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    Scattano i rincari sulla Tari. Ecco le città dove si paga di più

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    I punti chiave

    Tari sempre più cara: la spesa media per la gestione dei rifiuti continua a salire raggiungendo quest’anno i 329 euro con un incremento del 2,6% rispetto al 2023. In alcune città del Sud il costo arriva a sfiorare i 600 euro mentre nei centri del Nord più virtuosi si rimane sotto i 200 euro. Parallelamente, migliora anche la raccolta differenziata con una media nazionale che supera il 65%, pur evidenziando notevoli differenze tra i vari capoluoghi. Questo è il quadro tracciato dal Rapporto 2024 dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva.Cosa è la TariLa tassa sui rifiuti è un’imposta introdotta per finanziare i costi legati al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani. Dal 2014 ha sostituito una serie di tributi precedenti che venivano pagati dai cittadini, dalle aziende e dagli enti locali per il servizio di gestione dei rifiuti. Prima dell’introduzione della Tari, esistevano diverse tasse come la Tares (Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi), la Tia (Tariffa di Igiene Ambientale) e la Tarsu (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani). Questi tributi coprivano, in modi diversi, i costi per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti, ma la Tari ha semplificato il sistema unificando i vari tributi sotto una sola imposta.Catania è la peggiore, Trento la più virtuosaL’analisi in merito al costo della tassa sui rifiuti mostra importanti differenze tra i capoluoghi italiani. La ricerca, condotta tenendo in considerazione una famiglia tipo di tre persone residente in una casa di 100 metri quadrati di proprietà, evidenzia che Catania è il capoluogo con la tariffa più alta, pari a 594 euro all’anno, senza variazioni rispetto al 2023. Trento, invece, ha il costo più basso con 183 euro, leggermente inferiore rispetto all’anno precedente.A livello regionale, la Puglia risulta la più costosa, con una media di 427 euro, seguita dalla Campania (407 euro) e dalla Sicilia (390 euro). Le regioni con le tariffe più basse sono il Trentino Alto Adige (203 euro), la Lombardia e il Molise, entrambe con una media di 254 euro. Secondo i dati dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), nel 2022 in Italia sono stati prodotti circa 29,1 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, con una diminuzione dell’1,8% rispetto al 2021. La produzione pro capite si attesta sui 494 chilogrammi per abitante, in calo dell’1,6% rispetto all’anno precedente.Il Centro Italia è la zona con la maggiore produzione di rifiuti (532 kg/ab.), seguita dal Nord (506 kg/ab.) e dal Sud (454 kg/ab.). La media nazionale di raccolta differenziata ha raggiunto il 65,2%, con un incremento dell’1,2% rispetto al 2021, mentre il 18% dei rifiuti urbani prodotti viene ancora smaltito in discarica.Il Nord è la zona con i migliori risultati in termini di raccolta differenziata (71,8%), seguito dal Centro (61,5%) e dal Sud (57,5%). Per quanto riguarda i capoluoghi di provincia, il 57% ha superato o raggiunto il 65% di raccolta differenziata, ma in 20 capoluoghi la percentuale è ancora al di sotto del 50%, un obiettivo che doveva essere raggiunto nel 2009. Tra i capoluoghi con le peggiori performance ci sono Palermo (15,6%), Crotone (21,4%), Catania (22%) e Foggia (26%). LEGGI TUTTO

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    Pensioni, Tfr in azienda o nel fondo? Cosa cambia col silenzio-assenso e cosa conviene

