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    Nagel: “La guardavamo da almeno 5 anni”

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    “Questa operazione la guardiamo da 5 anni almeno. È una costante che abbiamo esaminato in lungo e in largo e periodicamente aggiornato. C’è stata prima occasione di verifica fatta dopo il covid capendo tutti che era ed è occasione interessante”. Lo ha spiegato l’ad di Mediobanca Alberto Negel nella conferenza stampa sull’ops su Banca Generali segnalando peraltro che “Ha coinciso col fatto che siamo in passivity rule sotto ops di Mps”. “Negli anni ci sono stati condizioni di mercato che la rendevano difficile. Richiedeva che Mediobanca avesse capitale, avesse messo azioni proprie e usato azioni Generali. Oggi oltre a essere cresciuti più o meno alle stesse dimensioni di Banca Generali, secondo elemento decisivo è stata la struttura dell’operazione e l’andamento dei due titoli”, ha proseguito. “Usando tutte le azioni Generali possiamo oggi fare operazione senza utilizzare capitale di Mediobanca e chiedere capitale ai nostri azionisti”. “Il nostro rapporto di lunga data con Generali vada trasformato da un rapporto finanziario in una partnership industriale”. ha ripetuto e fatto notare che: “In fin dei conti molti ci hanno accusato di essere troppo dipendenti da Generali in passato e questa operazione su Banca Generali ‘non è una risposta diretta a questa critica, ma la soluzione a un tema che era sul tavolo”. LEGGI TUTTO

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    “Sua figlia si è tagliata la gola…”. La truffa choc agli anziani

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    I truffatori sono pronti a tutto per raggiungere il loro obiettivo, anche “giocare” con le inquietudini e le paure delle loro vittime. Non esiste nulla di più atroce, infatti, della perdita di un figlio, ed è proprio su questo che i malviventi vanno a colpire, inventandosi storie false che terrorizzano coloro che vengono presi di mira.Lascia basiti e arrabbiati quanto accaduto a San Giorgio Canavese (Torino), dove una signora anziana è stata vittima di una delle più terribili truffe telefoniche. Per la donna si è trattato di un vero e proprio incubo, tanto che fatica ancora a riprendersi da quanto accaduto. Tutto è accaduto in un giorno come tanti altri, quando, a un certo punto, è suonato il telefono. Terribili le parole del suo interlocutore. Una voce concitata, infatti, le ha dato la peggiore delle notizie. “Sua figlia si è tagliata la gola…”.La povera donna è naturalmente andata nel panico, cedendo alla disperazione. Questo esempio di truffa è emblematico. Ci spiega fino a che punto possano spingersi certi criminali, che evidentemente non hanno alcuni scrupolo a manipolare le emozioni della povera gente. La persona che ha parlato con l’anziana ha fatto leva sull’angoscia della vittima, portandola a un tale livello di agitazione da impedirle di ragionare. Per fortuna, almeno in questo caso, il tentativo di truffa non è andato a buon fine, perché caso vuole che la figlia della vittima abiti vicino alla madre.In preda al panico, infatti, l’anziana donna ha raggiunto la casa della figlia, trovandola viva e vegeta. “Quando mia mamma ha ricevuto la telefonata, ha riattaccato quasi subito. Poi è corsa da me visibilmente scossa”, ha raccontato la figlia della signora, come riportato da Torino cronaca. “Quando ti succede in prima persona, è difficile non lasciarsi sopraffare”.Una volta compresa la situazione, le donne hanno sporto denuncia. LEGGI TUTTO

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    Dichiarazione 2025: ecco perché ora è più semplice

