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    Automotive: il Gruppo Sira inaugura le nuove linee produttive

    Un segnale forte per l’industria nazionale arriva da Nusco, nel cuore dell’Alta Irpinia, dove il Gruppo Sira sigla un altro successo, inaugurando le nuove linee produttive dedicate alle lavorazioni meccaniche di precisione per componenti destinati al settore automotive. Le linee, parte integrante di un’attività industriale già consolidata, rappresentano un ulteriore passo avanti nello sviluppo del comparto manifatturiero nel Sud Italia e nella creazione di nuova occupazione.Il nuovo impianto, realizzato da Sira Automation Industry (SAI), produrrà componenti per cambi automatici destinati ai veicoli Renault, in collaborazione con Magna Powertrain.L’impianto è già operativo con 45 lavoratori e prevede ulteriori 60 assunzioni nei prossimi mesi, confermando il contributo concreto del progetto alla crescita industriale e occupazionale del territorio.Questo investimento rappresenta inoltre un fondamentale potenziamento del ciclo produttivo integrato del Gruppo Sira in Irpinia, dove è attiva – sin dal 2012 – una delle fonderie più grandi d’Italia e tra le prime cinque in Europa. Il nuovo stabilimento completa e rafforza la filiera industriale locale, permettendo al Gruppo di gestire internamente tutte le fasi produttive: dalla fusione dell’alluminio alla lavorazione meccanica dei componenti, in un’ottica di efficienza, controllo qualità e innovazione.All’inaugurazione erano presenti: il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso; il Presidente del Gruppo Sira, Valerio Gruppioni; l’Amministratore Delegato di Magna PT, Aldo Cirilli; il responsabile dell’area incentivi e innovazione di Invitalia, Luigi Gallo e l’Onorevole Naike Gruppioni.Il sito produttivo nasce nel 2012 con il rilevamento dell’ex stabilimento Almec da parte del Gruppo Sira, e oggi consolida una presenza industriale sempre più solida e orientata all’innovazione.Con oltre un decennio di investimenti costanti, il Gruppo Sira ha trasformato Nusco in un centro di eccellenza per la fusione e la meccanica di precisione, ponendo le basi per una delle realtà industriali più avanzate del Mezzogiorno.Nel suo intervento, il Ministro Urso ha sottolineato come lo sviluppo industriale del Sud rappresenti una priorità strategica per il Governo, ribadendo l’importanza di rafforzare la presenza produttiva italiana anche nelle aree interne del Paese.“Le nuove linee automatizzate che abbiamo presentato testimoniano il nostro impegno verso l’innovazione e verso le persone che lavorano con noi. Abbiamo scelto di credere in questo territorio, investendo per trasformare una realtà in crescita in un modello solido e competitivo. Continueremo a investire, innovare e costruire valore, insieme al Sud e per il Sud” – ha dichiarato Valerio Gruppioni, Presidente del Gruppo Sira.“Abbiamo voluto che questo investimento parlasse chiaro: il futuro dell’industria passa anche e soprattutto da territori come questo, troppo spesso trascurati e sottovalutati. A Nusco stiamo dimostrando che è possibile fare industria avanzata, competitiva e sostenibile, anche nell’entroterra del Mezzogiorno. Con queste nuove linee produttive – ha proseguito – portiamo a Nusco tecnologia d’avanguardia, know-how internazionale e un nuovo slancio occupazionale. Ma soprattutto, portiamo fiducia: fiducia nei giovani, nei lavoratori, nelle famiglie e nella capacità di questo territorio di contribuire attivamente al rilancio del Paese. Il nostro obiettivo – ha concluso – è continuare a costruire valore industriale che sia anche valore sociale, creando opportunità reali, stabili e qualificate. La manifattura italiana ha un potenziale straordinario, e il Sud può e deve essere protagonista di questa nuova stagione di crescita.” – ha aggiunto Gruppioni. LEGGI TUTTO

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    Mediobanca: “Offerta Mps inadeguata”

