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    Giorgetti: “Nessun decreto per Unicredit-Banco Bpm”

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    Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha dissipato i dubbi sull’eventualità di un decreto specifico per l’applicazione del golden power nel contesto dell’Ops (Offerta pubblica di scambio) lanciata da Unicredit su Banco Bpm. Intervenendo a margine del question time alla Camera, Giorgetti ha sottolineato: “No, non si sta pensando a nessun decreto, stiamo aspettando che ci notifichino, se vogliono farlo, l’operazione. Fino ad adesso non l’hanno fatto”. Una posizione chiara che ribadisce come il governo intenda agire nel rispetto delle norme esistenti.La legge Draghi come garanzia sufficienteSecondo il ministro, il Testo unico della Finanza (il decreto legislativo 58/98 detto anche legge Draghi) è già sufficiente a monitorare e gestire fusioni e acquisizioni nel settore bancario. Questa legge offre al governo strumenti per tutelare gli interessi strategici senza necessità di ulteriori interventi normativi. Il golden power, infatti, consente all’esecutivo di porre condizioni o bloccare operazioni che potrebbero compromettere settori chiave dell’economia nazionale.L’attenzione alla “sostanza” del creditoPiù che focalizzarsi sul “risiko bancario”, Giorgetti ha evidenziato come l’obiettivo principale della politica economica sia garantire che il sistema del credito resti funzionale all’economia reale. “Più che il risiko, l’attività di credito a favore dell’economia reale è ciò che conta realmente”, ha dichiarato, ribadendo la necessità di preservare la capacità delle banche di supportare le Pmi, che rappresentano il cuore produttivo del Paese. LEGGI TUTTO

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    Giorgetti: “Favorevole a sterilizzare l’aumento dell’età pensionabile”

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    Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha sottolineato la necessità di un approccio prudente e guidato dalla politica nell’affrontare l’aumento dei requisiti pensionistici previsto per il 2027. “Non è nessun pasticcio, è semplicemente che ci sono dei documenti tecnici. Adesso dobbiamo aspettare i dati definitivi che darà l’Istat, presumo a marzo. Io ho dato indicazione alla Ragioneria di aspettare con i decreti direttoriali perché la politica giustamente avrà tutto il tempo per fare le sue riflessioni e sterilizzare eventualmente questo aumento”, ha dichiarato il ministro.Giorgetti ha espresso chiaramente la sua posizione: “Il mio orientamento onestamente è di andare verso una sterilizzazione rispetto a queste forme di aumento”. Il simulatore pensionistico dell’Inps aveva temporaneamente anticipato gli adeguamenti sulla base di stime informali della Ragioneria, creando un cortocircuito, successivamente corretto. In un documento della Ragioneria dello Stato dal titolo “Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario” sono contenute le previsioni elaborate con i modelli della Ragioneria Generale dello Stato aggiornati a settembre 2024. Il documento tecnico – che sottolinea espressamente che le stime con gli adeguamenti effettivamente applicati risulteranno quelli accertati dall’Istituto di statistica a consuntivo – indica per il 2027 un aumento da 67 a 67 anni e tre mesi dei requisiti per l’accesso al pensionamento in base ad uno scenario mediano dell’Istat. Dal 2029 si passa poi a 67 anni e cinque mesi. C’è poi la valutazione politica che – al di là dei calcoli demografici – può consentire con un decreto di ‘sterilizzare’ l’aumento che scatterebbe e alla quale il ministro dell’Economia Giorgetti ha detto di essere favorevole.Brambilla: “L’adeguamento è uno stabilizzatore irrinunciabile”Dall’altra parte, il presidente del Centro studi Itinerari previdenziali, Alberto Brambilla, difende l’importanza di mantenere il legame tra età pensionabile e speranza di vita. In un’intervista a MF-Newswires, Brambilla ha dichiarato: “L’aggancio dell’anzianità contributiva all’aspettativa di vita è un evidente errore della riforma Monti-Fornero a ora non corretto, ma diverso è il caso dell’età pensionabile e dell’adeguamento dei requisiti di età anagrafica alla speranza di vita, che rappresenta un fondamentale – e direi irrinunciabile – stabilizzatore automatico del nostro sistema pensionistico”.Brambilla pone l’accento sulla sostenibilità del sistema nel lungo termine, sottolineando che “l’Italia sta vivendo la più grande transizione demografica della propria storia e in campo pensionistico servono scelte coerenti con i trend demografici: non dobbiamo dimenticare che prestazioni ‘corrette’, e quindi sostenibili, sotto il profilo attuariale non dovrebbero superare i 20-25 anni”. Inoltre, propone un ammodernamento del mercato del lavoro per incentivare la permanenza degli over 60, includendo misure come la revisione delle mansioni per le fasce più anziane. LEGGI TUTTO