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    I punti chiave

    Parte ufficialmente la stagione della dichiarazione dei redditi 2025 con l’apertura, dal 30 aprile, della consultazione online dei modelli precompilati sul sito dell’Agenzia delle Entrate. I modelli contengono già molte informazioni, frutto di oltre 1,3 miliardi di dati raccolti dal Fisco e da enti terzi come datori di lavoro, banche, farmacie e assicurazioni. Dal 15 maggio, i cittadini potranno modificare e inviare la dichiarazione, scegliendo anche la versione semplificata del 730, che elimina tecnicismi e accompagna l’utente passo dopo passo.Le sezioniLe sezioni della precompilata sono organizzate per facilitare la lettura e la verifica: “casa” per rendite catastali, mutui e affitti; “famiglia” per coniugi e figli; “spese sostenute” per le voci detraibili come sanità, istruzione o ristrutturazioni. Quest’anno si segnala un forte incremento delle ristrutturazioni condominiali (+32%) e un aumento delle spese scolastiche, universitarie e per l’asilo nido. L’invio della dichiarazione sarà possibile fino al 30 settembre per il 730, e fino al 31 ottobre per il modello Redditi. LEGGI TUTTO

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    Condominio: come trasformare il tetto in terrazzo

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    Trasformare il tetto in un terrazzo è sicuramente un’idea che è balenata più volte nella mente di chi vive ai piani alti di un condominio.Per realizzare questo desiderio, però, ci sono tantissimi elementi da tenere a mente a partire dalle varie regolamentazioni edilizie o urbanistiche esistenti sino al regolamento condominiale, passando, logicamente, dalle attività di cantiere da realizzare affinché sia possibile effettuare questa trasformazione.Occorre ricordarsi, in primis, che il terrazzo è, a tutti gli effetti, una parte comune del condominio e partendo da questo assunto occorre capire cosa fare.Ma entriamo più nel dettaglio.Cos’è un tetto e chi ne è proprietarioCome scritto sopra, si tratta di una parte condominiale comune e, dunque, di proprietà di tutti i condomini i quali devono partecipare alla corretta manutenzione. Difatti, secondo quanto previsto dall’art. 1117 del codice civile le parti comuni sono “tutte le parti dell’edificio necessarie all’uso comune, come il suolo su cui sorge l’edificio, le fondazioni, i muri maestri, i pilastri e le travi portanti, i tetti e i lastrici solari, le scale, i portoni di ingresso, i vestiboli, gli anditi, i portici, i cortili e le facciate”.Essendo una proprietà comune tutti i condomini dovrebbero poterne, eventualmente, farne uso laddove possibile.Si può trasformare un tetto in terrazzo?La risposta, in linea generale, è si fatto salvo che la trasformazione non alteri la funzione principale del tetto, cioè quella di copertura delle strutture sottostanti, la coibentazione termica e la protezione del piano di calpestio.Adottando i necessari accorgimenti urbanistici e edili, dunque, nulla osta al cambio di utilizzo ma non di funzione del tetto ma resta un problema non di poco conto che è legato, come anticipavamo sopra, al fatto che il tetto così come l’eventuale terrazzo dovrebbero essere una proprietà comune dell’immobile a cui tutti dovrebbero poter accedere laddove possibile.La questione, dunque, è se l’intervento di trasformazione interessi l’intera “comunità” condominiale o una parte di condomini che, trovandosi in prossimità del tetto, abbiano intenzione di trasformare a proprie spese questa struttura dell’edificio per farne un bene ad uso esclusivo, fermo restando, però, la proprietà del condominio.Nel primo caso, cioè quello in cui attraverso una delibera di assemblea si decida di trasformare un tetto in terrazzo, non dovrebbero esserci particolari problemi.Le cose si complicano nel secondo caso, cioè quando l’eventuale trasformazione del tetto andrebbe a creare una terrazza a uso esclusivo di uno o più dei condòmini che vivono nei piani immediatamente inferiori.A lungo si è dibattuto su questo tema con due orientamenti giuridici tra loro opposti:non si può effettuare tale trasformazione.è possibile effettuare la trasformazione.La sentenza della Cassazione, Sezione Civile Sentenza, N° 917 pubblicata il 10 gennaio 2024 ha dato un riscontro fondamentale in materia; difatti, accogliendo il ricorso di alcuni condomini ha affermato che trasformare il tetto condominiale soprastante l’appartamento all’ultimo piano, in terrazzo di pertinenza costituisce miglior uso della cosa comune rimanendo intatte le funzioni di copertura, protezione e coibentazione.Il principio è quello definito dall’articolo 1102 del Codice civile che consente a ciascun proprietario di far un uso più intenso della cosa comune a condizione che non sia alterata la funzione del bene e non impedito il pari uso. LEGGI TUTTO

