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    Timbratura del cartellino per colf e badanti: ecco cosa cambia

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    Novità in arrivo per i datori di lavoro di colf, badanti e operatori del settore del “lavoro domestico”.Secondo una recentissima sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, difatti, i professionisti dell’assistenza domestica dovranno timbrare il cartellino per registrare l’effettivo orario di lavoro giornaliero.Si tratta di una pronuncia, quella della Corte, che mira a tutelare i lavoratori dagli eventuali abusi sugli orari di servizio, obbligando il datore di lavoro a predisporre un sistema ad hoc per registrare le ore di lavoro di colf e badanti.Cosa è successoLa novità è legata alla causa C-531/23, i cui effetti saranno validi per tutti gli Stati membri dell’UE. In Spagna, una collaboratrice domestica aveva impugnato il licenziamento e l’excursu giuridico è arrivato sino in corte che ha ribadito che gli Stati UE devono prevedere l’obbligo per i datori di lavoro, anche del settore domestico, di registrare le ore di lavoro effettive.Nel caso specifico, la lavoratrice aveva impugnato il licenziamento che poi era stato dichiarato illegittimo e il tribunale aveva imposto ai datori di lavoro il pagamento delle somme spettanti anche per le ferie non godute e gli straordinari.La verifica degli effettivi importi non era stato possibile perché la lavoratrice non aveva alcuno strumento che provasse le ore di lavoro svolte, in quanto la normativa spagnola non prevede per le famiglie l’obbligo di registrare l’orario di lavoro dei dipendenti.La collaboratrice domestica, a questo punto, aveva ricorso in appello direttamente sulla normativa nazionale che, a suo avviso, era contraria alla legge europea definita con la direttiva europea 2003/88/CE.A seguito di questa richiesta il tribunale spagnolo aveva chiesto una pronuncia alla Corte di Giustizia che alla fine si è espressa con effetti non solo in Spagna.Anche la nostra legislazione, difatti, non prevede obbligo di registrazione dell’orario di lavoro effettivo per colf e badanti e pertanto è incompatibile con la direttiva europea in quanto non permette ai lavoratori domestici in grado di determinare con sistemi ad hoc il numero di ore lavorate.Cosa prevede il Ccnl in ItaliaSecondo quanto previsto nel contratto collettivo del lavoro del settore domestico, i lavoratori domestici a tempo pieno non possono superare le 54 ore se vivono con il datore di lavoro e le 40 ore, distribuite su un massimo di cinque o sei giorni, per i non conviventi. LEGGI TUTTO

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    Fincantieri, l’Ad Folgiero tra i “leader di pensiero” più influenti d’Europa

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    Non solo è leader nella cantieristica navale e nell’innovazione del settore. Fincantieri ha infatti confermato il proprio ruolo di primo piano anche come modello ispirazionale e reputazionale. Nel corso dell’evento LinkedIn Public Administration Inspire, organizzato da LinkedIn Italia e riservato a rappresentanti di ministeri, enti locali, agenzie governative, partecipate dello Stato, università pubbliche e autorità amministrative Indipendenti, Pierroberto Folgiero, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Fincantieri, è stato indicato infatti tra i Thought Leader più influenti in Europa.A riconoscere questo titolo a Folgiero è stato Tom Pepper, Senior Director Emea e Latam di LinkedIn. Un Thought Leader è una figura che si distingue come esperta e innovativa in un determinato settore, capace di influenzare il pensiero e le decisioni degli altri attraverso idee e intuizioni particolarmente brillanti. Nell’ambito dell’evento organizzato da Linkedin, Fincantieri ha ottenuto un’ulteriore attestazione: Lorenza Pigozzi, Evp Group Strategic Communication, è stata infatti citata tra i C-Level (ovvero tra chi occupa le posizioni aziendali di massima qualifica) più influenti d’Italia per efficacia nella comunicazione digitale.Questi riconoscimenti mettono in evidenza l’approccio di Fincantieri, che si distingue per capacità di realizzare strumenti di lavoro innovativi e contenuti sempre più efficaci, ricorrendo a nuove tecnologie. Il Gruppo ha infatti costruito una strategia di comunicazione digitale efficace grazie a un ecosistema integrato, capace di ricondurre tutti i canali aziendali in un’unica narrazione coerente e distintiva. LEGGI TUTTO