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    I 10 viaggi più convenienti del 2025

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    I punti chiave

    Il 2025 si preannuncia un anno ricco di opportunità per chi desidera viaggiare spendendo meno. Skyscanner ha stilato una classifica delle mete più convenienti da raggiungere, evidenziando un calo significativo delle tariffe aeree verso destinazioni solitamente costose. Tra queste, Giappone, Australia e Canada emergono come le scelte più interessanti per chi vuole esplorare il mondo senza superare il budget.Le città più economichePianificare un viaggio economico è più semplice grazie ai dati aggiornati sulle destinazioni con il maggiore calo dei prezzi dei voli. Secondo una classifica stilata da Skyscanner, alcune delle mete più ambite del mondo hanno registrato un significativo abbassamento delle tariffe aeree. Ecco la lista delle destinazioni con le migliori opportunità di risparmio, basata su voli di andata e ritorno in classe Economy rispetto allo scorso anno:1. Nagoya, Giappone: -31%2. Budapest, Ungheria: -28%3. Oakland, Nuova Zelanda: -24%4. Göteborg, Svezia: -23%5. Pechino, Cina: -21%6. Brisbane, Australia: -19%7. Biarritz, Francia: -19%8. Marrakech, Marocco: -18%9. Vancouver, Canada: -17%10. Berlino, Germania: -16%Le tratte e i prezziLa diminuzione dei prezzi su alcune tratte aeree ha reso destinazioni solitamente meno accessibili alla portata di un numero maggiore di viaggiatori. A contribuire alla riduzione dei costi sono stati diversi elementi, tra cui l’introduzione di nuove rotte con partenza dall’Italia. Un esempio emblematico è il Giappone, ora collegato direttamente a Tokyo tramite voli diretti. LEGGI TUTTO

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    Pensioni, il sistema regge

