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    Orsini: “Serve un piano industriale per salvare Ue e Italia”

    Un appello netto, diretto, che parte da Bologna e si rivolge a due ospiti d’eccezione dell’assemblea di Confindustria: la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola e la premier Giorgia Meloni. Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, lancia un messaggio che attraversa i confini nazionali: “Serve un Piano Industriale Straordinario per rilanciare l’economia europea e nazionale”.Secondo Orsini, “alle politiche europee serve un radicale mutamento di impostazione” e “bisogna intervenire subito per cambiare questa rotta”, perché l’obiettivo è “aumentare la competitività, la produttività e l’innovazione con gli investimenti e la semplificazione”.Nel cuore del suo intervento, l’industria italiana viene difesa come fondamento democratico e sociale: “è un pilastro della democrazia del nostro Paese”. Ma oggi il rischio è concreto: “deindustrializzazione” e perdita di centralità internazionale.Green Deal e politica industriale europea: “Una vera pazzia”Orsini non risparmia critiche all’impostazione europea sul clima e la transizione energetica: “E ve lo dico con chiarezza: non possiamo indebitare i costruttori europei costringendoli ad acquistare le quote di CO2 da Byd e Tesla. Tutto questo per rispettare i vincoli europei che ci siamo autoimposti. È una vera pazzia”.A suo avviso, si stanno cancellando anni di investimenti: “Non vogliamo buttare via gli investimenti miliardari fatti per trasformare il diesel in un motore pulito e performante. Come non vogliamo costringere gli automobilisti ad usare auto elettriche di altri continenti”.Rilanciando anche l’allarme dell’ex premier britannico Tony Blair, Orsini avverte: “C’è il rischio di desertificazione industriale per aver fissato tempi e obiettivi non realizzabili”.E chiede con forza: “È questa l’Europa che vogliamo? Un’Europa senza industria e che attira meno investimenti? Un’Europa che dipende sempre di più dal resto del mondo? La nostra risposta è no, no e poi ancora no”.Investimenti, Ires premiale e crisi industrialeSul fronte interno, Orsini parla di misure fiscali troppo limitate: “Palazzo Chigi ha accolto con favore la nostra proposta di Ires Premiale per rilanciare gli investimenti delle imprese. Ma poi, per mancanza di fondi, se ne è ristretta la platea dei beneficiari. Ora più che mai serve sostenerla con forza, togliendone le limitazioni, oppure proseguire su linee di azione che sostengano la patrimonializzazione delle imprese e ne riducano il carico fiscale”.“Dopo due anni di flessione della produzione, l’industria italiana è in forte sofferenza. È ancora frenata da troppi ostacoli, che riducono la competitività delle imprese rispetto a quelle di Paesi con regole, sistemi fiscali e infrastrutture più favorevoli”.E ancora: “La crisi dell’industria ha avuto come effetto immediato un significativo e preoccupante calo degli investimenti, in particolare su impianti, macchinari e mezzi di trasporto. L’occupazione, invece, per ora tiene. Ma per quanto potremo ancora farlo?”.Orsini avverte che “anche solo 300 medie imprese” che decidessero di delocalizzare “porterebbero conseguenze su almeno 100 mila occupati. Tutto questo, l’Italia non se lo può permettere”.