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    Immatricolazioni auto, ad aprile Tesla dimezza le vendite rispetto un anno fa

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    In Europa immatricolazioni di auto in aprile pressoché stabili rispetto al medesimo mese del 2024 (-0,3%) e lo stesso vale se si prende in considerazione il primo quadrimestre dell’anno: -0,4%, in volumi 4.459.077 veicoli complessivi. Il mese scorso, solo due dei cinque major market (incluso il Regno Unito) registrano un rialzo: +7,1% la Spagna e +2,7% l’Italia. La Germania resta stabile (-0,2%), mentre calano la Francia (-5,6%) e il Regno Unito, in contrazione a doppia cifra (-10,4%).Confermato dai dati resi noti da Acea, l’Associazione dei costruttori europei di auto, il tracollo dell’americana Tesla (-49%) con 7.261 vetture immatricolate (erano state ben 14.228 nell’aprile 2024) e male, per la società di Elon Musk, anche i primi quattro mesi dell’anno: -38,8%, ovvero 61.320 auto acquistate (dalle precedenti 100.255). Leader nelle vendite di auto elettriche fino al 2024, Tesla e stata superata in questa categoria in Europa nel mese di aprile da ben dieci marchi, tra cui Volkswagen, Bmw, Renault e, soprattutto, dall’agguerrito concorrente cinese Byd. A danneggiare Tesla sono, in particolare, le posizioni assunte dal suo numero uno Musk e le sue azioni all’interno del «Doge», la Commissione dell’amministrazione Trump incaricata di operare drastici tagli alla spesa federale.Nel primo trimestre del 2025, le vendite di Tesla sono così diminuite del 13% su base annua a livello mondiale, con un calo particolarmente marcato nell’Ue. Da segnalare la crescita continua in Europa di Saic, gruppo cinese presente con il marchio britannico Mg: +24,5% ad aprile (21.677 auto vendute) e +31,2% da gennaio, ovvero 100.011 unità. La quota mercato complessiva di Saic in Europa è del 2,2%. LEGGI TUTTO

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    Meloni: “Il governo è con le imprese. La Ue cancelli i dazi interni”

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    Orgoglio nazionale, ambizione europea e una promessa di concretezza. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, interviene all’assemblea annuale di Confindustria con un discorso denso di annunci, rivendicazioni e aperture al mondo produttivo. Di fronte alla platea degli industriali riuniti al Teatro EuropAuditorium, la premier rilancia il progetto “Make in Italy”, spinge sul rilancio del mercato unico europeo e raccoglie la proposta del presidente degli industriali Emanuele Orsini per un piano straordinario a favore dell’industria italiana.Tra i risultati rivendicati, la premier ha citato il miglioramento del giudizio da parte dell’agenzia Moody’s – «una cosa che non accadeva da circa 25 anni» – e una ritrovata attrattività per gli investitori esteri. Tra gli esempi elencati: «Microsoft ha annunciato un investimento da 4,3 miliardi di euro», «Google ha scelto la Sicilia per realizzare una rete di cavi sottomarini», mentre «gli Emirati Arabi Uniti […] hanno annunciato di voler investire in Italia 40 miliardi di euro». “Il messaggio che vogliamo lanciare all’Europa e al mondo intero è ‘Make in Italy’”, ha detto Meloni, spiegando che “non si tratta di uno slogan, ma di una strategia che abbiamo già concretizzato con il programma per gli investimenti esteri in Italia, attraverso norme che semplificano le procedure e l’introduzione di un commissario unico, un solo interlocutore per garantire tempi rapidi e risposte certe”.Uno dei passaggi più rilevanti del suo intervento ha riguardato il mercato interno dell’Unione europea, che secondo la premier presenta ancora troppe distorsioni e ostacoli. “Consideriamo fondamentale, a maggior ragione in un quadro di instabilità dei mercati internazionali, che l’Europa abbia il coraggio di rimuovere quei dazi interni che si è autoimposta”, ha affermato, citando uno studio del Fondo monetario internazionale secondo cui “il costo medio per vendere beni tra gli Stati dell’Ue equivale a una tariffa del 45%, rispetto al 15% stimato per il commercio interno negli Stati Uniti”. Nei servizi, ha aggiunto, “la tariffa media stimata arriva al 110%. Non può essere sostenibile”. Per questo, ha sottolineato, “il rilancio del mercato unico europeo è una priorità, anche per mettere l’Europa al riparo da scelte protezionistiche di altri Paesi”.Particolarmente sentito anche il passaggio sul costo dell’energia, tema caldo per il mondo imprenditoriale. Meloni ha annunciato che il governo sta “lavorando a un’analisi del funzionamento del mercato italiano per comprendere se eventuali anomalie nella formazione del prezzo unico nazionale possano essere la causa di aumenti ingiustificati, perché sarebbe inaccettabile se ci fossero speculazioni sulla pelle di chi produce e crea occupazione”. Uno dei temi centrali affrontati è stato quello dell’energia, definito dalla premier «la questione più urgente da affrontare». A questo proposito ha annunciato l’intenzione di «riprendere il cammino del nucleare, puntando alle tecnologie più innovative per realizzare i mini reattori sicuri e puliti», ribadendo che si tratta di «una scelta coraggiosa per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione rafforzando però la competitività».Sulla transizione ecologica, Meloni ha criticato le scelte dell’Ue: «Solo chi non aveva mai messo piede in un capannone poteva pensare di cambiare tecnologia per norma», ha affermato, accusando Bruxelles di aver «scelto la strada forzata della transizione verso una sola tecnologia, l’elettrico, le cui filiere sono oggi in larga parte controllate dalla Cina».Il discorso si è poi spostato sulle politiche industriali nazionali. Dopo aver ascoltato la proposta di Orsini per un piano straordinario a sostegno dell’industria, Meloni ha dichiarato: “Sono d’accordo. Il governo sta già lavorando insieme al settore produttivo e alle parti sociali per una politica industriale di medio e lungo periodo”. E ha aggiunto: “Ci siamo, anche a partire dalle semplificazioni. Penso si debba procedere in modo più spedito e mi prendo l’impegno personalmente ad occuparmene. Ci sono cose che si possono fare più velocemente”.Non solo promesse, ma anche riferimenti operativi. La presidente del Consiglio ha ricordato che “nell’ultimo incontro a Palazzo Chigi ho proposto un patto con il sistema produttivo” e che il governo ha già “individuato circa 15 miliardi nel Pnrr che vorrei fossero rimodulati per sostenere l’occupazione e aumentare la produttività”. Non è mancato un accenno alla necessità di rilanciare gli investimenti: “Siamo pronti a ulteriori correttivi su Transizione 5.0”. LEGGI TUTTO

