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    ADM, firmato accordo di collaborazione con Politecnico Milano per innovazione tecnologica

    Il direttore dell’Agenzia, Roberto Alesse, insieme alla Rettrice del Politecnico di Milano, Prof.ssa Donatella Sciuto

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    L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) e il Politecnico di Milano hanno siglato oggi un’intesa di collaborazione che apre la strada a nuove attività congiunte nei campi della tecnologia, della scienza e della ricerca. L’accordo dà il via a una cooperazione strategica orientata all’innovazione, con l’obiettivo di potenziare la formazione, sia accademica che professionale, e sviluppare iniziative di ricerca volte alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.Un grande lavoroL’intesa è stata firmata dal Direttore dell’Agenzia, Roberto Alesse, e dalla Rettrice del Politecnico di Milano, Donatella Sciuto, e getta le fondamenta per una collaborazione su più fronti: dalla ricerca applicata allo sviluppo di soluzioni tecnologiche avanzate, fino alla creazione di percorsi formativi e alla partecipazione congiunta a progetti finanziati a livello europeo. L’obiettivo comune è promuovere la formazione di studenti e personale dell’Agenzia, attraverso metodologie didattiche innovative e attività di ricerca focalizzate su tematiche di interesse scientifico.Gli obiettiviTra le finalità principali dell’accordo spiccano la promozione della ricerca sulle tecnologie emergenti, l’implementazione di soluzioni all’avanguardia per i settori pubblico e privato, e il potenziamento dell’offerta formativa, con l’obiettivo di contribuire al progresso tecnologico e alla competitività dell’Italia.Le parole di Alesse”Lavorare con un’eccellenza accademica come il Politecnico di Milano consente all’Agenzia delle dogane e dei monopoli di coniugare innovazione scientifica, ricerca applicata e alta formazione, con l’obiettivo di costruire una Pubblica Amministrazione più moderna e tecnologicamente avanzata. Questa collaborazione è per noi una sfida strategica che intendiamo affrontare con visione e metodo, nella consapevolezza che l’innovazione tecnologica non è un fine in sé, ma uno strumento per migliorare concretamente i servizi offerti a cittadini e imprese”, ha spiegato il Direttore dell’Agenzia, Roberto Alesse. LEGGI TUTTO

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    Revisione auto 2025, ogni quanto bisogna farla e cosa rischi se non la fai

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    Tra le scadenze più importanti che un automobilista deve sempre tenere ben a mente, unitamente ad assicurazione e bollo, c’è ovviamente anche la revisione. Per evitare di essere sanzionati, trattandosi di un obbligo sancito nell’articolo 80 del Codice della strada, è bene rispettare le scadenze previste dalle norme vigenti.Da regola, la prima revisione va effettuata dopo 4 anni dalla data di immatricolazione del mezzo, chiaramente indicata sul libretto di circolazione, mentre per le successive l’auto va portata in officina ogni 2 anni. Queste tempistiche sono relative alla maggior parte dei veicoli privati e commerciali entro le 3.5 tonnellate, mentre quelli a uso pubblico, come ambulanze, taxi, auto a noleggio con conducente, gli autocarri e i veicoli superiori alle 3.5 tonnellate devono effettuare i controlli ogni anno.Per quanto concerne i veicoli nuovi la scadenza è fissata alla fine del mese nel quale sono stati immatricolati, mentre per quelli usati si utilizzerà come riferimento l’ultimo giorno del mese in cui è avvenuta la revisione precedente. Qualora il termine ultimo sia una domenica o un festivo, tale scadenza slitta al primo giorno feriale successivo. Nel caso in cui, per un motivo o per un altro, l’automobilista avesse dei dubbi circa la scadenza, potrebbe consultare in qualunque momento il Portale dell’Automobilista.Quando si porta l’auto in officina per effettuare una revisione, l’obiettivo è quello di verificare la sua sicurezza e la capacità di rispettare le normative ambientali. I controlli si concentrano quindi sull’impianto frenante (freni anteriori, posteriori e freno a mano con attenzione allo stato di usura di dischi e pastiglie), sullo sterzo, sulla visibilità (quindi le condizioni di vetri, specchietti retrovisori e lavavetri), sull’impianto elettrico (luci anteriori e posteriori, segnale di stop, retromarcia, indicatori di direzione, luce targa, fari antinebbia e spie sul cruscotto), sulle condizioni degli pneumatici (pressione, usura del battistrada, integrità e dimensioni), sulle sospensioni, sulle emissioni inquinanti, sull’indice di rumorosità e sullo stato generale di conservazione della carrozzeria e in genere della struttura del mezzo.Nel caso in cui l’auto non superi i test e gli standard di sicurezza fissati, al proprietario viene rilasciato un documento nel quale sono riepilogate le problematiche riscontrate che rendono il veicolo non idoneo alla circolazione. Da quel momento ci saranno 30 giorni di tempo per rimediare al problema e replicare la revisione. Talvolta, nei casi più gravi, può essere richiesto il fermo del mezzo fino al completamento degli interventi da effettuare.Che cosa si può rischiare a non ottemperare a quest’obbligo? La legge prevede sanzioni che vanno da 173 a 694 euro, ma in caso di ripetuta omessa revisione la multa può anche raddoppiare. Circolare invece su un’auto sospesa dalla circolazione comporta un’ammenda da 998,00 a 7.993,00 euro oltre al fermo amministrativo del veicolo per 90 giorni: in caso di reiterazione delle violazioni si può subire anche confisca amministrativa. Se invece l’automobilista produce documentazione falsa può essere sanzionato con una multa da 430 a 731 euro.Per quanto concerne il prezzo, l’automobilista può scegliere se appoggiarsi alla Motorizzazione Civile o a un privato. Nel primo caso sono previsti tempi di attesa più lunghi ma costi contenuti (45 euro), mentre qualora si opti per un’officina autorizzata il costo sale: il proprietario dovrà infatti corrispondere in tutto 79,04 euro così suddivisi: LEGGI TUTTO

