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    Il lander della società spaziale privata giapponese Ispace si è probabilmente schiantato sulla Luna

    La società spaziale privata giapponese Ispace ha detto che il tentativo di far atterrare sulla Luna il suo veicolo lunare Hakuto-R M1 è fallito: a pochi metri dalla superficie lunare le comunicazioni con il robot (lander) si sono interrotte, cosa che ha fatto presumere che sia precipitato e si sia quindi distrutto. Se la missione fosse stata completata, questo sarebbe stato il primo lander privato a raggiungere la superficie della Luna.Durante la trasmissione in diretta dell’evento il fondatore e amministratore delegato di Ispace, Takeshi Hakamada, aveva ipotizzato che la missione non fosse andata a buon fine. Dopo alcune ore, un comunicato diffuso dall’azienda ha confermato «un’elevata probabilità» che alla fine il lander si sia schiantato sulla superficie lunare.A oggi nessun veicolo di una società spaziale privata è riuscito ad allunare, mentre ci sono riuscite solo le agenzie spaziali di tre paesi: quella dell’ex Unione Sovietica, la NASA (Stati Uniti) e la CNSA (Cina). Nell’aprile del 2019 il lander israeliano Beresheet precipitò sulla superficie lunare durante una missione che aveva l’obiettivo di compiere alcune rilevazioni sulla Luna. Giovedì scorso invece è esploso poco dopo il lancio un prototipo di Starship, l’enorme astronave progettata dalla società spaziale privata statunitense SpaceX, che dovrà essere impiegata per il primo allunaggio con equipaggio del programma lunare Artemis (previsto non prima della fine del 2025).– Leggi anche: L’astronave Starship è esplosa poco dopo il lancio (AP Photo/ Eugene Hoshiko) LEGGI TUTTO

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    Il primo lancio nello Spazio di Starship

    Caricamento playerDopo le 14 di oggi (ora italiana), la società spaziale privata statunitense SpaceX, fondata nel 2002 da Elon Musk, tenterà per la prima volta di raggiungere lo Spazio con la sua enorme astronave Starship. Il test servirà a verificare la capacità del sistema di lancio, che comprende il razzo più potente mai realizzato nella storia delle esplorazioni spaziali. Sull’esito dell’esperimento ci sono molte incertezze: il lancio potrebbe essere rinviato per problemi tecnici o legati al meteo, oppure potrebbe concludersi prima del previsto con una grande esplosione. Il test è però considerato essenziale per dimostrare le capacità di Starship, che dovrà essere impiegata per il primo allunaggio del programma lunare Artemis e un giorno per trasportare i primi esseri umani su Marte, forse.Il lancio è in programma da Boca Chica, una piccola località in Texas a pochi chilometri di distanza dalla costa del Golfo del Messico. SpaceX ha costruito lì Starbase, cioè la propria base di sviluppo e lancio di Starship, costruendo nuovi edifici e hangar a partire dal 2014. Sempre nella zona, negli ultimi anni SpaceX aveva condotto test su alcune versioni di prova della propria astronave, tra grandi esplosioni e un solo tentativo riuscito di riportare al suolo l’intero veicolo spaziale.I test con i primi prototipi di Starship erano iniziati a marzo del 2019, con modelli via via più grandi e simili alla versione finale dell’astronave, che assomiglia a quella di Tintin nel racconto a fumetti Obiettivo Luna. Il veicolo spaziale è alto 50 metri, più o meno quanto un palazzo di 15 piani e ha un diametro di circa 9 metri, con una punta a cono che ricorda vagamente quella degli Space Shuttle. Utilizza sei motori che vengono alimentati con ossigeno liquido e metano liquido. Nelle intenzioni di SpaceX, all’interno di Starship potranno essere trasportati satelliti di grandi dimensioni, moduli per stazioni spaziali ed equipaggi in viaggio verso la Luna o Marte.Una delle versioni di Starship verso la rampa di lancio nel luglio del 2022 (SpaceX)Starship da sola pesa 100 tonnellate, che diventano 1.300 con l’aggiunta del propellente, di conseguenza ha bisogno di una forte spinta per superare l’atmosfera terrestre e raggiungere lo Spazio. Quella iniziale è fornita da Super Heavy, un razzo