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    Nel 2023 il sistema previdenziale italiano conferma la sua tenuta, nonostante le numerose sfide poste dal trend demografico e dalla crescita delle spese assistenziali. Lo evidenzia il XII Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale Italiano curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, presentato oggi alla Camera. Il documento offre una fotografia dettagliata dello stato del welfare italiano, mettendo in luce aspetti positivi e criticità da affrontare con urgenza.Numeri e dinamiche del sistema pensionisticoSecondo il Rapporto, il numero di pensionati è aumentato nel 2023, raggiungendo quota 16.230.157, con un incremento di 98.743 unità rispetto al 2022 (+0,61%). L’incremento è dovuto in gran parte alle molteplici vie d’uscita introdotte in deroga alla riforma Monti-Fornero, tra cui Quota 100, Quota 102 e Quota 103. Attualmente, su 3,63 residenti italiani almeno uno è pensionato, un dato elevato che si prevede peggiorerà ulteriormente con il picco dell’invecchiamento demografico previsto per il 2045.Il numero complessivo di prestazioni pensionistiche erogate è salito a 22.919.888 (+0,65% rispetto al 2022). Di queste, 17.752.596 appartengono alla categoria Ivs (invalidità, vecchiaia e superstiti), mentre le prestazioni assistenziali Inps ammontano a 4.540.149. Ogni pensionato riceve in media 1,421 prestazioni, con una distribuzione che equivale a una prestazione ogni 2,574 abitanti.Nonostante questi numeri, il rapporto tra attivi e pensionati è migliorato, raggiungendo il valore di 1,4636, il migliore nella serie storica. Tuttavia, rimane ancora sotto la soglia minima di sicurezza fissata a 1,5, necessaria per la sostenibilità di medio-lungo termine.Un welfare in equilibrio precarioLa spesa previdenziale per il 2023 è stata pari a 267,1 miliardi di euro, equivalente al 12,55% del PIL, un valore in linea con la media europea. Questa stabilità è stata ottenuta grazie alle riforme previdenziali precedenti, ma il peso crescente della spesa assistenziale è una minaccia significativa. Infatti, i costi assistenziali, interamente a carico della fiscalità generale, hanno raggiunto i 164,4 miliardi di euro, crescendo tre volte più rapidamente rispetto alla spesa pensionistica dal 2008.Il documento sottolinea l’importanza di separare previdenza e assistenza, razionalizzando quest’ultima per liberare risorse da destinare a investimenti e sviluppo. Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi, denuncia una spesa assistenziale che grava fortemente sulle finanze statali senza migliorare significativamente gli indicatori di povertà. Dal 2008, il numero di persone in povertà assoluta è infatti passato da 2,1 milioni a 5,7 milioni nel 2023.Prospettive e riformeGuardando al futuro, il Rapporto invita a una gestione più oculata del sistema pensionistico, suggerendo l’applicazione rigorosa dei due stabilizzatori automatici già previsti: l’adeguamento dei requisiti di età anagrafica e dei coefficienti di trasformazione all’aspettativa di vita. Inoltre, propone un superbonus per incentivare i lavoratori a rimanere in attività fino ai 71 anni e limitare le numerose forme di anticipazione pensionistica. Al contempo, è fondamentale rafforzare le politiche attive per il lavoro e contrastare il mismatch tra domanda e offerta.La separazione tra previdenza e assistenza, unita a una maggiore integrazione tra welfare pubblico e privato, rappresenta una delle chiavi per il futuro. Tuttavia, permangono resistenze politiche verso le tutele complementari, come i fondi pensione e i servizi socio-sanitari, che potrebbero alleggerire il carico sul sistema pubblico. LEGGI TUTTO

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    Pratico.it rivoluziona la compravendita di auto e moto con un servizio integrato e sicuro

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    Nel settore delle compravendite di veicoli usati, la fase del passaggio di proprietà rappresenta un momento critico per acquirenti e venditori, spesso esposti al rischio di frodi e truffe per quanto concerne il pagamento del prezzo del veicolo. Sebbene le opzioni tradizionali permettano di completare le pratiche burocratiche presso agenzie e sportelli pubblici, il pagamento del veicolo e la trascrizione dell’atto di vendita sono operazioni gestite separatamente, esponendo le parti a rischi significativi. L’acquirente teme di effettuare il pagamento senza ottenere la proprietà del veicolo, mentre il venditore rischia di trasferire la proprietà senza ricevere il compenso concordato o ritrovarsi con un assegno circolare falsificato.Nell’incertezza di chi “debba fare il primo passo” e confidare nella buona fede della controparte, pratico.it – startup fintech innovativa del settore automotive – ha raccolto queste preoccupazioni sviluppando una soluzione che elimina i rischi di frode, salvaguardando la fiducia reciproca tra le parti e assicurando un passaggio di proprietà digitale, guidato e sicuro.Il Passaggio di Proprietà di pratico.it: pagamento sicuro a passaggio completatoCon il nuovo servizio di Passaggio di Proprietà di pratico.it, il pagamento e il trasferimento di proprietà del veicolo vengono gestiti in modo integrato e simultaneo, rendendo l’intero processo sicuro e trasparente. Grazie al Servizio “Cassaforte” incluso di default in ogni passaggio, pratico.it, si affida a un istituto di pagamento partner – sottoposto alla Vigilanza di Banca d’Italia – per custodire l’importo della vendita in un conto di deposito dedicato. Solo al completamento delle pratiche di trasferimento di proprietà, quando l’acquirente diventa ufficialmente il nuovo proprietario al Pubblico Registro Automobilistico (PRA), il venditore riceve il pagamento. Questo elimina completamente il rischio di truffe legate a pagamenti non sicuri.L’intero processo, quasi totalmente digitalizzato, consente agli utenti di svolgere le operazioni preliminari online e di recarsi presso una delle agenzie partner per l’attività di consulenza automobilistica vera e propria e per gli step conclusivi. In questo modo, la velocità e semplicità delle soluzioni digitali si uniscono da un lato alla sicurezza di pagamenti tracciati e garantiti, e dall’altro a un network di agenzie affidabili operanti sul territorio. LEGGI TUTTO