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    Orsini: “Serve un piano industriale per salvare Ue e Italia”

    Un appello netto, diretto, che parte da Bologna e si rivolge a due ospiti d’eccezione dell’assemblea di Confindustria: la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola e la premier Giorgia Meloni. Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, lancia un messaggio che attraversa i confini nazionali: “Serve un Piano Industriale Straordinario per rilanciare l’economia europea e nazionale”.Secondo Orsini, “alle politiche europee serve un radicale mutamento di impostazione” e “bisogna intervenire subito per cambiare questa rotta”, perché l’obiettivo è “aumentare la competitività, la produttività e l’innovazione con gli investimenti e la semplificazione”.Nel cuore del suo intervento, l’industria italiana viene difesa come fondamento democratico e sociale: “è un pilastro della democrazia del nostro Paese”. Ma oggi il rischio è concreto: “deindustrializzazione” e perdita di centralità internazionale.Green Deal e politica industriale europea: “Una vera pazzia”Orsini non risparmia critiche all’impostazione europea sul clima e la transizione energetica: “E ve lo dico con chiarezza: non possiamo indebitare i costruttori europei costringendoli ad acquistare le quote di CO2 da Byd e Tesla. Tutto questo per rispettare i vincoli europei che ci siamo autoimposti. È una vera pazzia”.A suo avviso, si stanno cancellando anni di investimenti: “Non vogliamo buttare via gli investimenti miliardari fatti per trasformare il diesel in un motore pulito e performante. Come non vogliamo costringere gli automobilisti ad usare auto elettriche di altri continenti”.Rilanciando anche l’allarme dell’ex premier britannico Tony Blair, Orsini avverte: “C’è il rischio di desertificazione industriale per aver fissato tempi e obiettivi non realizzabili”.E chiede con forza: “È questa l’Europa che vogliamo? Un’Europa senza industria e che attira meno investimenti? Un’Europa che dipende sempre di più dal resto del mondo? La nostra risposta è no, no e poi ancora no”.Investimenti, Ires premiale e crisi industrialeSul fronte interno, Orsini parla di misure fiscali troppo limitate: “Palazzo Chigi ha accolto con favore la nostra proposta di Ires Premiale per rilanciare gli investimenti delle imprese. Ma poi, per mancanza di fondi, se ne è ristretta la platea dei beneficiari. Ora più che mai serve sostenerla con forza, togliendone le limitazioni, oppure proseguire su linee di azione che sostengano la patrimonializzazione delle imprese e ne riducano il carico fiscale”.“Dopo due anni di flessione della produzione, l’industria italiana è in forte sofferenza. È ancora frenata da troppi ostacoli, che riducono la competitività delle imprese rispetto a quelle di Paesi con regole, sistemi fiscali e infrastrutture più favorevoli”.E ancora: “La crisi dell’industria ha avuto come effetto immediato un significativo e preoccupante calo degli investimenti, in particolare su impianti, macchinari e mezzi di trasporto. L’occupazione, invece, per ora tiene. Ma per quanto potremo ancora farlo?”.Orsini avverte che “anche solo 300 medie imprese” che decidessero di delocalizzare “porterebbero conseguenze su almeno 100 mila occupati. Tutto questo, l’Italia non se lo può permettere”.