​Energia, nucleare e rinnovabili: “Basta ipocrisie regionali”Altro snodo critico: l’energia. “Bisogna abbattere il sovraccosto energetico che pesa come un macigno sulla competitività delle imprese italiane” e “entrare subito nella logica del disaccoppiamento” dei prezzi tra rinnovabili e gas.Poi la denuncia: “Dobbiamo affrontare con realismo il paradosso per cui, da un lato, gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni ci impongono di accelerare sulle rinnovabili, ma dall’altro, veti e ostacoli burocratici bloccano in Italia progetti per 150 GWh di nuovi impianti”.Senza mezzi termini, il presidente si rivolge alla politica: “Si smetta di dire a Roma che siete per le rinnovabili, per poi porre nelle Regioni ostacoli di ogni tipo proprio alle rinnovabili”.E lancia un appello bipartisan per il nucleare: “Bisogna accelerare il ritorno al nucleare con i piccoli reattori modulari, molto meno invasivi e più sicuri delle centrali di vecchia generazione. Anche su questo non ci possono essere divisioni politiche, parliamo di indipendenza e sicurezza nazionale”.Accordi commerciali e Mercato Unico: “I numeri parlano da soli”Orsini torna a parlare di internazionalizzazione, richiamando dati concreti: “Se l’Unione Europea riuscisse a diminuire le barriere interne al Mercato Unico al livello di quelle degli Stati Uniti, la sua produzione aumenterebbe del 6,7%, ovvero oltre 1.000 miliardi di euro”.Poi l’appello a Metsola: “Mentre negoziamo con l’Amministrazione americana, dobbiamo accelerare sugli accordi di libero scambio con altre aree del mondo. Sono un antidoto al protezionismo e il principale strumento per diversificare gli sbocchi del nostro export”.E snocciola i numeri: “Corea del Sud +170%, a fronte del 127%; Canada +61%, rispetto al 51%; Giappone +24,5% a fronte del 10,7%. Questi numeri parlano da soli. Dopo aver aggiornato gli accordi con Cile e Messico, l’Unione europea deve assolutamente concludere quello con il Mercosur”.Contratti, welfare e salari: “Alziamo le retribuzioni”Altro tema centrale: lavoro e salari. “Affrontiamo insieme la battaglia contro i contratti pirata” e “quella per una maggiore rappresentatività di imprese e sindacati che firmano i contratti di lavoro”.Poi un messaggio chiaro ai sindacati: “Sapete benissimo che in Italia le retribuzioni più elevate e i meccanismi per il recupero dell’inflazione sono nei contratti di Confindustria. Ma questo non significa che non ci poniamo il problema”.“La crisi dei salari in Italia – ha detto Orsini – spinge verso il basso consumi e crescita, e abbatte la dignità della vita e del lavoro. Bisogna alzare ancor più le retribuzioni anche nell’industria attraverso i contratti di produttività aziendali”.Il ruolo dell’industria e la responsabilità socialeOrsini ha anche voluto sottolineare il ruolo sociale dell’impresa: “Come Sistema Confindustria, contribuiamo per oltre il 44% del valore aggiunto generato dalle imprese private in Italia. Il manifatturiero rappresenta quasi il 20% del valore aggiunto e ben il 30% del monte contributivo che tiene in piedi l’Inps”.E ancora: “Il 60% delle nostre imprese offre ai propri dipendenti previdenza complementare e assistenza sanitaria integrativa, quota che supera l’80% per le imprese più grandi. Una su quattro eroga contributi per istruzione, attività ricreative e borse di studio per i familiari dei collaboratori. E una su dieci offre assistenza per familiari non autosufficienti”.Conclusione: “Abbiamo una responsabilità” LEGGI TUTTO