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    Salario minimo, la Corte di Giustizia Ue verso la bocciatura della direttiva

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    L’Avvocato generale presso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha pubblicato ieri le sue conclusioni nella causa C-19/23, avviata dalla Danimarca e sostenuta dalla Svezia, per richiedere l’annullamento della Direttiva (UE) 2022/2041 sui salari minimi adeguati. Le conclusioni propongono alla Corte di accogliere il ricorso, dichiarando nulla la direttiva per eccesso di competenze da parte dell’Unione Europea. Un parere che, se accolto, potrebbe segnare una battuta d’arresto significativa per le politiche sociali europee e per i sostenitori di un salario minimo comunitario, a partire dalla Cgil e dal Pd in Italia.Le argomentazioni dell’Avvocato generaleL’Avvocato generale ha evidenziato tre punti critici nell’adozione della direttiva, richiamando l’articolo 153, paragrafo 5, del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), che esclude esplicitamente le retribuzioni dalle competenze dell’Unione. Secondo questa interpretazione:L’esclusione dell’articolo 153, paragrafo 5, riguarda tutti gli aspetti delle retribuzioni, inclusa la fissazione di salari minimi, non solo l’armonizzazione retributiva.L’Unione Europea non ha alcuna competenza a intervenire in materia retributiva, nemmeno per stabilire requisiti minimi, poiché ciò costituirebbe un’ingerenza nelle prerogative nazionali.Sebbene la direttiva salvaguardi formalmente l’autonomia contrattuale, ciò non garantisce il rispetto dell’esclusione di competenza europea in materia di retribuzioni.In aggiunta, il ricorso danese ha sollevato dubbi sulla validità della procedura legislativa adottata, sostenendo che la direttiva persegua obiettivi distinti (condizioni di lavoro e rappresentanza collettiva) che richiederebbero percorsi decisionali diversi. Tuttavia, su questo punto, l’Avvocato generale non ha ravvisato una violazione procedurale.Impatti sull’Ue e sugli Stati membriSe la Corte di Giustizia seguirà le conclusioni dell’Avvocato generale, come accade nella maggior parte dei casi, la direttiva sarà annullata. Ciò significherebbe che gli Stati membri non sarebbero più vincolati agli obblighi previsti dal testo normativo. Questa prospettiva potrebbe avere ripercussioni significative, specie in quei Paesi che hanno già adottato disposizioni basate sulla direttiva o che stavano pianificando modifiche normative in tale direzione.Secondo Silvia Spattini, ricercatrice di Adapt, questa decisione solleverebbe importanti interrogativi sulla possibilità dell’Unione di intervenire in settori considerati centrali per il mercato del lavoro e il welfare. Inoltre, la pronuncia potrebbe inasprire il dibattito sull’equilibrio tra competenze nazionali e sovranazionali, un tema centrale nella configurazione dell’Unione.Una sconfitta per Landini e SchleinLa possibile invalidazione della direttiva rappresenterebbe una battuta d’arresto per i partiti e i sindacati che hanno sostenuto il salario minimo come strumento di lotta alla precarietà e alle disuguaglianze. Per il leader della Cgil, Maurizio Landini, l’adozione di un salario minimo europeo è cruciale per contrastare anni di politiche che hanno accentuato l’insicurezza lavorativa. Anche l’opposizione politica italiana, guidata dal Partito Democratico di Elly Schlein, si era impegnata a riportare il tema in Parlamento con forza, sostenuta da milioni di firme raccolte attraverso una campagna nazionale. LEGGI TUTTO

