Orcel esclude la scalata di Unicredit su Generali
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“Lo possiamo escludere”. Andrea Orcel ceo di Unicredit ha risposto così sulla possibilità che arrivi una telefonata dall’ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, che ieri aveva detto che “Se Unicredit volesse scalare Generali, farei una telefonata a Orcel e gli direi di fermarsi”.Il botta e risposta è arrivato davanti alla platea del congresso della Fabi in corso a Milano. Stamattina sul palco è salito il banchiere romano al centro del risiko per l’Ops sul Banco Bpm e per la scalata Commerzbank. Il mercato si interroga però su altre sue possibili mosse, dopo l’ingresso nel capitale delle Generali, anche perché entrambe le due operazioni aperte da Orcel si sono al momento ingolfate.Con la battaglia dei tribunali sull’Ops sul Banco Bpm, i tempi rischiano infatti di scavalcare il 23 luglio – termine posticipato da Consob con la sospensiva dell’Offerta – facendola decadere. Questo percorso si incrocia con il ricorso al Tar di Bpm contro la sospensiva della Consob e la discesa in campo dell’Antitrust europeo che ha già chiesto lumi all’Italia sulle modalità di applicazione dei poteri speciali, sovrapponendosi alle mosse del Mef, incaricato del monitoraggio delle prescrizioni imposte dal Dpcm del governo del 18 aprile. “Il percorso Tar-Consiglio di Stato non arriverà in tempo per darci certezza della chiusura dell’operazione” su Banco Bpm, che quindi “potrebbe” decadere”, ha detto stamattina Orcel. Aggiungendo, però, che l’operazione “può essere sempre riproposta. Il nostro ricorso al Tar è una questione di chiarezza, non di combattimento”.L’aggregazione è “un’operazione valida industrialmente, valida strategicamente, però si scontra su visioni diverse che rendono l’operazione de facto non economica”, ha proseguito il ceo di Unicredit riferendosi ai paletti fissati dal governo con il golden power, che comportano “ostacoli legali” che rendono possibile soddisfare le prescrizioni o “un aumento del costo economico per fare l’operazione”. “Questa valutazione è definitiva?” ha chiesto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. “Se restano così assolutamente”, ha replicato Orcel. Secondo cui “l’influenza degli Stati sulle operazioni di mercato è diventata molto significativa e bisogna tenerne conto. Da un altro punto di vista, se guardiamo alle istituzioni europee, l’Unione Europea, la Banca Centrale Europea, la Commissione Europea, hanno una visione diversa perché vogliono, prima di tutto, un sistema monetario più forte”.Il banchiere ha assicurato di non avere l’ossessione del fare M&A, “perché non è fine a se stesso, è qualcosa che deve aggiungere valore a quello che ho, non ridurre il mio valore per fare un favore agli altri che invece hanno spremuto il limone fino a farlo diventare senza nessun sugo dentro”. E se le operazioni Banco Bpm e Commerzbank non andassero a buon fine? “Ritorneremo su una traiettoria che è già la migliore che esiste in Europa”. Poi però ha chiosato che “l’Italia ha bisogno di un sistema bancario più forte. Il gioco resta aperto per tutti. Nessuno è arrivato al capolinea, con l’eccezione di Intesa”. Quali saranno, quindi, le possibili mosse di Unicredit? Escluse manovre su Generali, e anche su Banca Generali (sotto Ops di Mediobanca) perché “non verrà chiesto agli azionisti questo passaggio, passa direttamente in consiglio”. LEGGI TUTTO