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    Ca’ Zampa dà vita al leader delle cliniche veterinarie

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    Il gruppo Ca’ Zampa mette le basi per la nascita di un polo delle cliniche veterinario per gli animali d’affezione, un mercato che in Italia vale 2,5 miliardi di euro. Il gruppo di Giovanna Salza ha acquistato il 100% di BluVet. L’operazione porta a detenere un totale di 48 strutture tra cui importanti ospedali, cliniche altamente specialistiche e strutture di medicina di base innovative. “L’integrazione di Ca’ Zampa con BluVet è un passo importante nella veterinaria in Italia e permetterà di dare un contributo significativo allo sviluppo e al consolidamento di questo settore, in linea con le migliori esperienze europee”, sottolinea Giovanna Salza, ceo e fondatrice di Ca’ Zampa.”C’è una grande complementarità tra la rete di cliniche e le competenze di Ca’ Zampa e le strutture di altissima qualità di BluVet, e sono certa che questa combinazione potrà generare grande valore. La forte crescita che programmiamo per il futuro sarà resa possibile dalla solida compagine azionaria che ha creduto in questo progetto e ne ha garantito continuità ed impulso”. L’operazione, che si è conclusa oggi, ha visto il perfezionamento della business combination tra Ca’ Zampa e BluVet e l’acquisizione contestuale di ulteriori tre cliniche stand-alone. A valle dell’operazione, il gruppo Ca’ Zampa registra oltre 50 milioni di ricavi. Il focus sarà rivolto ad alzare la qualità dell’offerta attraverso un range di servizi che spazierà dalla prevenzione, alla medicina altamente specialistica, a quella d’urgenza.L’acquisizione di BluVet avviene a valle di un aumento di capitale in Ca’ Zampa Holding, che controlla l’operativa Ca’ Zampa. Alla ricapitalizzazione hanno partecipato il fondo Nextalia Capitale Rilancio quale lead investor; tre degli attuali soci di Ca’ Zampa, il fondo inglese G Square, oggi azionista di maggioranza di Ca’ Zampa, Finprog Italia, family office della famiglia Doris, e MC&Partners; il fondo NB Aurora, già azionista di maggioranza di BluVet; e la società Innisboffin Srl, riconducibile alla famiglia Achermann.Ca’ Zampa è il primo investimento del fondo Nextalia Capitale Rilancio, focalizzato sul rilancio di imprese italiane in situazione di temporaneo disequilibrio finanziario. A dieci mesi dall’avvio della commercializzazione il fondo ha superato il target di raccolta, con impegni per 265 milioni di euro in gran parte da investitori italiani istituzionali. LEGGI TUTTO

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    Hacker in azione: il 10% dei cyber attacchi è in Italia

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    Non si arresta l’ondata di attacchi hacker sull’Italia, che si conferma uno dei paesi più vulnerabili. Ieri si è consumato il nono giorno consecutivo con i siti di enti o istituzioni italiane nel mirino di NoName057, il gruppo di criminali informatici filorussi. L’Italia non è certo nuova ad essere bersaglio di crimini informatici. Dal rapporto annuale del Clusit, l’Associazione italiana per la sicurezza informatica, salta subito all’occhio che il Belpaese nel 2024 ha patito ben il 10% degli attacchi globali. In generale la criminalità informatica è in forte crescita a livello globale, con 3.541 incidenti cyber lo scorso anno, in crescita del 27,4% rispetto all’anno precedente.Nove incidenti su dieci sono stati di matrice cybercriminale, cioè per estorcere soldi dalle vittime. Tornando all’Italia, dal rapporto emerge che oltre un terzo degli incidenti in Italia è stato causato da malware; news e multimedia sono la categoria più colpita (18% del totale). «Il quadro globale è decisamente preoccupante – ha spiegato Anna Vaccarelli, presidente del Clusit – da un lato i livelli di protezione delle organizzazioni sembrano insufficienti, dall’altro gli attacchi diventano sempre più sofisticati grazie anche all’utilizzo dell’intelligenza artificiale». In crescita, a livello globale così come nostro paese, sono il fenomeno dell’hacktivism e quello dell’information warfare – la guerra delle informazioni – un tipo di attacchi acuiti dall’attuale situazione geopolitica.L’ultima tornata di attacchi sulla Penisola, verificatasi ieri, ha riguardato principalmente il settore della pubblica amministrazione locale. Spiccano, infatti, i comuni di Bologna e Catania, la regione Puglia, le province di Trapani, Siracusa, Ragusa, Enna, Caltanissetta. Nei giorni precedenti lo stesso gruppo NoName057 aveva assaltato siti di vari settori, tra cui giustizia, finanza, trasporti e produzione armi. Vista la criticità della situazione, l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) ha allertato i bersagli e le autorità fornendo al contempo suggerimenti tecnici per mette in atto tutte le misure volte a mitigare l’impatto degli attacchi hacker. Anche gli ultimi attacchi sono stati di tipo DDos (Distributed Denial of service), ossia una sorta di ’interruzione distribuita’ del funzionamento di un sito web o di un server sovraccaricando il sistema con una quantità abnorme di accessi da una rete di computer infetti. LEGGI TUTTO