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    Dazi, l’Ue pronta ad accordo su tariffe al 10% con gli Usa?

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    Mentre i riflettori dei mercati sono spostati sull’impatto dell’attacco di Israele all’Iran su energia e petrolio, potrebbe avvicinarsi l’accordo tra Usa e Ue sul fronte dei dazi. La Commissione europea sarebbe, infatti, pronta ad accettare un dazio fisso del 10% sugli scambi commerciali con gli Stati Uniti, a patto che l’intesa sia definita con criteri chiari e condivisi. L’obiettivo è evitare tariffe più elevate su settori strategici come automobili, farmaceutica e componenti elettronici. Lo riporta il quotidiano economico tedesco Handelsblatt. Washington non ha ancora confermato la volontà di limitare al 10% le tariffe sulle auto europee. In cambio della rinuncia a tariffe più severe, la Ue sarebbe disponibile a ridurre i suoi controdazi sulle auto importate dagli Usa e a riconoscere alcuni standard tecnici americani. Bruxelles, sempre secondo l’Handelsblatt, ha chiarito che potrà accettare un’aliquota fissa Usa del 10% soltanto a condizioni precise e trasparenti, e comunque non come misura permanente.”Si tratterebbe di un dazio del 10%, che di fatto rappresenta un aumento mascherato delle imposte per i consumatori americani”, ha affermato un funzionario Ue al quotidiano tedesco. Nel pacchetto negoziale in fase di elaborazione, l’esecutivo di Ursula von der Leyen starebbe valutando anche il divieto totale sulle importazioni di gas russo, con l’obiettivo di favorire le esportazioni di gnl statunitense. La proposta all’amministrazione Trump potrebbe includere inoltre la revisione di alcune norme Ue più volte criticate dal tycoon. “L’intenzione è costruire un pacchetto completo” così da permettere al presidente statunitense di presentarlo come “una vittoria politica significativa”, ha spiegato la stessa fonte Ue. Tra le ipotesi sul tavolo, la riduzione di oneri burocratici e regolamentari già prevista, come l’alleggerimento della direttiva sulla due diligence. LEGGI TUTTO

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    De Meo lascia Renault, cosa cambia per l’automotive europeo?

