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    Intelligenza artigiana

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    Papa Francesco, nella sua visione di un’economia dal volto umano, ha coltivato una preferenza del tutto particolare per le piccole imprese. E, in particolare, nutriva stima per le realtà artigiane. Lo ribadì il 10 febbraio 2024 ricevendo in udienza a Roma una loro rappresentanza convocata da Confartigianato. Davanti a quella platea utilizzò una frase efficace per elogiare il senso del loro lavoro. Disse così: «Le macchine replicano, mentre le persone inventano». Ovvero: la spinta creativa dell’artigiano è l’asset decisivo per costruire prodotti. Le macchine sono uno strumento, uno strumento al servizio dell’uomo. Il pontefice, nel pieno dell’euforia e delle domande aperte dall’ingresso dirompente sulla scena dell’intelligenza artificiale, con quella frase ha inteso affermare il primato dell’uomo sulla tecnologia. Senza in alcun modo voler ridimensionare o addirittura tacere l’importanza del fattore tecnologico nel migliorare l’attività del fare impresa.Quella di Bergoglio è una lettura dell’economia che si è sempre premurata di collocare al centro della scena la persona in questo caso l’artigiano in quanto soggetto dotato di creatività, passione e talento per realizzare manufatti di valore in sé e insieme mercantile non avendo, egli, certo preclusione ideologica verso il mercato in quanto tale; semmai per gli eccessi, le forzature che recano danni alla sua vera natura. Lo stesso dicasi per i necessari percorsi trasformativi che investono la vita di un’azienda per essere innovativa e di conseguenza competitiva. LEGGI TUTTO

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    Per StM scatta la trappola dell’euro forte. Governance e auto le altre spine nel fianco

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    La governance, il cambio euro-dollaro, la ripresa incerta del settore industriale, il taglio dei costi. La strada di StM, gruppo italo francese dei chip, è lastricata di ostacoli che potrebbero aggravare il cortocircuito del titolo che, nell’ultimo anno, ha perso li 48% in Borsa. La trimestrale diffusa giovedì ha battuto le attese degli analisti, ma i numeri sono da brivido: utile operativo quasi azzerato (-99,5%), margine lordo in caduta libera e un -27,3% sui ricavi. «Consideriamo il primo trimestre come il punto più bass» ha detto l’ad Jean-Marc Chery (nella foto). Sarà così? In gioco ci sono quattro variabili chiave.«La narrativa dell’abbiamo toccato il fondo funziona, ma regge solo se supportata da una traiettoria industriale solida nei prossimi mesi. StM lo sa, e infatti non taglia gli investimenti: i 2,3 miliardi di capex previsti per il 2025 sono una scommessa sulla fase due della ripresa», ha commentato Gabriel Debach, analista di eToro mettendo però in luce una delle potenziali grane all’orizzonte: il tema valutario.L’outlook di StM per il secondo trimestre si basa su un tasso di cambio di 1,08, ma oggi l’euro quota oltre 1,13. Per tornare al livello ipotizzato dalla società, servirebbe una svalutazione di circa il 5%. «Il gruppo può incassare dollari anche in Asia (che nel 2024 ha pesato per circa il 60% del fatturato), ma sostiene gran parte dei costi in euro, con impianti e centri R&D in Italia, Francia, Svizzera. Con l’euro forte, i costi salgono, mentre il potere d’acquisto dei ricavi in dollari si riduce. In un trimestre dove il margine lordo previsto è già sotto pressione, la leva valutaria può diventare un ostacolo tutt’altro che trascurabile», evidenzia l’esperto.La ripresa è poi legata a quella del settore industriale e dell’automotive, che però è al centro della guerra dei dazi. Un punto dirimente, perché anche se le commesse iniziano a riprendere quota, il settore industriale resta il grande malato del ciclo. «Finché l’industria globale non torna ad assorbire semiconduttori, ogni rimbalzo resta fragile, effimero, facilmente spazzato via da nuovi venti contrari», spiega l’analista.La rassicurazioni di Chery sono, dunque, deboli. Tanto che il management non ha indicato le stime sui ricavi per l’intero anno annunciando che il gruppo si concentrerà su «controllo rigoroso delle spese, tutela della ricerca e sviluppo, innovazione continua». Tagli in vista dunque? Il contenimento delle spese potrebbe passare anche da lì. La preoccupazione sul futuro industriale di StM nel nostro Paese, «è sempre più fondata», ha evidenziato la Fim. In un recente incontro convocato dalla Regione Lombardia alla presenza della delegazione sindacale e della direzione di StM, «si è appreso che sul sito lombardo sono previsti almeno 800 licenziamenti». Per i sindacati, la credibilità del piano 2025-2027 vacilla. LEGGI TUTTO