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    Immatricolazioni auto in Europa, ecco tutti i dati

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    Apertura d’anno in negativo (-2,1% ovvero 995.271 immatricolazioni) per il mercato dell’auto in Europa e nuova importante perdita per il gruppo Stellantis (-16% con 154.079 veicoli venduti) la cui quota di penetrazione scende dal 18% al 15,5%. Al contrario, sono partiti bene Volkswagen Group (+5,3%, quota dal 25,1% al 27%), sempre primo produttore, e la «piccola» galassia Renault, con soli tre marchi, guidata da Luca De Meo (+5,5% per una quota mercato prossima al 10%). Da registrare, poi, il crollo della Tesla di Elon Musk che ha quasi dimezzato le vendite (-45,2%), una caduta da addebitare soprattutto alle intromissioni nella politica tedesca, alla vigilia delle elezioni, da parte del fondatore della casa automobilistica diventato il braccio destro del presidente americano Donald Trump.Da parte sua, Stellantis, che si prepara a chiudere il complesso capitolo 2024 (domani 26 febbraio la presentazione dei conti e la conference call), ultima eredità della gestione Carlos Tavares, tra i suoi 14 marchi vede solo Alfa Romeo positiva (+21,3%) grazie alla Junior, per gli altri brand un gennaio da dimenticare: Lancia (-73,2%), Ds (-41,1%), Opel (-27,7%), Fiat (-20,4%), Citroën (-16,8%), Jeep (-9,6%), Peugeot (-3,4%) e -25,2% gli altri marchi (Maserati e americani).Considerando i brand italiani del gruppo, la sofferenza riguarda la mancanza di novità, gli stop prolungati degli stabilimenti con relativa cassa integrazione e l’apatia per le auto elettriche soprattutto in Italia. Uno scenario che dovrà essere al più presto ribaltato, una vera priorità per il successore di Tavares, al quale è stato dato il benservito a inizio dicembre 2024, che il presidente di Stellantis, John Elkann, dovrebbe nominare tra maggio e giugno prossimi.Tra i Paesi più importanti, da segnalare il forte calo delle immatricolazioni in Francia (-6,2%). Male anche Italia (-5,8%), Germania (-2,8%) e Regno Unito (-5,8%). Eccezione a parte è la Spagna, dive le vendite di auto sono salite in gennaio del 5,3%. Tutte percentuali, comunque, ancora lontanissime dai livelli ante crisi del 2019. Un dato per tutti: se ora il mercato generale europeo è sotto del 2,1%, la perdita sui volumi del 2019, l’anno ante crisi, è del 18,8%.Le vendite di nuove auto elettriche a batteria sono cresciute del 34% a 124.341 unità, conquistando una quota del 15%. Tre dei quattro mercati più grandi della regione, che insieme rappresentano il 64% di tutte le immatricolazioni di auto a batteria, hanno registrato solidi guadagni a due cifre: Germania (+53,5%), Belgio (+37,2%) e Paesi Bassi (+28,2%), mentre la Francia ha visto un leggero calo dello -0,5%.Le nuove immatricolazioni di auto ibride-elettriche sono aumentate del 18,4%, spinte da una crescita significativa nei quattro mercati più grandi: Francia (+52,2%), Spagna (+23,5%), Germania (+13,7%) e Italia (+10,6%). Ciò ha portato a 290.014 unità immatricolate nel primo mese del 2025, pari al 34,9% della quota di mercato UE.Per quanto riguarda le ibride plug-in sono diminuite (-8,5% a 61.406 unità e rappresentano ora il 7,4% delle vendite totali di auto in Europa).E ora le motorizzazioni tradizionali. Le immatricolazioni di auto a benzina hanno registrato un calo significativo del 18,9%, con tutti i principali mercati che hanno mostrato segni meno. Analogamente, il mercato delle Diesel è diminuito del 27%, con una quota del 10%. Nel complesso, sono stati osservati cali a due cifre nella maggior parte dei mercati europei.La situazione nei 5 mercati più importanti delle auto elettriche vede, anche nel primo mese del 2025, l’Italia all’ultimo posto con una quota del 5%. Ci sono poi la Spagna (6,9%), la Germania (16,6%) e la Francia (17,4%). LEGGI TUTTO

