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    Cosa puoi fare con la nuova app di Poste Italiane: le 5 nuove funzioni

    Poste Italiane compie un importante passo per quanto concerne la migrazione dei suoi clienti su un’unica applicazione, attraverso la quale sarà possibile gestire tutti i servizi e prodotti gestiti dall’azienda.Per il momento, pur trattandosi ancora di un piccolo passo verso il completamento di questo passaggio epocale, la super app digitale è già utilizzata da 9 milioni di utenti e sta progressivamente soppiantando le vecchie applicazioni come BancoPosta e PostePay. La strategia di Poste, come dichiarato esplicitamente, è quella di realizzare “una piattaforma di relazione e connessione con i clienti, offrendo in modalità omnicanale servizi di qualità e tutte le novità relative all’offerta”, ma non tutti hanno accolto con entusiasmo l’idea di dipendere da un’unica applicazione per gestire i vari prodotti.A partire dallo scorso 30 giugno, il primo passo è stato quello di dare inizio alla migrazione dei fruitori dell’applicazione BancoPosta verso la nuova super app, che si è conclusa ufficialmente il 22 luglio: a partire da questa data, infatti, il programma non risulta più reperibile sugli store digitali. Lo stesso destino, a iniziare dalla data del 9 ottobre, avranno i clienti che utilizzano l’app PostePay: l’obiettivo entro fine anno è quello di trasferire circa 16 milioni di utenti sull’applicazione unica.Ma cosa sarà possibile fare dalla nuova app? In sostanza sarà un hub centralizzato dal quale si potranno gestire tutti i servizi targati Poste Italiane, a partire dalle carte Banco Posta e PostePay fino ad arrivare ai prodotti di risparmio come ad esempio i Libretti Postali, ma non solo. Dalla super app si potrà prenotare il proprio appuntamento all’ufficio postale e addirittura precompilare alcuni moduli e documenti da completare poi allo sportello, tagliando i tempi di svolgimento delle operazioni. Anche le polizze assicurative potranno essere gestite dalla stessa applicazione, esattamente come le forniture di luce e gas o le linee telefiniche mobile e fisse.A parte la possibilità di spedire raccomandate e pacchi, il cliente sarà in grado attraverso il nuovo programma di effettuare bonifici e ricariche, di prelevare denaro contante presso gli ATM pur non avendo con sé fisicamente la carta, di domiciliare le bollette, di effettuare pagamenti PagoPA e di pagare bollettini postali e bolli di auto e moto. Grazie alla funzione “Mappe”, l’utente potrà verificare qual’è l’ufficio postale più vicino al luogo in cui si trova, i Punto Poste e i Punto Lis, i locker per ritirare i pacchi o rispedirli indietro.”La funzione Mappe dà anche la possibilità di trovare gli Atm Postamat e le cassette postali, oltre agli spazi filatelia e ai negozi che aderiscono a ScontiPoste, il programma di cashback di Poste Italiane”, spiega l’azienda. LEGGI TUTTO

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    Comprare un’auto usata: tutte le cose da sapere

