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    Mps, utili super con il guizzo delle commissioni. E ora alza l’asticella di fine anno a 1,4 miliardi

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    Oggi è una banca che la prossima primavera staccherà oltre 1 miliardo di dividendi e che alza l’asticella per il 2024 verso un utile ante imposte di 1,3-1,4 miliardi. In pochi avrebbero scommesso quando nel novembre di due anni fa l’istituto guidato da Luigi Lovaglio e presieduto da Nicola Maione, era in affanno per chiudere l’aumento di capitale da 2,5 miliardi per finanziare il suo piano industriale. Qualcuno osserverà che l’innalzamento dei tassi della Banca centrale europea ha dato una mano, ma ad oggi il vento buono è rimasto e la rete di consulenti finanziari porta fieno in cascina sul fronte delle commissioni: oltre 1 miliardo, in crescita del 10,7% su un anno fa. Ancora solido anche il margine d’interesse, a 1,76 miliardi (+4,7%). Segnali che questa Mps non è più un fuoco di paglia. Nei 9 mesi, infatti, l’utile netto è stato di 1,56 miliardi, un dato però che senza benefici fiscali si attesterebbe a 1,09 miliardi (+4,7% su anno) con un dato relativo al terzo trimestre di 390 milioni (+5,7%) e 407 di risultato netto. LEGGI TUTTO

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    Unipol si smarca da Anima e apre all’ipotesi terzo polo

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    «Il Danish Compromise, secondo noi, è qualcosa di non corretto nella regolamentazione dei mercati finanziari, petrchè dà un vantaggio indebito alle banche. Tale vantaggio non viene invece accordato a una compagnia assicurativa che voglia acquistare una partecipazioni in una banca». È quanto ha sottolineato ieri il ceo di Unipol, Matteo Laterza, rispondendo ieri alla domanda di un analista durante la conference call sulla trimestrale. «Nel caso delle quote bancarie ci viene chiesto di mettere sul tavolo più capitale rispetto a quanto ne venga richiesto a una banca per comprare una quota di un’assicurazione», ha precisato rilevando che la questione «dovrà comunque essere presa in esame dalla politica». Il Danish Compromise, come ormai noto agli ambienti finanziari, è la normativa europea che consente alle banche, ma non alle assicurazioni, un minor assorbimento di capitale per l’acquisizione di quote nelle compagnie assicurative. Un’asimmetria notata giovedì scorso nel corso di un convegno sia dal presidente di Unipol, Carlo Cimbri, sia dal ceo insurance di Generali, Giulio Terzariol. Si tratta di una questione cruciale per il mondo delle compagnie italiane, ma che (occorre precisarlo chiaramente vista la stringente attualità dell’argomento) non ha un riferimento diretto all’Opa annunciata da Banco Bpm su Anima (Il Giornale ha erroneamente attribuito a Cimbri il riferimento a Piazza Meda nonostante il presidente di Unipol non abbia mai citato il nome nè di Anima nè di Bpm). Nel caso di Piazza Meda, infatti, l’istituto potrebbe avvalersi del Danish Compromise ampliato, che consente alle banche di ottenere sconti patrimoniali anche per partecipazioni in asset manager, purché queste vengano acquistati tramite una controllata attiva nel settore assicurativo. Sia detto per inciso, ieri il cda di Anima ha dato incarico a Goldman Sachs affinchè venga avviato il processo di valutazione dell’offerta. Quanto a Unipol, Laterza ha sottolineato che «non dipenderà dal quadro normativo, ma da quanto noi in questo momento pensiamo di poter remunerare il capitale necessario per un investimento strategico». Quindi, se ci saranno opportunità, «è chiaro che le prenderemo in esame», ha dichiarato, rispondendo a una domanda sugli sviluppi della bancassurance (in cui Unipol è forte grazie alla partecipate Bper e Pop Sondrio e alla joint venture Arca Vita) e, soprattutto, su un eventuale interessamento a una partnership con Mps nel caso in cui l’istituto senese sciogliesse il legame con Axa. LEGGI TUTTO

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    Trimestre eccellente per Mps, alzate le stime di utile lordo 2024