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    Intelligenza artigiana

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    Papa Francesco, nella sua visione di un’economia dal volto umano, ha coltivato una preferenza del tutto particolare per le piccole imprese. E, in particolare, nutriva stima per le realtà artigiane. Lo ribadì il 10 febbraio 2024 ricevendo in udienza a Roma una loro rappresentanza convocata da Confartigianato. Davanti a quella platea utilizzò una frase efficace per elogiare il senso del loro lavoro. Disse così: «Le macchine replicano, mentre le persone inventano». Ovvero: la spinta creativa dell’artigiano è l’asset decisivo per costruire prodotti. Le macchine sono uno strumento, uno strumento al servizio dell’uomo. Il pontefice, nel pieno dell’euforia e delle domande aperte dall’ingresso dirompente sulla scena dell’intelligenza artificiale, con quella frase ha inteso affermare il primato dell’uomo sulla tecnologia. Senza in alcun modo voler ridimensionare o addirittura tacere l’importanza del fattore tecnologico nel migliorare l’attività del fare impresa.Quella di Bergoglio è una lettura dell’economia che si è sempre premurata di collocare al centro della scena la persona in questo caso l’artigiano in quanto soggetto dotato di creatività, passione e talento per realizzare manufatti di valore in sé e insieme mercantile non avendo, egli, certo preclusione ideologica verso il mercato in quanto tale; semmai per gli eccessi, le forzature che recano danni alla sua vera natura. Lo stesso dicasi per i necessari percorsi trasformativi che investono la vita di un’azienda per essere innovativa e di conseguenza competitiva. LEGGI TUTTO

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    Per StM scatta la trappola dell’euro forte. Governance e auto le altre spine nel fianco

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    La governance, il cambio euro-dollaro, la ripresa incerta del settore industriale, il taglio dei costi. La strada di StM, gruppo italo francese dei chip, è lastricata di ostacoli che potrebbero aggravare il cortocircuito del titolo che, nell’ultimo anno, ha perso li 48% in Borsa. La trimestrale diffusa giovedì ha battuto le attese degli analisti, ma i numeri sono da brivido: utile operativo quasi azzerato (-99,5%), margine lordo in caduta libera e un -27,3% sui ricavi. «Consideriamo il primo trimestre come il punto più bass» ha detto l’ad Jean-Marc Chery (nella foto). Sarà così? In gioco ci sono quattro variabili chiave.«La narrativa dell’abbiamo toccato il fondo funziona, ma regge solo se supportata da una traiettoria industriale solida nei prossimi mesi. StM lo sa, e infatti non taglia gli investimenti: i 2,3 miliardi di capex previsti per il 2025 sono una scommessa sulla fase due della ripresa», ha commentato Gabriel Debach, analista di eToro mettendo però in luce una delle potenziali grane all’orizzonte: il tema valutario.L’outlook di StM per il secondo trimestre si basa su un tasso di cambio di 1,08, ma oggi l’euro quota oltre 1,13. Per tornare al livello ipotizzato dalla società, servirebbe una svalutazione di circa il 5%. «Il gruppo può incassare dollari anche in Asia (che nel 2024 ha pesato per circa il 60% del fatturato), ma sostiene gran parte dei costi in euro, con impianti e centri R&D in Italia, Francia, Svizzera. Con l’euro forte, i costi salgono, mentre il potere d’acquisto dei ricavi in dollari si riduce. In un trimestre dove il margine lordo previsto è già sotto pressione, la leva valutaria può diventare un ostacolo tutt’altro che trascurabile», evidenzia l’esperto.La ripresa è poi legata a quella del settore industriale e dell’automotive, che però è al centro della guerra dei dazi. Un punto dirimente, perché anche se le commesse iniziano a riprendere quota, il settore industriale resta il grande malato del ciclo. «Finché l’industria globale non torna ad assorbire semiconduttori, ogni rimbalzo resta fragile, effimero, facilmente spazzato via da nuovi venti contrari», spiega l’analista.La rassicurazioni di Chery sono, dunque, deboli. Tanto che il management non ha indicato le stime sui ricavi per l’intero anno annunciando che il gruppo si concentrerà su «controllo rigoroso delle spese, tutela della ricerca e sviluppo, innovazione continua». Tagli in vista dunque? Il contenimento delle spese potrebbe passare anche da lì. La preoccupazione sul futuro industriale di StM nel nostro Paese, «è sempre più fondata», ha evidenziato la Fim. In un recente incontro convocato dalla Regione Lombardia alla presenza della delegazione sindacale e della direzione di StM, «si è appreso che sul sito lombardo sono previsti almeno 800 licenziamenti». Per i sindacati, la credibilità del piano 2025-2027 vacilla. LEGGI TUTTO