    L’odore di nuovo non c’è, ma il fascino dell’occasione sì. Comprare un’auto usata è una delle scelte più frequenti per chi vuole risparmiare senza rinunciare alla mobilità. E oggi, tra prezzi dei modelli nuovi sempre più elevati e tempi di consegna che si allungano, l’usato diventa spesso la via più rapida e accessibile per tornare a guidare. Ma attenzione: le insidie sono dietro l’angolo. Dalla scelta del venditore alla verifica dei documenti, dal chilometraggio alla manutenzione, il mercato dell’usato richiede occhio, pazienza e qualche conoscenza in più.Privato o concessionario? Questione di fiducia (e garanzie)Una delle prime decisioni riguarda a chi rivolgersi. Il privato, spesso, propone prezzi più convenienti e trattative rapide, ma è anche il canale meno protetto. In caso di problemi dopo l’acquisto, la responsabilità ricade tutta sull’acquirente, senza alcuna garanzia legale. Dall’altro lato, rivolgersi a un rivenditore autorizzato o a un concessionario significa pagare un po’ di più, ma con in cambio almeno 12 mesi di garanzia obbligatoria e controlli pre-consegna più accurati. È una questione di sicurezza, e a volte anche di serenità.La carta canta: occhio ai documentiLa bellezza di una carrozzeria lucida o la promessa di pochi chilometri non bastano. A parlare davvero è la documentazione. Il libretto di circolazione deve corrispondere ai dati del venditore, il certificato di proprietà è essenziale per il passaggio, mentre i tagliandi e le revisioni raccontano la storia vera del veicolo. Una macchina ben tenuta lascia tracce, anche sulla carta. E non dimentichiamo il bollo auto: sapere se è stato pagato o meno può evitare brutte sorprese economiche.I chilometri non mentono (quasi mai)Uno dei timori più diffusi tra chi compra usato riguarda il contachilometri. Purtroppo, le truffe esistono. Ma ci sono indizi che aiutano a capire se qualcosa non torna. Un’auto con pochi chilometri dovrebbe avere un abitacolo quasi intatto, senza usura evidente su volante, pedali o sedili. Le officine autorizzate registrano i chilometri durante ogni tagliando, e oggi è possibile anche verificare lo storico dei km tramite portali ufficiali, come quello del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. È un controllo semplice, ma può fare la differenza.Il check tecnico è indispensabileAnche l’auto più brillante potrebbe nascondere difetti sotto il cofano. Ecco perché è fondamentale sottoporla a una verifica tecnica prima dell’acquisto, meglio se accompagnati da un meccanico di fiducia. Freni, sospensioni, pneumatici, motore, luci, elettronica: ogni componente deve funzionare alla perfezione. Un breve test su strada, inoltre, può svelare anomalie che a occhio nudo non si notano. Rumori strani, vibrazioni o difficoltà nel cambio sono campanelli d’allarme da non ignorare.Passaggio di proprietà: la burocrazia che pesaChi compra un’auto usata deve mettere in conto anche il passaggio di proprietà, obbligatorio per legge. Non basta stringersi la mano: il veicolo va intestato correttamente, e il costo varia in base alla potenza e alla provincia di residenza. La procedura può essere svolta online, in un’agenzia ACI o presso il PRA, e di solito è l’acquirente a farsi carico delle spese. Senza questo passaggio, la vendita non è valida e potrebbero sorgere problemi legali.Quale usato conviene davvero?Non tutte le auto usate sono un affare. Le utilitarie mantengono il valore nel tempo e sono ideali per chi cerca praticità e bassi consumi. I suv usati attirano per il design e la comodità, ma possono avere costi nascosti in termini di assicurazione e manutenzione. Attenzione anche al tipo di alimentazione: oggi i diesel sono meno appetibili in città per via delle restrizioni ambientali, mentre l’elettrico usato è in crescita ma richiede una valutazione seria dello stato della batteria. La scelta migliore? Quella che risponde davvero alle proprie esigenze quotidiane, non solo al portafoglio. LEGGI TUTTO

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    Lasci l’ombrellone per tenere occupato il tuo posto in spiaggia? Ecco cosa rischi

    L’estate entra nel vivo, e da fine luglio a tutto agosto le spiagge saranno letteralmente prese d’assalto dai vacanzieri, così tanto che trovare un posto potrebbe diventare pressoché impossibile a meno che non si sia particolarmente mattinieri: per ovviare a questo problema non sono pochi i furbetti a ricorrere al trucco dell’ombrellone, utilizzato come “segnaposto” anche dal giorno prima per occupare una zona privilegiata e bruciare la concorrenza.Il fatto è che la spiaggia, a meno che non ci si riferisca a stabilimenti balneari, è un bene pubblico appartenente al demanio, e in quanto tale nessuno è autorizzato a occuparla in modo continuativo o permanente. In parole povere non è concesso utilizzare un ombrellone o qualunque altro tipo di oggetto, come ad esempio asciugamani, lettini o sedie, per blindare il proprio posto. Evitare di farlo non è esclusivamente buona creanza, dal momento che si tratta di una pratica illegale, venendosi a configurare il reato di occupazione abusiva di suolo pubblico, e poco importa che sia temporanea.Il segnaposto viola le norme poste a tutela del demanio marittimo per garantire a tutti un equa fruizione della spiaggia, dal momento che esso limita il libero utilizzo della stessa. Ma cosa si rischia dal punto di vista legale? In genere il pagamento di una sanzione, anche se a seconda della gravità del reato si può incorrere in una denuncia penale. La violazione dell’art.1161 del Codice della navigazione, “Abusiva occupazione di spazio demaniale e inosservanza di limiti alla proprietà privata”, fa sì che il trasgressore sia “punito con l’arresto fino a 6 mesi o con l’ammenda fino a euro 516,00”. La contestazione della violazione dell’art.1164 del medesimo Codice, “Inosservanza di norme sui beni pubblici”, comporta se il fatto non costituisce reato “una sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 1032, 00 a euro 3.098,00”. Oltre ciò ogni oggetto usato come segnaposto abusivo, che si tratti di ombrellone o di altro, viene sequestrato dalle forze dell’ordine. LEGGI TUTTO

