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    “La Terra non è gratis”, il nuovo evento de il Giornale su energia e sviluppo

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    In gioco c’è il futuro stesso del pianeta, legato alla fondamentale partita dello sviluppo economico e a quella della sostenibilità. In un mondo in piena metamorfosi, il capitalismo non può trascurare la transizione energetica, intesa non come dettame ideologico ma come fattore abilitante di crescita. Del resto «La Terra non è gratis» e ormai anche le aziende lo sanno. Il tema e i suoi risvolti più significativi saranno al centro di uno speciale evento organizzato da il Giornale a Milano e in programma giovedì 8 maggio.A Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa Italiana, dalle 9.45 alle 12.00 andrà in scena una mattinata di interviste e dibattiti, con la partecipazione di alcuni prestigiosi ospiti del mondo dell’impresa, dell’economia, dell’università e della ricerca, intervistati dalle più apprezzate firme del quotidiano diretto da Alessandro Sallusti. L’evento, che ha come partner Enel e Renexia, sarà a ingresso libero, previa registrazione (di seguito il link per registrarsi).Ad aprire l’appuntamento sarà proprio Alessandro Sallusti, direttore responsabile de il Giornale, poi i riflettori si accenderanno sul primo panel della mattinata, condotto dalla giornalista Hoara Borselli e dedicato al futuro del mercato globale ai tempi di Donald Trump, delle nuove tecnologie e delle innovazioni nel campo energetico. Su questi temi si confronteranno Riccardo Toto (Direttore Generale Renexia) e Cesare Trippella (Senior Leaf Manager Philip Morris Italia). Il focus della discussione si sposterà poi sulle terre rare, un gruppo di 17 elementi chimici fondamentali per la tecnologia moderna e utilizzati in smartphone, batterie, turbine e auto elettriche. Senza terre rare un Paese difficilmente può sperare di competere a livello tecnologico, energetico e militare.Ecco perché assistiamo a una vera e propria corsa a questi elementi, dominata dalla Cina: Pechino controlla infatti circa il 65% della produzione mondiale e oltre l’80% delle esportazioni dirette verso l’Europa. E l’Italia? Ne parlerà Simona Benedettini (CEO & Founder di RACE Consulting), intervistata dal giornalista Vittorio Macioce. A chiudere l’evento un’intervista allo chef stellato Davide Oldani guidata dal giornalista Marco Lombardo sui cibi sostenibili: carne coltivata, insetti, e alimenti a base vegetale. Una rivoluzione annunciata ma non priva di contraddizioni e criticità. Queste trasformazioni non riguardano solo l’innovazione tecnologica, ma toccano profondamente anche l’etica del cibo. Dobbiamo chiederci se sia realistico pensare che simili cambiamenti possano avvenire solo tramite leggi o regolamenti. In realtà, si tratta di un processo più ampio, legato alla cultura, alle abitudini e alla coscienza collettiva. La vera sfida, allora, sarà conciliare l’evoluzione del nostro senso etico con il rispetto per le tradizioni culinarie. LEGGI TUTTO

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    Lavori e regolarità contributiva: senza Durc niente pagamento

