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    Disponibile il cedolino pensione Inps gennaio 2025: quando sarà possibile ritirarla e gli aumenti

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    Disponibile online il cedolino per la pensione di gennaio 2025, con anche degli adeguamenti all’inflazione. Proprio per le varie rivalutazioni pensionistiche dovute ai relativi aumenti, è bene verificare con attenzione gli importi. Partirà con il primo mese del prossimo anno, infatti, la perequazione automatica calcolata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze con un tasso dello 0,8%. Si tratta di una rivalutazione che riguarderà molti dei pensionati, ma non tutti.Come si legge sul sito dell’Inps, “le operazioni di rinnovo possono aver generato conguagli a credito o a debito a vario titolo relativi all’importo di pensione erogato nell’anno 2024. Tali importi sono stati riportati nel cedolino di pensione di gennaio 2024, con la descrizione ‘Conguaglio Pensione da Rinnovo'”.Stando a quanto sappiamo fino ad ora, gli aumenti verranno erogati rispettando tre fasce. Un aumento del 100%, ossia dello 0,8%, è previsto per quegli assegni fino a tre volte il trattamento minimo consentito. Si ha poi un incremento 90% del tasso, ovvero dello 0,72%, per i trattamenti tra 3 e 5 volte il minimo. Infine si ha un aumento del 75% del tasso per i trattamenti superiori a cinque volte il minimo Inps, ossia un aumento dello 0,6%. In sostanza, per quegli assegni fino a mille euro è previsto un aumento di 8 euro al mese; con assegni fino a 2mila euro ci saranno 16 euro in più al mese; infine, negli assegni fino ai 2 mila e 500 euro ci sarà un aumento di 19,95 euro al mese.Inps fa inoltre sapere che non sarà effettuato un conguaglio per la rivalutazione delle pensioni 2024, anche se potrebbero esserci conguagli relativi all’anno 2024. Per verificare, basta andare nella sezione “Conguaglio pensione da rinnovo”. Sul portale Inps, controllando il cedolino, sarà possibile verificare le voci dell’importo, con eventuali trattenute fiscali e previdenziali, oltre possibili conguagli a debito oppure a credito.La pensione del primo mese del 2025 arriverà un poco in ritardo, dato che si partirà dal 3 gennaio 2025. Da quel giorno sarà possibile presentarsi presso gli sportelli postali per ritirare il denaro. I clienti delle banche, invece, potranno ricevere il pagamento già dal 2 gennaio. LEGGI TUTTO

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    “Basta bilanci fai da te”. La Un.i.co. chiede l’intervento del ministero della Giustizia

    Domenico Posca, presidente di Un.i.co.

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    L’Unione italiana commercialisti ha segnalato al ministero della Giustizia la: “Necessità di una maggiore trasparenza e democraticità nella gestione dei bilanci del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti contabili, evidenziando una criticità di sistema legata all’attuale ordinamento, che assegna al Consiglio Nazionale il potere esclusivo di approvazione dei propri bilanci preventivi e consuntivi, una sorta di ‘bilanci fai da te’, escludendo gli Ordini territoriali che lo eleggono e lo finanziano”. A renderlo noto Domenico Posca, presidente di Un.i.co.”Armonizzare le regole”Posca ha poi continuato: “E’ fondamentale che si stabilisca un sistema armonizzato di regole, in cui la gestione delle risorse sia sottoposta al controllo di chi le raccoglie e le utilizza, per assicurare il rispetto delle corrette esigenze di governance economica e delle aspettative dei professionisti iscritti. Auspichiamo un intervento nell’ambito del percorso legislativo di riforma del dlgs 139/05. L’obiettivo è attribuire agli Ordini territoriali il potere di approvare i bilanci del Consiglio Nazionale, garantendo così una gestione finanziaria più coerente e responsabile”.Il grande lavoro di Un.i.coFin dalla sua fondazione, avvenuta 25 anni fa, Un.i.co. monitora con attenzione la regolarità delle spese sostenute dal Consiglio Nazionale dei Commercialisti. Il bilancio del Consiglio Nazionale ammonta a 18,5 milioni di euro di entrate correnti, con una spesa di funzionamento degli organi pari a 2,8 milioni di euro. Ogni commercialista è obbligato a versare una quota annua di 150 euro, destinata proprio al Consiglio Nazionale.”Questa situazione – ribadisce Posca – appare inaccettabile, soprattutto se confrontata con i bilanci molto più contenuti degli Ordini territoriali, che spesso ammontano a poche centinaia di migliaia di euro e non prevedono alcun compenso per i propri organi”. LEGGI TUTTO

