More stories

  • in

    Confindustria taglia il Pil: con i superdazi solo +0,2%

    Ascolta ora

    Anche Confindustria suona l’allarme dazi e il presidente Orsini chiede un piano straordinario di investimenti all’Italia e, soprattutto, all’Europa per sopperire alla mancata crescita causata dalla guerra commerciale. Ma anche al probabile spostamento di alcune attività negli Usa come alcune aziende – tra le quali Pirelli – hanno già annunciato. Secondo il Rapporto di previsione di primavera del Centro studi di Viale dell’Astronomia (CsC), il Pil nel 2025 crescerà solo dello 0,6% rispetto al +0,9% atteso in precedenza. Per il 2026, il Pil dovrebbe attestarsi all’1%, ma lo scenario è fortemente condizionato dall’incertezza globale e dalle tensioni legate all’inasprimento delle politiche protezionistiche. Il rischio di un’ulteriore escalation protezionistica che potrebbe comportare l’imposizione di dazi del 25% su tutte le importazioni Usa e del 60% dalla Cina, con conseguenti ritorsioni europee potrebbe deprimere ancora di più lo scenario. In questo scenario, il Pil italiano potrebbe ridursi di 0,4 punti percentuali nel 2025 e di 0,6 punti l’anno prossimo, portando la crescita ai livelli minimi di +0,2% e +0,4% nei due anni.«Per un paese come il nostro, esportatore di 626 miliardi di prodotti, con un saldo positivo di 100 miliardi, i dazi sono un problema. Se verranno applicati dazi all’Europa, sarà un colpo durissimo per le nostre imprese», ha sottolineato Orsini lasciando però la porta aperta alla speranza. «Serve negoziare tutti insieme, l’Europa deve essere unita per poter riuscire a costruire un negoziato, credo che ci possa essere la possibilità di farlo», ha aggiunto. Ecco perché il numero uno degli imprenditori è tornato alla carica sulla necessità di un intervento istituzionale per fronteggiare una situazione che si prospetta come drammatica. «Noi sappiamo benissimo che un punto di Pil equivale a 21 miliardi, ma purtroppo misure come Industria 5.0 non sono la reazione che serve agli investimenti del Paese: abbiamo bisogno di mettere al centro gli investimenti», ha rimarcato rilevando che «abbiamo bisogno che vengano fatte politiche a sostegno delle imprese in Italia e in Europa». A qualunque costo. «Oggi serve coraggio per trovare tutte le risorse possibili e immaginabili» e se necessario «sforare un po’ di debito pubblico per sostenere le imprese perché tra poco potrebbe essere molto peggio», ha concluso.Il Rapporto del CsC, infatti, mette in evidenza come il nostro Paese rischi un declino inesorabile del settore industriale. Il calo produttivo registrato tra il 2022 e il 2024 (-8,2%) ha colpito settori chiave come l’automotive, la moda e la lavorazione dei metalli. L’industria manifatturiera italiana, al netto di questi settori, ha registrato una riduzione moderata (-1,5%) nel 2024, una performance migliore rispetto alla Germania (-2,6%) ma peggiore rispetto alla Spagna (+1,6%).Senza un piano di investimenti e senza interventi per abbassare i costi dell’energia non si potrà uscire da quella che è una «crisi di produzione». Perché l’occupazione in Italia è destinata ad aumentare (tasso di disoccupazione in calo al 6,3% nel 2025 e al 5,8% nel 2026) ma non nel settore secondario. LEGGI TUTTO