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    I punti chiave

    Nella gestione condominiale uno degli aspetti più delicati riguarda i rapporti con le imprese incaricate di eseguire lavori o fornire servizi. Un tema fondamentale, spesso sottovalutato, è quello legato alla regolarità contributiva dell’impresa, certificata attraverso il Durc (Documento unico di regolarità contributiva).Quando il condominio affida lavori a un’impresa (ad esempio per la manutenzione straordinaria, il rifacimento della facciata o interventi sugli impianti) l’amministratore ha l’obbligo di verificare che il Durc sia regolare prima di procedere a ogni pagamento. Questo documento attesta che l’impresa è in regola con i versamenti dovuti agli enti previdenziali (Inps, Inail, Casse edili, etc.) ed è quindi uno strumento di tutela non solo per i lavoratori, ma anche per il committente, cioè per il condominio stesso.Che cosa succede se il Durc non è regolareSe il Durc risulta negativo o scaduto il condominio deve sospendere il pagamento all’impresa. Questo non è solo un consiglio di prudenza, è un vero e proprio obbligo di legge. Infatti, in base all’articolo 29 del Decreto Legislativo 276/2003, il committente che paga un appaltatore non in regola con i contributi rischia di essere considerato responsabile in solido: ciò significa che potrebbe essere chiamato a pagare direttamente all’Inps, all’Inail o ad altri enti le somme dovute dall’impresa.In sostanza, se il condominio paga nonostante il Durc irregolare, i creditori previdenziali potranno rivalersi direttamente su di esso. E può non trattarsi solo di cifre limitate: in alcuni casi il debito contributivo di un’impresa può raggiungere anche importi molto elevati, mettendo in seria difficoltà il bilancio condominiale.Quando si deve controllare il DurcIl Durc deve essere richiesto e controllato:- Prima di stipulare il contratto, per verificare che l’impresa sia già in regola al momento dell’affidamento dell’incarico;- Prima di ogni pagamento, il Durc, infatti, ha validità limitata (normalmente 120 giorni) e potrebbe non essere più valido al momento del saldo;- È importante che l’amministratore condominiale svolga questa verifica in modo puntuale e documentato, anche per evitare possibili contestazioni future da parte dei condòmini.Cosa fare se il Durc è irregolareSe il Durc risulta irregolare, il pagamento va sospeso e l’impresa deve essere invitata a regolarizzare la propria posizione contributiva. Solo dopo che avrà presentato un Durc positivo sarà possibile procedere al saldo delle fatture.Se l’impresa non riesce o non vuole regolarizzarsi, il condominio potrà anche risolvere il contratto e, se necessario, affidare i lavori a un’altra impresa, chiedendo eventuali risarcimenti per i danni subiti.Se il condominio paga lo stessoQualora, nonostante il Durc negativo, l’amministratore dovesse procedere ugualmente al pagamento, i rischi sono concreti, e possono comportare:- Responsabilità diretta verso gli enti previdenziali, che potranno agire per il recupero dei contributi non versati;- Responsabilità personale dell’amministratore per mala gestione, con possibili azioni di responsabilità da parte dei condòmini;- Maggiori costi per il condominio, che potrebbe trovarsi a pagare due volte, all’impresa e agli enti previdenziali. LEGGI TUTTO

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    Treni, aerei e bus: tra scioperi e mobilitazioni maggio nero per chi viaggia

    Lasciate ogni speranza, o voi che viaggiate. È un maggio di fuoco, passione, attese, incertezze e cancellazioni quello che attende gli utenti delle ferrovie, ma anche degli aeroporti e del trasporto pubblico locale. Un calendario in costante aggiornamento che è possibile consultare sulla tabella presente sul sito del ministero dei Trasporti.L’antipasto, decisamente impegnativo, verrà servito tra 48 ore. Martedì 6 maggio, dalle 9 alle 17, scatta infatti uno sciopero nazionale di 8 ore del personale ferroviario e degli appalti ferroviari. La causa è il “mancato raggiungimento degli accordi per il rinnovo del Contratto collettivo mobilità attività ferroviarie e per il rinnovo del contratto aziendale del Gruppo Fs, entrambi scaduti il 31 dicembre 2023″, dichiarano in una nota congiunta Filt Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti.I treni, come si legge sul sito di Trenitalia, potranno dunque “subire cancellazioni o variazioni”. “La mobilitazione – spiegano i sindacati nella nota – si rende necessaria in quanto, sebbene nel corso del negoziato si siano fatti significativi passi in avanti, non si è ancora trovato un punto di mediazione coerente con le richieste delle organizzazioni sindacali”. “Sollecitiamo – proseguono le tre sigle sindacali – le controparti ad attivare una no-stop già a partire dalle 18 dello stesso 6 maggio in quanto è urgente dare una risposta coerente in termini di salario, normativa e welfare ai circa 100mila lavoratori e lavoratrici a cui si applicano i due contratti. Lo sciopero rappresenta un atto di responsabilità e determinazione per difendere la dignità del lavoro, la sicurezza e il futuro del settore ferroviario italiano”.Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, riferiscono infine Filt Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti, “ci ha convocato lunedì 5 maggio e in quella sede affronteremo oltre alle questioni all’ordine del giorno come sciopero e contratto anche temi irrisolti come le aggressioni al personale e il dumping contrattuale in quanto una serie di imprese ferroviarie si ostina a non applicare il Ccnl mobilità attività ferroviarie”.Trenitalia, invece, fa sapere che la fascia di interesse sarà quella delle 9 alle 17 e che i passeggeri che intendono rinunciare al viaggio possono chiedere il rimborso a partire dalla dichiarazione di sciopero fino all’ora di partenza del treno prenotato per i treni Intercity e Frecce, e fino alle ore 24 del giorno antecedente lo sciopero stesso, per i treni Regionali. In alternativa possono riprogrammare il viaggio, a condizioni di trasporto simili, non appena possibile, secondo la disponibilità dei posti.Lo sciopero di martedì non sarà affatto un caso isolato. Sono una trentina le proteste in programma, sia nazionali sia territoriali che riguardano ferrovie, aeroporti e trasporto pubblico locale, come risulta dal sito del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Si comincia lunedì con 8 ore di stop proclamato dal personale settore funicolari della società Anm di Napoli e di 4 ore dei lavoratori della Soc. Autolinee toscane provincia di Prato.Il 7 sarà colpito il tpl in Abruzzo per lo stop di 4 ore del personale della società Tua e in Lombardia dove incrocerà le braccia il personale della Autoguidovie delle province di Milano, Pavia, Cremona, Monza e Brianza aderente a Usb lavoro privato. L’8 su iniziativa della Filt Cgil si fermerà per per 4 ore il personale della Sitaf, concessionaria dell’autostrada A32 Torino-Bardonecchia.Il 9 maggio il focus si sposta sul comparto aereo. In tutta Italia il 9 maggio è prevista una mobilitazione del personale aereo aderente a Cub Trasporti, per quattro ore (dalle 13.00 alle 17.00). Nella stessa giornata si ferma il trasporto pubblico locale della provincia di Brescia, dalle 17.30 alle 21.30. L’11 si fermano per 24 ore macchinisti, capitreno e coordinatori mobilità della società Eav di Napoli (sindacato Orsa) mentre il 13 è la volta dei dipendenti di Busitalia Sita nord regione Umbria che si fermano per 24 ore (Usb lavoro privato). LEGGI TUTTO

