alla possibilità di essere confrontati tra loro. Alla fine della selezione sono rimasti 11 studi realizzati in varie parti del mondo e che nel complesso avevano interessato 5.180 donne. Le ricerche erano di «qualità moderata» e avevano seguito la storia clinica delle partecipanti da 2 a 15 anni dopo la gravidanza ottenuta con tecniche di fecondazione in vitro. Confrontando i dati è stato poi possibile calcolare l’incidenza di una gravidanza naturale dopo avere avuto un figlio con PMA in una donna su cinque.
Annette Thwaites, una delle autrici dello studio, : «Ciò che abbiamo scoperto suggerisce che una gravidanza naturale dopo avere avuto un figlio con la FIV non sia un evento così raro. Ciò è in contrasto con le opinioni ampiamente diffuse – da parte delle donne e degli operatori sanitari – e con quelle comunemente espresse nei media, secondo le quali si tratta di un evento altamente improbabile».
Non tutte le partecipanti ai vari studi avevano scelto la PMA a causa di problemi di infertilità, ma per altri motivi come essere in una relazione con una persona del proprio stesso sesso o l’essere single. Nell’analisi sono stati presi in considerazione vari altri fattori come l’età delle partecipanti, il periodo di tempo intercorso tra la gravidanza con PMA e la successiva gravidanza naturale e altre variabili. Derivare un dato unico e valido per tutte le persone non è comunque possibile, proprio a causa della grande quantità di variabili, che comprendono anche come è fatta ciascuna persona.
Le tecniche di fecondazione in vitro negli ultimi anni sono migliorate sensibilmente, portando al successo in circa la metà dei casi nelle donne al di sotto dei 35 anni: nel 1995 il tasso di successo medio era intorno al 22 per cento, mentre nel 2003 era del 33 per cento. Due degli studi utilizzati dalla meta-analisi comprendono dati su partecipanti che avevano fatto ricorso alla PMA quasi 30 anni fa, una differenza tenuta in considerazione dal gruppo di ricerca.
Secondo Thwaites: «Sapere ciò che è possibile potrebbe dare alle donne il controllo dei loro progetti familiari e aiutarle a prendere decisioni più consapevoli su successivi trattamenti per la fertilità o per la contraccezione». Immaginando di avere problemi di fertilità è infatti probabile che alcune donne scelgano di non utilizzare mezzi di contraccezione, ritenendo improbabile se non impossibile una nuova gravidanza per via naturale dopo averne avuta una con la PMA. Se confermata, la maggiore incidenza segnalata dalla ricerca potrebbe indurre il personale medico a suggerire maggiori cautele alle pazienti a seconda delle loro aspettative.
Il gruppo di ricerca ricorda che lo studio è un primo passo nell’analisi di un ambito molto ampio e ancora poco studiato in questi termini, ma che proprio per questo merita di essere approfondito considerata la diffusione delle tecniche per la procreazione medicalmente assistita.