    Nessuna sorpresa dall’esito del cda di Mediobanca che ieri ha bocciato il prospetto dell’offerta di Mps. I toni ricalcano quelli già usati quando Siena ha lanciato la scalata a Piazzetta Cuccia. Con il voto contrario di Sandro Panizza e l’astensione di Sabrina Pucci (espressione del socio Delfin), il board ritiene l’Ops del Monte che partirà lunedì 14 «ostile e non concordata», «priva di razionale industriale e di convenienza per gli azionisti della banca», con un corrispettivo offerto «non congruo e del tutto inadeguato» perché risulta a sconto del 32% rispetto alla media del rapporto di scambio individuato dal cda di Mediobanca. Nella nota si segnala che alla data del comunicato dell’emittente, lo sconto implicito nel corrispettivo rispetto al prezzo dell’azione Mediobanca è pari al 3,9 per cento. La realtà combinata sarebbe rappresentata per il 62% dagli attuali soci di Mediobanca e dal 38% dagli attuali soci di Mps. «Ne conseguirebbe lo scenario paradossale in cui gli attuali azionisti di Mediobanca verrebbero a detenere la maggioranza del capitale sociale di Mps post Offerta, nonostante l’offerente abbia dichiarato l’intenzione di voler acquisire il controllo (anche di fatto) di Mediobanca». Secondo l’istituto guidato da Alberto Nagel, che lunedì terrà una conference call, la previsione di una doppia soglia nell’offerta l’una fissata al 66,67% (quale quorum idoneo a consentire di controllare l’assemblea straordinaria), l’altra fissata invece al 35%, «denota opacità in ordine alle reali finalità dell’offerta». Il cda stima, inoltre, dissinergie «per un totale di circa 460 milioni in caso di fusione tra le due entità bancarie e fino a 665 milioni in assenza di fusione». E ancora: «Il documento di offerta e il documento di esenzione di Mps non chiariscono l’assetto proprietario e di governance del gruppo risultante dall’aggregazione tra Mediobanca e Mps, lasciando aperta una significativa incertezza sul ruolo di azionisti rilevanti come Delfin e Caltagirone, che sono presenti sia in Mps sia in Mediobanca (e in Generali)», prosegue il comunicato. Che punta il dito su un «potenziale disallineamento degli interessi di tali azionisti rispetto a quelli del resto della compagine azionaria». LEGGI TUTTO

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    Patuelli fa fronte comune con Confindustria: “Ires premiale potenziata o si torni all’Ace”

    “Vanno disinnescati i dazi o si rischia una nuova recessione. Di fronte alle crisi le banche sono molto esposte, come più complessi e sensibili anelli di connessione tra i fattori dell’economia”. Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha esordito così nel suo discorso davanti alla platea riunita nell’auditorium della Bocconi per l’assemblea dell’associazione dei banchieri italiani. Patuelli ha anche spronato l’Europa ad assumere rapidamente maggiori responsabilità con nuove regole istituzionali per non essere paralizzata da veti di piccole minoranze, e a trasformare il Mes (il meccanismo europeo di stabilità, ndr) in un organismo della Ue “con le stesse regole di trasparenza della Bce verso il Parlamento europeo e con finalità più coerenti alle nuove sfide”. LEGGI TUTTO

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    Banca Ifis oltrepassa il 90% di Illimity. Scatta il premio per tutti gli aderenti

    Si è conclusa con successo l’Opas di Banca Ifis su Illimity Bank. Al termine della riapertura l’istituto ha raccolto adesioni pari al 91,3% del capitale, superando così la soglia del 90% che consente di procedere con il delisting dell’istituto fondato da Corrado Passera e di corrispondere agli azionisti aderenti un premio aggiuntivo di 0,1775 euro ad azione. Si tratta della prima offerta in campo bancario del 2025 e di un passo fondamentale per dare attuazione a un piano industriale ambizioso. L’operazione, infatti, mira a unire due realtà complementari nel credito alle pmi, nel comparto Npl e nel settore retail. Quest’ultimo rappresenta un terreno nuovo per Ifis, ma dove Illimity vanta un posizionamento già solido, soprattutto nel canale digitale.”La riuscita dell’offerta rappresenta un risultato importante nella storia di Banca Ifis. Uniremo due challenger bank innovative per costruire un gruppo bancario di primario riferimento per l’economia del Sistema Italia”, aveva commentato il presidente Ernesto Fürstenberg Fassio (in foto) due settime fa alla fine del primo round. “Ifis-Illimity sarà una realtà solida, a supporto delle persone, delle imprese e di tutti gli stakeholder. Garantiremo che le migliori qualità possano contribuire alla creazione di una cultura aziendale moderna e inclusiva”.Nei prossimi sei mesi si aprirà la fase di due diligence, richiesta dalla Bce, per verificare nel dettaglio la situazione della banca incorporata, anche alla luce della revisione del bilancio 2024 di Illimity, chiuso con una perdita di 38,6 milioni dopo rettifiche legate a una cartolarizzazione. Banca Ifis ritiene di avere tutte le competenze interne per gestire eventuali criticità, forte di un’esperienza pluriennale e di un’infrastruttura completa nel settore Npl. L’obiettivo è integrare Illimity il prima possibile, anche per accelerare l’attuazione del piano che prevede utili cumulati per 270 milioni di euro al 2027. LEGGI TUTTO