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    Dazi, la Cina va in cortocircuito

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    I dazi bussano due volte. Per i produttori stranieri che producono in Cina spunta la doppia stangata se allo stesso tempo vanno a importare dagli Stati Uniti materie prime o componenti da assemblare in prodotti che poi vengono esportati. Questo fa sì che da un lato si trovano a pagare le tariffe del 145% per esportare i beni negli Stati Uniti e dall’altro le contro-tariffe al 125% decise da Pechino per quanto concerne le componenti importate nella direttrice opposta.Realtà quali Apple e Tesla, così come tanti piccoli produttori, si trovano nella condizione di dover pagare i dazi due volte sulle stesse merci. Si tratta di casi non isolati in quanto le aziende internazionali e le joint venture rappresentano quasi un terzo del commercio cinese. Per la precisione l’anno scorso, stando ai calcoli fatti dal Financial Times sulla base dei dati delle dogane cinesi, le società totalmente o parzialmente straniera presenti sotto la Grande Muraglia hanno rappresentato 980 miliardi di dollari di esportazioni cinesi, più di un quarto del totale, e 820 miliardi di importazioni, più di un terzo.Intanto, a fare scalpore negli States è il nuovo listino prezzi di Shein che ha riversato di fatto sui consumatori buona parte degli extra costi legati ai dazi. Il gigante cinese del fast fashion online ha alzato i prezzi in un range che va dall’8% al 377% a seconda della categoria dei prodotti. Secondo i dati raccolti da Bloomberg, il prezzo medio dei 100 prodotti più venduti nella categoria bellezza e salute è aumentato del 51% dallo scorso 25 aprile, con diversi articoli che hanno più che raddoppiato il loro prezzo. Per i prodotti per la casa, la cucina e i giocattoli, l’aumento medio è di oltre il 30% con il picco di +377% del prezzo di un set da 10 pezzi di strofinacci da cucina. In media, i prezzi di Shein negli Stati Uniti sono aumentati del 10% circa sulla base di un carrello campione composto da 50 articoli. Shein, insieme a Temu, aveva visto a marzo e a inizio aprile un’impennata delle vendite in virtù della corsa dei consumatori Usa ad anticipare l’imminente stangata sui prezzi.Continua nel frattempo il ping-pong circa l’effettivo avvio dei negoziati tra le due superpotenze. Da Pechino bocche cucite, mentre il Segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent non ha confermato il colloquio tra Trump e Xi Jinping, spiegando che durante le interazioni avute con le sue controparti cinesi durante le riunioni del Fondo monetario internazionale non si è discusso della situazione di stallo sui dazi. Bessent spinge per un accordo di de-esclation, per il quale a suo avviso potrebbero volerci mesi, e manda un messaggio ai cinesi: «Credo che capiranno da soli che questi livelli delle tariffe sono insostenibili per il loro modello di business». LEGGI TUTTO