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    La coscienza del capitale

    L’evento del Giornale: clicca qui per iscrivertiLe aziende hanno un limite etico? No, non è una domanda di questo secolo. È un interrogativo che ci accompagna da sempre, da quando l’uomo ha deciso di barattare, commerciare, produrre, accumulare. Non è un caso se il padre dell’economia politica classica è, prima di tutto, un filosofo morale. Adam Smith scrive La ricchezza delle nazioni, ma prima ancora ci regala La teoria dei sentimenti morali. È lì che si nasconde la chiave: il mercato non funziona senza una bussola interiore, senza una coscienza.Questa coscienza, oggi, si chiama Terra. Non il pianeta in sé, ma l’idea della Terra. L’immagine simbolica di un mondo che non possiamo più trattare come un magazzino a perdere. Non è questione di ideologia, ma di sopravvivenza. L’etica del capitalismo contemporaneo si gioca tutta sulla sostenibilità. È il nuovo termometro del profitto. Non basta più vendere: bisogna raccontare una storia, una visione, un futuro. E quel futuro, inevitabilmente, passa dalla materia prima più contesa del nostro tempo: i minerali rari.È un paradosso. Per costruire un mondo sostenibile, abbiamo bisogno di scavare nelle viscere del pianeta. Per liberarci dal petrolio, ci servono litio, cobalto, terre rare. Per produrre auto elettriche, batterie, pannelli solari, turbine eoliche, dobbiamo aprire miniere, spesso in Paesi dove le regole del gioco sono truccate, o dove il gioco non ha regole.Qui si apre il cuore del problema: il capitalismo ha imparato a parlare la lingua dell’ecologia, ma ha cambiato davvero grammatica? Oppure ha semplicemente riformulato lo stesso discorso in modo più accattivante? C’è una differenza sottile tra etica e marketing etico. La prima impone dei limiti, la seconda li aggira, li trucca, li rende vendibili.La corsa ai minerali rari è l’emblema di questa ambiguità. Prendiamo il Congo. Il sottosuolo congolese è un forziere di cobalto, fondamentale per le batterie dei veicoli elettrici. Ma dietro ogni tonnellata estratta si nasconde un costo che non compare nel bilancio: sfruttamento minorile, inquinamento delle acque, conflitti armati. Lo stesso vale per il litio in America Latina o le terre rare in Cina. Il capitalismo verde ha un lato oscuro che non vuole guardare troppo a lungo negli occhi.Eppure, qualcosa si muove. Le imprese hanno iniziato a percepire che l’etica non è solo un freno, ma un investimento. Non è (solo) idealismo, è anche realismo. I consumatori sono cambiati. Vogliono sapere da dove arriva ciò che acquistano, chi lo ha prodotto, in quali condizioni. Vogliono sentirsi parte di un’economia che non divora il futuro. Questo ha costretto il capitalismo a una metamorfosi. L’impresa del XXI secolo non può più essere solo efficiente: deve essere anche decente.La differenza la fa la narrazione. Un prodotto etico ha un valore aggiunto che il mercato riconosce. Le aziende si contendono certificazioni, etichette, standard ambientali. Alcune davvero ci credono, altre si adeguano per convenienza. Ma il risultato è che l’etica è entrata nel perimetro del profitto. È diventata una variabile strategica. E questo, per quanto cinico possa sembrare, è già un passo avanti.Ma non basta. Serve una mappa, una bussola. Serve capire dove stiamo andando. Il rischio è che la nuova utopia verde diventi l’alibi perfetto per un neocolonialismo tecnologico. I Paesi ricchi salvano il pianeta, mentre quelli poveri pagano il conto ecologico. È una narrazione comoda, ma falsa. Non esiste sostenibilità senza giustizia. Non esiste futuro senza equità.Adam Smith lo direbbe meglio di chiunque altro. Il mercato funziona solo se è incastonato