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    C’è chi arriva, seppur dall’interno: Antonio Filosa (Stellantis). E c’è chi decide improvvisamente di andarsene: Luca De Meo, dal Gruppo Renault. Dunque, c’era una volta la favola dei due italiani alla guida di entrambi i gruppi automobilistici con lo Stato francese azionista. De Meo lascerà la casa della Losanga il 15 luglio prossimo per approdare, come ceo, nel gruppo Kering che opera nel lusso e annovera marchi al top come Gucci e Yves Saint Laurent. Filosa siederà sulla poltrona di Stellantis il 23 giugno prossimo.L’uscita di scena di De Meo è stata un fulmine a ciel sereno e, come era accaduto a inizio dicembre 2024 per Carlos Tavares, nel caso di Stellantis, comunicata attraverso una nota stampa, ultimata la riunione del consiglio di amministrazione, la sera della domenica a mercati chiusi. De Meo, dunque, dopo una lunghissima carriera di successo nel mondo automotive – tra Renault, Toyota, Fiat (con Sergio Marchionne e Lapo Elkann aveva lanciato nel 2007 il modello della svolta, la nuova 500), Audi, Seat e, da 5 anni, a capo di Renault – cambia completamente settore.Perché questa decisione? La classica offerta irrinunciabile arrivata dal magnate François-Henri Pinault, alle prese con un momento difficile proprio della griffe Gucci? Disaccordi con l’azionista Stato sulle strategie da seguire per Renault? La presa d’atto che il sistema automotive europeo è ai titoli di coda a causa di un «Green Deal» maldestramente sposato anche dalla maggior parte dei costruttori? L’impossibilità di competere ad armi pari con i big cinesi? Il fallimento dell’idea di realizzare, sempre in Europa, una sorta di «Airbus dell’auto», ? Di sicuro, comunque, De Meo lascerà il quartier generale di Parigi con una liquidazione da mille e una notte.Nelle ultime settimane De Meo, insieme al presidente di Stellantis, John Elkann, aveva lanciato l’allarme sull’industria dell’auto europea: il suo «destino si gioca quest’anno», le loro parole in un’intervista a Le Figaro, premendo sull’Unione Europea per una semplificazione delle norme per costruire piccole auto sul modello delle K-car, vetture leggere e compatte, molto diffuse in Giappone e perfette per le città. Visione, questa, rilanciata la scorsa settimana dallo stesso Elkann, ospite al Mauto di Torino del congresso di Automotive News Europe.«Arriva un momento nella vita in cui si sa che il lavoro è fatto. Nel gruppo Renault, abbiamo affrontato sfide immense in meno di cinque anni. Abbiamo raggiunto ciò che molti ritenevano impossibile. Oggi, i risultati parlano da soli: sono i migliori della nostra storia», il messaggio ufficiale di congedo del ceo di Renault. «Abbiamo un team forte e un’organizzazione agile. Abbiamo anche un piano strategico pronto per la prossima generazione di prodotti. Per questo – ha aggiunto – ho deciso che è giunto il momento di passare il testimone. Lascio un’azienda trasformata, pronta per il futuro, per mettere a frutto la mia esperienza in altri settori e intraprendere nuove avventure. Guidare il gruppo Renault è stato un privilegio, un’avventura umana e industriale che capita solo una volta nella vita. Per questo, sarò sempre grato alle donne e agli uomini di questa azienda – i Renaulutionnaires – per la loro passione, il loro impegno e la loro convinzione. Sono loro i veri motori. Inoltre, vorrei ringraziare il presidente Jean-Dominique Senard per avermi scelto diversi anni fa, per il suo sostegno e la sua fiducia, così come il cda per aver creduto nei nostri progetti. E il meglio deve ancora venire… ». LEGGI TUTTO

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    Energia atomica: l’Italia ufficializza la svolta ed entra nell’Alleanza nucleare europea