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    Successione, cosa c’è da sapere sull’autoliquidazione

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    Regna ancora un po’ di incertezza per quanto concerne l'”autoliquidazione”, il nuovo sistema ideato per regolamentare la successione e le donazioni entrato in vigore a partire dall’inizio di quest’anno: l’Agenzia delle Entrate ha di recente pubblicato una circolare proprio con l’obiettivo di far luce sulle modifiche apportate al Tus.Lo scopo primario della riforma, come già ampiamente dichiarato, è quello di organizzare al meglio e semplificare la questione relativa alle imposte. Come noto, con decorrenza dal 1° gennaio 2025, non è più compito degli uffici tributari quello di calcolare le tasse e inviare agli eredi l’avviso di liquidazione per chiedere il pagamento. L’onere di provvedere al computo e al versamento delle imposte spetta unicamente a questi ultimi, che hanno 90 giorni di tempo dalla scadenza di presentazione della domanda di successione via telematica per adempiere ai loro doveri (quindi complessivamente 12 mesi dall’apertura di successione più ulteriori 3 mesi di tempo).L’Agenzia delle Entrate entra in gioco per effettuare delle verifiche solo una volta ricevuto il versamento, valutando la regolarità dell’autoliquidazione dell’imposta di successione e la congruità tra quanto pagato dal contribuente e quanto riportato all’interno della dichiarazione. Qualora l’erede avesse versato una cifra inferiore a quella dovuta al Fisco riceverebbe la notifica di un avviso di liquidazione da saldare entro i due anni dalla data di presentazione della dichiarazione di successione, fermo restando che al totale si aggiungerebbero anche eventuali sanzioni e interessi.L’unica eccezione è prevista dal regolamento per gli under 26, a cui è concessa la possibilità di entrare in possesso del denaro ereditato così da poter versare grazie a questa acquisizione tutte le imposte previste. In questa fase hanno un ruolo di primaria importanza le banche, a cui spetta lo svolgimento di tutte le pratiche necessarie per rendere rapido questo passaggio di proprietà dei fondi in modo da saldare i debiti col Fisco: il beneficiario non deve aver ancora compiuto i 26 anni al momento della presentazione della pratica all’istituto bancario, a meno che il giorno del suo compleanno non coincida con tale data.Come si calcolano le imposte di sussessione? Come spiegato dall’Agenzia delle Entrate:qualora il beneficiario sia il coniuge o i parenti in linea retta, l’aliquota prevista è del 4%, con una franchigia di 1 milione ciascuno;qualora il beneficiario sia un fratello o una sorella, l’aliquota è del 6%, con franchigia di 100.000 euro ciascuno;per gli altri parenti fino al quarto grado e affini in linea retta, o per gli affini in linea collaterale fino al terzo grado l’aliquota è del 6%, senza franchigia;per gli altri soggetti l’aliquota è dell 8% senza franchigia.Se l’imposta supera i mille euro è possibile rateizzare il pagamento, ma il primo versamento deve essere pari almeno al 20% del totale: il resto si può suddividere in 8 rate trimestrali che diventano 12 per cifre superiori ai 20mila euro.Una parte della circolare è infine dedicata alle sanzioni. Se il diretto interessato non presenta direttamente la dichiarazione viene sanzionato con una multa pari al 120% del totale dovuto al Fisco. In caso di comunicazione tardiva entro i 30 giorni la sanzione scende al 45%. LEGGI TUTTO

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    Paolo Capone, leader UGL: “Basta morti sul lavoro: la sicurezza deve essere una priorità”