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    Bonus zanzariere 2025: come funziona, quali modelli scegliere e come ottenere la detrazione

    I punti chiave

    Con l’arrivo dell’estate, torna anche uno degli ospiti meno graditi nelle nostre case: le zanzare. Sempre più persone decidono quindi di installare zanzariere per migliorare il comfort domestico, soprattutto nelle zone più esposte.Anche per il 2025 esistono agevolazioni fiscali che permettono di risparmiare sull’acquisto e sull’installazione di questi dispositivi. In particolare, è possibile accedere a due tipi di detrazione: il cosiddetto bonus zanzariere tramite Ecobonus, oppure il bonus ristrutturazioni. Cerchiamo di capire di più.Cos’è il bonus zanzariereIl bonus zanzariere rientra nell’ambito dell’Ecobonus, l’incentivo legato agli interventi di efficientamento energetico degli edifici. Se le zanzariere che si vogliono installare rispettano determinati requisiti tecnici (che vedremo più avanti), è possibile ottenere una detrazione del 50% delle spese sostenute, fino a un massimo di 60.000 euro per ogni unità abitativa. Se invece l’intervento riguarda una seconda casa, la percentuale si riduce al 36%.Come richiedere il bonusPer usufruire di questa detrazione non basta acquistare e installare le zanzariere, è fondamentale seguire alcune procedure precise.In particolare, i pagamenti devono essere effettuati tramite bonifico parlante, cioè un tipo di bonifico che riporta causale, codice fiscale del beneficiario e partita Iva del fornitore; è necessario conservare tutta la documentazione: fatture, ricevute e anche i documenti tecnici relativi al prodotto installato; entro 90 giorni dalla fine dei lavori, bisogna inviare all’Enea una scheda descrittiva dell’intervento, dove si riportano le caratteristiche delle zanzariere e la stima del risparmio energetico.Requisiti tecnici delle zanzariereNon tutte le zanzariere permettono di accedere all’Ecobonus. Il prodotto deve infatti rispettare alcuni requisiti tecnici precisi:deve avere la marchiatura CE, che attesta la conformità alle normative europee in materia di salute e sicurezza;dev’essere installato su superfici vetrate, come finestre o porte-finestre, indipendentemente dalla loro esposizione solare;l’installazione deve essere fissa e stabile, le zanzariere possono essere montate all’esterno, all’interno o integrate direttamente nell’infisso;dev’essere regolabile, cioè consentire di modulare la quantità di luce solare che entra in casa.Il valore Gtot: cos’è e perché è importanteUno degli aspetti tecnici più importanti da considerare è il cosiddetto valore Gtot. Si tratta di un indice che misura l’efficacia della zanzariera (in combinazione con il vetro) nel ridurre l’apporto di energia solare all’interno dell’edificio. Per poter accedere al bonus, questo valore deve essere inferiore a 0,35.Il Gtot va certificato da un ente esterno al produttore della zanzariera. È una garanzia ulteriore del fatto che il prodotto contribuisce effettivamente al risparmio energetico.Quali modelli si possono scegliereEsistono vari modelli di zanzariere tra cui scegliere, e la decisione va presa in base alle caratteristiche della propria casa e delle finestre. Ecco alcune opzioni:zanzariere verticali, spesso a molla, pratiche per finestre standard;modelli plissettati o magnetici, ideali per porte-finestre o spazi più ampi;zanzariere fisse, adatte a finestre che non si aprono spesso.Anche i materiali variano: si può optare per fibra di vetro rivestita in Pvc, oppure scegliere modelli oscuranti o filtranti, utili in caso di forte esposizione al sole. L’installazione può avvenire internamente o esternamente, a seconda dell’orientamento dell’abitazione.Chi ha diritto al bonusIl bonus zanzariere può essere richiesto da tutti i proprietari di immobili, sia privati che aziende. Rientrano tra i beneficiari anche:nudi proprietari;affittuari, purché abbiano il consenso del proprietario;condomìni, per le installazioni nelle parti comuni dell’edificio.L’unico requisito fondamentale è che l’immobile sia regolarmente accatastato e in regola con il pagamento di imposte e tributi.Quanto si può detrarreLa detrazione viene suddivisa in dieci quote annuali dello stesso importo. Nel caso dell’Ecobonus, il tetto massimo è di 30.000 euro detraibili, che corrispondono alla metà di 60.000 euro di spesa. Tuttavia, esistono limiti legati al reddito:Se il reddito è compreso tra 75.000 e 100.000 euro, l’importo massimo detraibile scende a 14.000 euro; per redditi superiori a 100.000 euro, il tetto è di 8.000 euro.Documenti da conservarePer essere pronti in caso di controlli fiscali, è importante conservare alcuni documenti essenziali: verbale di collaudo e dichiarazione di conformità, spesso riuniti in un unico file; comunicazione Enea firmata e la relativa ricevuta con il codice Cpid; tutte le fatture delle spese sostenute; la ricevuta del bonifico parlante.Bonus ristrutturazioni: un’alternativa possibileSe le zanzariere non rispettano i requisiti richiesti dall’Ecobonus, è comunque possibile accedere al bonus ristrutturazioni. In questo caso, l’intervento deve far parte di lavori più ampi di manutenzione straordinaria, che richiedano la presentazione di una Cila o Scia al Comune. LEGGI TUTTO

