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    Irpef, parla Leo: “Taglio al ceto medio quest’anno o all’inizio del 2025”

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    Prosegue l’analisi degli emendamenti alla manovra, ma il governo è anche al lavoro per fornire aiuti concreti alle fasce più colpite dall’attuale pressione fiscale. Riflettori accesi sul ceto medio, il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha le idee chiare: un taglio della seconda aliquota Irpef dal 35 al 33 per cento che potrebbe arrivare con la legge di bilancio a inizio anno, risorse permettendo.Intervenuto a margine della Giornata per la legalità finanziaria alla Guardia di finanza, Leo ha evidenziato: “Se otterremo le risorse come speriamo, riusciremo a mettere a terra, ora vedremo se lo si può fare quest’anno oppure all’inizio del prossimo anno, è qualcosa che è a cuore di tutta la maggioranza: aiutare il ceto medio”. L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni sa che il ceto medio si sta impoverendo, per questo motivo l’obiettivo è trovare risorse adeguate per aiutare “la fascia dei contribuenti che va dai 35 mila fino a 50 mila euro”, ma la speranza è quella di riuscire a spingersi “sino a 60 mila euro”. LEGGI TUTTO

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    I falchi della Bce snobbano la stagnazione e mandano un pizzino a Lagarde sui tassi

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    «Metterei in guardia dal muoversi troppo in là, ovvero in territorio accomodante. Non credo che sarebbe appropriato dal punto di vista attuale». A un paio di settimane dalla riunione di dicembre, i falchi della Bce volano bassi: sono a caccia di colombe. Fuor di metafora, la tedesca Isabel Schnabel (in foto) manda tramite Bloomberg un pizzino a chi all’interno del board, come il governatore di Bankitalia Fabio Panetta, chiede un ulteriore – e magari più deciso – allentamento della politica monetaria ora che l’inflazione si è ritirata quasi a ridosso del target del 2%, mentre il ciclo congiunturale si sta sempre più indebolendo all’interno dell’eurozona.Schnabel la pensa diversamente. Convinta com’è che «non si vede al momento il rischio di una recessione», osserva ancora con occhio preoccupato la possibile fluttuazione dei prezzi al consumo e sostiene di privilegiare un «approccio graduale, meeting by meeting». In realtà sta pensando ad altro, a un «fermate le macchine» che terrebbe i tassi inchiodati al 3,25% e metterebbe una seria ipoteca anche sul percorso 2025, che peraltro già si preannunciava accidentato. Il mantenimento dello status quo viene motivato con il fatto che l’attuale politica monetaria non è poi così distante dalla neutralità, ovvero quel livello compreso fra il 2 e il 3% in cui il costo del denaro non nuoce né favorisce l’economia. LEGGI TUTTO

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    Ilva, la cordata italiana c’è. Ma Taranto viene esclusa

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    A tre giorni dalla scadenza della deadline per la presentazione delle offerte per l’ex Ilva si staglia all’orizzonte un probabile rinvio, si parla del 10 gennaio. E secondo quanto appreso da il Giornale una cordata tutta italiana starebbe prendendo piede per avanzare un’offerta sugli asset extra Taranto. Marcegaglia, Sideralba, Eusider, Industrie metalli Cardinale (e altri piccoli player) che hanno manifestato interesse a settembre, starebbero facendo quadrato per valutare la possibilità di presentarsi in gruppo. Nel mirino Novi Ligure, Racconigi, Salerno, una società in Francia e forse Genova. La stessa Emma Margegalia (foto) aveva peraltro già detto di essere interessata a solo una parte dell’ex Ilva.In parallelo, sull’intero gruppo risulta che ormai sia una corsa a due e solo tra i big player stranieri: gli indiani di Vulcan Green Steel (ramo cadetto della famiglia Jindal che già nel 2017 aveva provato a rilevare Ilva per poi essere scalzato da Arcelor Mittal) e gli azeri di Baku che sarebbero in pole position e ancora in fase esplorativa (da qui, anche, il motivo del rinvio). Al contrario, Metinvest e i candesi di Stelco sarebbero fuori dalla partita. Mentre la cremonese e green Arvedi, finora ai margini della trattativa, potrebbe scegliere uno dei due soci stranieri per entrare in campo all’ultimo.«Gli emissari di Vulcan Green Steel e di Baku hanno intensificato nelle ultime settimane i sopraluoghi al polo siderurgico di Taranto e negli altri siti del gruppo (tubifici e acciaierie)», racconta una fonte secondo cui «gli azeri – che stanno tessendo fitte relazioni con il governo – potrebbero portare in Italia il gas per la decarbonizzazione degli impianti tramite una nave rigassificatrice». La procedura di vendita riguarda dieci società tra Ilva in amministrazione straordinaria e Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria. Per il ramo principale del gruppo Ilva detiene la proprietà degli impianti mentre Acciaierie è gestore con un contratto di affitto sino al 2030. Dalla vendita degli asset i commissari ritengono di poter ricavare circa 1,5 miliardi. Il piano industriale varato in estate prevede 1,8 miliardi di investimenti: 1 miliardo per il ripristino degli impianti, altri 680 milioni per lo sviluppo tecnologico. LEGGI TUTTO

