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    Nuove regole per passaporti e carte d’identità: ecco cosa cambia

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    I punti chiave

    Il Consiglio dei Ministri ha approvato importanti disposizioni “per la revisione dei servizi per i cittadini e le imprese all’estero”: le novità più rilevanti illustrate nel disegno di legge (ddl) riguardano le regole per i passaporti che non saranno più rinnovabili e andranno rifatti dopo la loro scadenza ma cambiano anche alcune regole per le carte d’Identità che saranno valide pure per chi viaggia in alcuni Paesi non Europei.Passaporti, ecco cosa cambiaChi ha a portata di mano il proprio passaporto si accorgerà che la durata è decennale: fino a oggi, alla scadenza naturale, si operarava il rinnovo ma adesso non sarà più possibile e dovrà essere richiesto ex novo. La nuova misura permetterà molte meno contraffazioni e furti d’identità rispetto al passato perché i nuovi documenti avranno un microprocessore con i dati biometrici tra cui, oltre alla classifica fotografia, anche le impronte digitali. Quando arriverà la data di scandenza, dunque, bisognerà fare richiesta di un nuovo passaporto.Il ddl pone fine anche al passaporto collettivo: in passato (era già in disuso perché non conforme alle normative Ue) era molto usato quando venivano organizzati viaggi con gruppi numerosi di persone (numero compreso tra 5 e 50) ed era valido per ogni singolo viaggio con una durata comunque molto limitata nel tempo. Attenzione a chi lascia l’Italia senza un passaporto valido: riceverà una multa in base all’inflazione.I casi di furto e smarrimentoVengono semplificate anche le procedure generali in caso di furto e smarrimento: nel caso particolare, invece, quando un italiano si trova all’estero dovrà prima denunciarlo alle autorlità locali che trasmetteranno la richiesta in Italia. Una volta perso, dovrà essere necessariamente prodotto un nuovo passaporto: nel nuovo ddl viene spiegato che in questi casi avviene il rilascio di documento provvisorio di viaggio (chiamato Etd) che è necessario per il rientro nel nostro Paese. Nel ddl viene sottolineato che bisognerà spiegare bene la denuncia diversificando tra i casi in cui lo smarrimento e il furto avvengono in Italia o fuori dai confini nazionali. LEGGI TUTTO

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    Investimenti errati? Ecco quando la banca deve risarcirti anche dopo 10 anni

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    La banca ha consigliato investimenti che si sono rivelati sbagliati? Ebbene, in casi del genere il computo dei 10 anni entro i quali il cliente può chiedere il risarcimento non scatta, come accadeva solitamente, dal momento della sottoscrizione dell’accordo, bensì da quando si è manifestato il danno per il risparmiatore. Ciò ha stabilito la sentenza 32226 della Corte di Cassazione, che ha valutato uno specifico caso relativo a un investimento obbligazioni Lehman Brothers effettuato nel 2003 tramite la Banca Popolare dell’Alto Adige.I clienti, persone con un basso livello di istruzione e una scarsa dimistichezza per quanto concerne le forme di risparmio, avevano decisio di affidarsi agli esperti dell’istituto di credito per far fruttare i loro risparmi. Chi allora si occupò di gestire questi fondi non scelse di diversificare l’investimento ma lo concentrò interamente su un unico titolo, una decisione quindi molto rischiosa.La banca si limitò a far sottoscrivere ai risparmiatori una specifica clausola nella quale si dichiarava che l’investimento si discostava dalla strategia concordata, senza, tuttavia, aggiungere un più che necessario chiarimento circa i rischi connessi a un’operazione del genere. Il crack di Lehman Brothers del 2008 comportò la perdita del capitale quasi nella sua totalità, e alla scadenza dei titoli nel 2013 i clienti non ricevettero alcuna restituzione, subendo un pesante contraccolpo.L’anno successivo, pertanto, furono gli eredi a sporgere denuncia nei confronti dell’istituto di credito, chiedendo non solo l’annullamento/risoluzione del contratto d’investimento, ma anche il risarcimento dei danni: i legali contestarono la violazione degli obblighi informativi previsti dal Regolamento Consob 11522/98, sulla base del quale si impone agli intermediari di non effettuare “operazioni inadeguate”. Ciò che accadde, in effetti, visto che il 100% del capitale fu investito su un unico titolo, incrementando i rischi in modo esponenziale.A nulla valse la sottoscrizione dell’accordo fatto firmare dalla banca, in cui si parlava di incoerenza della linea concordata coi clienti: secondo la Cassazione si trattava di descrizioni sommarie e dalle quali non risultava un’adeguata informazione dei rischi connessi all’unico investimento, alla sua durata decennale e alle incertezze di mercato, già allora evidentemente rilevabili.Gli Ermellini hanno dunque stabilito il risarcimento, sancendo come limite decennale non già quello decorso dalla data dell’investimento bensì dal momento in cui i risparmiatori hanno acquisito consapevolezza delle perdite subite: la somma da rifondare è stata quantificata sulla base del capitale iniziale a cui sono state detratte le somme già percepite tramite cedole e rimborsi partiti dopo la procedura di insolvenza. LEGGI TUTTO