  • in

    Quattro aziende Ue uniscono le forze, nasce il big delle colonnine elettriche

    Ascolta ora

    Prende forma il gigante europeo delle colonnine di ricarica per le auto elettriche. Di fronte all’avanzare della minaccia di un contesto internazionale sempre più frammentato, il Vecchio continente non perde tempo e la novità arriva proprio da uno dei settori più critici, quello della mobilità elettrica, dove l’Europa si trova a contrastare l’accanita concorrenza di Stati Uniti da una parte e Cina dall’altra.Quattro aziende europee specializzate nella ricarica per veicoli elettrici hanno così deciso di unire le forze andando a creare la Spark Alliance, che andrà a dare vita alla rete più grande d’Europa. Tra i quattro player spicca anche un’eccellenza italiana del settore, Atlante, che fa parte del gruppo Nhoa, che da spin-off del Politecnico di Torino e di Milano è diventato uno dei leader globali nella transizione energetica. Dal lancio in Italia nel 2021, Atlante ha costruito una rete di oltre 900 stazioni distribuite tra Italia, Francia, Spagna e Portogallo, dando vita alla più grande rete di ricarica rapida e ultra-rapida del Sud Europa, alimentata al 100% da energie rinnovabili. «Stabilire nuovi standard per le infrastrutture di ricarica pubblica e introdurre innovazione non può avvenire in modo isolato: ci siamo uniti per dare il via a questo percorso, e cercheremo attivamente altri partner ispirati», ha rimarcato Stefano Terranova, ceo di Atlante. «Proseguiremo con altre iniziative per rendere l’accesso alla ricarica pubblica affidabile e di alta qualità sempre più semplice, trasparente e sicuro», ha aggiunto. LEGGI TUTTO

  • in

    Tim-Iliad, prove di risiko. Spunta l’idea Fibercop

    Ascolta ora

    Risolto il problema Vivendi, il tavolo da gioco è pronto per passare alla fase due del futuro di Tim. Quello che pare assodato è che Poste Italiane, nuovo dominus dell’ex monopolista con il 24,8%, darà le carte essendo di fatto la delegata di Palazzo Chigi. Ed è altrettanto chiaro che un tentativo di consolidamento sarà fatto, con un dialogo che partirà in tempi brevi con quello che è, al momento, l’unico interlocutore possibile: la francese Iliad.Qui si parte da due posizioni negoziali molto chiare, da cui non sarà facile trovare la quadra. Da una parte c’è il gruppo del miliardario Xavier Niel, che ha già fatto sapere informalmente che un suo impegno è legato a una partecipazione di peso nella governance del gruppo combinato. L’interesse, inoltre, non è solo legato alla divisione Consumer, vale a dire quella della telefonia mobile, ma anche a quella Enterprise, cioè i servizi alla pubblica amministrazione, alle grandi aziende e al Cloud, settori in cui Iliad è ben presente in Francia e dove vede valore e sinergie possibili con Tim. I transalpini, guidati in Italia da Benedetto Levi, hanno calato la carta del modello Fibercop: vale a dire un azionista pivot straniero (il fondo americano Kkr che guida il consorzio con il 37,8%) con una partecipazione pubblica di peso (attraverso il Mef e il fondo F2i che insieme hanno il 27,2% delle azioni). Ovviamente verrebbe concesso al blocco italiano di avere poteri speciali, proprio come in Fibercop, e di esprimere verosimilmente la presidenza del gruppo. Almeno, questo sarebbe lo scenario ideale per Iliad.Di tenore ben diverso, però, è la posizione negoziale di partenza di Poste Italiane, che ha rilevato un quarto di Tim (e potrebbe anche arrivare in area 30% se come sembra si andrà verso un’innalzamento delle soglie d’Opa al 30%) e certo non per lasciare la guida del gruppo a un operatore straniero. LEGGI TUTTO

  • in

    Cina, c’è aria di nozze tra due big dell’auto

    Ascolta ora

    Maxi consolidamento in vista tra colossi statali cinesi dell’auto. Dongfeng, da una parte, e Changan, dall’altra, sarebbero a un passo dalle nozze. Ad anticipare l’unione, sottolineando che il dialogo è a buon punto, è il New York Times. A spingere i costruttori a rafforzarsi, puntando su un ulteriore passo avanti tecnologico in tema di mobilità elettrica e, allo stesso tempo, allentando la dipendenza dai partner stranieri, è il governo di Pechino. Scopo del matrimonio sarebbe quello di creare un gruppo più orientato alle auto elettriche e con meno stabilimenti di veicoli a benzina, attualmente in sovracapacità produttiva. In un settore in cui le fabbriche devono operare al 60-80% per ottenere un profitto, AlixPartners ha calcolato che nel 2024 le fabbriche di Dongfeng hanno funzionato al 48% e quelle di Changan al 47 per cento.Dongfeng e Changan, partecipate dal governo, vantano importanti legami con società estere. Dongfeng, ancora socio di Stellantis con l’1,66% (nel febbraio 2014 la casa cinese partecipò alla ricapitalizzazione di Psa, acquisendo il 14%), e Changan producono, insieme, circa 5 milioni di auto l’anno: più di Ford, quasi quanto Gm o la stessa Stellantis, e più anche del concorrente Byd (4,3 milioni). LEGGI TUTTO