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    Due emendamenti alla legge di Bilancio si propongono di riaprire la partita del silenzio-assenso per il conferimento del Tfr ai fondi pensione. La prima proposta, a firma di Tiziana Nisini (Lega), chiede l’introduzione di una finestra dal primo aprile al 30 settembre 2025 mentre Walter Rizzetto (Fratelli d’Italia) propone di far partire il semestre il primo gennaio. Si tratta di iniziative per potenziare la previdenza complementare, modificando il panorama previdenziale per lavoratori e imprese.Il Meccanismo del Silenzio-AssensoSe uno dei due emendamenti fosse approvato, i lavoratori avrebbero sei mesi per decidere se mantenere il Tfr in azienda o trasferirlo ai fondi pensione. In assenza di una scelta esplicita, il Tfr verrà automaticamente destinato alla previdenza complementare, senza possibilità di revoca. Questa misura, ripresa in parte da un precedente tentativo nel 2007, mira ad aumentare l’adesione ai fondi pensione, favorendo una maggiore accumulazione di risparmi previdenziali. I fondi pensione interessati sarebbero quelli previsti dai contratti collettivi o il fondo di categoria con più adesioni. In assenza di tali opzioni, il Tfr verrebbe trasferito al fondo Cometa, quello dei metalmeccanici.I Fondi Pensione Battono il TfrI fondi pensione gestivano a fine 2023 un patrimonio complessivo di circa 224,4 miliardi di euro, in crescita del 9,1% rispetto all’anno precedente. Questo incremento è stato principalmente alimentato dall’andamento positivo dei mercati finanziari, che ha inciso anche sui rendimenti delle diverse tipologie di fondi. Nel 2023, i fondi pensione negoziali hanno riportato rendimenti medi annui composti superiori al 5%, mentre i fondi aperti e i Pip (Piani Individuali Pensionistici) hanno mostrato miglioramenti costanti, raggiungendo rendimenti superiori alla rivalutazione del Tfr, che si è attestata intorno al 2,3%.Nel dettaglio, i rendimenti nel 2023 per i comparti azionari si sono attestati intorno al 10-11% nei fondi pensionistici negoziali, aperti e nei Pip. I comparti bilanciati hanno registrato rendimenti tra il 6,9% e l’8,3%, mentre quelli obbligazionari e garantiti hanno mostrato rendimenti più contenuti intorno al 3-4%. Nel confronto su un arco temporale più lungo, compreso tra il 2014 e il 2023, i rendimenti medi annui composti sono stati compresi tra il 2% e il 4,5%, a seconda del tipo di fondo e del livello di esposizione azionariaQuesta inversione di tendenza è attribuibile a una gestione più oculata degli investimenti e a una maggiore diversificazione delle strategie finanziarie adottate dai fondi pensione. I fondi pensione stanno adottando approcci più resilienti, capaci di resistere alle oscillazioni dei mercati finanziari, offrendo così rendimenti più stabili e competitivi rispetto al Tfr tradizionale.Aumento delle Iscrizioni e Interesse dei Giovani LEGGI TUTTO

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    “La crescita Usa può trainare le multinazionali europee”. Intervista all’investirore Luca Burei