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    Presentata la Strategia per l’idrogeno italiano

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    «L’idrogeno è una delle soluzioni fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione». Questa è la convinzione del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin (in foto), che ieri ha presentato nella sede di Roma del Gestore dei servizi energetici la Strategia Nazionale dell’Idrogeno. Un piano che contempla orizzonti temporali di breve, medio e lungo termine con diversi scenari da qui al 2050, per la diffusione dell’idrogeno rinnovabile e a bassa emissione. «La nostra Strategia – ha spiegato – si articola su diversi scenari, sapendo che l’affermazione del vettore idrogeno dipenderà da molteplici e trasversali tematiche».«Oggi il governo – prosegue Pichetto Fratin – vuole dunque condividere con imprese e industrie una visione su un settore che già può contare su risorse complessive superiori ai 6 miliardi, ma che ha ancora bisogno di sviluppare un mercato solido e va dunque accompagnato con nuovi strumenti, insieme a una forte coesione inter-istituzionale». LEGGI TUTTO

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    “Benefici maggiori dei costi”. Ecco i numeri del Ponte sullo Stretto

    Plastico del progetto del ponte sullo stretto

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    Il Ponte sullo Stretto farà guadagnare all’Italia più dei 13,5 miliardi che costerà produrlo. La conferma arriva dall’analisi costi-benefici condotta da Uniontrasporti con la consulenza tecnico scientifica di Openeconomics e svolta utilizzando le linee guida prescritte dall’Unione Europea. L’impatto dell’opera, calcolando i vantaggi per il tessuto produttivo e turistico di tutta l’area per la logistica, il traffico passeggeri e merci in termini monetari il cosiddetto «Valore attuale netto economico» risulta positivo per più di 1,8 miliardi di euro, con un rapporto costi/benefici di 1,2. LEGGI TUTTO

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    Come rinnovare la scuola con i fondi del Pnrr

    Stefano Cigognani, direttore Don Bosco Village School di Milano

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    Dopo tanti anni di trascuratezza e di penuria finanziaria finalmente la scuola italiana riesce a rialzare il capo. Grazie al programma Futura – La scuola per l’Italia di domani, cornice che collega le diverse azioni formative finanziate da risorse nazionali ed europee, anche il nostro Istituto, don Bosco Village di Milano, sta realizzando ben 4 progetti orientati a garantire il diritto allo studio, le competenze digitali, quelle creative, nonchè le capacità necessarie a far cogliere ai nostri studenti le sfide del futuro, rendendo ancora di più la nostra scuola una realtà innovativa, sostenibile, sicura e inclusiva.Di particolare interesse, grazie ai bandi finanziati dal PNRR, stiamo promuovendo, con i giovani liceali un potenziamento delle competenze STEM e multilinguistiche con il progetto “THRIVIABILITY@DBV- DON BOSCO VILLAGE SCHOOL AS A GENERATIVE AND SUSTAINABLE SYSTEM FOR A BETTER LIVING” . Il percorso didattico si compone di 13 edizioni, di cui cinque – dedicate esclusivamente al potenziamento STEM – che prevedono la rielaborazione di argomenti disciplinari curriculari di fisica e scienze naturali, affrontati mediante attività laboratoriale in modalità open-ended ed esperienze di peer-learning per l’apprendimento.Contribuisce a dare valore aggiunto a questo percorso didattico la presenza a scuola di docenti afferenti al dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano, che insieme al personale interno della scuola in qualità di esperti e tutor, accompagnano gli allievi nell’entusiasmante fatica di riflettere ed apprendere tematiche di estrema attualità ambientali e di assoluto interesse professionalizzate. Il progetto prevede anche l’intervento, a più riprese, di Generazione Stem, prima Community italiana che mira a colmare il divario di genere e abbattere gli stereotipi per cui le donne non sono adatte alle materie scientifiche! Generazione Stem nata l’11 febbraio 2023, in occasione della giornata internazionale delle donne e delle ragazze nelle scienze, ha, infatti, il principale compito di condividere, informare e orientare ragazze e ragazzi verso scelte formative e professionali in ambito STEM, per costruire il proprio futuro in maniera più consapevole, avvalendosi di diversi formatori con esperienze professionali in ambito scientifico.A completamento del progetto, sono previste edizioni dedicate al potenziamento linguistico e alle metodologie CLIL per i docenti e due edizioni per il potenziamento linguistico degli studenti al fine di conseguire certificazioni di livello B2 e IELTS. Queste attività sono stata affidate a International House Milano, che dal 1999 offre le prestigiose certificazioni Cambridge , e che fa parte del gruppo Platinum, che raggruppa i Centri di esame selezionati in base alla quantità di candidati esaminati e alla qualità eccellente dei servizi offerti.Come risulta evidente la scuola ha scelto di fare rete con realtà di assoluto pregio e valore e spera di poter proseguire questo investimento nel tempo aiutando gli allievi a riaccendere i motori che sempre meno risultavano performati, soprattutto rispetto alla ricerca, alla fatica e al gusto del sapere.Sempre grazie ai fondi pubblici stanziati, la scuola rimarrà aperta con attività specifiche in alcune settimane estive, sarà in grado di supportare in maniera individuale quegli allievi che sono maggiormente esposti all’insuccesso formativo, e garantirà alle famiglie anche un supporto genitoriale adeguato. Inoltre attuerà attività in ambito sportivo, teatrale, musicale e artistico con prolungamenti orari che terrano impegnati i giovani anche al di fuori del normale orario curricolare, evitando l’isolamento domestico, piaga tipica di questi ultimi anni.Non va dimenticano nemmeno l’impegno profuso da Regione Lombardia che ha visto sostenere, anche la nostra scuola insieme ad altre decine di altri Istituti, mettendo a disposizione alcune risorse finanziarie per implementare il numero di sportelli di ascolto, gestiti da psicologi e pedagogisti, al fine di superare le fragilità sempre più evidenti di queste nuove generazioni. LEGGI TUTTO

