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    Unicredit-Bpm solo con l’addio a Mosca

    Il Tar del Lazio ha accolto solo «parzialmente» il ricorso di Unicredit in cui venivano contestate la legittimità delle prescrizioni del Golden power esercitato dal governo in merito all’Ops su Banco Bpm. La decisione è contenuta in una complessa sentenza già fornita di motivazioni che, nello specifico, accoglie il ricorso sulla prescrizione «di non ridurre […] LEGGI TUTTO

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    Unicredit, il Tar accoglie parzialmente il ricorso sul “golden power”

    Il Tar del Lazio ha accolto parzialmente il ricorso presentato da Unicredit contro alcune delle condizioni imposte dal governo nell’ambito dell’operazione di acquisizione su Banco BPM. Una decisione che segna un passaggio cruciale nella controversa applicazione del Golden Power al settore bancario, aprendo nuovi interrogativi sulla linea di confine tra la tutela dell’interesse nazionale e la libertà d’impresa.La sentenzaLa sentenza, resa nota oggi, ha annullato due delle quattro prescrizioni contenute nel decreto emanato dall’esecutivo per vigilare sull’Offerta Pubblica di Scambio lanciata da Unicredit nei mesi scorsi. In particolare, è stato ritenuto illegittimo l’obbligo imposto alle due banche di mantenere inalterato, per un periodo di cinque anni, il rapporto tra impieghi e depositi in Italia. Secondo il tribunale amministrativo, la misura risulta eccessivamente rigida e sproporzionata, soprattutto nella sua componente temporale. I giudici hanno sottolineato che, pur riconoscendo la legittimità del principio generale di tutela, il vincolo imposto non garantiva un equilibrio adeguato tra l’interesse pubblico e la libertà d’azione dell’istituto. Altro punto su cui il Tar ha dato ragione a Unicredit riguarda il portafoglio di project finance. Anche in questo caso, è stata annullata la prescrizione che imponeva di mantenerlo a determinati livelli, considerata una misura lesiva dell’autonomia strategica e operativa della banca.Restano valide le altre due condizioniRestano invece valide le altre due condizioni previste dal decreto governativo: l’obbligo di conservare la partecipazione in Anima Holding, società italiana attiva nel risparmio gestito, e la richiesta di disimpegno dalle attività in Russia entro nove mesi, una misura motivata dal contesto geopolitico e dai rischi connessi alla sicurezza nazionale. La decisione del Tar non rappresenta una bocciatura totale dell’intervento governativo, ma ne limita la portata. Viene infatti lasciata aperta la possibilità per l’esecutivo di esercitare nuovamente il potere, purché in forme più proporzionate e circostanziate. Una precisazione non secondaria, che consente al governo di tornare sul dossier con strumenti riformulati, nel rispetto delle indicazioni dei giudici. LEGGI TUTTO

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    Mediobanca: “Offerta Mps inadeguata”

    Nessuna sorpresa dall’esito del cda di Mediobanca che ieri ha bocciato il prospetto dell’offerta di Mps. I toni ricalcano quelli già usati quando Siena ha lanciato la scalata a Piazzetta Cuccia. Con il voto contrario di Sandro Panizza e l’astensione di Sabrina Pucci (espressione del socio Delfin), il board ritiene l’Ops del Monte che partirà lunedì 14 «ostile e non concordata», «priva di razionale industriale e di convenienza per gli azionisti della banca», con un corrispettivo offerto «non congruo e del tutto inadeguato» perché risulta a sconto del 32% rispetto alla media del rapporto di scambio individuato dal cda di Mediobanca. Nella nota si segnala che alla data del comunicato dell’emittente, lo sconto implicito nel corrispettivo rispetto al prezzo dell’azione Mediobanca è pari al 3,9 per cento. La realtà combinata sarebbe rappresentata per il 62% dagli attuali soci di Mediobanca e dal 38% dagli attuali soci di Mps. «Ne conseguirebbe lo scenario paradossale in cui gli attuali azionisti di Mediobanca verrebbero a detenere la maggioranza del capitale sociale di Mps post Offerta, nonostante l’offerente abbia dichiarato l’intenzione di voler acquisire il controllo (anche di fatto) di Mediobanca». Secondo l’istituto guidato da Alberto Nagel, che lunedì terrà una conference call, la previsione di una doppia soglia nell’offerta l’una fissata al 66,67% (quale quorum idoneo a consentire di controllare l’assemblea straordinaria), l’altra fissata invece al 35%, «denota opacità in ordine alle reali finalità dell’offerta». Il cda stima, inoltre, dissinergie «per un totale di circa 460 milioni in caso di fusione tra le due entità bancarie e fino a 665 milioni in assenza di fusione». E ancora: «Il documento di offerta e il documento di esenzione di Mps non chiariscono l’assetto proprietario e di governance del gruppo risultante dall’aggregazione tra Mediobanca e Mps, lasciando aperta una significativa incertezza sul ruolo di azionisti rilevanti come Delfin e Caltagirone, che sono presenti sia in Mps sia in Mediobanca (e in Generali)», prosegue il comunicato. Che punta il dito su un «potenziale disallineamento degli interessi di tali azionisti rispetto a quelli del resto della compagine azionaria». LEGGI TUTTO