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    “Hanno dimezzato l’Ilva, il governo non la mollerà”

    Ascolta ora Per i prossimi 7-8 mesi la produzione all’ex Ilva di Taranto sarà dimezzata. Dopo l’incendio all’altoforno 1 del 7 maggio e il sequestro disposto dalla Procura, il danno per l’accaieria è «gravissimo». Ma, assicura il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, incontrando al Mimit le aziende dell’indotto, «noi non molliamo. Dobbiamo prendere atto delle […] LEGGI TUTTO

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    Doris: “Per chi fa il cassettista meno tasse sul capital gain”

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    «Defiscalizzare, in modo graduale, l’imposta sul capital gain, per chi investe sul lungo periodo, può aiutare a portare il risparmio verso l’economia reale. Lo abbiamo visto con i Pir quanto sia stato efficace». È quanto ha sostenuto ieri Massimo Doris (nella foto), presidente di Assoreti e ad di Banca Mediolanum, concludendo i lavori del Forum di Assoreti.In merito alla fuoriuscita di risparmi italiani verso l’estero, Doris ha spiegato che «far investire il cliente al 100% in Italia non è nel suo interesse», perchè «bisogna diversificare». Per cui, «noi facciamo investire i nostri clienti in buona parte in Italia, ma non tutto». Anche perchè «così come i risparmiatori italiani investono all’estero, anche gli americani, gli inglesi investono qui». La domanda è cosa fare per «attrarre il capitale estero», ha sottolineato Doris, ritenendo che «questo sia un tema da percorrere e chiedere alle istituzioni, al governo. Non tanto per noi, quanto per il sistema Paese». Inoltre, la defiscalizzazione «aiuterebbe tutti», in quanto, «se il risparmio viene investito nell’economia reale, lo sconto fiscale lo Stato lo vedrà tornare in maggiori consumi». LEGGI TUTTO

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    Castagna: “Nessuna operazione con Mps”. Lovaglio: “Mediobanca? Il prezzo è giusto”