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    In occasione della Giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro, i dati pubblicati dall’Inail “ci impongono una profonda riflessione. Nei primi due mesi del 2025, si sono registrati 89.556 infortuni (-3,4 per cento rispetto al 2024), ma ciò che allarma è l’aumento delle vittime, ben 138 (+16 per cento). Dal 2021 a oggi, contiamo 4.442 decessi sul lavoro: numeri drammatici che raccontano una vera e propria emergenza nazionale. Non possiamo accettare che il lavoro, che dovrebbe essere fonte di dignità e realizzazione personale, si trasformi in tragedia”. LEGGI TUTTO

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    Assicurazione e 730: pochi sanno che si può ottenere il 19% di sconto (ecco come)

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    I punti chiave

    Con l’avvicinarsi del periodo per la dichiarazione dei redditi, torna attuale la domanda se si possa detrarre l’assicurazione nel modello 730/2025. La risposta non è univoca: dipende dal tipo di polizza sottoscritta. Le assicurazioni sulla vita, contro gli infortuni con invalidità permanente significativa o quelle contro eventi calamitosi su abitazioni private possono dare diritto a uno sconto fiscale pari al 19%. Al contrario, altre tipologie – come l’Rc auto – non sono più detraibili già dal 2014, quando è stata eliminata la possibilità di portare in deduzione la quota destinata al Servizio Sanitario Nazionale. Ecco tutto ciò che c’è da sapere.I requisiti della polizzaPer essere considerata detraibile, la polizza deve rispondere a precisi requisiti. Le assicurazioni vita o infortuni stipulate o rinnovate entro il 31 dicembre 2000 sono ammesse alla detrazione. Per i contratti successivi a questa data, la detrazione è valida solo se il contratto copre il rischio di morte o l’invalidità permanente non inferiore al 5%. Rientrano anche le polizze per la non autosufficienza, a condizione che sia espressamente indicato che la compagnia assicurativa non può recedere unilateralmente. Per i contratti stipulati dal 2016 in poi, sono agevolabili anche le polizze rischio morte per persone con disabilità fiscalmente a carico, e dal 2018 quelle che coprono eventi calamitosi sugli immobili a uso abitativo. LEGGI TUTTO

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    Eurostat, in Italia povero il 9% dei lavoratori full time

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    C’è un dato, tra quelli diffusi da Eurostat, che deve far riflettere: nel nostro Paese sale il rischio di povertà tra le persone che lavorano anche se impegnate a tempo pieno. Nel 2024, infatti, gli occupati con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale al netto dei trasferimenti sociali sono il 9%, in aumento dall’8,7% registrato nel 2023. Percentuale più che doppia di quella della Germania (3,7%). Sempre secondo le stesse tabelle sono il 10,2% i lavoratori di almeno 18 anni occupati per almeno la metà dell’anno (sia full time che part time) a rischio povertà , anche questi in aumento rispetto al 9,9% del 2023. Avere un lavoro stabile, dunque, per molte persone non basta più ad avere una vita serena e fuori dall’incubo povertà.Ci sono però anche dei numeri positivi di cui è bene tenere conto. Nel 2024 la deprivazione materiale è scesa all’8,5% della popolazione, dal 9,8% del 2023, al livello più basso dall’inizio delle serie storiche nel 2015. Si tratta di circa cinque milioni di persone. L’indicatore fa riferimento all’incapacità di permettersi una serie di beni, servizi o attività sociali specifici che sono considerati dalla maggior parte delle persone essenziali per una qualità di vita adeguata. In pratica nel nostro Paese ci sono circa cinque milioni di persone che non riescono ad affrontare cinque delle 13 spese contenute in questo indicatore quali avere una casa adeguatamente riscaldata, poter fare almeno una settimana di vacanza, far fronte a spese improvvise, poter fare un pasto con proteine almeno ogni due giorni, avere una connessione internet, avere almeno due paia di scarpe ecc. In Germania la deprivazione materiale riguarda l’11,4% della popolazione, in Spagna il 16%. LEGGI TUTTO

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    Dall’aspirapolvere al ferro da stiro: ecco quanto pesano davvero in bolletta