dentro un sistema di valori. Se perde il legame con la comunità, con la fiducia, con la reciprocità, implode su se stesso. L’avidità, da sola, è una cattiva consigliera. La ricchezza delle nazioni non si misura solo in PIL, ma in benessere condiviso.Forse il capitalismo è a un bivio. Può scegliere se diventare maturo o restare adolescente. Maturare significa accettare dei limiti. Non quelli imposti da una burocrazia ideologica, ma quelli suggeriti dalla realtà. Il limite ecologico è il nuovo orizzonte dell’economia. Non possiamo più vivere come se la Terra fosse infinita. Né possiamo affidarci a una tecnologia miracolosa che ci salverà all’ultimo minuto.La vera sfida è politica. È immaginare un sistema che premi le imprese virtuose, che penalizzi lo sfruttamento, che tuteli i diritti umani lungo tutta la filiera produttiva. Non possiamo lasciare che siano solo i consumatori a guidare il cambiamento. Occorre una visione collettiva. Una responsabilità condivisa.Il futuro si costruisce anche con i minerali rari, ma non deve diventare una nuova corsa all’oro. La lezione, semmai, è che non esistono scorciatoie. Ogni innovazione ha un prezzo. La domanda è: chi lo paga?Il capitalismo può avere un limite etico, ma solo se noi glielo imponiamo. Non con la forza, ma con la scelta. Con l’educazione, con la trasparenza, con la vigilanza. Non dobbiamo affidarci alla bontà delle aziende, ma alla nostra capacità di chiedere conto. Di leggere le etichette. Di premiare chi rispetta le regole. Di immaginare un’economia che non sia solo efficiente, ma anche giusta.Alla fine, la vera ricchezza delle nazioni è questa: la capacità di costruire un futuro in cui il profitto non sia nemico del bene comune, ma suo alleato. È un compito difficile, certo. Ma è l’unico che valga la pena di affrontare. LEGGI TUTTO

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    Ecco perché la busta paga a giugno sarà più alta

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    I punti chiave

    Dal prossimo mese, le buste paga del pubblico impiego includeranno il beneficio previsto dal taglio del cuneo fiscale, insieme agli arretrati accumulati dall’inizio dell’anno. A confermarlo è il Ministero dell’Economia, in una nota riportata da Repubblica, che dà seguito alle anticipazioni circolate nei giorni scorsi. La misura, introdotta dalla legge di Bilancio 2025, prevede un incremento dell’importo netto mensile per i lavoratori con redditi fino a 40 mila euro lordi annui.A quanto ammonta il beneficioIl valore del beneficio varierà in base alla fascia di reddito: per la maggior parte dei dipendenti si attesterà attorno agli 80 euro mensili, ma in alcuni casi potrà arrivare fino a 120 euro. A giugno, grazie alla corresponsione degli arretrati da gennaio, il cedolino potrà superare un incremento complessivo di 400 euro per lavoratore. L’applicazione della misura ha richiesto tempi tecnici più lunghi del previsto. Il Mef, in una comunicazione di aprile, aveva spiegato che l’adeguamento dei sistemi è stato rallentato anche dagli interventi informatici richiesti dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale.Altri elementi contributiviNel frattempo, ad aprile sono stati corrisposti altri elementi retributivi: l’indennità di amministrazione per i comparti con contratto già rinnovato e la nuova indennità di vacanza contrattuale per settori ancora in trattativa, come scuola, enti locali e sanità. In quest’ultimo ambito, le trattative per il rinnovo del contratto si sono interrotte a fine aprile e riprenderanno il 22 maggio. In caso di accordo, l’efficacia del nuovo contratto scatterebbe da ottobre, con effetti su circa 581mila lavoratori del Servizio sanitario nazionale. LEGGI TUTTO