alto quasi 70 metri con 33 motori, sempre alimentati da ossigeno liquido e metano liquido. Il lanciatore spinge Starship oltre l’atmosfera, poi compie una manovra per tornare sulla Terra come fanno già i razzi Falcon 9 che SpaceX impiega ormai da tempo per trasportare i satelliti in orbita e gli equipaggi verso la Stazione Spaziale Internazionale.In una ventina di anni di esistenza, SpaceX ha perfezionato un sistema per rendere parzialmente riutilizzabili i propri Falcon 9, invece di doverne costruire di nuovi per ogni lancio come i concorrenti, riducendo sensibilmente i costi per i lanci spaziali e rendendoli molto più frequenti. Con Starship la società vuole raggiungere il passo successivo: avere un sistema di lancio completamente riutilizzabile. Anche Starship, come Super Heavy, avrà la capacità di tornare sulla Terra con un atterraggio controllato, di essere rifornita e di tornare nello Spazio un po’ come fanno gli aeroplani. È un obiettivo estremamente ambizioso e per questo il test di oggi è così importante.Tra sabato e domenica, SpaceX ha condotto le ultime verifiche e ha posizionato Starship e Super Heavy nella loro configurazione finale, con l’astronave sopra il lanciatore. Messi insieme, raggiungono un’altezza di quasi 120 metri e sono visibili a chilometri di distanza nell’area di Boca Chica. La rampa di lancio stessa è particolare: oltre a essere enorme ha due grandi bracci meccanici che in futuro saranno utilizzati per bloccare il sistema di lancio al suo rientro sulla Terra. Informalmente viene chiamata “Mechazilla”, che ricorda Mechagodzilla, il grande robot utilizzato per difendere il Giappone in varie opere di fantasia su Godzilla. I due bracci meccanici sono chiamati spesso “chopsticks”, bacchette in inglese, perché un giorno pinzeranno i razzi di ritorno un po’ come si fa con un involtino primavera.Super Heavy, il grande cilindro metallico in basso, collegato a Starship su Mechazilla con i suoi due bracci meccanici (SpaceX)Per il lancio di oggi Mechazilla sarà comunque impiegato solo per la partenza di Starship e Super Heavy, ma non per il recupero che non è previsto in questo primo test. SpaceX accenderà i 33 motori di Super Heavy poco dopo le 14 e il grande razzo spingerà Starship per tre minuti, bruciando le migliaia di tonnellate di propellente nei suoi serbatoi, prima di staccarsi dal resto dell’astronave e tornare sulla Terra, effettuando un atterraggio controllato che lo porterà nelle acque del Golfo del Messico e debita distanza da Boca Chica. Super Heavy si inabisserà e non sarà riutilizzato: le versioni future torneranno invece alla rampa di lancio per essere impiegate nuovamente.La separazione è necessaria perché una volta esaurito il propellente Super Heavy diventerebbe un’inutile zavorra per il resto di Starship. È per questo motivo che in generale i razzi perdono via via i pezzi (“stadi”) man mano che effettuano la loro ascesa verso l’ambiente spaziale.Dopo la separazione, Starship accenderà i propri motori e si spingerà oltre l’atmosfera terrestre raggiungendo una velocità di poco inferiore a quella che le consentirebbe di inserirsi in un’orbita per iniziare a girare intorno alla Terra. A poco meno di dieci minuti dal lancio, l’astronave spegnerà i propri motori spingendosi fino a un’altitudine di 230 chilometri. Il piano della missione non prevede che Starship effettui un’orbita completa: quando sarà in vista delle isole Hawaii, effettuerà una manovra per rientrare nell’atmosfera e tuffarsi nell’oceano Pacifico.Il rientro sarà una delle operazioni critiche del test, perché servirà per verificare la tenuta e l’efficacia delle piastrelle isolanti che costituiscono lo scudo termico di Starship. In sua assenza, l’astronave non potrebbe reggere le alte temperature che si sviluppano mentre si attraversa ad alta velocità l’atmosfera. Il rivestimento a piastrelle di materiale isolante ricorda quello impiegato dagli Space Shuttle, ma con alcuni nuovi accorgimenti per ridurre i rischi di incendi e malfunzionamenti che in passato avevano riguardato quei veicoli spaziali.Nel complesso, il test servirà per verificare il sistema di