  • in

    Banca Progetto, Centerbridge fa causa a Oaktree

    Ascolta ora

    Il fondo Centerbridge ha avviato un’azione legale in Inghilterra per annullare l’accordo di acquisto di Banca Progetto da Oaktree Capital Management, il fondo di investimento che in Italia, tra l’altro, è proprietario dell’Inter. L’intesa era stata firmata poco prima che l’istituto di credito finisse al centro di una crisi dovuta ad accuse di concessione di prestiti a società collegate alla mafia. È quanto riporta Bloomberg. Secondo la documentazione legale datata 5 marzo, Red UK Holdco, affiliata a Centerbridge, ha chiesto a un giudice di Londra di dichiarare il diritto alla rescissione immediata dell’accordo. Il fondo sostiene che le condizioni per la finalizzazione dell’acquisto non siano state soddisfatte, poiché Banca Progetto non avrebbe risolto carenze nei controlli antiriciclaggio prima della firma a settembre.Poco più di un mese dopo la conclusione dell’intesa, il Tribunale di Milano ha posto la banca sotto amministrazione giudiziaria su richiesta dell’autorità antimafia italiana. Secondo le accuse, Banca Progetto avrebbe erogato prestiti garantiti dallo Stato a società indirettamente gestite da persone legate alla ndrangheta. Centerbridge ha affermato che questa situazione costituisce una violazione dei termini. LEGGI TUTTO

  • in

    Milano si conferma capitale del turismo congressuale

    Ascolta ora

    La meeting industry in Italia continua a crescere e Milano si distingue come una delle principali destinazioni del turismo congressuale. Secondo lo studio promosso da Enit. in collaborazione con Federcongressi&eventi e realizzato da Aseri, il settore Mice (Meetings, Incentives, Conferences, Exhibitions) coinvolge ogni anno oltre 27 milioni di partecipanti, generando un impatto economico di quasi 12 miliardi di euro.Nel 2023, la spesa complessiva dei partecipanti agli eventi Mice in Italia ha raggiunto i 9 miliardi di euro, distribuiti tra alloggio (42%), trasporti (29,9%), ristorazione (15,9%) e altre spese come shopping e intrattenimento (12,2%). A questa cifra si aggiungono più di 2,8 miliardi di euro destinati alla realizzazione degli eventi, portando il valore totale dell’industria a 11,7 miliardi di euro. La spesa media giornaliera per partecipante si attesta intorno ai 281 euro, con un incremento significativo per gli eventi di più giorni.Il Nord-Ovest si conferma l’area geografica con la spesa più elevata, rappresentando il 39,7% del totale. Milano emerge come uno dei principali poli congressuali, ospitando il 40,7% delle sedi della Lombardia e posizionandosi tra le città italiane con la maggiore capacità di accoglienza per eventi e congressi.“La meeting industry ha un ruolo cruciale per il mondo del turismo nel nostro Paese. L’organizzazione di eventi e congressi attira numerosi partecipanti internazionali che, una volta arrivati in Italia, innescano un circolo virtuoso per il settore e per la nostra economia”, ha dichiarato Ivana Jelinic, amministratore delegato di Enit. “La crescita del comparto Mice è significativa e rappresenta una leva di sviluppo per l’intero territorio nazionale”.Anche il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, sottolinea l’importanza di questo settore per l’economia italiana: “Il settore della meeting industry in Italia rappresenta un’importante opportunità di crescita economica e turistica. La significativa spesa generata dagli eventi e congressi non solo sostiene l’economia locale, ma promuove anche le meraviglie della nostra nazione a livello internazionale. È fondamentale continuare a investire in questo comparto strategico, che contribuisce a creare posti di lavoro e a valorizzare il patrimonio culturale italiano”. LEGGI TUTTO