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    Fare gioco di squadra con i privati per il sistema Paese

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    Il potenziale da esprimere è enorme. Per questo il Gruppo FS ha posto l’attenzione su alcune iniziative strategiche non incluse nei numeri del Piano 2025-2029 ma utilissime a implementarne la forza e la progettualità. La prima riguarda l’adozione di un nuovo modello regolatorio Rab (Regulated asset base): si tratta di uno strumento di finanziamento volto a incentivare gli investimenti nei settori infrastrutturali di utilità pubblica, garantendo un equilibrio tra la sostenibilità economica e i benefici per la collettività. L’ipotesi allo studio del Gruppo FS è quella di applicare questo strumento di finanziamento all’infrastruttura dedicata ai servizi Alta Velocità/Alta Capacità. Il modello Rab si basa su un rendimento regolatorio applicato al capitale investito e sul riconoscimento dei costi operativi, sulla base di regole definite dal regolatore. È uno strumento chiave finalizzato a promuovere investimenti sostenibili nel tempo, che consente di scindere le decisioni di sviluppo infrastrutturale da quelle di finanza pubblica, abilitando l’autofinanziamento delle opere, anche attraverso un eventuale contributo di capitali di terzi di minoranza.In tal modo, si garantirebbero i necessari investimenti per lo sviluppo infrastrutturale e i benefici ad esso connessi per il Sistema Paese.Una seconda iniziativa strategica individuata dal Gruppo FS per favorire lo sviluppo è il potenziamento di FS International, la newco dedicata al controllo e alla gestione del business internazionale sul perimetro dei passeggeri, attraverso partner finanziari-industriali. E ancora, come ulteriori leve di crescita sono annoverate l’integrazione verticale e lo sviluppo di partnership con operatori industriali e finanziari per accelerare lo sviluppo del business.Il Gruppo punta poi alla creazione di una nuova infrastruttura dedicata ai servizi di connettività a bordo treno. Intanto, sul fronte dei grandi interventi messi in campo, un vero e proprio «effetto booster» è arrivato dai fondi del Pnrr.Il Gruppo FS è attualmente impegnato nella realizzazione di circa 25 miliardi di euro di investimenti provenienti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza che serviranno, entro il 2026, a realizzare nuovi collegamenti, a potenziare l’infrastruttura esistente, a rinnovare stazioni e ad ammodernare il sistema ferroviario con l’adozione delle più evolute tecnologie come il sistema di segnalamento digitale Ermts, che permette ai treni dei diversi Paesi di circolare senza soluzione di continuità su tutte le linee europee. LEGGI TUTTO

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    Gruppo FS locomotiva del Pil. Via a 100 miliardi di investimenti