separazione di Super Heavy da Starship e la capacità dell’astronave di raggiungere l’ambiente spaziale, compiere un volo quasi orbitale e superare poi il rientro nell’atmosfera. Il lancio sarà inoltre importante per verificare i sistemi di Super Heavy, mai lanciato prima e probabilmente una delle più grandi incognite di tutto il test.Il grande razzo utilizza 33 motori controllati da migliaia di sensori, di conseguenza prima del lancio potrebbero emergere problemi e imprevisti su alcuni dei sistemi di bordo. Un test di accensione dei motori effettuato in precedenza non aveva comportato imprevisti, ma ciò non esclude che qualcosa possa andare storto nelle ultime verifiche a ridosso del lancio. Le condizioni meteorologiche, soprattutto legate ai venti in alta quota, potrebbero inoltre rendere necessario un rinvio del lancio. Elon Musk, il CEO di SpaceX, ha stimato che ci sia un 50 per cento circa di probabilità di successo, ma secondo diversi osservatori è probabile che abbia mantenuto più basse del solito le sue stime in genere ottimistiche per non creare troppe aspettative.In passato Musk aveva in più occasioni promesso un imminente primo volo orbitale di Starship, senza che questo poi avvenisse. Oltre agli imprevisti tecnici, lo scorso anno si erano aggiunti alcuni problemi burocratici per l’ottenimento delle autorizzazioni da parte del governo statunitense per effettuare i test sperimentali. La Federal Aviation Administration, agenzia governativa che si occupa dell’aviazione civile negli Stati Uniti, aveva indicato numerose attività da svolgere per ridurre l’impatto dei test, anche dal punto di vista ambientale. SpaceX aveva seguito le indicazioni ottenendo infine un’autorizzazione per cinque anni lo scorso 14 aprile.La rampa di lancio a Starbase a Boca Chica, Texas, Stati Uniti (SpaceX)La pressione nei confronti di SpaceX è piuttosto alta, soprattutto per le grandi aspettative che ripone la NASA nel nuovo sistema di lancio. L’agenzia spaziale statunitense ha dato un appalto da 2,9 miliardi di dollari a SpaceX per sviluppare Starship come veicolo da trasporto per compiere gli allunaggi, a cominciare dalla missione Artemis 3 in programma non prima della fine del 2025. Prima di allora, l’intero sistema di lancio dovrà dimostrare non solo di essere completamente riutilizzabile, ma sicuro e affidabile per il trasporto di esseri umani.SpaceX intende sperimentare tutti i sistemi più volte nei prossimi anni attraverso missioni per il trasporto di materiale in orbita, a cominciare dai propri satelliti Starlink, impiegati per fornire connessioni a Internet dallo Spazio per le aree della Terra non raggiunte dai cavi di fibra ottica o dai ripetitori dei telefoni cellulari. Nei programmi di SpaceX c’è inoltre l’impiego di Starship come astronave per compiere un giro intorno alla Luna, senza raggiungere il suolo lunare, nel quale saranno coinvolti comuni passeggeri e non astronauti di professione.Quando e se Starship avrà dimostrato di essere affidabile, SpaceX sperimenterà una variante del sistema che prevederà di fare rifornimento in orbita dell’astronave, in modo da avere propellente a sufficienza per raggiungere Marte. Musk sostiene da tempo che la specie umana debba diventare “multiplanetaria” e che debba quindi fondare una colonia su Marte. Nonostante abbia illustrato in più occasioni i suoi piani, il programma per raggiungere questo obiettivo è ancora piuttosto vago e da definire, ammesso sia praticabile. Anche quel piano dipenderà da come andranno le cose oggi. LEGGI TUTTO

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    La sonda spaziale JUICE ha iniziato il proprio viaggio verso Giove