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    La difesa Ue non marcia. Serve subito l’eurobond

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    Nel giorno in cui Italia e Giappone firmano un importante accordo bilaterale nel campo della Difesa, Mediobanca presenta un report che fotografa il settore a livello internazionale, rivelando la totale supremazia Usa nel business, ma la straordinaria performance di Borsa dei titoli europei che rendono più di quelli a stelle e strisce: 128,1% contro il 59% negli ultimi tre anni. Presentando il report della propria Area Studi, il numero uno di Mediobanca Alberto Nagel ha ricordato come «la Difesa si configuri come precondizioni perché esistano tutti gli altri enti pubblici» e debba quindi tendenzialmente uscire da quella zona d’ombra dove è stata relegata negli ultimi anni prima del conflitto russo-ucraino. Invocando l’uso degli Eurobond subito, come strumento utile per investire nel settore e rafforzarlo in un contesto economico limitato dai vincoli di bilancio, il numero uno di Mediobanca ha messo in luce come le spese per la Difesa abbiano raggiunto il massimo storico a livello globale: 2.443 miliardi di dollari nel 2023 (+6,8% sul 2022).Nel complesso, dallo studio che analizza i dati finanziari di 40 multinazionali e di 100 aziende italiane che operano nel comparto della sicurezza, emerge che il giro d’affari dell’industria mondiale della Difesa ha sfiorato 615 miliardi di euro nel 2023 (+9,8% sul 2022). Di questa torta l’Italia, con Fincantieri e Leonardo rappresentano il 4% a livello globale.Escludendo gli operatori per i quali non si ha visibilità (in massima parte i big asiatici) l’analisi mostra un mercato concentrato: le prime dieci multinazionali rappresentano oltre due terzi dei ricavi aggregati. Il grado di concentrazione è maggiore tra le società statunitensi (i primi 10 operatori cubano il 92% del totale) rispetto a quello europeo (86%). Le prime cinque posizioni sono detenute da gruppi a stelle e strisce che da soli hanno oltre la metà del giro d’affari generato dal core business Difesa: Lockheed Martin (55 miliardi nel 2023), RTX (36,8 miliardi), Boeing (31 miliardi), Northrop Grumman (30,6 miliardi) e General Dynamics (26,8 miliardi). Leonardo (11,5 miliardi di euro) e Fincantieri (2 miliardi) si collocano rispettivamente in nona e 31esima posizione. I player europei sono ancora lontani dai colossi statunitensi: la loro dimensione media è pari a poco più di un terzo di quella dei gruppi d’Oltreoceano. La classifica europea è guidata dalla britannica Bae Systems (25,8 miliardi di euro), seguita da Airbus (11,8 miliardi) e Leonardo (11,5 miliardi). LEGGI TUTTO