​Energia, nucleare e rinnovabili: “Basta ipocrisie regionali”Altro snodo critico: l’energia. “Bisogna abbattere il sovraccosto energetico che pesa come un macigno sulla competitività delle imprese italiane” e “entrare subito nella logica del disaccoppiamento” dei prezzi tra rinnovabili e gas.Poi la denuncia: “Dobbiamo affrontare con realismo il paradosso per cui, da un lato, gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni ci impongono di accelerare sulle rinnovabili, ma dall’altro, veti e ostacoli burocratici bloccano in Italia progetti per 150 GWh di nuovi impianti”.Senza mezzi termini, il presidente si rivolge alla politica: “Si smetta di dire a Roma che siete per le rinnovabili, per poi porre nelle Regioni ostacoli di ogni tipo proprio alle rinnovabili”.E lancia un appello bipartisan per il nucleare: “Bisogna accelerare il ritorno al nucleare con i piccoli reattori modulari, molto meno invasivi e più sicuri delle centrali di vecchia generazione. Anche su questo non ci possono essere divisioni politiche, parliamo di indipendenza e sicurezza nazionale”.Accordi commerciali e Mercato Unico: “I numeri parlano da soli”Orsini torna a parlare di internazionalizzazione, richiamando dati concreti: “Se l’Unione Europea riuscisse a diminuire le barriere interne al Mercato Unico al livello di quelle degli Stati Uniti, la sua produzione aumenterebbe del 6,7%, ovvero oltre 1.000 miliardi di euro”.Poi l’appello a Metsola: “Mentre negoziamo con l’Amministrazione americana, dobbiamo accelerare sugli accordi di libero scambio con altre aree del mondo. Sono un antidoto al protezionismo e il principale strumento per diversificare gli sbocchi del nostro export”.E snocciola i numeri: “Corea del Sud +170%, a fronte del 127%; Canada +61%, rispetto al 51%; Giappone +24,5% a fronte del 10,7%. Questi numeri parlano da soli. Dopo aver aggiornato gli accordi con Cile e Messico, l’Unione europea deve assolutamente concludere quello con il Mercosur”.Contratti, welfare e salari: “Alziamo le retribuzioni”Altro tema centrale: lavoro e salari. “Affrontiamo insieme la battaglia contro i contratti pirata” e “quella per una maggiore rappresentatività di imprese e sindacati che firmano i contratti di lavoro”.Poi un messaggio chiaro ai sindacati: “Sapete benissimo che in Italia le retribuzioni più elevate e i meccanismi per il recupero dell’inflazione sono nei contratti di Confindustria. Ma questo non significa che non ci poniamo il problema”.“La crisi dei salari in Italia – ha detto Orsini – spinge verso il basso consumi e crescita, e abbatte la dignità della vita e del lavoro. Bisogna alzare ancor più le retribuzioni anche nell’industria attraverso i contratti di produttività aziendali”.Il ruolo dell’industria e la responsabilità socialeOrsini ha anche voluto sottolineare il ruolo sociale dell’impresa: “Come Sistema Confindustria, contribuiamo per oltre il 44% del valore aggiunto generato dalle imprese private in Italia. Il manifatturiero rappresenta quasi il 20% del valore aggiunto e ben il 30% del monte contributivo che tiene in piedi l’Inps”.E ancora: “Il 60% delle nostre imprese offre ai propri dipendenti previdenza complementare e assistenza sanitaria integrativa, quota che supera l’80% per le imprese più grandi. Una su quattro eroga contributi per istruzione, attività ricreative e borse di studio per i familiari dei collaboratori. E una su dieci offre assistenza per familiari non autosufficienti”.Conclusione: “Abbiamo una responsabilità” LEGGI TUTTO