    Alle 14:14 di venerdì (ora italiana) la missione JUICE dell’Agenzia spaziale europea è partita dalla base di lancio di Kourou nella Guyana francese (a nord del Brasile) su un razzo Ariane 5, iniziando un viaggio che la porterà a raggiungere Giove nel luglio del 2031. Il lancio è avvenuto regolarmente dopo il rinvio di giovedì a causa delle condizioni meteorologiche.– Leggi anche: Che cosa farà JUICE nei prossimi anniRaggiunto il pianeta più grande del Sistema solare, JUICE effettuerà numerosi passaggi ravvicinati per raccogliere dati su Europa, Callisto e soprattutto Ganimede, offrendo nuovi importanti dettagli sulle lune ghiacciate di Giove. Le sue osservazioni saranno preziose non solo per scoprire le loro caratteristiche, ma anche per capire meglio come si possa formare la vita su mondi diversi dal nostro.Another view of @ariane5 #VA260 liftoff and ascent. For real-time mission updates, follow @Arianespace and @ESA_JUICE 👍 pic.twitter.com/1YCuYhPr2h— ESA (@esa) April 14, 2023 (ESA) LEGGI TUTTO

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    Il lancio di JUICE verso le lune di Giove è stato rinviato

    Nel gennaio del 1610, Galileo Galilei notò grazie al suo telescopio quattro corpi celesti nelle vicinanze di Giove, il pianeta più grande del Sistema solare. Dopo avere ipotizzato che potessero essere stelle, le osservò per qualche giorno notando che si muovevano intorno a Giove e arrivò alla conclusione che dovessero essere delle lune in orbita intorno al pianeta. Galileo aveva compiuto la prima osservazione scientifica documentata dei satelliti che in seguito sarebbero stati chiamati Europa, Io, Callisto e Ganimede, noti appunto come satelliti galileiani (o medicei) per ricordare il famoso astronomo.Dopo oltre quattro secoli, tre di quelle lune così distanti e remote stanno per essere visitate da JUICE (JUpiter ICy moons Explorer), una nuova sonda dell’Agenzia spaziale europea (ESA) le cui osservazioni saranno preziose non solo per scoprire le loro caratteristiche, ma anche per capire meglio come si possa formare la vita su mondi diversi dal nostro.Il lancio di JUICE era previsto per le 14:15 di oggi dalla base di lancio di Kourou nella Guyana francese (a nord del Brasile) su un razzo Ariane 5, ma è stato rinviato pochi minuti prima della partenza a causa della presenza di fulmini nelle vicinanze della rampa di lancio. L’ESA ha confermato che tenterà il lancio venerdì pomeriggio: se non ci saranno ulteriori rinvii, la sonda inizierà un lungo viaggio sfruttando la spinta gravitazionale di Venere e della Terra, arrivando nelle vicinanze di Giove nel luglio del 2031. Negli anni seguenti effettuerà numerosi passaggi ravvicinati per raccogliere dati su Europa, Callisto e soprattutto Ganimede, offrendo nuovi importanti dettagli sulle lune ghiacciate di Giove.A differenza della Terra, Giove non è roccioso: è una gigantesca palla di gas formata per lo più da idrogeno ed elio. Considerate le sue dimensioni, gli astronomi ritengono che sia stato il primo pianeta a formarsi nel sistema solare, quando inglobò gli avanzi dei gas che avevano costituto il Sole.Giove impiega 12 anni per compiere un giro intero intorno alla nostra stella e ruota velocemente su se stesso: un giorno dalle sue parti dura appena 10 ore. È il più grande e ingombrante corpo celeste nelle nostre vicinanze: sarebbero necessari 11 pianeti come il nostro messi in fila per coprire il suo diametro, e ne servirebbero 300 per ottenere una massa pari alla sua.Il James Webb Space Telescope (JWST) nell’agosto del 2022 ha osservato il pianeta Giove in grande dettaglio mostrando le colossali tempeste e le enormi aurore che si producono nella sua atmosfera (NASA, ESA, CSA, Jupiter ERS Team; Judy Schmidt)Nel corso dei tempi siderali la grande massa di Giove ha attratto a sé numerosi satelliti naturali, che gli orbitano intorno costituendo una sorta di piccolo sistema solare. Il pianeta ha almeno 95 satelliti e le lune galileiane sono tra i corpi celesti più grandi e conosciuti della sua collezione. Io è arida e non suscita molto interesse, mentre si ritiene che Callisto, Ganimede ed Europa abbiano enormi oceani protetti da uno spesso guscio di ghiaccio esterno. La probabile presenza dell’acqua è ciò che incuriosisce di più i gruppi di ricerca, perché la vita per come la conosciamo non può farne a meno, dunque potrebbe essere un buon indizio per trovare tracce di vita al di fuori della Terra.Con oltre quattro metri di lunghezza e quasi tre di altezza, JUICE è più ingombrante di un’automobile e ha una massa intorno alle 2,4 tonnellate, incluso l’adattatore