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    Sigarette, prezzi in aumento: ecco le nuove cifre

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    I punti chiave

    Dal 23 gennaio 2025 i fumatori dovranno spendere di più per acquistare pacchetti di sigarette ma anche per sigari e tabacco trinciato: lo ha comunicato l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli sul proprio portale web dove ha indicato, nel dettaglio, la variazione dei prezzi nella tariffa di vendita di 114 marche del tabacco lavorato.Le differenze sui costiMediamente si assiste a un incremento di alcuni centesimi rispetto ai prezzi praticati nel recente passato con alcuni pacchetti che superano il costo di sei euro: nel dettaglio, tra le marche più costose le Marlboro Golds Ks, Marlboro White, Marlboro Gold Line e Blue Line, Muratti Ambassador Blue e Silver Ks, Muratti Azure Ks, Muratti Red 100 S che toccano 6,5 euro a pacchetto in confezioni da 20; subito dietro, a 6,2 euro a pacchetto, altre tipologie di Marlboro e Merit consultabili sul sito sopra indicato. Per altre marche, invece, i prezzi sono rimasti invariati.Il motivo dei rincariGli aumenti a cui assistiamo oggi affondano radici nella Legge di Bilancio 2023 che aveva già previsto i ritocchi verso l’alto e con le modifiche che sono arrivate con la successiva legge del 2024. Nel primo caso sarebbero dovute aumentare, singolarmente, da 28,20 euro ogni mille sigarette a 28,70 euro dal 2025 ma la Manovra dell’anno scorso ha visto un ulteriore rincaro a 29,30 euro ogni mille sigarette nell’anno appena passato che arrivano a 29.50 euro, sempre per mille sigarette, per il 2025.La nota della Fit”Si comunica che i prodotti riportati nel listino, già pubblicato sul sito internet dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (www.adm.gov.it), – spiega la Federazione italiana dei tabaccai (Fit) sul suo sito – subiranno una modifica tariffaria che entrerà in vigore dal 23 gennaio 2025. Si evidenzia che, in data odierna, limitatamente alle marche oggetto del cambio tariffa, sono inibite la vendita Cash & Carry (le vendite agli utenti professionali) e le levate suppletive (straordinarie e urgenti) per le quali sia stata fatta richiesta nella medesima giornata di oggi (giovedì 23 gennaio 2025, ndr). LEGGI TUTTO

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    Polizze assicurative, allarme per 100mila risparmiatori italiani: cosa sta succedendo

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    I punti chiave

    Il mondo delle assicurazioni è stato scosso da un nuovo caso di dissesto finanziario che coinvolge la compagnia FWU Life Insurance Lux SA, con sede in Lussemburgo. Il 22 gennaio 2025, l’autorità di vigilanza lussemburghese, il Commissariat aux Assurances (CAA), ha ufficializzato il fallimento del piano di risanamento dell’azienda e ha avviato la procedura per la sua liquidazione coatta.La societàLa società, presente in Italia dal 2006, ha venduto principalmente polizze unit-linked, coinvolgendo circa 100.000 risparmiatori italiani per un valore complessivo delle polizze che si stima intorno ai 300 milioni di euro. Le difficoltà della compagnia non sono nuove: già dal 19 luglio 2024 FWU Life non era più in grado di rispettare i requisiti minimi di capitale (MCR) e il parametro di solvibilità (SCR). Nonostante il CAA avesse concesso sei mesi di tempo, fino al 19 gennaio 2025, per ripristinare gli equilibri patrimoniali, i tentativi di risanamento sono risultati inefficaci.La procedura di insolvenzaLa situazione si è ulteriormente complicata il 1° dicembre 2024, quando il Tribunale di Monaco, in Germania, ha aperto una procedura di insolvenza nei confronti di FWU AG, la società madre che controlla FWU Life Insurance Lux SA. Ora i titolari delle polizze si trovano nell’impossibilità di riscattarle, poiché sono state congelate in attesa della definizione della procedura di liquidazione. In Italia, la vicenda è seguita dall’Ivass, l’autorità di vigilanza assicurativa, che sta monitorando le conseguenze di questa crisi sul mercato e sui risparmiatori coinvolti. Tuttavia, le possibilità di tutela per gli assicurati restano al momento limitate. LEGGI TUTTO