  • in

    La mossa di Bezos: offerta di Amazon per acquistare TikTok

    Ascolta ora

    Possibile svolta sul futuro di TikTok. Secondo quanto riportato dal New York Times, Amazon ha fatto un’offerta last minute per l’acquisto della totalità della popolare app in vista della scadenza del 5 aprile, data entro la quale dovrà separarsi dalla sua proprietà cinese. Secondo quanto confermato da tre fonti a conoscenza dell’offerta, la proposta del colosso di Jeff Bezos sarebbe stata fatta in una lettera inviata al vicepresidente JD Vance e al segretario al Commercio Howard Lutnick.Una novità degna di nota, anche se i protagonisti delle trattative per la cessione di TikTok non considerano seriamente l’offerta lanciata dal gigante dell’e-commerce. Ma la sola indiscrezione lanciata dal quotidiano newyorkese ha permesso ad Amazon di salire a Wall Street: i titoli del colosso delle vendite online sono avanzati dell’1,5 per cento.TikTok è finita al centro della cronaca giudiziaria a causa dei potenziali rischi per la sicurezza nazionale statunitense visti i legami della società ByteDance con il governo di Pechino. La vendita dell’app era prevista a gennaio, ma Donald Trump ha firmato una deroga di novanta giorni nonostante la sentenza della Corte Suprema. Bocche cucite da Amazon e TikTok, ma sono attese novità già nelle prossime ore: Trump, infatti, dovrebbe incontrare i massimi funzionari della Casa Bianca per discutere del destino dell’applicazione e, secondo Cnbc, potrebbe prendere un decisione già oggi.In base a quanto riportato dal Washington Post, la Casa Bianca ha valutato varie opzioni per salvare TikTok, fra le quali quella di lasciare il controllo dell’algoritmo della popolare app nelle mani della cinese ByteDance. In tal caso, ByteDance concederebbe poi l’algoritmo in prestito alla nuova entità che opererà TikTok negli Usa. LEGGI TUTTO

  • in

    Bollette gas, a marzo i prezzi della maggior tutela scendono del 9,9% su mese

    Ascolta ora

    Per il mese di marzo 2025 il prezzo di riferimento del gas per il nuovo cliente tipo del servizio a maggior tutela si attesta a 117,46 centesimi di euro per metro cubo, registrando un calo del 9,9% rispetto a febbraio. Lo comunica Arera, spiegando che il prezzo comprende 48,41 centesimi di euro per l’approvvigionamento del gas naturale, 6,15 centesimi per la vendita al dettaglio, 26,80 centesimi per i servizi di distribuzione e trasporto, 2,94 centesimi per gli oneri generali di sistema e 33,15 centesimi di euro per le imposte.Con le nuove tariffe la bolletta media per gli utenti vulnerabili, calcolata su un consumo annuo di 1.100 metri cubi, si attesta a 1.292 euro, con una riduzione di 143 euro rispetto alle tariffe di febbraio. Il Codacons, commentando l’aggiornamento tariffario, evidenzia come “rispetto al 2021, prima della crisi energetica, i prezzi del gas siano comunque superiori del 66%, traducendosi in una maggiore spesa di 515 euro annui per famiglia”. Se si aggiunge anche la spesa per l’energia elettrica, stimata in 610,8 euro all’anno per un consumo di 2.000 kWh, la bolletta complessiva tra luce e gas arriva a 1.903 euro annui. “Nonostante il ribasso deciso da Arera, le tariffe restano oggi sensibilmente più elevate rispetto agli anni passati. Il governo, con il decreto bollette, ha introdotto misure che non appaiono sufficienti a contrastare l’aumento dei prezzi energetici – afferma il presidente Carlo Rienzi –. Non è certo con bonus a pioggia e sconti temporanei sulla tassazione che si può risolvere un problema strutturale come quello del caro-energia, che necessita di interventi di lungo periodo”.Anche Assoutenti interviene sul tema, sottolineando che “la spesa di una famiglia tipo risulta più alta di oltre il 15% rispetto allo stesso periodo del 2024”. Il presidente dell’associazione, Gabriele Melluso, evidenzia come “le tariffe del gas di marzo siano più alte del 15,7% rispetto allo stesso mese dello scorso anno, quando il prezzo era di 101,5 centesimi al metro cubo, con un aggravio di spesa annuo stimato in 176 euro per famiglia”. Melluso aggiunge che “la riduzione dei prezzi avviene proprio mentre gli italiani spengono i riscaldamenti: in molte zone del Paese non sarà più possibile accenderli dopo il 15 marzo, mentre nelle aree climatiche B e C i termosifoni verranno spenti definitivamente dal 31 marzo. Questo significa che il calo delle tariffe, sebbene positivo, avrà effetti limitati sulle tasche delle famiglie per via della riduzione dei consumi”. LEGGI TUTTO