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    Cinque anni per mettere in atto una crescita sostanziale, destinata a contribuire in maniera concreta allo sviluppo del Paese. Nel piano strategico 2025-2029 del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane c’è una progettualità che guarda lontano: si punta a rafforzare la resilienza della rete ferroviaria e stradale, a migliorare la qualità del servizio, supportare il completamento delle infrastrutture e a promuovere una mobilità sempre più sostenibile.Così il Gruppo guidato dall’amministratore delegato e direttore generale Stefano Antonio Donnarumma intende rispondere alle sfide del mercato e, allo stesso tempo, potenziare il posizionamento nel settore dei trasporti, confermando l’Europa come proprio mercato domestico.«Con il Piano Strategico 2025-2029, il Gruppo FS mette in campo oltre 100 miliardi di euro di investimenti per promuovere una mobilità sempre più integrata, sostenibile e intermodale, compiendo un passo decisivo per il rilancio infrastrutturale del Paese», ha dichiarato lo stesso Donnarumma, rimarcando come l’obiettivo sia quello di «migliorare la qualità della rete ferroviaria e stradale, completando alcune tra le opere chiave per lo sviluppo economico e sociale nazionale». Otto linee guida accompagnano e scandiscono questo percorso, a cominciare dal potenziamento delle infrastrutture. La volontà è quella di attivare nuove linee ferroviarie AV che permettano di collegare territori finora non serviti, così da aumentare del 30% le persone raggiunte dall’alta velocità. Questo sarà realizzato elevando il Gruppo FS a «frontiera dell’eccellenza», con il raggiungimento della miglior performance di sempre attraverso il recupero della puntualità per oltre 50mila treni all’anno.A ciò si aggiunge una sempre maggior attenzione alla soddisfazione dei passeggeri, unita a una forte valorizzazione del presidio internazionale, per cui si stima un incremento del volume dei passeggeri del 40%. La disciplina operativa, grazie anche agli ingenti investimenti, punta a efficientare del 5% i costi operativi aggredibili.Non mancano poi l’attenzione alla sostenibilità, con il raggiungimento di un Gigawatt di fotovoltaico installato entro il 2029. Su innovazione e sicurezza, inoltre, è stato fissato il raggiungimento del 100% della rete Core Extended coperta dal sis t e m a Ertms da qui al 2040.Completa le linee strategiche una netta accelerazione del business, «per attrarre – ha illustrato Donnarumma – nuove competenze e risorse finanziarie così da garantire il proseguimento degli investimenti».Il presidente del Gruppo FS, Tommaso Tanzilli, ha invece rimarcato come la trasformazione tecnologica «sarà un elemento chiave, con più di due miliardi di euro investiti in infrastrutture digitali per rendere la mobilità più efficiente e accessibile». Al contempo – ha aggiunto – «ci impegniamo a garantire il benessere e la sicurezza di dipendenti e viaggiatori, rafforzando i presidi nelle stazioni e a bordo treno». Seguendo questo piano, il Gruppo FS «si prepara ad avviare una fase di trasformazione ambiziosa, mirata non solo a innovare i processi operativi, ma anche a migliorare sensibilmente i servizi offerti». LEGGI TUTTO

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    Pirelli sul “podio”, al primo posto nei settore Auto Components e Automobiles

    Marco Tronchetti Provera, Vice Presidente Esecutivo di Pirelli

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    È Pirelli l’unica unica azienda di pneumatici che si riconferma al primo posto a livello globale nei settori Auto Components e Automobiles all’interno degli indici Dow Jones Sustainability World e Europe.Punteggi al topPirelli ha ottenuto, nell’ambito del Corporate Sustainability Assessment 2024 di S&P Global, un punteggio pari a 84 punti, il più alto sia del settore Auto Components e di quello Automobiles, e significativamente superiore alla media di settore pari a 29 punti nel caso delle componenti auto e 35 punti nel settore auto.Massimo punteggio anche in molte altre aree, tra cui Etica di Business, attenzione ai Diritti Umani, Politiche e Programmi per la Salute e Sicurezza sul Lavoro, Tassonomia e gestione ESG della catena di fornitura. Top score anche negli elementi parte del percorso della società verso il suo ambizioso obiettivo di Net Zero al 2040 (validato da SBTi) ovvero Prodotto low-carbon, Gestione dei cambiamenti climatici, ambientale e della biodiversità.La soddisfazione di Tronchetti ProveraAppena è uscita la notizia Marco Tronchetti Provera, vice presidente esecutivo di Pirelli, ha commentato: “La conferma di Pirelli all’interno degli Indici Dow Jones Sustainability, anche quest’anno con i migliori risultati di settore a livello mondiale, sottolinea la solidità della nostra strategia di sviluppo sostenibile. Il nostro è un percorso quotidiano e continuo, basato su azioni concrete e misurabili, per raggiungere obiettivi sfidanti che abbracciano l’intera catena del valore”. LEGGI TUTTO

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    Nuove misure di sostegno per i nati nel 2025: previsti aiuti fino a 7mila euro