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    L’Italia compie un passo decisivo nella direzione del ritorno all’energia nucleare, aderendo ufficialmente all’Alleanza nucleare europea come membro effettivo, dopo avervi partecipato finora solo come osservatore. Lo ha annunciato il ministro della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, durante il Consiglio Energia Ue a Lussemburgo, nel corso di una riunione dell’Alleanza che riunisce i Paesi europei favorevoli all’atomo.L’iniziativa, lanciata nel 2023 su impulso della Francia, punta a creare una piattaforma di cooperazione per sostenere l’intera filiera del nucleare civile in Europa, sia sotto il profilo tecnologico che finanziario. Oltre all’Italia e alla Francia, ne fanno parte Belgio, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Paesi Bassi, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia.La posizione italianaPichetto ha chiarito le motivazioni alla base della svolta. “Si tratta di una decisione in linea con le scelte di politica energetica del governo italiano, che promuove con convinzione il principio della neutralità tecnologica, per seguire una transizione energetica sostenibile, che garantisca la sicurezza e la resilienza del sistema energetico e favorisca imprese e famiglie”, ha dichiarato sottolineando che “l’Italia sta seguendo una strategia nazionale che, in maniera trasparente e graduale, promuove una rivalutazione pragmatica del ruolo dell’energia nucleare come fonte decarbonizzata, sicura, affidabile e programmabile”.L’adesione consente all’Italia di contribuire attivamente alla definizione del “Programma di lavoro dell’Alleanza”, attualmente in discussione su proposta svedese, e di partecipare al gruppo di lavoro sul financing, che mira a migliorare l’accesso ai capitali per progetti nucleari, ponendoli sullo stesso piano delle altre fonti low-carbon.Il ministro ha collegato l’ingresso ufficiale all’iter legislativo nazionale. “La decisione fa seguito alla scelta del governo, della maggioranza, di presentare il disegno di legge per il ritorno alla produzione di energia nucleare, come previsto dal Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC)”, ha concluso.Entusiasta anche il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, che ha commentato sui social: “Buonsenso e concretezza. Bene così!”.L’Ue e il ritorno del nucleare come opzione strategicaL’inserimento dell’Italia rafforza il fronte dei Paesi Ue che vedono nel nucleare una componente indispensabile del mix energetico, soprattutto alla luce degli obiettivi di decarbonizzazione e della crescente esigenza di indipendenza energetica, in particolare dal gas russo.L’agenda del Consiglio Energia include infatti anche la discussione sulla proposta della Commissione europea di vietare tutte le importazioni di metano da Mosca entro la fine del 2027. Come ha spiegato il commissario Ue all’Energia, Dan Jorgensen, “vogliamo farlo in modo che nessuno Stato membro abbia problemi con la sicurezza dell’approvvigionamento”.Una posizione che rende ancora più strategico il ruolo delle fonti alternative al gas, nucleare compreso.Berlino riconsidera l’atomo?L’Alleanza nucleare vede, per ora, la Germania ai margini, ma segnali di apertura non mancano. La ministra tedesca dell’Economia e dell’Energia, Katherina Reiche, ha partecipato alla riunione in qualità di osservatrice, un gesto non passato inosservato.Secondo la ministra svedese dell’Energia, Ebba Busch, ” oggi una grande maggioranza dei Paesi Ue sono pro nucleare o consapevoli che il nucleare è una parte importante del mix”. Marc Ferracci, ministro francese dell’Industria e dell’Energia, ha aggiunto che la questione cruciale per il rilancio del settore è quella degli investimenti, sottolineando il divario tra l’Ue e potenze come Cina, Usa e Canada. “Stiamo vedendo un flusso massimo di capitali nel settore nucleare in Cina, Usa e Canada, ma non nell’Ue. Per questo la questione dei finanziamenti è così importante”, ha rimarcato.Verso un nuovo equilibrio europeo LEGGI TUTTO

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    Confcommercio: “L’economia italiana tiene, ma i consumi restano il punto debole”

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    Secondo l’Ufficio Studi di Confcommercio, l’economia italiana continua a mostrare segnali di tenuta e, in alcuni casi, anche di vivacità. Le stime per maggio e giugno indicano una crescita del Pil dello 0,1% su base congiunturale, che porterebbe la variazione annua allo 0,8% nel mese in corso. Sul secondo trimestre nel suo complesso, l’associazione prevede un incremento congiunturale dello 0,4% e un dato tendenziale pari allo 0,9%, trainato in buona parte dai risultati positivi registrati ad aprile.Se lo scenario attuale non dovesse subire particolari shock, Confcommercio riterrebbe possibile una crescita dell’economia vicina allo 0,8% per l’intero 2025. Tuttavia, permane un elemento di fragilità che rischia di rallentare il passo: i consumi delle famiglie.Nonostante il buon andamento dell’occupazione, ai massimi storici, e un miglioramento del reddito disponibile, le famiglie italiane continuano a mostrare una scarsa propensione al consumo, evidenziando una difficoltà a instradarsi su un sentiero di crescita consolidato. Un comportamento che, secondo Confcommercio, rappresenta ancora “l’anello debole” della ripresa.Segnali positivi, ma senza trionfalismiConfcommercio sottolinea che la previsione di crescita del +0,3% nel primo trimestre del 2025, inizialmente ritenuta ottimistica da alcuni osservatori, si è rivelata realistica. Il secondo trimestre, pur in un contesto di incertezza e tensioni internazionali, ha confermato una ripresa della fiducia da parte di imprese e famiglie, in particolare nel mese di maggio.Rilevante anche il ritorno in territorio positivo della produzione industriale ad aprile, dopo oltre tre anni di difficoltà. Questo insieme di dati giustifica un atteggiamento prudente ma non pessimista. “Non useremo la formula di stile ‘con prevalenti rischi al ribasso’”, scrive Confcommercio, respingendo un eccesso di cautela.Inflazione sotto controllo e tassi in caloAltro elemento positivo è rappresentato dalla stabilizzazione dell’inflazione su valori inferiori al 2%. A giugno i prezzi al consumo registrano una variazione congiunturale dello 0,1%, mantenendo la crescita annua all’1,7%. Un dato che rafforza la percezione di un’inflazione sotto controllo, tanto da spingere la Banca centrale europea ad avviare una fase di allentamento monetario, riportando i tassi ai livelli di fine 2022.Tuttavia, Confcommercio avverte che le incertezze internazionali, in particolare sul fronte delle politiche commerciali, potrebbero frenare il recupero della fiducia, elemento chiave per sostenere investimenti e consumi nella seconda parte dell’anno. LEGGI TUTTO