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    “Hanno dimezzato l’Ilva, il governo non la mollerà”

    Ascolta ora Per i prossimi 7-8 mesi la produzione all’ex Ilva di Taranto sarà dimezzata. Dopo l’incendio all’altoforno 1 del 7 maggio e il sequestro disposto dalla Procura, il danno per l’accaieria è «gravissimo». Ma, assicura il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, incontrando al Mimit le aziende dell’indotto, «noi non molliamo. Dobbiamo prendere atto delle […] LEGGI TUTTO

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    Al via il nuovo Btp Italia: la cedola parte dall’1,85%

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    Il Btp Italia si ripresenta ai nastri di partenza dopo la promozione di Roma da parte Moody’s, una delle principali agenzie di rating americane che ha alzato a «positivo» le prospettive sul debito italiano (ieri lo spread tra Btp decennale e Bund tedeschi ha chiuso stabile a 102 punti dopo una punta iniziale a quota 97). Il ministero dell’Economia e delle Finanze, infatti, ieri ha comunicato che la cedola (reale) annua minima della ventesima emissione del Btp Italia, in collocamento da oggi, è fissata all’1,85 per cento. La cedola definitiva però sarà stabilità venerdì, all’apertura della quarta giornata di emissione, e potrà essere confermata o rivista al rialzo. Il titolo settennale, con godimento 4 giugno 2025 e scadenza 4 giugno 2032, è indicizzato al tasso di inflazione italiana (Indice Foi, senza tabacchi – Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi), con cedole corrisposte ogni sei mesi insieme alla rivalutazione del capitale per effetto dell’inflazione dello stesso semestre.La prima fase del periodo di collocamento sarà dedicata a risparmiatori individuali ed affini e si svolgerà a partire da oggi fino a giovedì, salvo chiusura anticipata. Il codice ISIN del titolo per questa prima fase è IT0005648248. Il numero indice dell’inflazione calcolato alla data di godimento e regolamento del titolo è 121,39000. Per coloro che sottoscriveranno il titolo in questa fase e lo deterranno fino a scadenza del 4 giugno 2032», spiega il ministero dell’Economia, «è inoltre previsto un premio fedeltà all’1% del capitale investito. La sottoscrizione potrà avvenire in banca (anche dall’home banking) o all’ufficio postale. La seconda fase, invece, sarà dedicata agli investitori istituzionali e si terrà nella giornata di venerdì dalle 10 alle 12. LEGGI TUTTO

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    Trump ci ripensa: dazi all’Ue sospesi fino al 9 luglio