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    I punti chiave

    A partire dal 2025, ogni neonato sarà accolto con un importante pacchetto di aiuti economici. Le famiglie con un Isee inferiore a 17mila euro potranno ricevere fino a 5.500 euro nel primo anno di vita del bambino, cifra che potrà superare i 7mila euro nei nuclei familiari più numerosi, ossia con tre o più figli già presenti. Ecco tutto ciò che c’è da sapere.Il quadroLe cifre in questione rappresentano un sostegno economico pensato per favorire la natalità in Italia, in un momento storico segnato da un preoccupante calo delle nascite. Secondo i dati Istat, nei primi sette mesi dell’anno si sono registrati 4.600 nuovi nati in meno rispetto allo stesso periodo del 2023 e circa 200mila nascite in meno rispetto al 2008, un calo pari al 34%. Per contrastare questa tendenza, il contributo complessivo per ogni nuovo nato nel 2025 arriverà a 5.500 euro, frutto di due misure specifiche pensate per i primi mesi di vita del bambino.Le misureLa prima misura consiste nell’assegno unico universale, che copre le prime 15 mensilità dalla nascita o adozione del bambino, inclusi i tre mesi precedenti al parto, dato che il beneficio è riconosciuto a partire dal settimo mese di gravidanza. L’importo massimo di questa misura è riservato alle famiglie con Isee entro la prima soglia. La seconda misura è rappresentata da un bonus una tantum di 1.000 euro per le nuove nascite, introdotto nella legge di Bilancio per il 2025, attualmente in fase di approvazione in Parlamento. Queste iniziative mirano a supportare le famiglie nei primi mesi di vita del bambino e a incentivare un’inversione di tendenza nel calo demografico del Paese.Nuovo bonus bebèLa manovra finanziaria introduce un bonus di 1.000 euro per ogni figlio nato o adottato a partire dal 1° gennaio 2025, destinato alle famiglie con un Isee inferiore a 40.000 euro. Questo contributo sarà erogato dall’Inps il mese successivo alla nascita o all’adozione e sarà in vigore nel 2025 e nel 2026. Le risorse stanziate ammontano a 330 milioni di euro per il primo anno e 360 milioni per il secondo. Questo nuovo “bonus bebè” si aggiunge all’assegno unico universale, il sostegno destinato a tutti i figli a carico fino ai 21 anni, o oltre in caso di disabilità.L’assegno unico universale: i calcoliNel 2022 l’assegno unico universale ha semplificato e riorganizzato le misure di sostegno per le famiglie. Dal 2024 è stato potenziato con alcune novità: per i bambini nel primo anno di vita è stata introdotta una maggiorazione del 50%, mentre nelle famiglie con almeno tre figli l’importo per il terzo figlio è stato aumentato del 50% fino ai tre anni. Ogni anno gli importi vengono rivalutati sulla base dell’indice dei prezzi al consumo per operai e impiegati, che per il 2024 è stimato all’1,2%. Ad esempio, per un neonato appartenente a una famiglia con un Isee inferiore a 17.295 euro, l’assegno mensile sarà di 199,4 euro, aumentato a 302,7 euro entro il primo anno di vita. Complessivamente, in 15 mensilità, si otterranno 4.540 euro, a cui si aggiunge il bonus bebè, portando il totale a 5.540 euro. Nel caso di un terzo figlio, invece, l’importo mensile sarà di 400,8 euro, per un totale di 6.011 euro, che diventano 7.011 euro con il bonus bebè.Altri sostegni per i neo-genitori LEGGI TUTTO

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    Imprese cinesi protagoniste: i numeri del contributo all’economia italiana