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    Successione, cosa c’è da sapere sull’autoliquidazione

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    Regna ancora un po’ di incertezza per quanto concerne l'”autoliquidazione”, il nuovo sistema ideato per regolamentare la successione e le donazioni entrato in vigore a partire dall’inizio di quest’anno: l’Agenzia delle Entrate ha di recente pubblicato una circolare proprio con l’obiettivo di far luce sulle modifiche apportate al Tus.Lo scopo primario della riforma, come già ampiamente dichiarato, è quello di organizzare al meglio e semplificare la questione relativa alle imposte. Come noto, con decorrenza dal 1° gennaio 2025, non è più compito degli uffici tributari quello di calcolare le tasse e inviare agli eredi l’avviso di liquidazione per chiedere il pagamento. L’onere di provvedere al computo e al versamento delle imposte spetta unicamente a questi ultimi, che hanno 90 giorni di tempo dalla scadenza di presentazione della domanda di successione via telematica per adempiere ai loro doveri (quindi complessivamente 12 mesi dall’apertura di successione più ulteriori 3 mesi di tempo).L’Agenzia delle Entrate entra in gioco per effettuare delle verifiche solo una volta ricevuto il versamento, valutando la regolarità dell’autoliquidazione dell’imposta di successione e la congruità tra quanto pagato dal contribuente e quanto riportato all’interno della dichiarazione. Qualora l’erede avesse versato una cifra inferiore a quella dovuta al Fisco riceverebbe la notifica di un avviso di liquidazione da saldare entro i due anni dalla data di presentazione della dichiarazione di successione, fermo restando che al totale si aggiungerebbero anche eventuali sanzioni e interessi.L’unica eccezione è prevista dal regolamento per gli under 26, a cui è concessa la possibilità di entrare in possesso del denaro ereditato così da poter versare grazie a questa acquisizione tutte le imposte previste. In questa fase hanno un ruolo di primaria importanza le banche, a cui spetta lo svolgimento di tutte le pratiche necessarie per rendere rapido questo passaggio di proprietà dei fondi in modo da saldare i debiti col Fisco: il beneficiario non deve aver ancora compiuto i 26 anni al momento della presentazione della pratica all’istituto bancario, a meno che il giorno del suo compleanno non coincida con tale data.Come si calcolano le imposte di sussessione? Come spiegato dall’Agenzia delle Entrate:qualora il beneficiario sia il coniuge o i parenti in linea retta, l’aliquota prevista è del 4%, con una franchigia di 1 milione ciascuno;qualora il beneficiario sia un fratello o una sorella, l’aliquota è del 6%, con franchigia di 100.000 euro ciascuno;per gli altri parenti fino al quarto grado e affini in linea retta, o per gli affini in linea collaterale fino al terzo grado l’aliquota è del 6%, senza franchigia;per gli altri soggetti l’aliquota è dell 8% senza franchigia.Se l’imposta supera i mille euro è possibile rateizzare il pagamento, ma il primo versamento deve essere pari almeno al 20% del totale: il resto si può suddividere in 8 rate trimestrali che diventano 12 per cifre superiori ai 20mila euro.Una parte della circolare è infine dedicata alle sanzioni. Se il diretto interessato non presenta direttamente la dichiarazione viene sanzionato con una multa pari al 120% del totale dovuto al Fisco. In caso di comunicazione tardiva entro i 30 giorni la sanzione scende al 45%. LEGGI TUTTO