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    Si dice che ne faccia parte anche Elon Musk, ma le identità dei soci di Tiger 21, gruppo americano che riunisce una attentissima selezione (solo su invito con criteri finanziari e morali di ingresso molto rigidi) di investitori internazionali, sono rigorosamente protette da privacy. Tra i pochissimi membri invitati a farne parte vi è anche un italiano: Luca Burei, investitore nella Borsa americana con il suo family office e nei mercati immobiliari americano, spagnolo e italiano, imprenditore (Ravioli Burei), ha un trascorso di top manager per oltre 20 anni in L’Oreal e un bagaglio di esperienze che lo hanno portato a vivere e lavorare in 3 continenti e 14 paesi.Luca BureiBurei, come è arrivato nel tempio della finanza americana?Dopo i master in economia alla Bocconi e all’Insead, sono entrato in L’Oreal. A 34 anni sono stato il più giovane direttore generale dell’azienda e il primo “straniero” a ricoprire il ruolo di DG della Francia presso la sede centrale, a Parigi. Sono stato poi Presidente e CEO di L’Oreal in America Latina. Ho ampliato poi nel 2015 il mio focus alle imprese, creando una mia un’attività imprenditoriale e di private equity, creando una joint venture per le Americhe con l’azienda di biscotti Colussi e sviluppando il mio marchio di pasta fresca ripiena. Ho poi avviato un’attività di snack biologici in partnership con un grande player internazionale della distribuzione, Dufry.Nel frattempo ha anche avviato un’attività finanziaria in Lussemburgo.Ho sempre coltivato una passione per i mercati azionari, culminata nell’apertura del mio family office in Lussemburgo. Investo nei mercati internazionali, in particolare U.S., spagnolo e europeo/italiano, e nel 2018 ho aggiunto anche il segmento immobiliare. Da investitore sono entrato in connessione con Tiger 21 (acronimo di “The Investment Group for Enhanced Results in the 21st Century”, ndr), un club dove i membri condividono esperienze, si aiutano reciprocamente ed influenzano stakeholders esterni. Ci riuniamo ogni mese e le regole delle riunioni sono che l’ego rimane alla porta, occorre portare idee e fare avanzare i progetti. Un luogo dove si impara molto e si diventa più modesti.Come vede i mercati azionari post elezione di Trump?L’elezione del nuovo presidente ha portato a uno scenario caratterizzato da un effetto positivo nei listini sia del nuovo che del vecchio continente, seguito nei mercati europei da situazioni di volatilità. La crescita dell’economia statunitense può a mio avviso avere un effetto positivo su alcune grandi multinazionali europee esposte agli Stati Uniti, ma l’impatto delle politiche protezionistiche di Trump rappresenta un rischio per la catena di valore globale. Come investitori internazionali stiamo monitorando attentamente la reazione delle economie europee a queste dinamiche. Mentre un dollaro forte tende ad avvantaggiare l’export europeo, le incertezze su possibili nuove barriere commerciali impongono prudenza. Dall’altra parte, l’indebolimento del dollaro (auspicato dal neo presidente) porterebbe ad un miglioramento della bilancia commerciale e favorirebbe flussi di capitale verso gli Stati Uniti. Nel complesso, il panorama rimane misto e richiede una strategia di portafoglio diversificata e flessibile.Perché è più facile essere imprenditori in USA anzichè in Europa?Negli Stati Uniti la finanza per le startup si presenta come un ecosistema vibrante e ricco di opportunità, invece in Europa prevale un modello più tradizionale e bancario. La maggiore diversificazione delle fonti di finanziamento negli USA, che include strumenti come il venture capital e il private equity, permette agli imprenditori di accedere a capitali anche in assenza di garanzie reali, favorendo così lo sviluppo di progetti innovativi e ad alto rischio. Al contrario, la dipendenza dal credito bancario in Europa limita le possibilità di crescita delle startup, in particolare per quelle che operano in settori ad alta intensità tecnologica. Questa disparità tra i due modelli ha un impatto significativo sulla competitività delle imprese europee a livello globale.Il vento favorevole americano per le startup arriverà anche in Europa? LEGGI TUTTO