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    La classifica dei club

    In campionato le cose vanno tutt’altro che bene, per usare un eufemismo, ma se si guarda ai conti il Milan di Gerry Cardinale, governato dalla triade Furlani-Moncada-Ibrahimovic, è in ottima salute. I rossoneri si sono confermati la prima squadra italiana per fatturato al 13simo posto nella Football Money League di Deloitte, giunta alla 28ª edizione. Con 397,6 milioni di euro di fatturato la prima squadra di Milano per data di fondazione (e per numero di trofei vinti) ha mantenuto la stessa posizione in classifica dell’anno precedente. Idem per i cugini dell’altra sponda del Naviglio, passati dalla famiglia Zhang al fondo Oaktree, quattordicesimi con 391 milioni di fatturato. La squalifica dalle Coppe europee nel 2023/2024 ha invece determinato un calo della Juventus, passata dall’11simo al 16simo posto con un fatturato di 355,7 milioni di euro, deprivato dai ricavi televisivi internazionali e di quelli da matchday.La leadership del Real MadridIl Real Madrid ha raggiunto un traguardo storico, diventando la prima squadra a superare il miliardo di euro di entrate in una singola stagione, confermandosi al vertice della Football Money League. Questo successo è stato favorito dal completamento dei lavori di ristrutturazione dello stadio Santiago Bernabeu, che ha portato a un aumento significativo delle entrate da matchday (248 milioni). Il club ha anche registrato un aumento del +19% dei ricavi commerciali (da 403 a 482 milioni), grazie all’aumento del merchandising e a nuove sponsorizzazioni. A seguire il Manchester City è rimasto al secondo posto nella classifica generale della Money League. Si tratta del club inglese che ha generato più entrate (838 milioni), battendo ancora una volta il proprio record per una singola stagione, anche se il divario tra il primo e il secondo classificato della top 20 non è mai stato così grande (208 milioni). Il precedente record di una singola annata risaliva al 2018/19 ed era pari a 84 milioni. Seguono, poi, Paris Saint-Germain (806 milioni), Manchester United (771 milioni) e Bayern Monaco (765 milioni).L’eterno dilemma: vincere o possedere uno stadio? Meglio tutti e dueLe prestazioni sportive hanno giocato un ruolo determinante nella performance finanziaria di molte squadre. Un discorso che riguarda soprattutto l’Arsenal (717 milioni di euro), la finalista della Champions Borussia Dortmund (514 milioni di euro), il Newcastle (372 milioni di euro) e l’Aston Villa (310 milioni di euro) che hanno incrementato i ricavi grazie alla partecipazione alle competizioni Uefa e al miglioramento delle performance a livello nazionale che hanno generato maggiori introiti televisivi.La performance finanziaria dei club classificati dall’11° al 20° posto è attribuibile principalmente all’impatto dei successi sul campo. L’Eintracht Francoforte (245 milioni) è uscito dalla top 20 nella stagione 2023/24 a seguito di un calo del -34% dei ricavi televisivi (calo del -16% dei ricavi totali) in seguito alla partecipazione del club alla Conference League invece che alla Champions League. Questi numeri ribadiscono l’importanza delle entrate commerciali che hanno permesso a squadre del calibro di Liverpool (715 milioni di euro), Tottenham (615 milioni di euro) e Chelsea (546 milioni di euro) di mantenere la loro posizione nella top 10 nonostante la riduzione degli introiti televisivi dovuto alla mancata partecipazione alla Champions League.Il Barcellona infine è sceso al sesto posto (760 milioni) dopo