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    Banca Ifis oltrepassa il 90% di Illimity. Scatta il premio per tutti gli aderenti

    Si è conclusa con successo l’Opas di Banca Ifis su Illimity Bank. Al termine della riapertura l’istituto ha raccolto adesioni pari al 91,3% del capitale, superando così la soglia del 90% che consente di procedere con il delisting dell’istituto fondato da Corrado Passera e di corrispondere agli azionisti aderenti un premio aggiuntivo di 0,1775 euro ad azione. Si tratta della prima offerta in campo bancario del 2025 e di un passo fondamentale per dare attuazione a un piano industriale ambizioso. L’operazione, infatti, mira a unire due realtà complementari nel credito alle pmi, nel comparto Npl e nel settore retail. Quest’ultimo rappresenta un terreno nuovo per Ifis, ma dove Illimity vanta un posizionamento già solido, soprattutto nel canale digitale.”La riuscita dell’offerta rappresenta un risultato importante nella storia di Banca Ifis. Uniremo due challenger bank innovative per costruire un gruppo bancario di primario riferimento per l’economia del Sistema Italia”, aveva commentato il presidente Ernesto Fürstenberg Fassio (in foto) due settime fa alla fine del primo round. “Ifis-Illimity sarà una realtà solida, a supporto delle persone, delle imprese e di tutti gli stakeholder. Garantiremo che le migliori qualità possano contribuire alla creazione di una cultura aziendale moderna e inclusiva”.Nei prossimi sei mesi si aprirà la fase di due diligence, richiesta dalla Bce, per verificare nel dettaglio la situazione della banca incorporata, anche alla luce della revisione del bilancio 2024 di Illimity, chiuso con una perdita di 38,6 milioni dopo rettifiche legate a una cartolarizzazione. Banca Ifis ritiene di avere tutte le competenze interne per gestire eventuali criticità, forte di un’esperienza pluriennale e di un’infrastruttura completa nel settore Npl. L’obiettivo è integrare Illimity il prima possibile, anche per accelerare l’attuazione del piano che prevede utili cumulati per 270 milioni di euro al 2027. LEGGI TUTTO

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    Bper supera il 58% di Popolare Sondrio. Papa: “Insieme al vertice del settore”

    L’Opas di Bper su Banca Popolare di Sondrio ha centrato l’obiettivo: l’istituto modenese ha raccolto adesioni pari al 58,15% del capitale, a cui si aggiunge un ulteriore 0,34% già detenuto, portando la quota complessiva al 58,49%. È quanto emerge dai risultati provvisori comunicati dalla banca, che annuncia anche la riapertura dell’offerta per cinque sedute di Borsa, dal 21 al 25 luglio, per consentire ad altri azionisti di aderire.Con il superamento della soglia del 50%, si apre la strada all’integrazione piena della Popolare di Sondrio all’interno del gruppo Bper. “Accogliamo con grande soddisfazione il superamento della soglia del 50% del capitale sociale”, ha dichiarato l’amministratore delegato Gianni Franco Papa (in foto), sottolineando come si tratti di “un traguardo importante, per quanto ancora provvisorio, che consente di consolidare la nostra posizione tra i primi player bancari nazionali”.La fusione tra i due istituti darà vita a una realtà con “una base patrimoniale ancora più solida e una rete commerciale che conterà più di 2.000 filiali al servizio di circa 6 milioni di clienti”, ha aggiunto Papa. “Continueremo a restare focalizzati sul credito a famiglie e imprese e a gestire con competenza e responsabilità gli oltre 400 miliardi di euro di asset dei clienti”, ha aggiunto. LEGGI TUTTO