che mantiene collegata la sonda al razzo Ariane 5, che avrà il compito di spingerla oltre l’orbita terrestre. La sonda ha inoltre un carico di quasi 3,7 tonnellate di propellente, da utilizzare per compiere le numerose manovre previste nel suo lungo viaggio di avvicinamento a Giove e in seguito alle sue lune.JUICE, in un’elaborazione grafica al computer con i pannelli solari aperti (ESA)A una distanza media di 780 milioni di chilometri, il Sole dalle parti di Giove appare come un debole puntino luminoso. Per cogliere quanti più raggi possibili e alimentare in questo modo i suoi sistemi, JUICE potrà fare affidamento su 85 metri quadrati di pannelli solari, i più grandi mai realizzati per una sonda interplanetaria. Partiranno ripiegati su loro stessi, per poterci stare all’interno dell’Ariane 5, e si apriranno circa un’ora e mezza dopo il lancio come due “ali” a forma di croce. Sulla Terra così tanti pannelli potrebbero essere sufficienti per alimentare più abitazioni, ma nelle vicinanze di Giove sono appena sufficienti per un microonde (850 W).Anche comunicare con la Terra da un luogo così distante non è semplice. Nelle due settimane dopo il lancio, JUICE attiverà le proprie antenne per l’invio dei dati che raccoglierà nel corso della missione. Il sistema principale è una grande parabola di 2,5 metri di diametro, che in alcune fasi del viaggio fornirà riparo ad altri strumenti della sonda dalle radiazioni solari. JUICE ha memorie per conservare i dati per alcuni giorni prima di inviarli verso la Terra, così come un set di batterie per avere energia elettrica anche nelle fasi in cui i suoi pannelli non potranno raccogliere la luce solare.Le principali strumentazioni della sonda sono protette da numerosi strati di materiale isolante, soprattutto per ridurre gli sbalzi di temperatura nel corso della missione. Quando si avvicinerà a Venere per ricevere la spinta gravitazionale per proseguire il viaggio, JUICE sarà esposta a temperature fino a 250 °C, mentre nei paraggi di Giove arriverà a -230 °C. Il campo magnetico prodotto da Giove è inoltre tra i più intensi di tutto il Sistema solare, circostanza che ha reso necessaria l’aggiunta di materiali isolanti per consentire al computer di bordo di funzionare normalmente.Il viaggio di JUICE (linea bianca) verso Giove (ESA)I vari sistemi isolanti saranno necessari per assicurare il funzionamento degli strumenti scientifici di bordo. Grazie a Janus, una telecamera ad alta risoluzione costruita dall’italiana Leonardo con la collaborazione dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), saranno scattate immagini dei satelliti rendendo evidenti le caratteristiche del rivestimento ghiacciato delle lune. Altri strumenti consentiranno di studiare gli strati più esterni delle loro atmosfere, di calcolare lo spessore dello strato di ghiaccio superficiale e dei loro oceani sotterranei e il campo magnetico di Ganimede, l’unica luna nel Sistema solare ad averne uno.Ganimede sarà il principale obiettivo della missione. Il campo magnetico fa sì che nella sua atmosfera si verifichino le aurore, il fenomeno che avviene anche sulla Terra e che è dovuto alla presenza di gas che eccitati dai raggi solari si illuminano. Le aurore sulla luna di Giove si concentrano nelle aree dei due poli, ma sono disturbate dalla presenza del campo magnetico di Giove. Quando questo cambia, fa oscillare le aurore di Ganimede avanti e indietro. Osservando i dati raccolti in passato su queste oscillazioni, i ricercatori si sono accorti che non avvengono in modi coerenti con quelli che ci si aspetta da un corpo celeste interamente solido. Il tipo di oscillazioni delle aurore di Ganimede è invece compatibile con un corpo celeste che possiede una grande riserva di acqua allo stato liquido, che non è visibile con osservazioni dirette perché nascosta da un enorme guscio ghiacciato.Ganimede (NASA)JUICE effettuerà 12 passaggi ravvicinati arrivando a una distanza di 400 chilometri (potrebbe spingersi fino a 200, se ci saranno le condizioni). I vari passaggi consentiranno di raccogliere dati sul campo magnetico di Ganimede, sul suo oceano nascosto e sul modo