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    Incidente con veicolo in divieto di sosta, ecco quando c’è il reato: le cose da sapere

    Parcheggiare un veicolo in divieto di sosta può comportare per il proprietario ulteriori responsabilità, qualora venga accertato che il posizionamento del mezzo abbia in qualche modo contribuito al verificarsi di un incidente stradale.Se viene dimostrato in fase di ricostruzione del sinistro che il divieto è stato istituito proprio per limitare i rischi alla circolazione in un determinato punto e che la sua violazione è stata determinante a causare l’incidente, il proprietario può essere considerato corresponsabile. Risalire alla motivazione del divieto, che in certi casi è posto proprio per prevenire situazioni potenzialmente pericolose, come quando si riduce lo spazio di una corsia o si viene a creare un ostacolo alla visibilità degli altri conducenti, è dunque importante per stabilire questo genere di responsabilità.Questo è ciò che ha stabilito la Corte di Cassazione penale, Sezione Quarta, con sentenza 26491 datata 21 luglio 2025. Gli Ermellini si sono pronunciati in favore del ricorso presentato dal pubblico ministero contro una sentenza che aveva assolto da ogni colpa il proprietario di uno scooter posteggiato in divieto di sosta nelle vicinanze di una località balneare durante la piena stagione estiva, un momento quindi in cui la circolazione sul posto s’incrementava come ogni anno.Ebbene, il mezzo a due ruote, a causa del suo posizionamento, aveva ridotto lo spazio a disposizione per la circolazione di 70/80 centimetri: una misura che si era rivelata determinante a provocare un sinistro stradale. A causa di tale restringimento, infatti, un ciclista era stato costretto a spostarsi verso il centro della carreggiata, venendo così centrato da un’Ape Piaggio che sopraggiungeva alle sue spalle per superarlo e finendo per questo motivo contro il ciclomotore: per via delle ferite riportate nella carambola, l’uomo aveva ricevuto una prognosi di 40 giorni in ospedale.La sentenza aveva colpito solo il conducente dell’Ape, scagionando il proprietario dello scooter, in quanto il giudice riteneva che, pur se ridotto, lo spazio era sufficiente a far passare il mezzo a motore e la bici l’uno a fianco all’altra. Tutto questo, tuttavia, senza aver valutato lo scopo del divieto di sosta come richiesto dal pm: qualora esso venga istituito proprio per impedire ostacoli alla circolazione e rischi di incidente, la violazione può comportare una responsabilità penale nel sinistro. LEGGI TUTTO

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    Fondo pensione, come risparmiare con il 730