    Il Monte dei Paschi di Siena continua a macinare risultati positivi e conferma un 2024 con forte crescita. Nel terzo trimestre, la banca ha registrato un utile netto di 407,7 milioni di euro, superando i 309,6 milioni del corrispondente periodo dell’anno scorso. Nei primi nove mesi dell’anno, l’utile netto ha raggiunto 1,565 miliardi, con un incremento del 68% rispetto allo stesso periodo del 2023, superando le stime degli analisti. Questo risultato è sostenuto anche dalla rivalutazione del patrimonio di imposte differite attive (DTA) per 470 milioni, di cui 6 milioni riflessi nei conti fino al 30 settembre, al netto della fiscalità.L’utile operativo netto di Mps nei primi nove mesi è stato di 1,339 miliardi (+17,6%), mentre nel terzo trimestre ha toccato i 442 milioni. Cresce anche il margine di interesse (+4,7%), attestandosi a 1,768 miliardi nei nove mesi. L’incremento del margine di intermediazione, pari all’8,3% su base annua e raggiungendo i 3,037 miliardi, sottolinea la solidità della banca nel segmento operativo.Verso un dividendo più riccoIl Monte dei Paschi la prossima primavera potrebbe staccare un dividendo superiore al miliardo. “Abbiamo già raggiunto un utile pre tasse di 1,1 miliardi, il che ci consente di raggiungere e anche superare il nostro target iniziale di 1,3 miliardi, dato che ci aspettiamo che l’ultimo trimestre sia in linea con i tre precedenti” ha dichiarato l’amministratore delegato Luigi Lovaglio. Previsto un quarto trimestre «che non sarà diverso dalla media dei precedenti» e quindi l’utile prima delle imposte potrà essere di «1,3-1,4 miliardi». Il top manager ha confermato che il payout ratio è del 75% con un dividendo già acquisito, dopo i nove mesi, di circa 820 milioni (l’utile di periodo al lordo delle imposte è di 1.096 milioni).Efficienza e gestione dei costiLa banca ha lavorato per migliorare l’efficienza operativa. Il cost/income ratio è sceso al 46%, rispetto al 48% dello scorso anno, con una riduzione delle spese amministrative (-5,4%) a 348 milioni e un aumento contenuto delle spese per il personale (+6,9%). Nonostante il lieve calo della raccolta complessiva a 192,9 miliardi rispetto a giugno, Mps conferma la stabilità delle sue fonti di liquidità.Anche la gestione dei crediti deteriorati ha registrato miglioramenti. Al netto della cessione di un portafoglio di 300 milioni, i crediti deteriorati lordi sono pari a 3,6 miliardi, con una copertura del 49,9%, mantenendo una posizione patrimoniale solida. “Dobbiamo ridurre il nostro NPL ratio, ma vogliamo farlo in maniera ragionata. Crediamo ci sia valore da recuperare da alcune posizioni deteriorate e, qualora necessario, procederemo con nuove cessioni” ha chiarito Lovaglio.Strategia di mercato e capitale in eccessoLa posizione patrimoniale del gruppo rimane robusta, con un CET1 fully loaded al 18,3%. La banca si dichiara pronta a cogliere opportunità di mercato, sfruttando il capitale in eccesso. “È bello avere un eccesso di capitale perché ci permette di guardarci intorno per opportunità” ha commentato Lovaglio, precisando che Mps è aperta a eventuali acquisizioni se si presentassero condizioni favorevoli. Tuttavia, queste scelte dipenderanno dalle opportunità concrete, ha aggiunto.Prospettive e ruolo del TesoroIl ministero dell’Economia, azionista di riferimento con una quota del 26,7%, ha dimostrato competenza nella gestione della sua partecipazione, secondo l’opinione di Lovaglio. “Hanno dimostrato di sapere cosa fanno e hanno fatto bene fino a questo momento, lasciamoli fare ciò che ritengono meglio per il gruppo e per gli azionisti”, ha detto l’ad. Il Tesoro è obbligato all’uscita dagli accordi stipulati nel 2017 con Bce e Commissione Ue per salvare l’istituto senese, anche se non sono state fornite tempistiche precise. Occorre ricordare, inoltre, che la partecipazione rimasta in carico a Via XX Settembre è di maggioranza relativa e non consente poteri di blocco in assemblea.DTA: un potenziale ancora da sfruttareIl Chief Financial Officer (CFO) Andrea Maffezzoni ha sottolineato come le DTA rappresentino ancora un notevole vantaggio fiscale per la banca, con una possibilità di conversione in crediti d’imposta per 1 miliardo fino al 2028, a cui si aggiungeranno altri 2 miliardi di DTA da sfruttare successivamente. “Questo filone aurifero può continuare a ridurre l’impatto fiscale della banca nel medio-lungo termine” ha spiegato Maffezzoni, evidenziando come questa risorsa possa sostenere la redditività della banca anche in prospettiva futura.L’Opa di Banco Bpm su AnimaTra le questioni sul tavolo è rilevante anche il possibile sviluppo dell’Opa di Banco Bpm su Anima Holding, partner strategico di Mps. “L’Opa di Banco Bpm su Anima può essere interessante, ma è troppo presto per esprimere un giudizio. Seguiremo l’evoluzione e faremo valutazioni”, ha dichiarato Lovaglio. Questa operazione potrebbe avere implicazioni importanti: Anima ha accordi di distribuzione proprio con Mps (che copre il 16% delle masse della Sgr che, a sua volta, detiene l’1% di Rocca Salimbeni). L’intesa scade nel 2030 e non prevede la clausola di uscita in caso di riassetto azionario. LEGGI TUTTO