un calo di 40 milioni nei ricavi dovuto a una contrazione di 63 milioni dei ricavi da matchday, avendo giocato in un altro stadio durante i lavori di ristrutturazione dello stadio Camp Nou. Liverpool e Lione (264 milioni di euro) hanno invece beneficiato dell’impatto degli investimenti infrastrutturali come un fattore chiave per l’aumento dei ricavi, grazie a un aumento delle presenze e degli eventi di natura non sportiva, che hanno incrementato rispettivamente i ricavi delle partite e quelli commerciali.Tim Bridge, lead partner di Deloitte Sports Business Group, ha commentato: “Gli stadi dei club rappresentano ormai qualcosa di più di un semplice asset per il giorno della partita. Molti club stanno convertendo i loro stadi in luoghi di intrattenimento a 360° in grado di attirare nuovi visitatori, sponsor e opportunità di vendita al dettaglio. I club calcistici si stanno rendendo conto dell’importanza di diventare molto più che marchi sportivi”.Insomma, un appoggio incondizionato alle iniziative di real estate dei club. Peccato che Milan e Inter siano impantanate nella definizione della strategia da perseguire, visto che i rossoneri sono passati dallo sviluppo dell’iniziativa di San Donato all’ipotesi di ristrutturazione di San Siro in condominio con gli storici coinquilini.L’analisi dei ricaviI primi 20 club di calcio per fatturato a livello mondiale hanno realizzato complessivamente la cifra record di 11,2 miliardi di euro nella stagione 2023/24 con un incremento annuo del 6 per cento. Il report di Deloitte restituisce un’analisi dettagliata per settore:Ricavi Commerciali: Hanno raggiunto un nuovo record a 4,9 miliardi di euro (+10% annuo), rappresentando il 44% dei ricavi totali. Questo aumento è stato supportato da eventi non calcistici, miglioramenti nelle vendite al dettaglio e nuove sponsorizzazioni.Ricavi da Matchday: Con un incremento dell’11%, hanno superato i 2 miliardi di euro per la prima volta, riflettendo un aumento della capacità degli stadi e dei prezzi dei biglietti. Ricavi Televisivi: Rimasti stabili a 4,3 miliardi di euro, grazie ai contratti di diritti tv a lungo termine nei principali campionati europei.Quello che, invece, non si legge in questi numeri è il fatto che diritti tv e merchandising di vario genere (incluso lo sfruttamento commerciale degli stadi) rappresentino oltre l’80% degli introiti dei club. In pratica, l’affluenza alle partite è un fenomeno secondario, per quanto incisivo. Insomma, l’importante è che un top club partecipi alla Champions oppure che coinvolga adeguatamente la fan base in tutto il mondo e le entrate si impennano. Ne è una dimostrazione lampante lo United, che non vince una Premier dal 2013 e una Champions dal 2008, e incassa cifre di tutto rispetto. Lo stesso discorso si può fare per il Bayern Monaco ma anche per il Milan che l’anno scorso non hanno vinto niente.L’analisi di Deloitte indaga sui ricavi caratteristici delle società, cioè non si sofferma sulle plusvalenze derivanti da player trading, altro elemento spesso decisivo per chiudere un esercizio in attivo o per ridurre le perdite (l’Inter nel 23/24 ha effettivamente incassato 473 milioni contro i 456 del Milan, valori trascinati dalle rispettive cessioni di Onana e di Tonali). La parte mancante, infatti, è proprio la sostenibilità: delle principali squadre sopra citate solo Real, City, Bayern e Milan hanno chiuso lo scorso bilancio con un nero e in tutti e quattro i casi la marginalità è comunque bassa (low single digit, come dicono quelli che studiano finanza). LEGGI TUTTO