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    Bper supera il 58% di Popolare Sondrio. Papa: “Insieme al vertice del settore”

    L’Opas di Bper su Banca Popolare di Sondrio ha centrato l’obiettivo: l’istituto modenese ha raccolto adesioni pari al 58,15% del capitale, a cui si aggiunge un ulteriore 0,34% già detenuto, portando la quota complessiva al 58,49%. È quanto emerge dai risultati provvisori comunicati dalla banca, che annuncia anche la riapertura dell’offerta per cinque sedute di Borsa, dal 21 al 25 luglio, per consentire ad altri azionisti di aderire.Con il superamento della soglia del 50%, si apre la strada all’integrazione piena della Popolare di Sondrio all’interno del gruppo Bper. “Accogliamo con grande soddisfazione il superamento della soglia del 50% del capitale sociale”, ha dichiarato l’amministratore delegato Gianni Franco Papa (in foto), sottolineando come si tratti di “un traguardo importante, per quanto ancora provvisorio, che consente di consolidare la nostra posizione tra i primi player bancari nazionali”.La fusione tra i due istituti darà vita a una realtà con “una base patrimoniale ancora più solida e una rete commerciale che conterà più di 2.000 filiali al servizio di circa 6 milioni di clienti”, ha aggiunto Papa. “Continueremo a restare focalizzati sul credito a famiglie e imprese e a gestire con competenza e responsabilità gli oltre 400 miliardi di euro di asset dei clienti”, ha aggiunto. LEGGI TUTTO

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    ACEA alla Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina: infrastrutture moderne per un futuro europeo

    ACEA ha preso parte alla Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina, un evento internazionale che si è svolto con l’obiettivo di pianificare e coordinare gli interventi per la rinascita del Paese in un’ottica post-bellica. Il gruppo, guidato dall’Amministratore Delegato Fabrizio Palermo, è stato protagonista di un importante momento di confronto sul tema delle infrastrutture, portando la propria esperienza e visione strategica per un processo di ricostruzione basato sul principio del build-back-better — ovvero un modello di ripresa che punta non solo a ricostruire, ma a farlo ai più alti standard attualmente disponibili sul mercato.Il contributo di ACEASi è concentrato sull’importanza di infrastrutture moderne e resilienti, in grado di sostenere la futura integrazione europea dell’Ucraina. Durante il panel The Road to Recovery – Modern Infrastructure, è intervenuto Pierfrancesco Latini, Chief International Officer del gruppo, sottolineando il potenziale di ACEA come partner strategico per la ripartenza del Paese. Latini ha ricordato come ACEA sia il primo operatore idrico in Italia, con 10 milioni di abitanti serviti, e il secondo in Europa. Un’esperienza che il gruppo ha già esportato all’estero, raggiungendo complessivamente altri 10 milioni di utenti. A ciò si aggiungono le attività di distribuzione elettrica per la città di Roma, e quelle nel settore ambientale, con impianti di termovalorizzazione già attivi e il progetto del nuovo impianto WTE (waste-to-energy) a servizio della Capitale. LEGGI TUTTO

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    Intesa Sanpaolo punta sul rilancio dell’Ucraina