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    Meloni benedice la fusione tra Saipem e Subsea 7

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    La recente fusione tra l’italiana Saipem e la norvegese Subsea 7 ha suscitato reazioni entusiastiche ai vertici delle istituzioni italiane, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha accolto la notizia con grande soddisfazione. «Accolgo con grande soddisfazione la notizia dell’accordo di fusione tra l’italiana Saipem e la norvegese Subsea 7, operazione estremamente rilevante che consentirà di far nascere la prima azienda globale nel settore dell’ingegneria energetica», ha dichiarato Meloni, sottolineando l’importanza strategica dell’operazione.Un gigante da 20 miliardi di euroIl nuovo gruppo, che prenderà il nome di Saipem7, avrà ricavi per oltre 20 miliardi di euro e sarà il leader mondiale dell’ingegneria energetica, più che raddoppiando le dimensioni dell’attuale secondo player, Technip-FMC. Con oltre 60 navi specializzate e una forza lavoro di 45.000 persone, la nuova entità potrà offrire soluzioni complete nei diversi segmenti di mercato, ottimizzando l’impiego della flotta e massimizzando le sinergie operative, stimate in circa 300 milioni di euro all’anno a regime.Una fusione tra pari con radici italianeNonostante il dividendo straordinario di 450 milioni destinato agli azionisti di Subsea 7 e i tempi piuttosto lunghi per il closing dell’operazione (stimati tra i 17 e i 23 mesi), l’accordo prevede che la sede sociale e il principale mercato di quotazione rimangano in Italia. Saipem sarà la società incorporante, mantenendo il baricentro operativo a Milano e garantendo così una forte presenza tricolore nella governance del nuovo colosso. Eni e Cassa Depositi e Prestiti, attuali azionisti di Saipem, deterranno complessivamente il 17% della società integrata e nomineranno l’amministratore delegato, che sarà Alessandro Puliti, attuale ad di Saipem.Un segnale di forza per il sistema ItaliaMeloni ha sottolineato come questa operazione sia «un’ulteriore testimonianza della solidità e della vitalità del Sistema Italia e delle eccellenze economiche, produttive e industriali che ne fanno parte». Anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha evidenziato il valore strategico dell’intesa: «L’accordo per la fusione di Saipem con la norvegese Subsea 7 rappresenta un perfetto esempio di come il pubblico può valorizzare operazioni industriali imponenti».Una lunga gestazione, ma grandi prospettiveL’operazione ha radici lontane: le due società collaborano già da tempo su progetti offshore e infrastrutture sottomarine, con un primo avvicinamento commerciale risalente al 2023. Ora, con un portafoglio ordini aggregato di 43 miliardi di euro e un margine operativo lordo superiore ai 2 miliardi, Saipem7 si appresta a diventare il punto di riferimento globale per l’ingegneria energetica, unendo l’expertise e la capacità innovativa di due realtà complementari. LEGGI TUTTO

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    La Lombardia ha resistito nel 2024, ma ora energia e dazi preoccupano