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    Pensioni, arriva la tredicesima: ecco a quanto ammonterà e a chi spetta

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    I punti chiave

    Dicembre si apre con una buona notizia per oltre 400mila pensionati a basso reddito: un bonus di 154,94 euro, completamente esentasse, sarà accreditato insieme alla pensione mensile. Questo beneficio, previsto dalla legge Finanziaria del 2001, sarà erogato in modo automatico sulla base dei dati Inps. Ma non è tutto: come indicato nel messaggio Inps n. 3821/2024, altri 200mila pensionati che hanno compiuto 64 anni dopo il 1° agosto 2024 potranno ricevere un importo aggiuntivo, a patto che rispettino i requisiti richiesti. Una doppia occasione di supporto per chi ne ha diritto. Ecco tutto ciò che c’è da sapere.Chi riguarda la misuraIn quanto al beneficio, la cifra è destinata ai titolari di uno o più trattamenti pensionistici, sia diretti (inclusi quelli di invalidità) che indiretti, erogati dall’Inps (per lavoratori dipendenti, anche pubblici, e autonomi) o dalle Casse professionali disciplinate dal Dlgs n. 509/1994 (ad esempio, Architetti, Ingegneri, Avvocati, Medici, Odontoiatri, Notai, Commercialisti, Ragionieri, Veterinari, Geologi, Consulenti del Lavoro, Agenti di Commercio, Farmacisti, e altri). Non è riconosciuto su prestazioni diverse dalle pensioni, come l’assegno di esodo Fornero (nota come isopensione), l’indennità mensile prevista dal contratto di espansione, l’assegno straordinario di solidarietà erogato dai fondi di solidarietà settoriale, l’indennizzo per i commercianti, le prestazioni di invalidità civile, gli assegni sociali, le pensioni sociali e l’Ape sociale. Inoltre, il beneficio non è applicabile alle pensioni di vecchiaia erogate in cumulo con formazione progressiva, fino al completamento di tutte le quote.Le condizioni richiestePer ottenere la somma aggiuntiva, il pensionato deve rispettare due condizioni principali. La prima riguarda l’importo della pensione, che non deve superare il trattamento minimo Inps, fissato per il 2024 a 7.781,93 euro, aumentato di 154,94 euro, per un totale di 7.936,87 euro. Se la pensione è superiore a 7.781,93 euro ma non a 7.936,87 euro, viene corrisposta la differenza tra quest’ultimo valore e l’importo della pensione. Non si considerano gli effetti della rivalutazione straordinaria degli assegni minimi. La seconda condizione prevede che il reddito complessivo soggetto a Irpef, inclusa la pensione, non superi una volta e mezza il trattamento minimo, pari a 11.672,9 euro annui nel 2024. Per i pensionati coniugati, il reddito personale e quello del coniuge non devono superare insieme tre volte il trattamento minimo, ovvero 23.345,79 euro annui. Se anche uno solo di questi limiti viene superato, non spetta l’importo aggiuntivo. Inoltre, non si considera il reddito del coniuge in caso di separazione legale ed effettiva. I redditi da considerare sono quelli assoggettabili a Irpef, esclusi la casa di abitazione, i trattamenti di fine rapporto, e i redditi da competenze arretrate con tassazione separata. Per i pensionati con prestazioni in regime di convenzione internazionale, l’Inps include nel calcolo l’importo del prorata estero, sommato al reddito imponibile delle pensioni italiane. LEGGI TUTTO