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    Ricevute e documenti, ecco quali conservare e per quanto tempo

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    Per quanto un contribuente possa essere zelante con scadenze e pagamenti, non esiste la sicurezza assoluta di non incappare in contestazioni o richieste di verifica anche a distanza di anni: ecco perché ricevute e documenti andrebbero archiviati e conservati per un certo lasso di tempo, divenendo prove di cruciale importanza in caso di controlli ulteriori ed evitandoci di dover pagare sanzioni in certi casi anche molto salate. Per quanto concerne l’Agenzia delle Entrate, ad esempio, il termine entro il quale conservare determinata documentazione in grado di comprovare la situazione fiscale di un cittadino è fissato a 5 anni. Ma ci sono altri documenti, atti e ricevute da archiviare per lo stesso tempo, ecco quali sono i principali.Si parte dalle dichiarazioni dei redditi: quella che verrà inviata quest’anno, relativa al 2024, andrà per legge conservata per almeno 5 anni insieme a tutti gli scontrini fiscali e alle ricevute portate in detrazione. La deadline è quindi fissata al 31 dicembre 2030, dal momento che il Fisco potrà chiederne conto per effettuare verifiche o gestire contestazioni proprio per i 5 anni successivi a quello dell’invio telematico. Poco importa che si tratti di una dichiarazione precompilata o che il modulo sia stato inviato tramite Caf: il cittadino sarà comunque tenuto a conservare tutta la documentazione, ricevute incluse, per i successivi 5 anni.Le cose cambiano solo qualora ci si trovi dinanzi a un caso in cui il contribuente non ha presentato il 730 o il Modello Redditi PF pur essendo obbligato a farlo: l’AdE avrà non più solo 5 ma 7 anni di tempo per poter intervenire.Stesso discorso per le bollette di luce, gas e acqua: anche per queste la legge fissa una scadenza di 5 anni, per cui si è tenuti a conservarle in casa e averle a disposizione in caso di necessità. Va da sé il fatto che, oltre a evitare una multa, esse possono diventare anche uno strumento utile qualora arrivi la contestazione di un pagamento non avvenuto: la ricevuta farà fede e consentirà di evitare di dover pagare due volte un medesimo addebito. Trascorso questo tempo, scatterà la prescrizione e il fornitore non potrà più contestare bollette arretrate.In caso di “rilevanti ritardi nella fatturazione da parte dei venditori o nella fatturazione di conguagli per la mancata disponibilità di dati effettivi per un periodo particolarmente rilevante, il cliente potrà eccepire la prescrizione (passata da 5 a 2 anni) cosiddetta breve e pagare soltanto gli ultimi 24 mesi fatturati”, secondo una norma approvata con la legge di Bilancio 2018. Con la Manovra 2020, invece, sono stati ridotti a 2 anni anche i termini di prescrizione delle bollette telefoniche, di internet e della pay TV.È consigliabile conservare per un minimo di 5 anni anche le buste paga, soprattutto qualora si sia creditori nei confronti del datore di lavoro, nel caso in cui si voglia intraprendere una causa legale o richiedere un rimborso o se sono riscontrabili errori nel versamento dei contributi.L’attestazione di versamento di sanzioni derivanti da violazioni del Codice della Strada andrebbe anch’essa archiviata per almeno 5 anni: può infatti capitare, per svariati motivi, che venga richiesto il pagamento di una multa già saldata, per cui la ricevuta in questi casi sarebbe determinante a evitare il doppio addebito, sanzioni e interessi copresi. Trascorso questo termine entra la prescrizione.Per l’assicurazione auto il discorso è particolare, dato che dal 2014 la quota Rc auto destinata al Ssn è diventata fiscalmente indeducibile, sia ai fini delle imposte sui redditi sia ai fini dell’Irap: in sostanza non esistono più agevolazioni fiscali sulla polizza di responsabilità civile, per cui ciò non dovrebbe costringere a conservare la documentazione. Esiste tuttavia un’eccezione relativa agli automobilisti che hanno applicato la tutela accessoria sugli infortuni del conducente, che dà diritto a una detrazione del 19% in dichiarazione: in questi casi le ricevute vanno conservate per i consueti 5 anni dall’invio del 730 o del Modello Redditi PF.Le ricevute delle spese condominiali ordinarie, quelle con cui si coprono le spese della corrente elettrica, della manutenzione dell’ascensore, della cura del giardino o dei compensi all’amministratore, vanno anch’esse conservate per il medesimo lasso di tempo: dopo i 5 anni entra la prescrizione e nessun pagamento potrà più essere contestato. LEGGI TUTTO