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    Rimborso istantaneo per il treno in ritardo: ecco come richiederlo con “Smart Refund”

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    Adesso sarà più facile e immediato, per i viaggiatori di Trenitalia, richiedere il rimborso istantaneo dei biglietti in caso di ritardi o cancellazioni: il nuovo sistema è stato presentato dall’azienda di Ferrovie dello Stato ed è disponibile sia sul portale web ma anche per chi scarica l’applicazione sui propri dispositivi.Cos’è Smart RefundSi chiama Smart Refund ed è disponibile per i passeggeri che hanno acquistato un biglietto per l’Alta velocità o Intercity: in questo modo sarà molto più veloce e snello il processo per rimborsare gli utenti delle somme dovute. Ci sono due possibilità: richiedere la cifra economica che in caso di ritardi tra 60 e 119 minuti (quindi entro le due ore) è del 25%, dalle due ore in sù è del 50% mentre per le cancellazioni c’è ovviamente il rimborso completo. Chi volesse, però, può richiedere un bonus che sarà speso successivamente per un altro acquisto. Il servizio, che nel recente passato era disponibile soltanto tramite Smart Caring, dallo scorso mese di settembre ha già fatto fronte a oltre 200mila richieste ognuna delle quali è stata risolta in un tempo medio di 25 secondi.Come richiederloPer sfruttare il rimborso istantaneo, come anticipato, ci si può collegare con la pagina web di Trenitalia o scaricare l’app, cliccare su “Info e Assistenza/Info su Rimborsi” dell’App oppure attendere la ricezione di mail o sms di Smart Caring (automaticamente) che il cliente riceverà se il proprio treno avrà subìto un ritardo o una cancellazione. A quel punto, dopo aver inserito la mail del proprio account con il quale ci si è registrati e il codice Otp, la richiesta potrà essere inoltrata con il rimborso che arriva in maniera praticamente immediata.”Velocizzati i rimborsi””L’introduzione di Smart Refund su App e sito di Trenitalia è un esempio concreto dell’impegno dell’azienda nel fornire soluzioni sempre più efficienti, veloci e pratiche per i nostri passeggeri”, ha dichiarato Gianpiero Strisciuglio, amministratore Delegato e Direttore Generale di Trenitalia. “In questo percorso, l’innovazione tecnologica svolge un ruolo fondamentale poiché ci permette non solo di velocizzare il processo di rimborso, ma anche di renderlo anche più sicuro e trasparente”. LEGGI TUTTO

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    Montezemolo sconfitto. A Londra vince il broker