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    «È un’offerta che l’offerente ha voluto far durare 8 settimane, non contento ha chiesto un altro mese. Siamo ancora alle prime battute ma con un’adesione inferiore allo 0,02% e dunque non ci sembra che ci sia un entusiasmo particolare». L’amministratore delegato del Banco Bpm, Giuseppe Castagna, è tornato alla carica sull’Ops lanciata da Unicredit. Lo ha fatto dal palco del congresso della Fabi, iniziato ieri a Milano. Lo stesso palco dove stamattina salirà l’«avversario» Andrea Orcel, alla guida dell’istituto di Piazza Gae Aulenti.Castagna ha ricordato che nel capitale ci sono «azionisti differenziati» rappresentati dal socio industriale Credit Agricole con quasi il 20%, Fondazioni e enti previdenziali con circa l’8% e più del 20% rappresentato dal retail. Noi – ha aggiunto – siamo abbastanza sereni, dipenderà molto dall’offerta finale che in qualche momento dovrà arrivare altrimenti ci saremo presi in giro per sei mesi. Mi auguro che l’offerta vera debba arrivare». Il banchiere partenopeo ha inoltre escluso un’operazione difensiva collegata a Mps per sfuggire all’Ops di Unicredit. «Sarebbe creare ancora ancora più confusione in un mondo già abbastanza confuso», ha detto ricordando che la sua banca è «sotto passivity rule» e loro (Siena) sono «impegnati con Mediobanca».A proposito del Monte dei Paschi, dopo Castagna è salito sul palco proprio l’ad della banca senese, Luigi Lovaglio. «In prospettiva credo che la nostra operazione possa essere una premessa per una più grande», ha risposto interpellato in merito a una possibile operazione con Banco Bpm, qualora l’offerta su Piazzetta Cuccia andasse a buon fine. «La mia personale visione è che la fase di consolidamento continuerà. Non è che se sei più grande sei meno attento al cliente, perché la logica di integrazione deve essere diversa», ha aggiunto il ceo di Mps. Che intanto tira dritto su Mediobanca senza voler ritoccare l’offerta che è «fair». Il progetto industriale resta valido anche dopo l’Ops annunciata da Piazzetta Cuccia su Banca Generali di cui «vanno capiti gli aspetti finanziarie ed economici» ma «una cosa certa è che cancella il brand di Banca Generali e noi su questo siamo un po’ diversi», ha detto Lovaglio. Sulla stessa operazione è tornato a dire la sua, intervenendo sempre ieri però al forum di Assoreti, anche l’ad di Banca Generali, Gian Maria Mossa: «La cosa importante per me non è solo il cosa, ma anche il come, perché questo è un business di persone», ha detto. LEGGI TUTTO

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    Al via il nuovo Btp Italia: la cedola parte dall’1,85%

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    Il Btp Italia si ripresenta ai nastri di partenza dopo la promozione di Roma da parte Moody’s, una delle principali agenzie di rating americane che ha alzato a «positivo» le prospettive sul debito italiano (ieri lo spread tra Btp decennale e Bund tedeschi ha chiuso stabile a 102 punti dopo una punta iniziale a quota 97). Il ministero dell’Economia e delle Finanze, infatti, ieri ha comunicato che la cedola (reale) annua minima della ventesima emissione del Btp Italia, in collocamento da oggi, è fissata all’1,85 per cento. La cedola definitiva però sarà stabilità venerdì, all’apertura della quarta giornata di emissione, e potrà essere confermata o rivista al rialzo. Il titolo settennale, con godimento 4 giugno 2025 e scadenza 4 giugno 2032, è indicizzato al tasso di inflazione italiana (Indice Foi, senza tabacchi – Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi), con cedole corrisposte ogni sei mesi insieme alla rivalutazione del capitale per effetto dell’inflazione dello stesso semestre.La prima fase del periodo di collocamento sarà dedicata a risparmiatori individuali ed affini e si svolgerà a partire da oggi fino a giovedì, salvo chiusura anticipata. Il codice ISIN del titolo per questa prima fase è IT0005648248. Il numero indice dell’inflazione calcolato alla data di godimento e regolamento del titolo è 121,39000. Per coloro che sottoscriveranno il titolo in questa fase e lo deterranno fino a scadenza del 4 giugno 2032», spiega il ministero dell’Economia, «è inoltre previsto un premio fedeltà all’1% del capitale investito. La sottoscrizione potrà avvenire in banca (anche dall’home banking) o all’ufficio postale. La seconda fase, invece, sarà dedicata agli investitori istituzionali e si terrà nella giornata di venerdì dalle 10 alle 12. LEGGI TUTTO

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    Messina: “Il risparmio bene strategico”