    Giuseppe Pasini, presidente di Confindustria Lombardia

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    Nel 2024, il settore manifatturiero lombardo ha vissuto un anno di stabilità apparente, con variazioni minime rispetto all’anno precedente. La produzione industriale ha registrato un -0,8%, mentre l’artigianato si è mantenuto invariato. Nonostante il rallentamento, la Lombardia ha comunque performato meglio rispetto alla media nazionale, che ha visto una contrazione del -3,7%.Sul fronte del fatturato, il calo è stato contenuto (-0,3% per l’industria, -0,7% per l’artigianato), mentre gli ordinativi interni hanno sofferto maggiormente (-0,5% per l’industria, -1,7% per l’artigianato). Tuttavia, gli ultimi mesi dell’anno hanno segnato qualche segnale di ripresa: la produzione ha visto una crescita tendenziale dello 0,2%, il fatturato ha registrato un +1,3% e gli ordini esteri sono saliti del 4,1% rispetto al quarto trimestre del 2023.“I nuovi fattori di incertezza che si prospettano sulla scena internazionale, col rischio di nuove misure protezionistiche e relative tensioni commerciali, non danno certo una mano alla ripresa che si era timidamente innescata nel manifatturiero lombardo” ha dichiarato Gian Domenico Auricchio, presidente di Unioncamere Lombardia. “Le imprese lombarde dimostrano ancora una volta una grande capacità di tenuta, sapendo cogliere ogni occasione di crescita anche in un contesto non certo favorevole. Occorre supportare questi segnali di crescita, facendo leva sulla riduzione dei costi delle materie prime e dei tassi di interesse ma affiancando una serie di misure che scongiurino una guerra di dazi e rafforzino il ruolo dell’Europa nello scenario internazionale che si sta delineando”.I settori più performanti sono stati la Chimica (+4,5%) e l’Alimentare (+2,7%), mentre il comparto moda ha sofferto fortemente: Tessile -8,3%, Pelli-calzature -6,8%, Abbigliamento -1,7%. Anche la Siderurgia (-3,1%), la Meccanica (-1,6%) e i Mezzi di trasporto (-0,9%) hanno registrato flessioni.“In un contesto geopolitico ancora complicato, le imprese lombarde dimostrano ancora una volta una grande capacità di tenuta, sapendo cogliere ogni occasione di crescita anche in un contesto non certo favorevole. La Lombardia si conferma certamente più performante rispetto all’intero contesto nazionale” ha affermato Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo economico Regione Lombardia. “C’è la necessità di supportare questi segnali di leggera crescita, affrontando con urgenza, concretezza e in modo strutturale il tema dei costi energetici, così come quello dell’accesso al credito”.L’occupazione ha subito un lieve calo (-0,4% nell’industria e -0,1% nell’artigianato), con un aumento del ricorso alla cassa integrazione, soprattutto nei settori più in difficoltà. Tuttavia, le aspettative sull’occupazione per il prossimo trimestre tornano positive, anche se quasi l’80% degli imprenditori prevede stabilità.“I dati di Unioncamere Lombardia certificano un 2024 all’insegna dell’incertezza per la nostra industria” ha spiegato Giuseppe Pasini, presidente di Confindustria Lombardia (nella foto). “Nonostante il -0,8% della produzione, con settori come tessile, siderurgia, mezzi di trasporto e meccanica più penalizzati di altri, l’industria lombarda continua a performare meglio di Italia ed Europa. Caro energia e guerra dei dazi sono le principali minacce alla ripartenza: sull’energia, anche a causa della speculazione, le imprese continuano a sostenere costi non competitivi; mentre i dazi Usa, e i controdazi dei partner commerciali, rischiano di compromettere un mercato fondamentale per la Lombardia e di complicare ulteriormente l’approvvigionamento di materie prime”.Dal mondo dell’artigianato, il quadro resta complesso: “Il pessimismo del comparto artigiano trova giustificazione nella fatica di questo momento storico dove gli investimenti sono in contrazione non per mancanza di volontà o visione, ma per il costo del credito che grava sulle MPMI, molto più che sulle realtà di maggiori dimensioni” ha sottolineato Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Lombardia. “Serve un potente innesto di tecnologie e personale con competenze e conoscenze adatte a gestire e guidare tale innovazione, affinché contribuisca a migliorare i livelli di produttività, vero tallone d’Achille delle nostre aziende produttive”. LEGGI TUTTO

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    Sicurezza sul lavoro, la Cisl chiede un patto sociale

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    I dati del nuovo report semestrale della Cisl sulla sicurezza sul lavoro evidenziano che le politiche di prevenzione in atto “non stanno determinando ancora risultati confortanti”. Nonostante un lieve miglioramento rispetto ai decenni passati, il sindacato avverte che “il confronto positivo con i dati ancor più gravi di decenni addietro non può rappresentare un risultato sufficiente e ancor meno motivo di ridotto allarme”.Secondo i dati Inail riportati nello studio, nel 2024 ci sono stati 1.077 decessi legati al lavoro, di cui 797 avvenuti durante l’attività lavorativa e 280 in itinere, oltre a 13 studenti deceduti durante le attività formative. Questi numeri rappresentano una “drammatica conferma” dell’urgenza di intervenire con misure più incisive.”Proseguire con la messa in campo di interventi urgenti di prevenzione rimane la priorità delle priorità”, sottolinea la Cisl, che plaude alla scelta del governo di agire su più fronti. Tuttavia, il sindacato evidenzia come le cause degli incidenti non si riducano solo a carenze strutturali o mancanza di tutele, ma si annidino anche in fenomeni come il lavoro irregolare e le violazioni delle normative.Nel secondo semestre del 2024, gli infortuni sul lavoro sono aumentati dello 0,19%, le malattie professionali del 21,6% e gli incidenti mortali del 3,81%. A essere maggiormente colpiti sono stati i lavoratori over 55, senza particolari differenze di genere.La segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola, ha ribadito la necessità di una strategia nazionale di prevenzione. “Non possiamo limitarci a registrare questi numeri: dobbiamo agire. Serve un piano condiviso che metta al centro la prevenzione, con investimenti in formazione, innovazione tecnologica e controlli adeguati. La sicurezza sul lavoro non è un costo, ma un valore imprescindibile per il nostro sistema produttivo e sociale”, ha dichiarato.La Cisl rilancia la proposta di un patto sociale che coinvolga governo, istituzioni e parti sociali, per definire azioni concrete a tutela della salute dei lavoratori. In questa direzione, il sindacato esprime apprezzamento per la costituzione al Cnel di un osservatorio permanente, che possa iniziare a produrre risultati già dal prossimo report semestrale. LEGGI TUTTO