    Quando arriva il momento di compilare il 730, c’è una voce che spesso viene trascurata ma che può trasformarsi in un interessante forma di risparmio sulle tasse: i contributi versati al fondo pensione.Chi ha scelto di costruirsi una pensione integrativa, con un fondo aperto, chiuso o un piano individuale (Pip), ha infatti diritto a dedurre una parte dei versamenti dal reddito, riducendo così l’imponibile e, di conseguenza, l’Irpef da pagare. Ma quanto si può recuperare? Cerchiamo di capirlo insieme.Quanto si può dedurre (e risparmiare)La legge stabilisce un tetto preciso: ogni anno è possibile dedurre fino a 5.164,57 euro. Detto in parole semplici, quella somma viene sottratta al reddito su cui vengono calcolate le imposte. Il vantaggio fiscale cambia a seconda del reddito: più è alto, più si risparmia. Per dare un’idea concreta:chi guadagna 28.000 euro l’anno, con un’aliquota Irpef del 25%, può risparmiare oltre 1.200 euro;chi supera i 50.000 euro, con un’aliquota del 35%, può arrivare a 1.750 euro di sconto fiscale;chi si colloca negli scaglioni più alti (43%) può risparmiare oltre 2.100 euro.Dove si inserisce nel 730Il punto in cui va indicata questa spesa è il rigo E27 del Quadro E del modello 730. È qui che vanno riportati i contributi versati a forme di previdenza complementare.Questa operazione va fatta solo per i versamenti che non sono già stati dedotti direttamente in busta paga (come nel caso, ad esempio, di fondi pensione aziendali). Se si è fatto tutto in autonomia, magari con versamenti volontari, allora l’indicazione nel 730 diventa fondamentale per non perdere il beneficio.Si tenga comunque presente che ogni caso può avere delle specificità, quindi per una compilazione corretta e personalizzata, o per l’esatto codice di riferimento, il consiglio è sempre di consultare un esperto fiscale o un Caf.Vale anche per i familiari a caricoUn dettaglio da non trascurare: è possibile dedurre anche i contributi versati per i familiari fiscalmente a carico, come figli o coniuge. Il limite dei 5.164,57 euro resta però complessivo, quindi condiviso tra le diverse persone per cui si versano i contributi.Se si supera la sogliaSe i versamenti effettuati superano la soglia massima deducibile, non tutto è “perduto”. È sufficiente comunicare l’eccedenza al proprio fondo pensione entro il 31 dicembre. Quei soldi non verranno dedotti oggi, ma saranno esentati da tassazione al momento in cui si riceverà la pensione integrativa. Insomma, un vantaggio differito ma comunque garantito.Per chi ha iniziato a lavorare dopo il 2007C’è poi una possibilità interessante per i lavoratori più giovani: chi ha iniziato dopo il 1° gennaio 2007, e nei primi cinque anni non ha sfruttato l’intero tetto di deducibilità, può “recuperare” la differenza negli anni successivi. LEGGI TUTTO

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    Rinnovo contratti, stipendi in aumento fino a 200 euro: ecco per quali lavoratori

    Saranno circa 500mila i lavoratori, tra i mesi di agosto e settembre, a veder incrementare il proprio stipendio: la novità, una diretta conseguenza del rinnovo dei contratti collettivi, riguarderà il settore dei calzaturieri, quello del personale impiegato nel settore funerario e i dipendenti con Contratto Unionmeccanica-Confapi. Che si tratti dei primi effetti del rinnovo o di ulteriori step dell’aumento già in previsione, i lavoratori interessati beneficeranno di un incremento totale massimo di circa 200 euro.Per quanto concerne il settore calzaturieri, il contratto collettivo nazionale scaduto nel 2013 è stato rinnovato nel luglio del 2024, con decorrenza dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026. I lavoratori dell’Industria delle Calzature beneficiari della misura, un totale di circa 75mila dipendenti distribuiti in 4mila aziende, usufruiranno di un aumento medio sui minimi salariali realtivo al 4° livello pari a 191 euro complessivi (+11%) così distribuiti: primo step da 90 euro già ottenuto dal 1° agosto 2024, secondo step da 51 euro in arrivo il 1° agosto 2025 e infine terzo step da 50 euro dal 1° agosto 2026.Il rinnovo del contratto collettivo nazionale del settore funerario siglato lo scorso mese di maggio, di durata quadriennale, riguarderà invece 20mila lavoratori occupati in circa 6mila aziende. L’aumento di 200 euro complessivi stabilito al momento dell’accordo, inerente anche in questo caso il 4° livello, verrà suddiviso in 4 tranches: la prima di 30 euro dal 1°agosto 2025, la seconda di 50 euro dal 1°agosto 2026, la terza di 50 euro dal 1°agosto 2027, la quarta di 70 euro dal 1°agosto 2028. LEGGI TUTTO

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    Bruxelles mette Temu sotto la lente: rischio prodotti illegali sulla piattaforma