in cui interagisce con Giove. Da questi dati i gruppi di ricerca potranno inoltre trarre informazioni per comprendere se il satellite fosse o sia abitabile, cioè compatibile con la vita.La superficie di Callisto è considerata una delle più antiche del Sistema solare: ne porta visibilmente i segni, che potrebbero offrire indizi importanti per ricostruire le caratteristiche di Giove miliardi di anni fa. Europa, invece, è il sesto satellite naturale più grande di tutto il sistema solare. Ha un diametro di 3.122 chilometri (circa un quarto di quello della Terra) e appare come una grande palla di neve: la sua superficie, spessa e ghiacciata, ricopre un gigantesco oceano che si stima contenga il doppio di tutta l’acqua degli oceani terrestri. Lo spessore dello strato di ghiaccio non è noto, ma dalle osservazioni e da movimenti della luna si ipotizza una profondità di diverse decine di chilometri. E proprio questa crosta ghiacciata così spessa ha finora reso impossibile uno studio più approfondito di Europa, che tra qualche anno JUICE dovrebbe favorire.Callisto (NASA)Europa è da tempo ritenuto un corpo celeste molto promettente per lo studio della vita fuori dalla Terra, per questo un’altra missione gestita dalla NASA si occuperà di studiarne ulteriormente le caratteristiche. La sonda Europa Clipper partirà dalla Terra il prossimo anno e raggiungerà il suo obiettivo nel 2030, con qualche mese di anticipo rispetto a JUICE. Sia ESA sia NASA stanno inoltre valutando la progettazione di robot automatici per esplorare la superficie delle lune galileiane.Europa (NASA)Giove e il suo ricco sistema di lune attirano da sempre l’attenzione di astronomi e astrofisici. Il primo passaggio ravvicinato al grande pianeta gassoso fu realizzato 50 anni fa dalla sonda Pioneer 10 della NASA, seguita negli anni seguenti dalle sonde Voyager, Ulysses, Cassini-Huygens e New Horizons. Tra il 1995 e il 2003 molti dati furono raccolti dalla sonda Galileo in orbita intorno a Giove, mentre altre importanti osservazioni sono state effettuate negli ultimi anni dalla sonda Juno.JUICE renderà possibili analisi più accurate, ma la sola presenza di acqua su un corpo celeste non implica necessariamente che ci sia anche la vita. Oltre a ossigeno e idrogeno, gli elementi che costituiscono l’acqua, sono necessarie altre sostanze come il carbonio, l’azoto e il fosforo, solo per citarne alcune. La loro presenza sulla Terra ha portato ai risultati che vediamo oggi, ma non è scontato che su Ganimede ci siano gli stessi elementi e in quantità adeguate. La luna dovrebbe avere un nucleo ricco di ferro: se l’oceano sotterraneo fosse in diretto contatto si potrebbero formare condizioni più favorevoli alla vita, se invece fosse isolato da un altro strato di ghiaccio ci sarebbero meno probabilità.Trovare indizi su luoghi compatibili con la vita, almeno per come la conosciamo, non è comunque semplice e anche per questo avere un sistema come quello di Giove nel nostro vicinato cosmico può essere utile per imparare qualcosa su mondi ancora più lontani. Negli ultimi anni grazie a nuovi sistemi di osservazione è stato possibile scoprire migliaia di esopianeti, cioè di pianeti che si trovano all’esterno del nostro Sistema solare.Molti di questi sono giganti gassosi come Giove, quindi ostili alla vita, ma hanno probabilmente satelliti che orbitano loro intorno e in alcuni casi con caratteristiche paragonabili a quelle delle lune galileiane. Capire come funzionano e se siano effettivamente abitabili potrebbe offrire nuovi importanti spunti su cosa potrebbe esserci su mondi lontanissimi da noi, talmente distanti da non potere essere raggiunti in tempi ragionevoli con una sonda. LEGGI TUTTO

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    La NASA ha presentato il primo equipaggio del programma lunare Artemis