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    Ritorno al nucleare, presentato il ddl delega

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    Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha presentato a Palazzo Chigi il disegno di legge delega per il ritorno dell’Italia alla produzione di energia nucleare sostenibile. Il provvedimento, intitolato “Delega al governo in materia di nucleare sostenibile”, è stato elaborato dal Mase e si pone come un tassello strategico per affrontare le sfide della transizione energetica e della decarbonizzazione entro il 2050.Un obiettivo chiaro: sicurezza energetica e decarbonizzazioneIl testo, composto da quattro articoli, sottolinea l’importanza del nucleare come fonte energetica cruciale per ridurre le emissioni di carbonio, garantire l’indipendenza energetica del Paese e contenere i costi energetici per famiglie e imprese. Tra i punti chiave del disegno di legge, si prevede che il governo abbia 24 mesi dall’entrata in vigore della legge per adottare decreti legislativi volti a regolamentare la produzione di energia nucleare sostenibile sul territorio nazionale.Il programma nazionale per il nucleare sostenibileL’articolo 2 del provvedimento stabilisce l’obiettivo di un programma nazionale per lo sviluppo del nucleare sostenibile, che contribuirà al raggiungimento della neutralità carbonica e alla sicurezza energetica del Paese. Tra le misure principali previste, figurano:La costruzione e l’esercizio di nuovi impianti nucleari sostenibili, anche per la produzione di idrogeno.L’adeguamento della normativa nazionale agli standard europei e internazionali.Lo smantellamento degli impianti nucleari esistenti non destinati alla ricerca.La gestione e lo stoccaggio sicuro dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito.La promozione della ricerca sull’energia da fusione e il miglioramento della formazione tecnica e professionale.Sicurezza e trasparenza: i pilastri del provvedimentoLa sicurezza rimane un elemento centrale del disegno di legge. È prevista l’istituzione di un’autorità amministrativa indipendente per la vigilanza e il controllo degli impianti, oltre a sistemi avanzati di radioprotezione. Il provvedimento mira, inoltre, a garantire un ciclo di vita sicuro per gli impianti nucleari, dalla costruzione alla dismissione, e a definire incentivi per la ricerca e lo sviluppo in ambito nucleare, con particolare attenzione alle tecnologie innovative come la fusione.Incentivi e valorizzazione del territorioIl ddl include misure per la promozione e la valorizzazione dei territori coinvolti nella costruzione di impianti nucleari, favorendo la creazione di posti di lavoro e lo sviluppo economico locale. Inoltre, sono previsti strumenti informativi per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del nucleare nella transizione energetica.Clausola di invarianza finanziariaUno degli aspetti rilevanti del provvedimento è la clausola di invarianza finanziaria: le amministrazioni pubbliche dovranno utilizzare le risorse esistenti per attuare le misure previste, senza gravare ulteriormente sulle finanze pubbliche. Eventuali costi aggiuntivi potranno essere coperti solo attraverso specifiche leggi di bilancio.Un passo verso il futuro energeticoil testo è stato redatto da una commissione tecnica presieduta dal giurista Giovanni Guzzetta e si prepara ad approdare nel prossimo Consiglio dei ministri per la sua discussione. Secondo il ministro Pichetto Fratin, il ddl potrebbe essere approvato entro un mese. LEGGI TUTTO

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    Cresce l’agricoltura in Italia: il valore aggiunto a quota 42,4 miliardi nel 2024 (+9%)