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    Bollette, la data in cui cambia tutto. Ecco le novità

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    A partire dal primo luglio ci sarà un’importante novità per quanto concerne le bollette che gli italiani sono tenuti a pagare. Grazie all’intervento di Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, queste saranno decisamente più trasparenti e comprensibili, cosa che agevolerà gli italiani nella gestione dei costi. Si tratta di qualcosa di assolutamente inedito, e che si spera possa portare effetti positivi.Questa sorta di rivoluzione mira a rendere più diretto il rapporto fra consumatore e società fornitrice di luce e gas. Fra le due parti deve infatti esserci assoluta chiarezza, ecco perché Arera ha spinto tanto per un cambio di paradigma. In sostanza, si fa in modo che il consumatore abbia davvero effettivo potere e gestione sulle proprie spese. Il cambiamento lo si vedrà prima di tutto da un punto di vista puramente strutturale: ci sarà infatti un restyling delle bollette, che saranno più simili a un normale scontrino fiscale. Nella prima pagina sarà possibile trovare subito l’importo totale, poi seguiranno le informazioni essenziali. Procedendo nella seconda pagina, troveremo invece tutti i dettagli, inseriti secondo la logica del “quantità x prezzo”. Il tutto si traduce in un insieme più comprensibile, e di più facile gestione. Il cittadino troverà subito tutti i dati che gli interessano. Sarà più semplice individuare quelle che sono le varie componenti di vendita, come gli oneri di sistema, ad esempio.In questo modo Arera spera di raggiungere quella costs clarity tanto auspicata, e alla quale i consumatori hanno diritto. A questo va aggiunta anche la voce “box offerta”, che permetterà di capire se il contratto firmato con il fornitore è stato o meno rispettato. I fornitori saranno inoltre obbligati a pubblicare un codice identificativo associato a ciascuna offerta, con tanto di scheda riepilogativa e relazione sulle condizioni tecnico-economiche. Così si potrà raggiungere la tanto sperata trasparenza. LEGGI TUTTO

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    Perché chi fa causa al condominio non deve essere convocato in assemblea

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    Può accadere, quando si vive in condominio, che ci siano delle controversie tra i residenti e non è raro che queste sfocino nel legale.Non è una situazione facile, senza considerare che andare in causa con l’intero condominio può comportare alcuni effetti indiretti che non sono, certamente, di scarsa rilevanza.Negli scorsi anni, difatti, la Corte di Cassazione si è espressa su alcuni procedimenti riguardanti questo tema, andando a meglio definire la “giurisprudenza” in materia. Tra le sentenze più importanti, certamente, quella che ha sancito che il condomino controparte in una causa legale con il condominio non ha diritto di voto sulla situazione specifica.Entriamo più nel dettaglio.Cosa ha stabilito la CassazioneLa Corte di Cassazione, con la sentenza della sezione civile n. 21750 pubblicata il 01/08/2024, ha annullato la decisione della Corte d’Appello di Firenze. Quest’ultima aveva dato ragione a un condomino che chiedeva di annullare la delibera con cui il condominio aveva nominato un avvocato per la causa contro di lui, poiché non era stato convocato all’assemblea.Nei fatti, dunque, la Cassazione ha stabilito che chi è parte in causa contro il condominio non ha diritto a partecipare all’assemblea che delibera sulla controversia nella scelta del legale.Su una posizione simile, la sentenza n. 7491/2025 del 20 marzo scorso, con cui la Cassazione si è espressa riformando la sentenza in secondo grado, aveva dato ragione a un condomino che aveva impugnato una delibera con cui l’assemblea aveva deciso di incaricare un avvocato per difendersi nel giudizio d’appello da lui stesso avviato contro il condominio. Dunque, in secondo grado, il tribunale si era espresso ritenendo che la condomina, pur essendo in conflitto di interessi, dovesse essere comunque convocata.In Cassazione, però, questa posizione è stata ribaltata, stabilendo che il condomino non ha diritto ad essere convocato all’assemblea che delibera sulla prosecuzione di quella causa, in quanto si trova in una posizione conflittuale rispetto agli altri partecipanti. LEGGI TUTTO