    Intesa Sanpaolo conferma il proprio impegno in Ucraina attraverso la controllata Pravex Bank, parte della Divisione International Banks. “Intesa Sanpaolo, attraverso la controllata Pravex Bank parte della Divisione International Banks, è l’unica banca italiana presente e operativa in Ucraina”, ha dichiarato Paola Papanicolaou, Chief della Divisione International Banks, intervenendo alla Conferenza sulla Ricostruzione in Ucraina.”Sono qui da un anno – ha proseguito – e da quando sono arrivata ho ripreso in mano il progetto Ucraina perché credo fermamente in una ripresa di questa importante regione che sempre di più è in una fase di graduale integrazione con l’Europa. Il mio obiettivo è quello di avviare un piano ambizioso per il rilancio della banca e faremo la nostra parte per la ricostruzione del vostro Paese”.Papanicolaou ha sottolineato il ruolo internazionale del gruppo, presente in circa 40 Paesi con 12 banche sistemiche: “Ovunque operiamo, il nostro obiettivo rimane lo stesso: creare le condizioni per attrarre investimenti e investitori. L’impegno costante del nostro governo è un sostegno al sistema Italia e noi siamo pronti a essere sempre più uno strumento catalizzatore per assicurare la crescita del Paese e il benessere dei cittadini ucraini”.Secondo la manager, la ricostruzione dell’Ucraina dovrà poggiare anche sulla mobilitazione di capitali privati e sul coinvolgimento di istituzioni finanziarie sovranazionali: “Gli ambiziosi obiettivi di ricostruzione e rilancio in chiave moderna dell’economia, non potranno infatti prescindere dalla mobilitazione del capitale privato e dal coinvolgimento di istituzioni finanziarie sovranazionali attraverso meccanismi di blended finance: entrambi casi per i quali è imprescindibile il ruolo di un grande gruppo internazionale”. LEGGI TUTTO

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    Nei consumi e vacanze le famiglie ritrovano la fiducia

    Nonostante l’incertezza – legata a dazi e guerre – che domina sovrana ogni previsione economica e confonde le aspettative, gli italiani mostrano un sorprendente ottimismo. Eppure, anche l’ultima rilevazione economica importante, quella sulla produzione industriale, è stata negativa: a maggio 2025 la produzione industriale è diminuita dello 0,7% rispetto al mese precedente e dello 0,9% su base annua. E quel che è peggio è la mancata inversione di tendenza che sembrava all’orizzonte un mese fa, quando i dati di arile avevano interrotto i 26 mesi consecutivi di calo della produzione. Invece niente, con il rischio che quello di aprile resti un caso isolato. Produzione in calo significa che le imprese programmano e sfornano meno prodotti. Per esempio, preoccupano le flessioni più marcate nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-5,6%, affossati dall’auto), farmaceutici (-5,2%), chimici (-4%).Tuttavia, come si diceva, a sorpresa gli italiani mostrano di voler consumare di più. Lo dicono i numeri del report Censis-Confcommercio usciti il 9 luglio, dai quali emerge che “le intenzioni di spesa per l’anno in corso sono in crescita rispetto al 2024 così come le partenze per le vacanze estive facendo emergere quel desiderio di normalità, con un 46,5% di italiani ottimisti nonostante tutto”. Nel dettaglio, rispetto al 2024 aumenta la propensione all’acquisto del 10,9% punti per gli elettrodomestici, +9,1 i prodotti tecnologici, +5,6 per i mobili, +4,3 per le autovetture, +3,8 per le ristrutturazioni. E per stare sull’attualità, cresce la quota di famiglie italiane che ha già pianificato le vacanze estive: sono il 37,7%, in netto aumento sul 26,2% dell’anno scorso ma, soprattutto, si tratta del dato più alto dal 2019, che si accompagna a un calo del numero degli indecisi (28,6%) e di chi non partirà (33,6%). Una tale maggiore propensione al consumo si specchia in un 43,3% delle famiglie che ha aumentato i consumi anche a scapito del risparmio: il 51,8% degli italiani ha diminuito le proprie riserve finanziarie.Da dove deriva questa capacità di tenere alti i consumi? Dal 2020 in poi, pandemia, inflazione, guerre e ora i dazi hanno invaso il quotidiano delle famiglie un mese dopo l’altro. Ma evidentemente c’è qualcosa che garantisce un po’ di fiducia. E questo non può non essere legato alla stabilità del governo italiano e alle dinamiche economiche interne, che hanno contrastato l’incertezza internazionale. Pur nelle ristrettezze finanziarie imposte dal nostro elevato debito pubblico, che rende deboli le politiche fiscali, l’economia italiana mostra una buona salute. Dopo anni di perdita di potere d’acquisto, negli ultimi 18 mesi i salari reali sono aumentati. C’è un aumento del reddito disponibile e l’occupazione – pur in un ambito molto differenziato – è ai massimi storici. L’inflazione, infine, è tornata sotto controllo, così che il calo dei tassi d’interesse ha favorito l’indebitamento privato. LEGGI TUTTO