    Nel corso di una conferenza stampa organizzata oggi a Houston, in Texas, la NASA ha annunciato l’astronauta e i tre astronauti che faranno parte della missione spaziale Artemis II, la prima con equipaggio del programma Artemis per l’esplorazione con esseri umani della Luna.Il comandante della missione sarà l’astronauta Reid Wiseman, che aveva già condotto una missione sulla Stazione Spaziale Internazionale nel 2014, oltre a essersi occupato della selezione della nuova classe di astronaute e astronauti della NASA.L’astronauta Victor Glover è stato scelto come pilota, dopo la sua esperienza nello stesso ruolo a bordo della missione Crew-1 di SpaceX verso la Stazione Spaziale Internazionale.L’astronauta Christina Koch è stata scelta come specialista di missione: nel 2019 aveva partecipato a una spedizione sulla Stazione Spaziale Internazionale.Come da accordi, ai tre membri dell’equipaggio statunitensi si aggiunge un astronauta dell’Agenzia spaziale canadese (CSA), Jeremy Hansane, che ha collaborato in più occasioni con la NASA, e sarà alla prima missione nello Spazio.Il lancio di Artemis II è in programma per il mese di novembre del 2024, ma la data potrebbe slittare e cambiare nei prossimi mesi, a seconda dei progressi nello sviluppo e nella sperimentazione di altri sistemi legati al programma Artemis. L’equipaggio effettuerà un volo sperimentale simile a quello di Artemis I, fatto lo scorso anno senza equipaggio: raggiungerà la Luna, vi orbiterà intorno e tornerà sulla Terra, senza effettuare un allunaggio previsto invece per la missione Artemis III. Reid Wiseman, Victor Glover, Christina Koch e Jeremy Hansen (NASA, CSA) LEGGI TUTTO

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    Virgin Orbit è in guai grossi

    Virgin Orbit, l’azienda spaziale del miliardario britannico Richard Branson, licenzierà l’85 per cento del proprio personale e cesserà le attività nell’immediato futuro, dopo non essere riuscita a ottenere nuovi finanziamenti. Dan Hart, il CEO della società, ha comunicato giovedì la notizia ai dipendenti. La conferma dei licenziamenti è contenuta in un documento fornito all’autorità che si occupa delle attività di borsa (SEC) negli Stati Uniti, dove l’azienda è registrata.Stando alla documentazione, Virgin Orbit licenzierà 675 dipendenti e ne manterrà un centinaio, condizione che renderà impossibili nuove attività di ricerca e di sperimentazione del sistema di lancio per trasportare satelliti in orbita. In sei anni di esistenza, l’azienda aveva sviluppato una soluzione alternativa ai lanci spaziali effettuati con razzi che partono dal suolo. Il suo sistema prevede che il razzo venga montato sotto l’ala di un grande aeroplano, un Boeing 747-400, e che sia lanciato quando l’aereo è già in quota in modo da poter utilizzare razzi meno potenti e costosi, idealmente più semplici da gestire.(Virgin Orbit)Lo scorso gennaio, Virgin Orbit aveva effettuato il primo tentativo di trasporto in orbita di un satellite, ma la missione era stata un fallimento. Dopo essersi staccato dall’ala del Boeing 747-400, il razzo LauncherOne aveva raggiunto lo Spazio, ma non l’altitudine corretta per collocare il satellite nella giusta orbita. Nonostante il fallimento, la società aveva comunque sottolineato l’importanza del risultato raggiunto, che secondo i suoi responsabili dimostrava la fattibilità del nuovo sistema.Le condizioni economiche di Virgin Orbit non erano comunque buone. Già a inizio marzo la società aveva annunciato una «pausa delle attività», rimandando a successivi aggiornamenti che sarebbero stati diffusi nelle settimane seguenti. Ora l’azienda ha annunciato che, attraverso la società Virgin Investments, Branson ha fornito circa 11 milioni di euro che saranno impiegati per la cessazione dei contratti e per i licenziamenti. Il costo complessivo dell’operazione sarà intorno ai 15 milioni di euro, sempre secondo le previsioni di Virgin Orbit.Dopo l’annuncio della cessazione delle attività, le azioni di Virgin Orbit hanno perso circa il 40 per cento del proprio valore in borsa. La notizia non ha comunque sorpreso più di tanto gli analisti, considerato che la società cercava da mesi nuovi finanziatori e che Branson aveva detto di non volerla più finanziare direttamente. Virgin Orbit era nata nel 2017 da una divisione di Virgin Galactic, altra società di Branson dedicata invece al turismo spaziale e in forte ritardo nelle proprie attività. LEGGI TUTTO