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    Promuovere un ambiente imprenditoriale più favorevole, così da fornire un supporto concreto alle imprese private: questo l’obiettivo che si è posto il governo cinese. Il primo passo è stata la presentazione di un progetto di legge al Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo mirato a consolidare il quadro giuridico per lo sviluppo del settore privato nel Paese. Gli esperti non hanno dubbi: l’intervento normativo aumenterà la fiducia degli imprenditori e contribuirà alla crescita economica complessiva. E i numeri confermano le aspettative: tra il 2012 e il 2023 il numero di imprese private è aumentato dal 79,4 per cento al 92,3 per cento del numero totale di imprese del Paese, raggiungendo oltre 53 milioni. Analogamente, il numero di singole imprese è aumentato da oltre 40 milioni a 124 milioni, generando quasi 300 milioni di nuove opportunità di lavoro. In altri termini, le imprese private sono diventate la spina dorsale dell’economia cinese.La Central Economic Work Conference di quest’anno ha posto l’accento sull’importanza di attuare misure di riforma epocali e la promozione delle imprese private rientra in questa logica. Bi Jiyao, ricercatore presso la Chinese Academy of Macroeconomic Research, ha rimarcato che l’intervento normativo potrebbe consentire agli imprenditori privati di svolgere un ruolo più attivo nella stabilizzazione della crescita e dell’occupazione. Molte imprese cinesi hanno investito in Italia e sono in corso di valutazione nuove misure per promuovere il commercio estero.Il crescente interesse delle grandi imprese di Pechino per il mercato italiano sono sotto gli occhi di tutti, basti pensare agli incrementi di investimenti e occupazione pianificati per il prossimo triennio. Venerdì 20 dicembre è stato presentato a Milano il Rapporto sullo sviluppo delle imprese cinesi in Italia per il 2024, un appuntamento di grande rilevanza economica e istituzionale per ribadire l’impegno e la disponibilità a intensificare il dialogo e la collaborazione tra le aziende e investitori dei due Paesi. L’evento ha visto protagonisti funzionari italiani e cinesi, tra i quali il presidente della Camera di commercio cinese in Italia (CCCIT) Yan Dong, che nel corso del suo intervento ha posto l’accento sui contributi significativi delle imprese cinesi agli investimenti, alla tassazione e all’occupazione nel Belpaese nonostante i vincoli normativi e le politiche protezionistiche.Come evidenziato da Cgtn, il Rapporto presentato all’evento meneghino offre spunti e indicazioni, fornendo un quadro dettagliato delle dinamiche di investimento in Italia e delle sfide che le imprese cinesi affrontano per operare con successo sul nostro mercato. “Ci auguriamo che questo report migliori la comprensione reciproca e promuova una più profonda cooperazione bilaterali” le parole di Yan Dong. Soddisfatto anche il console generale cinese a Milano, Liu Kan: “La Cina è pronta a condividere le sue opportunità di sviluppo con l’Italia e il mondo, a salvaguardare il libero scambio globale e a garantire la stabilità delle catene industriali e di fornitura”. LEGGI TUTTO

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    Navicelle e minerali. La corsa spaziale al nuovo Eldorado