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    Nuovo ripensamento di Trump sui dazi all’Unione europea. dopo una telefonata di domenica con Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, il presidente Usa fa sapere che gli Stati Uniti ritarderanno l’applicazione di una tariffa del 50% sui beni provenienti dall’Ue dal 1° giugno al 9 luglio per guadagnare tempo per i negoziati con il blocco. Trump afferma che la presidente gli ha detto di “voler iniziare negoziati seri”. Ai giornalisti ha poi ribadito di aver detto “a chiunque volesse ascoltare, che deve farlo”. Ed ha aggiunto che Von der Leyen si è impegnata a “riunirsi rapidamente e vedere se possiamo trovare una soluzione”.”Buona chiamata con Trump – ha scritto von der Leye su X -. L’Ue e gli Usa condividono le relazioni commerciali più importanti e strette al mondo. L’Europa è pronta a portare avanti i negoziati in modo rapido e deciso. Per raggiungere un buon accordo, avremo bisogno di tempo fino al 9 luglio”. Tutto è bene ciò che finisce bene. Staremo a vedere come si evolverà la situazione.12.56 – Ue accelera i negoziati: “Oggi nuovo contatto”La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il presidente degli Usa Donald Trump nella telefonata avuta ieri hanno “sostanzialmente hanno concordato di accelerare i negoziati” sulle questioni commerciali e “di rimanere in stretto contatto”. Lo dice la portavoce capo dell’esecutivo Ue Paula Pinho, durante il briefing con la stampa a Bruxelles. Innanzitutto, spiega Pinho, “è stata una buona chiamata, come è stato anche notato nel post sui social media dalla presidente e confermato dallo stesso presidente Trump, quando ha parlato alla stampa ieri. Ora non entreremo nei dettagli, ma quello che posso dire è che stiamo parlando, ovviamente, delle relazioni commerciali più grandi e più strette del mondo. I negoziati sono complessi e quindi stanno prendendo tempo”. Ora, con questa telefonata , prosegue, “c’è anche un nuovo impulso per i negoziati e partiremo da lì. È positivo vedere che c’è impegno anche a livello del presidente e da parte nostra. Abbiamo sempre detto che eravamo pronti a raggiungere un accordo. Per quanto riguarda i negoziati, abbiamo un ottimo team guidato dal commissario Maros Sefcovic, che sta portando avanti le discussioni. Questo era il momento per un contatto a livello di presidenti. Nel frattempo le discussioni continueranno già da questo pomeriggio, quando i commissari dovranno fare una chiamata con il segretario al Commercio” degli Stati Uniti, Howard Lutnick.14:40 – Ue: “Proposta 0 per 0 resta sul tavolo”Per quanto riguarda la proposta tariffe ‘zero per zerò “è ancora ampiamente sul tavolo. Riteniamo che sia un punto di partenza molto interessante per un buon negoziato che potrebbe portare benefici su entrambe le sponde dell’Atlantico, e certamente lo sosterremo con forza, a partire dalla chiamata tra il commissario Sefcovic e il segretario Usa Lutnick questa sera, come abbiamo sempre fatto e come continueremo a fare”. Lo dice il portavoce della Commissione europea al Commercio Olof Gill durante il briefing quotidiano con la stampa.8.40 – Borse europee verso avvio solidoSi preparano a un’apertura in sostenuto rialzo le Borse europee, i future sull’Eurostoxx segnano un progresso dell’1,6% e quelli sul Ftse Mib dell’1,5%. A infondere di nuovo fiducia agli investitori è la notizia che Trump ha deciso di posticipare la scadenza dei dazi all’Ue dal primo giugno al 9 luglio. I listini dovranno fare a meno del faro di Wall Street, chiusa per il National Memorial Day. Chiusa per festività anche la Borsa di Londra (si festeggia la Spring Bank Holiday). LEGGI TUTTO

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    Cnpr forum: “Rilanciare il potere d’acquisto delle famiglie”