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    «Le pretese dei ricorrenti sono respinte». Si chiudono così le 337 pagine della sentenza con cui l’Alta Corte di Londra ha bocciato le richieste di Luca Cordero di Montezemolo e del figlio Matteo, che avevano chiesto un risarcimento da 50 milioni di euro a carico, tra gli altri, del broker Daniele Migani, fondatore del Gruppo Xy specializzato in consulenza su grandi patrimoni, sostenendo di essere stati «vittime di una frode» per investimenti finiti male cinque anni fa. La vicenda era emersa dodici mesi fa e a novembre Migani, residente in Svizzera e con un passato anche da fisico nucleare al Cern di Ginevra, aveva subito pure un sequestro da 18 milioni in un’inchiesta milanese su presunti raggiri ad altri vip e imprenditori per le ipotesi di truffa, abusiva attività finanziaria in Italia e omessa presentazione della dichiarazione dei redditi. Sequestro poi però annullato dal Riesame. L’indagine comunque va avanti. LEGGI TUTTO

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    Passaggio di proprietà dell’auto, ecco come e quando si paga di meno

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    Nel momento in cui si decide di acquistare un’auto usata è cosa risaputa che tra le spese da affrontare ci sarà quella del passaggio di proprietà, documento con cui viene ufficialmente sancito il trasferimento di titolarità di un veicolo da un individuo a un altro.Le norme vigenti prevedono che l’operazione debba concludersi entro e non oltre i 60 giorni dalla compravendita del mezzo: qualora ciò non dovesse accadere, il rischio è quello di incorrere in una sanzione da 705 a 3.526 euro e nel ritiro del documento di circolazione. Si tratta, pertanto, di un atto obbligatorio da stipulare in casi del genere, e può essere effettuato presso l’Aci o la Motorizzazione Civile a un costo che varia a seconda del luogo in cui si risiede. Entrando più nello specifico, la cifra totale è composta innanzitutto da una serie di costi fissi, ovvero:emolumenti Aci, 27 euro;imposta di bollo per la presentazione dell’atto al Pra e il rilascio del certificato di proprietà (Cdp), 32 euro;imposta di bollo per l’aggiornamento della carta di circolazione, 16 euro;diritti della Motorizzazione Civile, 10,20 euro.Alla quota va aggiunta poi la fetta più grande, rappresentata dall’Ipt, ovvero l’imposta provinciale di trascrizione, che può cambiare a seconda della potenza del veicolo oggetto di passaggio e alla provincia in cui risiede l’acquirente. La quota minima per l’Ipt, scevra di maggiorazioni dovute alla potenza o agli aumenti dettati dalle province, è di 150,81 euro: si fa riferimento, in questo caso, a vetture entro la soglia dei 53 kW, mentre a salire si devono considerare 3,5119 euro in più per ogni kW aggiuntivo. Ciò considerato, sommando le quote fisse e la tariffa più bassa, la spesa minima è di 236,01 euro.Il passaggio si può effettuarepresso lo Sta (sportello telematico dell’automobilista) di una delegazione Aci o un’agenzia di pratiche auto: ai costi si dovrà aggiungere anche la tariffa per il servizio di intermediazione, pari mediamente a 150 euro;presso lo Sta dell’Umc (Ufficio motorizzazione civile): in questo caso i pagamenti vanno fatti prima alle Poste, per cui allo sportello si devono presentare le attestazioni di pagamento,ma non ci sono ulteriori maggiorazioni.Un primo modo di tagliare i costi, quindi, è quello di svolgere tutte le pratiche previste in totale autonomia, tagliando la voce “commissioni”, che ha un suo peso: chiaramente si tratta di una scelta che significa farsi carico di tutto l’iter, ma, come detto, in media si possono risparmiare ben 150 euro.L’altra voce variabile, l’Ipt, dipende dalle tariffe applicate dalla provincia di residenza dell’acquirente, che possono essere del 20%, del 25% e del 30%, a parte quelle che non prevedono rialzi (Aosta, Bolzano e Trento). Per quanto concerne il totale della quota, è bene tenere presente che alcuni Enti locali riconoscono agevolazioni per la compravendita di auto ecologiche, come a Bari (-75% per veicoli ad alimentazione, esclusiva o doppia, elettrica, Gpl, metano o ad idrogeno ), oppure a Pavia e Cremona (-50% per auto full electric o a idrogeno). Sconti sono previsti anche per l’acquisto di veicoli storici. LEGGI TUTTO