    Nel 2024 torna a crescere l’agricoltura, e l’Italia è prima nell’Ue27 per valore aggiunto, pari a 42,4 miliardi. Nel 2023 il conto economico era pari a 38,9 miliardi con una crescita secca del 9 per cento. Il nostro Paese fa meglio di Spagna (39,5 miliardi di euro), Francia (35,1 miliardi) e Germania (31,9 miliardi). È quanto rileva l’Istat in base alla stima preliminare dell’andamento economico del settore agricolo per il 2024. Dati, sottolinea l’Istituto, che si riferiscono ai Conti economici dell’agricoltura (Cea) che differiscono, per alcuni aspetti, dal quadro centrale dei Conti Nazionali.Nel 2024 aumentano la produzione e il valore aggiunto del settore (in volume, rispettivamente, +1,4% e +3,5%). A Crescere sono soprattutto i volumi prodotti nelle coltivazioni (+1,5%) e nel comparto zootecnico (+0,6%), in calo invece le attività dei servizi agricoli (-1,5%). In particolare, secondo il rapporto, prosegue il trend positivo delle attività secondarie (+5,2%). Annata favorevole per frutta (+5,4%), ortaggi freschi (+3,8%) e vino (+3,5%); in flessione cereali (-7,1%), olio d’oliva (-5%) e foraggi (-2,5%). In aumento i prezzi dei prodotti delle coltivazioni (+2,9%), mentre sono calati quelli del comparto zootecnico (-2,2%). Significativa anche la diminuzione dei prezzi dei beni e servizi impiegati nel settore (-4,5%). Il calo dell’input di lavoro impiegato nel settore agricolo (-2,6%) è risultato più significativo rispetto alla media (-0,9%) degli altri Paesi Ue27.”Grande soddisfazione” è stata espressa dalla premier Giorgia Meloni che parla di “primato storico che ci rende particolarmente orgogliosi e che è frutto del lavoro, della dedizione e della determinazione delle imprese e dei lavoratori del comparto”. “Il Governo – ha aggiunto Meloni – fin dal suo insediamento, ha rimesso al centro l’agricoltura, ha dedicato stanziamenti record e adottato politiche di sistema per promuovere e rilanciare il settore agroalimentare italiano e le nostre eccellenze. La strada intrapresa è quella giusta, e continueremo a lavorare in questa direzione”. Di rilievo, sottolinea il ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Francesco Lollobrigida, “è la crescita del reddito medio degli agricoltori che è aumentato del 12,5%” e ciò, dice “mi rende particolarmente orgoglioso”. E prosegue: “Il sostegno alle imprese agricole ha favorito l’incremento della produzione, l’aumento dei contributi, la riduzione dei costi e rilanciato un settore fondamentale per la nostra economia”.A sinistra il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida e il presidente della commissione Agricoltura, Mirco Carloni”I dati ISTAT dimostrano che la politica agricola è quella giusta, per merito delle imprese e dei lavoratori agricoli, ma anche del Governo e della politica, compresa la commissione che ho l’onore di presiedere” ha commentato il presidente della commissione Agricoltura, il deputato della Lega Mirco Carloni. “Un’attenzione che ha riportato questo settore al centro. Rispetto alle scelte dell’Europa che vedeva l’agricoltura come un impatto ambientale, un rischio dell’uomo sull’ambiente, l’Italia ha preso un’altra strada, quella giusta. Per la prima volta nella storia l’Italia ha la leadership del valore aggiunto della produzione agricola in Ue. Un valore di 42 miliardi con un aumento del 12,5% di crescita del reddito agricolo. Questi sono dati che ci fanno ben sperare per il futuro dell’agricoltura e per il destino dell’antico mestiere di chi coltiva la terra. Infatti il paesaggio italiano è un patrimonio non solo nazionale ma anche mondiale grazie all’impegno quotidiano di famiglie che lavorano la terra prendendosi cura del territorio a tutto tondo come ad esempio le aree boschive, ma anche gli argini dei fiumi garantendo così la sicurezza idrogeologica. Infine, l’auspicio è che, anche grazie alle politiche di governo, le nuove generazioni possano riavvicinarsi a un mestiere che ogni giorno consente di portare sulle tavole degli italiani prodotti sani e ricchi di tradizione”.I volumi di produzione mostrano un incremento, in particolare nelle coltivazioni (+1,5%) e nel settore zootecnico (+0,6%). Continua il trend positivo delle attività secondarie, che crescono del +5,2% (+2,6% in valore, in presenza di una riduzione dei prezzi del 2,5%). Il settore è stato trainato principalmente dalle attività di agriturismo e dalla produzione di energia rinnovabile. È un anno favorevole per la frutta (+5,4%), gli ortaggi freschi (+3,8%) e il vino (+3,5%). I prezzi dei prodotti delle coltivazioni sono in aumento (+2,9%), e anche i prezzi dei beni e servizi utilizzati nel settore agricolo sono diminuiti in modo significativo (-4,5%). Valori socioeconomici importanti ed essenziali per la forza dell’Italia che merita tutto l’ impegno di Governo e Parlamento per continuare questo buon lavoro”.La superficie agricola utilizzata, rileva Coldiretti, “ammonta a 12,5 milioni di ettari, pari al 42% del territorio nazionale. In altre parole, quasi la metà dell’Italia è gestita dagli agricoltori. Le imprese agricole registrate sono 730mila, con 1,1 milioni di occupati. Il valore generato per ettaro, quasi 3.000 euro, è il doppio rispetto alla Francia e i 2/3 in più dei tedeschi. “Un patrimonio da difendere – afferma l’associazione – dalle tante minacce che pesano sulle imprese agricole italiane, a partire dagli effetti dei cambiamenti climatici che nel 2024 hanno causato danni per 9 miliardi di euro”. Per mantenere questo questo dinamismo, sottolinea poi il presidente dell’Associazione Italiana Coltivatori, Giuseppino Santoianni, sono necessarie “politiche comunitarie che mettano al centro l’innovazione e le imprese agricole capaci di creare valore nei territori”. LEGGI TUTTO