    Da sinistra in senso orario Tenerini, Ciani, Barzotti e Mancini

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    “L’inflazione ha colpito duramente durante gli anni post pandemici. Quello dell’inflazione non è un concetto astratto ma una tassa occulta che pesa sull’economia e sul potere d’acquisto delle famiglie in maniera chirurgica. Dopo la pandemia, con la guerra in Ucraina, abbiamo assistito a un aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia che ha influito pesantemente con l’aumento delle materie prime e dei beni di prima necessità. Una voragine è stata aperta dalla BCE che repentinamente ha alzato i tassi d’interesse che sono aumentati quasi il doppio. Tuttavia, ad aprile, secondo gli ultimi dati, abbiamo assistito a un lieve incremento degli stipendi e della paga oraria. Il governo ha compiuto grossi sforzi con il taglio del cuneo fiscale del sei/sette per cento per aumentare il potere d’acquisto degli italiani soprattutto per i ceti medio bassi, la riforma fiscale con l’accorpamento delle aliquote e ancora il bonus bollette replicato lo scorso mese. Ancora non è sufficiente, dobbiamo rendere strutturali alcune misure farle uscire dalla dimensione del bonus, c’è necessità di intervenire ulteriormente sul taglio del cuneo fiscale e rendere competitive le nostre aziende”. Lo ha dichiarato Chiara Tenerini, deputata di Forza Italia in Commissione Lavoro a Montecitorio, nel corso del Cnpr forum “Salari bloccati e costi in salita: l’Italia che lavora è in difficoltà?”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.“Il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito molto in questi anni – ha sottolineato Paolo Ciani (Pd-Idp), segretario della commissione Affari sociali alla Camera dei deputati – come confermato anche dai dati Istat. Nonostante il governo abbia provato ad adottare alcune misure come il carrello alimentare, oggi ci troviamo con i cittadini alle prese con prezzi dei beni diventati esorbitanti. Come fa una famiglia dove entrano mille euro al mese ad andare avanti? C’è una congiuntura internazionale che ha colpito il settore dell’energia provocando il caro bollette e anche qui l’intervento del governo è stato insufficiente. Bisogna intervenire sul sistema alimentare tenendo presente che gli stipendi sono rimasti invariati e poi bisogna intervenire sugli extra profitti di chi in questi anni ha guadagnato moltissimo sulla pelle dei cittadini. Il tema dei salari bassi è un tema vero che tocca tantissimi ambiti lavorativi. La differenza con gli altri Paesi europei è sempre più evidente. In Italia si lavora molto e si guadagna di meno. Adeguare i salari è l’unica risposta concreta partendo dai tanti lavori sottopagati come ad esempio quelli degli insegnanti”.Secondo Paola Mancini (FdI), segretario della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni del lavoro in Italia, “la crisi economica è globale e tutti ce ne siamo resi conto, continuano a essere anni pesanti. Sicuramente l’aumento dei costi dell’energia ha poi conseguentemente generato il sistema inflazionistico che ha visto ridurre il potere d’acquisto delle famiglie. Oggi la crescita è costante anche se contenuta e solo parzialmente c’è il recupero del potere d’acquisto dei salari. Gli interventi possibili possono essere di due generi: possono avere un effetto immediato o ravvicinato e un altro invece è di medio e di lungo periodo. Il governo da subito si è adoperato e continuerà a farlo con quelle politiche anche locali che sappiamo essere fondamentali per sostenere le fasce economicamente più fragili e quindi le famiglie più bisognose e questa è una risposta che definirei emergenziale e non strutturale. Per superare il gap e rilanciare il potere d’acquisto degli stipendi che si trasforma in una linfa per i consumi interni occorrono interventi di lungo respiro proiettati nel futuro. Provvedimento efficace è sicuramente la riduzione del cuneo fiscale che continuerà con un’analisi completa con provvedimenti strutturali anche per quello che riguarda la riforma del fisco che si attendeva da cinquanta anni”.Critica Valentina Barzotti (deputata del M5s in Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni del lavoro in Italia): “Le famiglie stanno vivendo un momento difficile perché fanno davvero tanta fatica ad arrivare alla fine del mese. In Italia abbiamo più di quattro milioni di lavoratori poveri quello che si può fare è introdurre una soglia di retribuzione legale sotto la quale non si possa andare, quindi un salario minimo per legge. Questa proposta non è la panacea di tutti i mali ma va a intervenire in tutte quelle platee di lavoratori a bassa redditività che poi rappresentano la maggior parte delle nuove occupazioni. Necessario innestare anche la contrattazione collettiva che consente di defiscalizzare i rinnovi contrattuali con più soldi in busta paga per i lavoratori. I salari sono in stagnazione da oltre trent’anni oltre a un problema di produttività legata alla formazione e alla transizione tecnologica che non ha precedenti. Con l’arrivo dell’Intelligenza Artificiale è evidente sia necessario andare a formare i lavoratori per evitare che ci sia un effetto sostitutivo drammatico. Il rischio che si corre è che in assenza una formazione adeguata il lavoratore venga ulteriormente marginalizzato ancora di più”.Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Elisabetta Polentini, commercialista e revisore legale dell’Odcec di Roma: “L’inflazione ha colpito diversi settori e l’impatto pesante è su bollette e beni alimentari. Il costo della vita è aumentato gli stipendi no. Lo Stato deve azionare leve concrete per rilanciare il potere d’acquisto delle famiglie. Iniziamo col dire che la nostra Costituzione sancisce il diritto a una retribuzione sufficiente a garantire un’esistenza libera e dignitosa in alcuni programmi elettorali si è parlato di normare un salario minimo di nove euro lordi l’ora, c’è da chiedersi se l’importo che ne scaturisce possa essere in grado di garantire la dignità di un lavoratore e della sua famiglia. È sicuramente un passo per valorizzare erga omnes i trattamenti economici soprattutto per quei settori che subiscono il fenomeno del dumping contrattuale. Di contro va considerato che le piccole e medie imprese potrebbero avere difficoltà a sostenere l’aumento del costo del lavoro. Quindi il raggio d’azione politico deve avere una visione molto più ampia. Oltre al tema dei bassi salari l’Italia fa i conti con una produttività che cresce troppo lentamente. Non è solo un problema di retribuzioni ma serve intervenire anche su innovazione, formazione e qualità del lavoro”. LEGGI TUTTO

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    Orsini: “Senza Ilva dovremo comprare acciaio all’estero”

    Ascolta ora «Sono un europeista convinto, credo che il sistema Europa possa dare davvero tanto. Però l’Europa deve cambiare passo» ed «essere più rapida nelle decisioni» perché «in un contesto di conflitti economici, con le altre aree del mondo che si muovono più velocemente, l’Europa rischia di essere stritolata». È il messaggio del presidente di […] LEGGI TUTTO