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    Il numero uno di Intesa Sanpaolo era l’ospite più atteso al Consiglio nazionale della Fabi. E Carlo Messina non ha certo deluso le attese, ieri, con una sequela di risposte su tutti i temi caldi: dal risiko bancario, al Golden Power fino ai commenti sulle decisioni del capo della seconda banca italiana, Unicredit. Pronti via, Messina è subito entrato sul tema più caldo: «Se Unicredit decidesse di scalare Generali chiamerei Andrea Orcel (il ceo di Unicredit, ndr) e gli direi fermati». Un messaggio che ha fatto correre l’immaginazione di chi prospettava l’arrivo di Intesa Sanpaolo su un cavallo bianco semmai dalle parti di Piazza Gae Aulenti si facesse strada qualche ambizione su Trieste. Messina, tuttavia, è descritto da più parti come desideroso di stare alla larga dal polverone che il risiko in corso solleva quotidianamente, qualsiasi cosa succeda. E ieri non ha fatto che confermare questa percezione ribadendo, in modo anche più risoluto, il suo distacco. Al punto da consigliarlo implicitamente al collega Orcel, «avendo contemporaneamente più operazioni, meglio abbandonarne alcune e puntare su un percorso diverso, forse più ragionevole».Il pensiero del ceo di Intesa Sanpaolo è molto chiaro anche sulla vicenda Golden Power, salita alla ribalta dopo le prescrizioni del governo italiano sulla potenziale scalata di Unicredit su Banco Bpm. «Le questioni che riguardano il risparmio sono di indipendenza nazionale, sono di sicurezza nazionale e francamente mi stupisco che non ci abbiano pensato prima». Pur non entrando nel merito delle prescrizioni inflitte dal governo a Unicredit e relative all’Ops Bpm, Messina si è dichiarato rassicurato dal fatto che la legislazione italiana, come del resto accade in tutto il mondo ormai, preveda un meccanismo di difesa da potenziali ingerenze che mettano a repentaglio la sicurezza nazionale. Il capo d’Intesa ha quindi nuovamente ribadito il suo disinteresse verso Generali: «Avere una quota di mercato rilevante – il gruppo Intesa è secondo nel ramo Vita – comporta che determinate operazioni non verrebbero autorizzate e quindi è inutile forzare la mano, sia che siano questioni di Antitrust, sia che siano sicurezza nazionale. Se forzi troppo la mano crei un’incertezza che va a danno di tutti». Il messaggio è sembrato diretto anche anche a quanto sta accadendo in Generali, con il gruppo guidato da Philippe Donnet che sta premendo per una controversa alleanza con la francese Natixis. «Se l’Intesa Sanpaolo italiana si mettesse con l’Intesa Sanpaolo spagnola, si creerebbe un problema di sicurezza nazionale nei due rispettivi Paesi. Non mi infilerò mai in un’operazione di questo tipo». Il che non gli ha impedito di dichiararsi possibilista su operazioni che riguardino private banking e asset management. «Il golden power è qualcosa che fa parte del nuovo mondo», ha proseguito, parlando di uno strumento che ha un suo ruolo nelle grandi trasformazioni attualmente in corso.Nel corso del dibattito si è posto il tema delle quotazioni astronomiche dei titoli bancari coinvolti nel risiko, non solo italiani. E alla domanda se non si è in presenza di una bolla, Messina ha risposto: «Intesa Sanpaolo e Unicredit non sono la stessa cosa di altre presenze sul mercato», dato che «determinati soggetti possono garantire una maggiore sostenibilità dei risultati», mentre «se hai un valore che incorpora un premio per determinate aspettative di aggregazioni o sinergie, da risparmiatore mi porrei qualche domanda». LEGGI TUTTO

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    “Così l’e-commerce aiuta le piccole imprese”. E le eccellenze italiane si fanno conoscere

    Ascolta ora Visto da vicino, andando a guardare le piccole medie imprese sbocciate grazie ad Amazon, sembra di trovarsi di fronte al commercio ideale: il grande che aiuta il piccolo. Da una decina d’anni Amazon ha costruito una vetrina del Made in Italy per garantire visibilità alle eccellenze italiane e farle conoscere nel mondo. «Abbiamo […] LEGGI TUTTO