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    Prezzi alla pompa giù: pieno di benzina costa il 10% in meno rispetto al 2024

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    Buone notizie per gli automobilisti italiani: quest’anno il ponte del 1° maggio si chiude con un sensibile risparmio sui rifornimenti di carburante rispetto allo stesso periodo del 2024. Secondo i dati diffusi da Assoutenti, infatti, il costo di un pieno di benzina è sceso di oltre 10 euro rispetto allo scorso anno.Le cifre“Oggi un litro di verde costa in media 1,708 euro al litro, mentre lo scorso anno il prezzo medio era pari a 1,912 euro – spiega il presidente dell’associazione Gabriele Melluso –. Il diesel si attesta ora su una media di 1,602 euro al litro, contro 1,775 euro del 2024. Parliamo di un calo del 10,7% per la benzina e del 9,7% per il gasolio”.Il risparmioTradotto in termini pratici, il risparmio per ogni pieno è in media di 10,2 euro per chi utilizza benzina e 8,65 euro per chi rifornisce con gasolio. “Considerando una media di due pieni effettuati per spostarsi durante il ponte del 1° maggio – prosegue Melluso – il risparmio complessivo per le famiglie italiane ammonta a circa 85 milioni di euro”. LEGGI TUTTO

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    Energia elettrica, perché oggi avremo luce gratis per sei ore

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    La giornata odierna, Festa del Lavoro, coincide con un avvenimento particolare e assolutamente poco frequente (per non dire storico): per sei ore, dalle ore 11 alle ore 17 del 1° maggio, il costo dell’energia elettrica in Italia sarà pari a zero. Luce ed elettricità gratis, in pratica, per tutti: ma come è possibile?Quali sono le causePer un precedente del genere bisogna tornare al 2020 quando eravamo in piena pandemia: oggi, invece, in base all’andamento dei mercati in quelle sei ore la domanda sarà molto bassa rispetto ai classici giorni lavorativi. Di conseguenza la produzione eolica e fotovoltaica del nostro Paese potrà essere sufficiente a produrre la quantità di energia richiesta. Al Corriere, il professor Giuseppe Zellino ha spiegato che i picchi più elevati attesi sono di 22 gigawatt “mentre abbiamo 13 GW eolici e 38 GW fotovoltaici installati, che in quelle ore produrranno tutti insieme una quantità di energia maggiore o uguale alla domanda. Se lavorassero a mercato, quegli impianti per 7 ore non sarebbero remunerati, ma sono quasi tutti incentivati”.Il grafico GmeQuanto è detto è consultabile online sul sito web del Gestore dei Mercati Energetici (Gme) il cui grafico mostra chiaramente l’oscillazione verso il basso fino al costo zero dell’elettricità che poi tornerà a salire intorno alle 18 con un picco verso le 21. Questi prezzi pari a zero, però, se da un lato alleggeriscono ovviamente le bollette con i benefici sui prezzi, non è un’ottima notizia nel complesso per tutto il sistema. “Se il prezzo fosse sempre nullo nessuno investirebbe in impianti e la transizione energetica si bloccherebbe. Per evitarlo serve capacità di accumulo. Inoltre, il moltiplicarsi di situazioni di sovrapproduzione rende più complesso gestire in sicurezza la rete e richiede interventi impiantistici e gestionali”, ha spiegato Giuseppe Zollino, responsabile Energia&Ambiente di Azione. LEGGI TUTTO