    La data. 8 novembre 2024. Volodymyr Zelensky contatta l’appena rieletto Donald Trump per congratularsi. Trump è nella sua magione a Mar-a-Lago; diffonde l’audio in vivavoce e dà la possibilità al suo ospite, Elon Musk, di partecipare alla chiamata. Sono sette minuti di convenevoli ormai noti. Come noto è l’elogio, anche in questo caso di diversi minuti, dedicato a Musk da Trump durante il suo primo discorso da neo eletto. Quel che invece meriterebbe qualche attenzione aggiuntiva è il motivo più profondo del coinvolgimento, evidente, imponente e chissà se prima o poi ingombrante, di Musk nelle faccende trumpiane più clamorose degli ultimi mesi. E beninteso, si peccherebbe di superficialità se si riducesse tutto a una pur pingue questione di soldi, di endorsment o di reciproca ammirazione, vera o venduta come lo fosse. Chiara, ma tutt’altro che semplice la ragione è un’altra: Musk è potente. Di un potere che va ben oltre la capacità di influenzare (o inquinare) l’opinione pubblica con un social network a sua immagine e somiglianza. Altro che X, ma quale Tesla? Il potere di Musk è, stricto senso, ultra-terreno: arriva dallo spazio. Dove, con la sua SpaceX, in tre lustri ha riscritto ogni regola del gioco. Dove dando, oppure precludendo, l’accesso a Starlink dell’esercito ucraino o russo, un uomo genio o pazzo, comunque un privato può decidere gli equilibri di uno scenario bellico. «Sto parlandovi grazie a Starlink» ci ha tenuto a precisare Zelensky quell’8 novembre. Come non fosse stato Musk a permetterglielo. Lo spazio oggi è anche questo: un dominio di cui è difficile immaginare i confini.La nostra nuova El Dorado Via da ipotesi fantascientifiche o da scenari modello James Bond, mentre un secolo fa la Terra si controllava dominando il mare, come sosteneva il genio della geopolitica Nicholas John Spykman, oggi il Pianeta lo si domina dallo Spazio. Lo testimoniano investimenti, attività e programmi di chiunque, pubblico o privato, partecipi alla conquista del nuovo El Dorado siderale. Soprattutto, però, è il legame fra quello che succede oltre l’atmosfera e le nostre attività quotidiane, qui sulla Terra, a dimostrarlo. Un legame così stretto da giustificare un’affermazione solo all’apparenza roboante: la nostra vita, nel senso della qualità del nostro vivere collettivo, oggi è (e sempre più sarà domani) space based, fondata cioè sui pilastri spaziali del pianeta. Non è un caso, come conferma il centro studi The Union of Concerned Scientists, che in questo momento nelle orbite più prossime alla Terra, le Leo, galleggino 6768 satelliti operativi su 7560 complessivi. Ancora più indicativo è che nel prossimo decennio si prevede ne verranno lanciati più di mille ogni anno. La sola SpaceX, per completare la costellazione Starlink, punta a farne volare 12mila, e con una possibile estensione, già approvata, a 42mila. Prima di procedere, andrebbe allora ribadito perché lo Spazio si appresti a diventare trafficato come mai prima; perché, nonostante la crisi sanitaria più grave dei decenni recenti e il numero crescente di conflitti, la frontiera extraterrestre non smette di attrarre risorse. Per farla breve, andrebbe evidenziato una volta ancora perché lo Spazio è una meta così ambita da innescare una nuova gara globale per presidiarlo. La risposta, di per sé piuttosto rapida, è rimasta più o meno identica dal 4 ottobre del 1957, il giorno del lancio dello Sputnik: oltre che per le possibilità dischiuse dallo sfruttamento delle risorse extra atmosferiche e per la sua arrembante economia, lo Spazio è strategico per esigenze di difesa e sicurezza nazionale.I pilastri della Terra. Partiamo, allora, dal postulato iniziale: dall’evidenza che lo Spazio è diventato da mezzo secolo strategico. Iniziata nel pieno della Guerra fredda, la prima space race declinò oltre l’atmosfera la contrapposizione ideologico sociale, oltre che strategico militare, degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica. A sessant’anni di distanza, la centralità del settore spaziale è aumentata e i suoi attori si sono moltiplicati: lo Spazio si è rivelato un driver per ambiti all’apparenza lontani, se non slegati.È attraverso lo sviluppo della tecnologia spaziale cioè di quanto in queste pagine abbiamo annoverato fra i «pilastri della Terra» che vengono offerti servizi innovativi all’agricoltura, alle borse e alle banche di tutto il mondo, al monitoraggio delle infrastrutture, all’osservazione dei cambiamenti climatici e dei loro effetti. Come abbiamo visto, è dall’orbita terrestre che si supportano le operazioni di soccorso dopo catastrofi ambientali o si prevengono gli scenari peggiori. Migliaia di occhi orbitanti controllano le migrazioni e i confini nazionali, contribuiscono alla salvaguardia dei beni culturali e alla gestione del traffico aereo e marittimo. E in orbita potrebbe presto concretizzarsi il sogno di un internet ubiquo (ma non gratuito), ad alta efficienza e senza infrastrutture terrestri. Sarà un traino per lo sviluppo e la cultura senza precedenti, visto che oggi la penetrazione media di internet (per stato) in Africa non arriva al 40%, nell’Asia Pacifica non supera il 60% e nemmeno in Nord America o Europa è totale. Uno dei due pilastri della space economy contemporanea, in effetti, è proprio la convergenza fra industria spaziale ed economia digitale. Di quest’ultima, insieme con i capitali e gli imprenditori, la nuova concezione del «fare Spazio» ha assorbito anche la propensione al rischio e l’approccio nello sviluppo dei programmi. Quindi, ha modificato la funzione e il valore di alcuni elementi che fino a pochi anni fa non avevano alcuna relazione con l’extra atmosfera: i social network, per esempio, i quali, essendo tra i depositi più massicci di dati in tempo reale, possono contribuire alla gestione delle emergenze o alla stima degli effetti di un grande fenomeno, come i terremoti o i crimini ambientali oppure le attività minerarie illegali, monitorate da eo4security, un progetto dell’Esa guidato dalla società italiana e Geos che interfaccia i dati spaziali con le informazioni cosiddette di Open Source Intelligence (osint) ricavate dai social e da altri canali. Detto altrimenti, i settori a tenuta stagna non esistono più. LEGGI TUTTO