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    Ecco quando non devi pagare la Tari

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    La Tari, imposta tra le più invise ai contribuenti soprattutto a causa dei continui aumenti, costituisce una delle principali entrate dei Comuni, che grazie alle somme incassate provvedono alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti urbani.La tassa da regolamento vigente deve essere pagata dai cittadini che detengono a qualsiasi titolo immobili o aree scoperte atte alla produzione di rifiuti, e questo a prescindere dal fatto che vengano o meno prodotti concretamente. Per sua configurazione, la Tari è un’imposta fissa, dal momento che la quota viene calcolata sulla teorica quantità di rifiuti prodotti dal contribuente in base ai metri quadri della casa e al numero di persone che vivono all’interno di essa: nel computo, quindi, non viene considerata alcuna variabile relativa all’effettiva quantità di rifiuti generati.Ma allora che cosa accade quando un immobile risulta disabitato? È un caso che solleva dall’obbligo di versare l’imposta? A chiarire questo aspetto le sentenze 21703 e 9872 della Corte di Cassazione, secondo la quale l’obbligo di pagare la tassa deve sussistere anche qualora si faccia riferimento a un’abitazione disabitata, ma solo nel caso in cui essa sia strutturalmente predisposta al suo utilizzo. In sostanza per essere esentati dal versamento dell’imposta non basta che non sia in essere un contratto con società erogatrici di servizi come luce, acqua o gas, ma è necessario che manchino fisicamente i collegamenti che conducono le utenze all’interno dell’abitazione o che queste siano state appositamente sigillate e risultino pertanto inutilizzabili. Se per vivere in casa basta semplicemente attivare un contratto di fornitura, quindi, la Tari è dovuta, se invece per poter ottenere questi servizi mancano ancora le opere strutturali l’obbligo decade.Ovviamente dovrà essere il cittadino a dimostrare che l’immobile non è fruibile e risulta non utilizzabile per viverci dentro, diventando così di conseguenza non idoneo a produrre rifiuti come da regolamento: questa non idoneità, come da sentenza 1711 della Cassazione deve essere “riscontrabile in base ad elementi obiettivi direttamente rilevabili o da idonea documentazione”. A non essere adatti, a titolo esemplificativo, sono LEGGI TUTTO

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    Parcheggi sulle strisce blu, cambia tutto: ecco le nuove regole e sanzioni