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    Banca Generali verso un anno record

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    Banca Generali si avvia a chiudere il miglior anno della sua storia, raggiungendo risultati record in termini di redditività e masse gestite. Con l’utile netto consolidato dei primi nove mesi dell’anno a 338,6 milioni di euro, in crescita del 33% rispetto all’anno precedente e sopra le aspettative del consensus (335 milioni), la banca ha visto le masse gestite e amministrate per conto della clientela superare i 100 miliardi di euro, attestandosi a fine periodo a 101 miliardi, con un incremento del 14% rispetto allo scorso anno.La raccolta netta nei primi nove mesi è salita a 4,7 miliardi (+9%), riflettendo una domanda crescente di soluzioni gestite, mentre il margine di intermediazione ha registrato un aumento del 22,8% a 723,4 milioni di euro, grazie all’incremento del margine finanziario a 247,9 milioni (+2,9%) e delle commissioni nette ricorrenti, che si attestano a 353,3 milioni (+4,6%). Il margine d’interesse ha raggiunto i 237,3 milioni, con una crescita del 4,1% sull’anno, sostenuto da «un contesto di tassi rimasti elevati più a lungo del previsto». Solidi gli indicatori patrimoniali con un Cet 1 al 22,6% e un Total Capital ratio al 25,2%, considerando la rettifica per un’obbligazione AT1 da 50 milioni che sarà rimborsata entro la fine dell’anno.«Banca Generali – si legge nel comunicato sulla trimestrale – si appresta ad entrare nella fase conclusiva del piano triennale 2022-2024 confermandosi in linea o prossima al raggiungimento degli obiettivi finanziari definiti», che comprendono un flusso cumulato di raccolta netta compreso tra 18 e 22 miliardi, una crescita media annuale ponderata (CAGR) degli utili ricorrenti tra il 10% e il 15%, e una politica dei dividendi in crescita, con una distribuzione prevista di 7,5-8,5 euro per azione cumulati tra il 2022 e il 2025.La banca prevede per il quarto trimestre 2024 un margine finanziario tra 75 e 77 milioni, puntando per l’intero esercizio a un totale tra 323 e 325 milioni. Questo è «in virtù della tenuta della redditività degli attivi finanziari e della crescita dei volumi dei depositi retail», precisa la nota. Sono attese inoltre commissioni di gestione superiori all’1,42% e una crescita dei costi operativi “core” non oltre il 6% annuo. In questo scenario, Banca Generali mira a distribuire non meno di 8 euro per azione di dividendi cumulati nel periodo 2022-2025, mantenendosi all’interno del range previsto dal piano (7,5-8,5 euro per azione).Guardando al futuro, la banca prevede di lanciare il nuovo piano triennale 2025-2027 nel secondo trimestre 2025, dopo il completamento dell’offerta volontaria di acquisto per l’acquisizione di Intermonte.Secondo l’amministratore delegato e direttore generale Gian Maria Mossa, Banca Generali si dirige «verso i migliori risultati nella storia della banca in termini finanziari, di portafoglio clienti e numero di banker». Mossa evidenzia come questi risultati siano «supportati da diversi trend positivi: forte interesse da parte di professionisti del settore e dal mondo bancario tradizionale al nostro modello di servizio, masse della clientela ai massimi storici superando il traguardo dei 100 miliardi di euro, slancio nella raccolta dai prodotti di risparmio gestito finanziario della casa e forte accelerazione della componente assicurativa nelle ultime settimane».Mossa sottolinea inoltre che «migliorano le voci ricorrenti che abbinate all’efficienza operativa ci proiettano verso nuovi ambiziosi traguardi non solo di redditività, ma anche di solidità». Un importante impulso alla crescita futura è atteso anche dall’acquisizione di Intermonte e dai progressi nei servizi in Svizzera, che Mossa considera «fondamentali per nuovi traguardi di crescita cui stiamo lavorando con grande impegno e determinazione». Grazie all’impegno dei consulenti, che secondo Mossa sono «al vertice del settore per professionalità e sviluppo», e all’apprezzamento dei clienti, la banca guarda «con grande fiducia ai prossimi mesi». LEGGI TUTTO