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    UniCredit punta sui pagamenti internazionali con transazioni in 110 divise

    In un contesto di economia globale la possibilità di inviare e ricevere fondi in più valute e attraverso vari corridoi internazionali è una leva strategica per la crescita delle nostre imprese e i pagamenti cross-border rappresentano il motore del commercio internazionale. Tuttavia, l’esperienza di pagamento cross-border è ancora non priva di difficoltà, tra cui: costi elevati, tempi di esecuzione dilatati, mancanza di trasparenza sul processo e sulle commissioni, ma anche problemi legati all’utilizzo di diversi standard, volatilità dei cambi e controlli di compliance. “L’argomento è stato affrontato nel 2020 dai leader del G20 che hanno identificato il tema dell’aumento dell’efficienza nell’ambito dei pagamenti internazionali come prioritario e hanno definito una roadmap per raggiungere entro il 2027 degli obiettivi specifici in quest’ambito”, ha commenatato Federica Scopelliti, responsabile Payments Solutions Sales Corporate Italy di UniCredit. “A questo si è aggiunta nel corso del tempo una forte spinta normativa che è culminata di recente con il regolamento europeo sui pagamenti istantanei, la cosiddetta Instant Payment Regulation. La nuova normativa, pur applicandosi solo ai pagamenti nell’area SEPA, fornisce comunque una ulteriore spinta sull’aspetto della velocità del trasferimento dei fondi nell’ambito di un pagamento. Infine, adesso sono disponibili tecnologie e standard che rendono il mercato estremamente competitivo, a causa dell’ingresso di player non bancari e tecnologicamente avanzati che hanno dato un ulteriore impulso al settore”.Federica Scopelliti, responsabile Payments Solutions Sales Corporate Italy di UniCreditCombattere le inefficienze per aumentare i volumiIn base alle previsioni della Bank of England si stima che entro il 2027 i pagamenti internazionali supereranno i 250 trilioni di volumi (+100 trilioni in 10 anni). Considerando questo dato è chiaro che l’inefficienza nell’ambito dei pagamenti cross-border può essere definita come una vera barriera al commercio internazionale e alla crescita. Per questo motivo, la roadmap del G20 contiene obiettivi quantitativi ben precisi e una dettagliata lista di azioni da intraprendere entro il 2027 per ottenere un processo in generale più veloce, economico, trasparente e accessibile e creare accountability nei confronti dell’ambizione di arrivare a un processo più efficiente.Pagamenti con conversione FX automatica a più di 110 diviseLe sfide legate al mondo dei pagamenti internazionali hanno rappresentato una spinta per la banca a migliorare la propria offerta per consentire ai clienti di cogliere opportunità di crescita in un mercato in continua evoluzione. UniCredit lo ha fatto dotandosi di una struttura organizzativa (Group Payments Solutions) esclusivamente dedicata ai pagamenti. Questo assetto rappresenta una rarità tra le banche internazionali, ma è stata una scelta fondamentale per focalizzare le risorse e costruire una gamma di prodotti e servizi su misura per rispondere alle crescenti esigenze della clientela nel mondo transazionale. La spinta normativa e del mercato, unite alla continua ambizione verso l’innovazione e l’eccellenza da parte di UniCredit risultano in un’offerta di servizi di pagamento internazionale veloci, con conferma di accredito al beneficiario e possibilità di tracciare il pagamento end to end in tutti i suoi stati. Inoltre, la banca offre ai clienti la possibilità di eseguire pagamenti con conversione FX automatica tramite un servizio dedicato chiamato UC PayFX, che vanta una copertura valutaria di oltre 110 divise (anche quelle cosiddette “esotiche” o “emergenti”). L’obiettivo finale è chiaramente quello del miglioramento dell’esperienza e l’operatività del cliente, sia esso una large corporate che una PMI, fino al cliente privato retail.I punti di forza della funzionalità UC PayFXQuando entra in gioco la componente Cambio (FX), costi e tempi legati all’esecuzione delle transazioni aumentano notevolmente. Ancor di più quando si parla di divise poco comuni. La funzionalità UC PayFX risponde alla sfida posta da uno degli aspetti di maggiore complessità nell’ambito dei pagamenti internazionali: la componente del cambio. Infatti, UC PayFX è un servizio che consente la conversione automatica nella valuta di destinazione in tempo reale e a partire da un conto corrente in euro, utilizzando per la conversione spread pre-concordati e che possano essere definiti anche a livello di singola coppia di divise. La soluzione, come detto, copre più di 110 divise ed è accessibile da tutti i canali della banca – fisici e digitali – senza necessità di alcun intervento lato end-user. UC PayFX è un servizio pionieristico nel mercato italiano e ha permesso a UniCredit di ampliare e consolidare la sua esperienza avanzata nell’ambito dei pagamenti internazionali.I vantaggi per le aziende che lavorano con l’esteroCon questo approccio è possibile supportare le aziende con una soluzione per la gestione dei flussi in divisa molto versatile. Ad esempio, con UC PayFX le aziende sono in grado di inviare i fondi alle loro consociate nel sud-est asiatico direttamente in divisa locale con estrema semplicità controllando i costi di conversione. Oppure, sono in grado di negoziare migliori condizioni sui contratti di fornitura ad esempio in paesi del Sudamerica grazie alla possibilità di gestire il pagamento in valuta locale. Negli ultimi anni, per le tesorerie aziendali tutto questo ha acquisito una maggiore rilevanza, poichè i corridoi e i modelli commerciali europei sono cambiati in modo significativo, con una maggiore enfasi sui mercati emergenti e sulle transazioni in valuta locale.L’elemento FX dei pagamenti internazionali, o FX transazionale, non è trascurabile. “In genere si tratta di un gioco a basso valore e ad alto volume. Ma anche molte transazioni apparentemente piccole in valuta estera, come i pagamenti degli stipendi o la liquidazione delle fatture, possono diventare un conto salato”, ha commentato Scopelliti di Unicredit, “In breve, il costo e il carico di lavoro delle transazioni in valuta estera possono avere un impatto significativo sui profitti. Di conseguenza, i team di tesoreria richiedono soluzioni automatizzate e più snelle per le transazioni in valuta estera, che non solo semplifichino i flussi di lavoro, ma si adattino anche al crescente paniere di valute con cui hanno a che fare”. Tra i tesorieri europei, le valute dell’Asia orientale ad esempio sono le più richieste, ma anche le valute africane sono in aumento. LEGGI TUTTO

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    Condominio: cosa deve fare l’amministratore se c’è l’amianto