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    Provvedere a mantenere pulita la casa significa sostanzialmente stanziare un budget non solo per acquistare i prodotti necessari, come ad esempio detersivi e disinfettanti, ma soprattutto per coprire le spese relative al consumo energetico degli elettrodomestici più utilizzati.Ovviamente c’è un impatto concreto sulla bolletta per ciasciuno di essi, che può aumentare non solo a seconda della tipologia dell’apparecchio elettronico ma anche a causa della frequenza di utilizzo. In media, secondo quanto emerso da una recente analisi effettuata dagli esperti di Facile.it, ciascuna famiglia spende all’incirca 300 euro annuali, considerando il consumo di un nucleo familiare tipo, pari a 2.700 kWh ogni 12 mesi, e un costo dell’energia di 0,29 kWh.Quando si parla di elettrodomestici da utilizzare per tenere pulita e in ordine la casa, in cima alla lista c’è la lavatrice, scelta al primo posto da 9 italiani su 10. Ma qual’è il suo impatto in bolletta? Considerando un modello con capacità di carico di 9kg appartenente alla nuova categoria energetica F, usare questo elettrodomestico costa circa 25 centesimi per ciascun lavaggio: un utilizzo ogni 2 giorni si traduce con una spesa di 46 euro l’anno, che diventano quindi più di 90 se si fa una lavatrice al giorno.Subito dietro tra le preferenze degli italiani c’è la lavastoviglie, usata da 1 famiglia su 3. Ipotizzando un modello da 13 coperti riferibile alla classe di consumo F come sopra emerge una spesa superiore rispetto a quella della lavatrice: ogni carico pesa 30 centesimi, il che significa spendere 55 euro se si usa ogni 2 giorni e più di 100 euro per un utilizzo quotidiano.Al terzo posto uno degli elettrodomestici che consumano di più in assoluto, il ferro da stiro, selezionato dal 28% degli intervistati: usare solo due volte alla settimana un apparecchio elettronico da 2.200 kWh significa spendere 66 euro l’anno.Quarta piazza per l’asciugatrice, la quale, come intuibile, consuma decisamente di più rispetto alla lavatrice: una da 9 kg di carico di categoria A++ pesa 50 centesimi per ogni ciclo. In soldoni sono 85 euro ogni 12 mesi se si utilizza a giorni alterni. LEGGI TUTTO

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    “Serve un giroconto istantaneo”. E scatta la truffa: ecco l’Sms da cancellare subito

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    Attenzione a questa truffa che sta circolando nel nostro Paese. Con un semplice messaggio sul cellulare i malviventi riescono a innescare una pericolosa reazione a catena che porta alla perdita di denaro e di dati personali. Si tratta, come è stata soprannominata dagli esperti di questo genere di raggiro, della truffa del bonifico bancario.In sostanza, la vittima riceve un SMS sul proprio telefono in cui viene informata dell’elaborazione di un bonifico bancario a suo nome. Ciò, naturalmente, genera il panico nel destinatario del messaggio, che cade nella trappola. I malviventi, che si fingono operatori bancari, invitano il malcapitato a contattare tempestivamente un numero per bloccare il processo. Purtroppo chi cade nell’inganno rischia di perdere denaro e diffondere i propri dati sensibili.A finire nella trappola ben ordita è stato un 67enne di Marmirolo (Mantova). Alla fine del 2024, l’uomo è stato contattato al telefono da un non precisato mittente che lo informava dell’elaborazione di un bonifico da 985 euro da lui non autorizzato. Nel testo, si leggeva anche per annullare l’operazione era sufficiente contattare un determinato numero di telefono. In preda al panico, il 67enne ha chiamato tale numero, finendo in trappola. L’uomo si è ritrovato a parlare con un falso operatore bancario che lo ha convinto a fare un giroconto istantaneo per bloccare la procedura del bonifico. Il 67enne è stato così indirizzato a procedere con un bonifico verso un conto di sicurezza dove ordinante e beneficiario avrebbero dovuto essere la medesima persona. Il denaro, invece, è passato dalla vittima al conto dei truffatori.Compreso l’inganno, il 67enne ha sporto denuncia e il caso è finito in mano ai carabinieri di Marmirolo. A seguito di alcuni mesi di indagini, gli uomini dell’Arma sono arrivati ai presunti autori della truffa, una banda composta da cinque persone di età compresa fra i 19 e i 46 anni. I soggetti sono stati denunciati per truffa aggravata in concorso e riciclaggio. Non è escluso neppure il rinvio a giudizio. LEGGI TUTTO