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    Bitcoin a picco sotto 90mila dollari, ecco i motivi dietro la fuga dalle cripto

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    Tuffo sotto i 90mila dollari per il bitcoin. Oggi sta andando in scena un violento crollo per tutto il mercato delle criptovalute con ribassi a doppia cifra per molti dei principali token.Bagno di sangue per tutte le maggiori criptoIl bitcoin è crollato fino a 87mila dollari, in calo dell’8% e toccando il livello più basso da oltre tre mesi. la maggiore cripto al mondo ha dilapidato buona parte dei guadagni messi a segno nell’impetuoso rally post-elezione di Trump. Oltre -10% per Ethereum, Xrp, Solana, Dogecoin e Cardano. La fuga dalle cripto è testimoniata dai deflussi per 158 milioni di dollari registrati ieri dall’iShares Bitcoin Trust ETF, il più grande fondo spot di Bitcoin; ancora più marcati i deflussi (250 milioni) dal Fidelity Wise Origin Bitcoin Fund. Più di 956 milioni di dollari sono usciti dagli ETF spot su Bitcoin quotati negli Stati Uniti a febbraio, il mese peggiore mai registrato per la categoria, secondo i dati di Bloomberg Intelligence.Dal rischio dazi alle memecoin: ecco cosa sta allontanando dalle cripto Dall’insediamento di Trump lo scorso 20 gennaio il Bitcoin è crollato di oltre il 20% entrando in quello che viene definito mercato Orso. La posizione combattiva di Trump su più fronti, a partire dai dazi, sta portando gli investitori a smorzare la loro esposizione agli asset più rischiosi, come le cripto. Trump ha indicato che i suoi piani di imporre tariffe del 25% sulle importazioni da Canada e Messico a partire dall’inizio di marzo rimangono in programma. In aggiunta, le promesse elettorali del tycoon sul fronte cripto ancora non sono state messe a terra e questo ha provocato una certa disillusione tra gli investitori. Inoltre, i memecoin lanciati da Trump e dalla moglie Melania poco prima dell’insediamento hanno contribuito a minare la fiducia nelle sue politiche pro-cripto. Il token di Trump è crollato di oltre l’80% da quando ha raggiunto il picco quasi immediatamente dopo il suo lancio, in base ai dati di CoinGecko. LEGGI TUTTO

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    In Italia ritirate il 20% delle banconote false: ecco come riconoscerle

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    I dati che arrivano dalla Bce dimostrano come la proliferazione delle banconote false sia uno dei talloni d’Achille dell’Europa e, in particolare, del nostro Paese. In Italia, nel 2024, sempre secondo i dati della Bce, sono state ritirate dalla circolazione circa 554mila banconote in euro false. Un dato preoccupante se paragonato ai numeri degli anni precedenti. Il numero delle contraffazioni individuate e revocate, infatti, è aumentato considerevolmente rispetto all’anno precedente, quando i biglietti ritirati dalla circolazione erano 467mila.I dati della BceUn aumento che, secondo la Bce, si attesta al 15,7% in più rispetto al 2023. Se invece si prende in considerazione il dato relativo al 2022, il numero è quasi raddoppiato (+96,5%). Ma il problema riguarda in particolare l’Italia. Un quinto dei falsi è stato individuato in Italia: 121.111 banconote (21,9% del totale), come si legge nel report di Bankitalia. A livello globale oltre il 75% dei falsi è nei tagli da 20 e 50 euro, in Italia la percentuale sale all’87%. Le banconote più contraffatte riguardano i biglietti da 20 euro e quelli da 50 euro. Nel primo caso, addirittura, nel 2024 sono stati ritirati 56.083 banconote per un valore di 1.121.660 euro. Non mancano le banconote da 100 euro contraffatte: 7.255 pezzi revocati per un valore complessivo di 725.500 euro. Seguono poi i biglietti da 5 euro, quelli da 200 euro e infine 500 euro. LEGGI TUTTO