    Può ancora succedere che, in un condominio, i residenti o l’amministratore scoprano che alcuni manufatti presenti contengano amianto.Si tratta di una situazione abbastanza delicata considerando che, la normativa in materia, già da molti anni prevede che nel caso in cui venga individuata la presenza di materiali contenenti amianto in un edificio è obbligatorio attivarsi con misure di controllo e gestione del rischio.Qualora ci si trovi in questa situazione, il ruolo dell’amministratore è centrale per attivare tutti l’iter necessario alla messa in sicurezza dell’amianto.Entriamo più nel dettaglio.L’iter e le possibili soluzioniQuando l’amianto sia presente in una residenza privata singola, è il proprietario ad essere obbligato a fare denuncia all’azienda sanitaria competente territorialmente.Nel caso in cui, invece, l’amianto sia presente in un condominio, come scritto in precedenza è l’amministratore che a doverne fare segnalazione. Trattandosi di un obbligo, per effettuare la verifica dello stato dei luoghi, non è prevista l’approvazione dell’assemblea fermo restando, però, l’obbligo dell’amministratore di informare subito l’assemblea dei condomini di quanto sta accadendo.Inoltre, nel caso in cui l’amministratore non proceda a darne immediata comunicazione all’azienda sanitaria competente, rischia di incorrere, nei casi più gravi, in una multa tra i 2500 e i 5mila euro. L’art. 1130 comma 1 n. 4 del codice civile, prevede, difatti che l’amministratore debba “compiere gli atti conservativi relativi alle parti comuni dell’edificio”.Pertanto, l’amministratore può incorrere sia in sanzioni amministrative che sanzioni penali per scorretto smaltimento amianto e per mancato adempimento degli obblighi di legge.Successivamente l’amministratore dovrà procedere con la richiesta, verso ditte specializzate iscritte all’albo nazionale dei Gestori Ambientali, di una verifica e successivo intervento che andrà a stabilire la situazione (ad esempio, se l’amianto si trova in modo compatto o friabile) e la tipologia di rischio.Nel caso in cui l’amianto si trovi all’interno delle parti comuni, le lavorazioni da farsi devono essere deliberate dall’assemblea a maggioranza e i costi ripartiti secondo le quote millesimali. Qualora, invece, la presenza sia in aree ad uso esclusivo di una parte di condomini, la spesa per la bonifica sarà solo a loro carico. LEGGI TUTTO

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    Fioccano cedole in Piazza Affari

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    Una pioggia di 7 miliardi in acconto dividendi. È quella che si abbatterà oggi su Piazza Affari con alcuni titoli che staccheranno in anticipo una parte di cedola che sarà pagata l’anno prossimo. L’impatto sul FtseMib sarà dell’1,22% circa, dunque non bisogna preoccuparsi nel caso si osservasse un marcato calo dell’indice nelle battute iniziali.Le società più generose saranno le banche. Intesa Sanpaolo anticiperà circa 3 miliardi (0,17 euro/azione), mentre Unicredit elargirà 1,7 miliardi (0,9261 euro) e Banca Mediolanum 240 milioni (0,37 euro). Significativo anche il monte cedole di Mediobanca (600 milioni, 0,56 euro/azione), di Poste (430 milioni, 0,17 euro/azione) e di Banco Bpm (600 milioni per 0,4 euro/azione). Tra i titoli non finanziari spiccano i 780 milioni di Eni (0,25 euro/azione) e i 280 milioni di Tenaris (0,27 dollari), i 240 milioni di Terna (0,1192 euro) e i 125 milioni di Recordati (0,6 euro).L’anticipo delle cedole dimostra che Piazza Affari è in buona salute. Da inizio anno il Ftse Mib ha registrato una performance migliore dell’indice di riferimento delle azioni europee (l’Eurostoxx 600) con un rialzo del 10% a fronte di un 6% per il benchmark del Vecchio Continente. Molto più dinamico l’S&P500, l’indice di riferimento Usa, che da gennaio ha guadagnato oltre il 25%, grazie all’impennata successiva all’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca.Il futuro è certo radioso per le società che potrebbero essere parte integrante del «Trump Trade» come le aziende dei comparti energetici e le utility o le società di costruzioni perché il tycoon ha sicuramente alle fonti tradizionali. Non è un caso che il giorno successivo all’elezione presidenziali in Italia abbiano festeggiato titoli qualificati come old economy come Tenaris e Buzzi o quelli più coinvolti negli Usa come Prysmian e Diasorin. LEGGI TUTTO