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    Banca Mediolanum con più raccolta mette in cantiere cedola straordinaria

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    Banca Mediolanum sta valutando di predisporre un dividendo straordinario, così come fatto nel 2022, per i propri soci. «Potrà esserci un dividendo speciale legato al bilancio 2024, in base alle commissioni di performance potremo considerarlo», ha affermato l’ad Massimo Doris (in foto), aggiungendo che «innanzitutto c’è spazio per pagare un dividendo ordinario superiore a quello dell’anno scorso» alla luce della crescita in atto.Il gruppo di Basiglio ha chiuso i primi nove mesi dell’anno con un utile netto di 674,3 milioni di euro, in aumento del 18% rispetto allo stesso periodo del 2023. In crescita a doppia cifra anche il margine di contribuzione (+15% a 1,48 miliardi) e il margine operativo (+16% a 847,9 milioni). Il 18 novembre, intanto, Banca Mediolanum staccherà un acconto dividendo di 0,37 euro per azione.A livello di raccolta, nel mese di ottobre Banca Medioanum ha registrato una raccolta netta complessiva di 1,36 miliardi, portando il totale da inizio anno a 8,52 miliardi. Per l’intero 2024 l’istituto ha rivisto al rialzo le stime sulla raccolta netta gestita a 7,5 miliardi rispetto al range tra 6 e 7 miliardi indicato in precedenza. Per il prossimo anno sono previsti «volumi ugualmente sostenuti». LEGGI TUTTO

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    Banca Ifis avanza e conferma i target. Rinnovata la fiducia all’ad Geertman

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    Banca Ifis ha chiuso i primi nove mesi del 2024 con un utile netto consolidato di 126,6 milioni di euro (+1,5% annuo). L’istituto ha beneficiato dell’andamento positivo sia del business commerciale sia del settore Npl, oltre che dell’attività di finanza proprietaria, portando il margine di intermediazione a 531,8 milioni (+3,8%). «Questi risultati ci consentono di avvicinare la fine del 2024 con fiducia e confermare la guidance di utile per l’esercizio corrente a 160 milioni», ha dichiarato l’ad Frederik Geertman (in foto). «In questo modo, confermiamo gli obiettivi finanziari del piano industriale 2022-2024, proseguendo nel rafforzamento dello sviluppo commerciale, nell’accelerazione del processo di innovazione e digitalizzazione». LEGGI TUTTO

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    Banco Bpm si ricompra tutta Anima. Opa da 1,6 miliardi e obiettivo delisting

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    Banco Bpm vuole prendersi tutta Anima. L’istituto guidato da Giuseppe Castagna (in foto), tramite la controllata Banco Bpm Vita, lancia un’Opa su Anima Holding a 6,2 euro per azione. L’offerta, finalizzata al delisting di Anima da Piazza Affari, risulta a premio del 24,9% rispetto alla media degli ultimi sei mesi. Banco Bpm, che detiene già il 22,38% della società di risparmio gestito (altri azionisti forti sono Poste con l’11,95% e Fsi con il 9,77%), andrà a sborsare massimi 1,6 miliardi. «Sono fiducioso che il cda di Anima consideri la nostra offerta amichevole», è l’auspicio di Castagna. «Siamo il partner naturale per assicurare continuità alla traiettoria di Anima», ha aggiunto. L’operazione andrebbe a creare un «campione nazionale integrato» con masse complessive da assicurazione Vita e risparmio gestito per 220 miliardi. Banco Bpm prevede un incremento delle performance del gruppo, con Rote atteso per il 2026 a oltre il 17% (dal 13,5% attuale).Anima nei primi nove mesi dell’anno ha visto i ricavi balzare del 48% a 367,1 milioni con un utile netto 172 milioni (+78%). Sempre ieri Banco Bpm ha riportato i conti al 30 settembre. L’utile netto di piazza Meda è balzato a 1,695 miliardi, in crescita del 79,8% rispetto allo stesso periodo del 2023 in virtù anche degli effetti della plusvalenza derivante dalla chiusura dell’operazione Numia sul business dei pagamenti. Al netto delle poste straordinarie, l’utile netto rettificato segna comunque un +25,1% a 1,25 miliardi, andando sostanzialmente già a pareggiare i profitti dell’intero 2023. Considerando il terzo trimestre, l’utile netto è stato di 945 milioni, posizionandosi sopra gli 875 milioni delle stime degli analisti. LEGGI TUTTO