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    Il Pil della Lombardia a +1,1% nel 2025: pesano il costo dell’energia e il collasso dell’economia tedesca

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    Il 2024 è stato un anno complesso per l’economia lombarda, caratterizzato da una crescita inferiore alle aspettative. Tuttavia, secondo il report del Centro Studi di Assolombarda, il 2025 si preannuncia come un anno di ripartenza, seppur cauta, per la regione. Le stime prevedono un incremento del Pil regionale dell’1,1%, superando il dato nazionale previsto al +0,7%. Questo risultato, se confermato, segnerebbe una ripresa trainata principalmente dai consumi interni, previsti in crescita dell’1,7% rispetto alla media italiana dell’1,3%.Un contesto difficile per l’exportIl rallentamento del 2024, che ha visto la Lombardia crescere solo dello 0,5% rispetto al +0,6% nazionale, è attribuibile in gran parte alla debolezza dell’export. La recessione in Germania, uno dei principali partner commerciali della regione, ha pesato significativamente: il Pil tedesco ha segnato un -0,2% nel 2024 e si prevede un recupero molto modesto nel 2025 (+0,2%). Questo rallentamento si è riflesso negativamente sulla manifattura lombarda, settore cruciale per l’economia regionale. Nonostante ciò, la Lombardia ha registrato una crescita cumulata del 5,9% tra il 2019 e il 2024, un dato superiore a quello delle regioni tedesche Bayern e Baden-Württemberg, rispettivamente al +1,9% e +0,4%.Il ruolo dei servizi e del mercato del lavoroIl settore dei servizi ha compensato in parte la debolezza della manifattura, contribuendo positivamente al PIL regionale con una crescita dell’1,1% nel 2024, che dovrebbe rafforzarsi ulteriormente nel 2025. I servizi alle imprese, spinti dall’innovazione tecnologica e dall’ICT, e i servizi ai privati, con una ripresa del commercio, rappresentano i motori principali della ripartenza. Anche il mercato del lavoro ha mostrato resilienza: gli occupati in Lombardia sono cresciuti dell’1,2% nel 2024 e si prevede un ulteriore incremento dello 0,8% nel 2025, grazie soprattutto alla domanda proveniente dal settore dei servizi.Il focus sulle provinceL’analisi territoriale evidenzia dinamiche differenziate: LEGGI TUTTO