    È diventata una delle app di shopping più scaricate in Europa nel giro di pochi mesi. Temu, il colosso cinese dell’e-commerce low-cost, è ora sotto osservazione da parte della Commissione europea. Al centro dell’indagine non ci sono i prezzi imbattibili o la vastità del catalogo, ma la capacità – o presunta mancanza – di prevenire la diffusione di prodotti illegali all’interno del proprio marketplace.Il rischio per i consumatori UeSecondo quanto comunicato da Bruxelles, esisterebbe un rischio elevato per i consumatori europei di imbattersi in articoli non conformi alle normative comunitarie. L’indagine è ancora in fase preliminare, ma i primi accertamenti parlano chiaro: la piattaforma non avrebbe valutato in modo adeguato i pericoli legati alla vendita di oggetti potenzialmente pericolosi, come giocattoli e dispositivi elettronici, spesso provenienti da venditori terzi difficili da tracciare.Il casoIl caso rientra nell’ambito del Digital Services Act, il regolamento che impone agli intermediari digitali – soprattutto quelli più grandi – nuove responsabilità nella gestione dei contenuti e dei prodotti online. Temu, che è stato classificato come Very Large Online Platform nel maggio 2024, deve quindi rispettare standard particolarmente elevati. Ma la valutazione dei rischi fornita dalla società cinese nell’ottobre dello stesso anno è stata giudicata generica, più vicina a un’analisi di settore che a una reale fotografia delle criticità interne al proprio marketplace.La trasparenza degli algoritmiMentre la Commissione continua a esaminare altri aspetti, tra cui la trasparenza degli algoritmi e l’eventuale uso di meccanismi di design considerati “coinvolgenti”, il dibattito si allarga anche al modello di business di Temu, che sta crescendo a ritmi vertiginosi. Le stime parlano di un volume lordo di vendite che nel 2024 potrebbe superare i 70 miliardi di dollari a livello globale, un balzo impressionante rispetto ai circa 15 miliardi registrati solo l’anno precedente. L’aumento degli utenti – oltre 90 milioni solo in Europa – racconta una penetrazione rapida e capillare. Ma l’altra faccia della medaglia è rappresentata da perdite operative consistenti, stimate tra gli 8 e i 9 miliardi di dollari nel 2023, dovute in gran parte alla politica di sconti aggressivi e alle spese pubblicitarie elevate. LEGGI TUTTO

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    Al via l’obbligo dell’Alcolock, cosa rischia chi non lo installa

    L’Italia volta pagina sulla sicurezza stradale: con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto attuativo, diventa operativo l’obbligo di installazione dell’Alcolock per chi ha riportato una condanna per guida in stato di ebbrezza. Si tratta di un dispositivo elettronico che impedisce l’avviamento del veicolo se il conducente ha un tasso alcolemico superiore allo zero. Una stretta senza precedenti, che arriva proprio nei giorni del grande esodo estivo, quando traffico e rischi si moltiplicano.Come funziona il sistemaIl sistema funziona come un etilometro integrato nell’auto: il conducente, prima di accendere il motore, dovrà soffiare nel dispositivo. Solo in presenza di un livello di alcol pari a zero l’auto potrà essere avviata. L’obbligo scatta al termine del periodo di sospensione della patente e durerà due anni per chi è stato sorpreso con un tasso tra 0,8 e 1,5 grammi per litro, e tre anni per chi ha superato la soglia di 1,5.Quanto costa installarloIl costo dell’installazione – tra i 1.500 e i 2.000 euro – sarà a carico dell’automobilista sanzionato. E non si tratta solo di auto private: l’obbligo si estende a tutti i mezzi utilizzati dal conducente, inclusi autobus e autocarri. Il dispositivo dovrà essere tarato annualmente. “L’alcolock non fa sconti: chiunque debba guidare quel veicolo, anche un familiare, dovrà sottoporsi al test con risultato ‘alcol zero’ per mettersi al volante”, spiega Giordano Biserni, presidente dell’Asaps, l’Associazione sostenitori e amici della polizia stradale.Le sanzioni e i rischiUna misura che punta non solo a reprimere, ma anche a rieducare. Ma attenzione ai “furbetti”: chi tenterà di aggirare il sistema facendo soffiare altri al proprio posto o manometterà il dispositivo incorrerà in sanzioni salate, che superano i 600 euro e possono comportare nuove sanzioni sulla patente.Gli installatori autorizzatiIl Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti pubblicherà a breve l’elenco degli installatori autorizzati e dei veicoli compatibili con l’Alcolock. Una mossa destinata a incidere fortemente sulle abitudini e sul senso di responsabilit degli automobilisti italiani. LEGGI TUTTO