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    I parcheggi sulle strisce blu sono oramai più di una necessità, in particolar modo nelle grandi città, dal momento che trovare un luogo adatto per posteggiare la propria auto senza dover pagare sta diventando quasi un’impresa. A ciò si aggiunga anche il fatto che fruire di queste aree di sosta, spesso e volentieri dopo una ricerca estenuante, significa sborsare una quantità di denaro sempre maggiore, visti i frequenti ritocchi verso l’alto dei tariffari, che differiscono da comune a comune ma anche a seconda dell’azienda che le ha in gestione.Tra le novità introdotte a dicembre 2024 nel Codice della strada ve ne sono alcune inerenti proprio i parcheggi sulle strisce blu, che hanno modificato la normativa precedente tanto in termini di sanzioni quanto di tempistiche. Nel caso in cui si venisse sorpresi a occupare un parcheggio a pagamento senza aver pagato la quota prevista, la sanzione comminata è di 42 euro, ma a questa somma andrebbe ad aggiungersi anche un importo variabile corrispondente al prezzo del posteggio per una giornata intera. Qualora, solo per fare un esempio, si lasciasse l’auto senza regolare ticket in un’area a pagamento dalle ore 8.00 alle ore 20.00 il totale da corrispondere in caso di sanzione sarebbe pertanto di 66 euro: alla parte fissa di 42 euro, infatti, andrebbero aggiunti anche i 2 euro previsti per ciascuna delle 12 ore in cui vige il pagamento (per un totale, quindi, di ulteriori 24 euro). Solo in alcuni Comuni italiani, e per questo motivo sarebbe bene comunque informarsi prima, sono previste tariffe agevolate o addirittura esenzioni per i proprietari di autovetture ibride o elettriche,Proseguendo con le novità, è bene sapere anche che per quanto concerne la tolleranza si è passati a un meccanismo di valutazione che si basa sulle tempistiche di occupazione dello spazio a pagamento. Se si occupa il parcheggio sulle strisce blu non superando il 10% del tempo per cui il conducente ha pagato allora non è prevista alcuna sanzione: quindi, per esempio, avendo versato una quota per due ore, ovvero 120 minuti, c’è una tolleranza di 12 minuti dalla scadenza del ticket. LEGGI TUTTO

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    Moduli, procedure e costi, cosa c’è da sapere per rinnovare il passaporto

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    Il passaporto è un documento indispensabile per tutti coloro che intendono viaggiare all’estero, ecco perché, una volta scaduto, è necessario provvedere al rinnovo o, per meglio dire, alla richiesta di un nuovo passaporto. Si tratta purtroppo di una proceduta non proprio rapida, che a volte può richiedere anche alcuni mesi, cosa che scontenta non poco i richiedenti. Per evitare malumori e problemi, dunque, è bene muoversi per tempo e conoscere la procedura.Il passaporto è un documento personale necessario per l’espatrio per i paesi extra-Ue, e può essere richiesto da qualsiasi cittadino italiano. Ne esiste uno per i maggiorenni, e uno per i minorenni. Quello per i cittadini maggiorenni ha una validità di 10 anni a partire dalla data di rilascio, mentre il documento dedicato ai minorenni vale 3 anni per i minori da 0 a 3 anni, e 5 anni per i minori da 3 a 18 anni. Il documento per i minorenni può essere rilasciato solo con il consenso di entrambi i genitori.Per richiedere il passaporto (sia esso ex novo, o da rinnovare), bisogna presentarsi in questura muniti di modulo di richiesta compilato e firmato (ne esiste uno per i maggiorenni, e uno per i minorenni), documento di identità e codice fiscale validi, presentati in originale e in fotocopia, due fototessere, ricevute di pagamento con bollettino e marca da bollo, consenso dei genitori in caso di passaporto per minore, vecchio passaporto o denuncia di smarrimento in caso si debba richiedere un nuovo documento, consenso dell’altro genitore se chi chiede il documento ha figli minorenni.Oltre ai documenti da presentare presso gli appositi uffici, sarà necessario affrontare dei costi. La marca da bollo richiesta, ad esempio, è quella da 73,50 euro. A questa bisogna aggiungere i 42,50 euro da versare mediante bollettino al ministero dell’Economia e delle Finanze, per la precisione al conto corrente 67422808. Il totola della spesa, pertanto, è di 116 euro, senza altri costi aggiuntivi.Come abbiamo detto i tempi non sono velocissimi. Si va indicativamente dai 15-20 giorni, ma spesso l’attesa si allunga, arrivando anche a 3 mesi, ecco perché è sempre meglio agire prima. Ci si può prenotare online, accedendo al sito della Polizia, e da lì fare la registrazione per scegliere giorno e ora dell’appuntamento. In casi eccezionali, come lutto, lavoro o problemi di saluto, si può chiedere un passaporto temporaneo. LEGGI TUTTO