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    Assegno Unico 2025: come funziona con Spid e Isee. Requisiti e primo pagamento

    I punti chiave

    A partire dal 20 gennaio 2025, l’Assegno Unico Universale segna una svolta per il sostegno alle famiglie italiane, offrendo un aiuto diretto e tempestivo alle famiglie con figli a carico. Questo importante strumento, che copre lavoratori dipendenti, autonomi, pensionati, disoccupati e inoccupati, è gestito dal sistema Re.Tes., operativo dal 1° gennaio 2025. Grazie alla collaborazione con Banca d’Italia, la Ragioneria Generale dello Stato e la Corte dei Conti, il nuovo sistema mira a semplificare e velocizzare le procedure, rendendo più efficienti i processi amministrativi e allineandoli con le moderne tecnologie di pagamento. Ecco tutto ciò che c’è da sapere.Il contributo economicoL’Assegno Unico Universale è un contributo economico destinato alle famiglie con figli a carico, che viene erogato per ciascun figlio fino al compimento dei 21 anni, senza limiti di età per i figli disabili. Il beneficio è riconosciuto per ogni figlio minorenne a carico, per i bambini appena nati a partire dal settimo mese di gravidanza, e per i figli maggiorenni fino ai 21 anni che siano impegnati in attività formative, scolastiche, professionali o universitarie. Inoltre, l’assegno è previsto per i figli che svolgono tirocini o attività lavorative con un reddito annuale inferiore a 8mila euro, per quelli disoccupati in cerca di lavoro tramite i centri per l’impiego, e per chi è impegnato nel servizio civile universale. Il sostegno è valido anche per i figli con disabilità a carico, senza limiti di età.L’importo dell’assegnoL’importo dell’assegno è determinato in base all’indicatore Isee, al numero e all’età dei figli, nonché alla presenza di eventuali disabilità. Il beneficio è finalizzato alla semplificazione e al potenziamento degli interventi a sostegno della genitorialità e della natalità. È garantito in misura minima a tutte le famiglie con figli a carico, anche in assenza di Isee o con Isee superiore alla soglia di 45.574,96 euro. Il pagamento dell’assegno avverrà a partire dalla settimana che inizia il 20 gennaio 2025, salvo eventuali variazioni rispetto all’anno precedente. Nei casi in cui l’assegno sia stato oggetto di conguaglio, questo verrà corrisposto entro la fine del mese di gennaio, sia a credito che a debito.Il calendario dei pagamentiL’Inps comunica che il calendario completo dei pagamenti per il primo semestre 2025 sarà pubblicato con un messaggio successivo. Le scadenze per l’accredito della rata di gennaio sono state calcolate tenendo conto dell’attivazione del sistema Re.Tes. Durante i primi giorni di operatività di Re.Tes. potrebbero verificarsi eventuali ritardi nei pagamenti delle prestazioni non pensionistiche e nella contabilizzazione degli incassi dei contributi. Per l’Assegno Unico, le famiglie che lo ricevevano già nell’anno precedente non sono tenute a presentare una nuova domanda. Inoltre, l’Assegno Unico non sarà più considerato nel calcolo dell’Isee, rappresentando una novità importante. LEGGI TUTTO