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    Ceipiemonte: un triennio da record tra export e investimenti esteri

    Si è tenuto al Palazzo della Regione Piemonte l’evento che ha fatto il punto su un triennio da record, il 2022–2024, per Ceipiemonte – l’ente presieduto dal Professor Dario Peirone e partecipato dalla Regione Piemonte, dal sistema camerale e dal mondo universitario regionale – che si occupa di promuovere all’estero il tessuto imprenditoriale piemontese e di attrarre investimenti sul territorio.Le iniziativeNel corso del triennio, oltre 10.000 imprese hanno preso parte a 1.000 iniziative di promozione internazionale, con 9.600 incontri B2B realizzati con 1.900 operatori esteri. Sul fronte dell’attrazione investimenti, il bilancio parla di oltre 3,5 miliardi di euro di impatto economico sul territorio e 2.500 nuovi posti di lavoro generati da venti nuovi insediamenti produttivi. Risultati che hanno rafforzato il posizionamento del Piemonte nei radar degli investitori globali, contribuendo al prestigioso riconoscimento assegnato dal Financial Times: il sesto posto nella classifica “European Cities and Regions of the Future 2024”, per la qualità delle politiche pubbliche di attrazione investimenti – il miglior piazzamento mai ottenuto dalla Regione – davanti a realtà tradizionalmente forti come la Baviera, la Catalogna e la Lombardia.Il riconoscimentoUn riconoscimento che valorizza la strategia multilivello costruita da Ceipiemonte negli ultimi anni: fondata su solide relazioni istituzionali, analisi dei dati, presidio dei settori strategici e promozione del brand territoriale “Invest in Piemonte”. Nel solo 2024 sono state 440 le aziende estere intercettate da Ceipiemonte, di cui 230 hanno ricevuto assistenza personalizzata per valutare un possibile insediamento produttivo o logistico in regione. L’effetto è tangibile, anche in termini occupazionali, con venti aziende che hanno scelto il Piemonte come destinazione finale. La pipeline si è arricchita di 205 nuovi contatti qualificati in un solo anno, a conferma di un posizionamento internazionale in forte ascesa.Continua l’espansioneAccanto all’attività di attrazione, Ceipiemonte ha continuato a espandere le attività di promozione del sistema produttivo piemontese nel mondo. Tra il 2022 e il 2024 si sono svolti 345 eventi internazionali tra fiere, missioni, workshop e incontri B2B in oltre 50 Paesi, con la partecipazione di migliaia di imprese regionali. Solo nel 2024 si contano 3.247 incontri one-to-one tra aziende piemontesi e operatori esteri. Le missioni si sono moltiplicate, dall’Arabia Saudita agli Stati Uniti, da Singapore alla Scandinavia, con tappe in tutti i principali hub economici globali. La partecipazione piemontese ha brillato nei maggiori saloni internazionali, dal CES di Las Vegas al MIPIM di Cannes, dall’IFAT di Monaco al Farnborough Airshow. LEGGI TUTTO

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    Stellantis, perdite per 2,3 miliardi. Primi effetti dazi: -300 milioni

    Non era un mistero che il nuovo corso di Stellantis con al volante il ceo Antonio Filosa, la cui nomina è stata votata dal 99% dei soci alla recente assemblea svoltasi ad Amsterdam, partisse in salita. Quella lasciata da Carlos Tavares è senza dubbio un’eredità molto pesante. Il gruppo, nei primi sei mesi dell’anno, ha registrato ricavi preliminari pari a 74,3 miliardi e spedizioni in calo del 6% nel secondo trimestre 2025, nonostante la crescita in alcune regioni. Giù del 6%, a 1,4 milioni di unità, ma nel secondo trimestre, le consegne. LEGGI TUTTO

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    Dazi, l’allarme Confindustria: “Pil giù dello 0,8%”

    Con dazi al 30% e cambio euro-dollaro sui livelli attuali, «l’export italiano di beni negli Usa si ridurrebbe di circa 38 miliardi, pari al 58% delle vendite negli Stati Uniti, al 6,0% dell’export totale e, considerando anche le connessioni indirette, al 4,0% della produzione manifatturiera». È la stima del Centro Studi di Confindustria, che avverte quanto sarebbe «forte l’impatto netto sul Pil». L’effetto sulla nostra economia, si precisa, «sarebbe mitigato dalla capacità degli esportatori italiani di trovare nuovi mercati di sbocco e di competere su fattori non di prezzo», ma «nel complesso, il livello del Pil italiano nel 2027 sarebbe minore dello 0,8% rispetto al sentiero baseline».Uno scenario complicato, avverte Confindustria nella sua Congiuntura flash, che fotografa la congiuntura e le previsioni economiche. «Gli ulteriori annunci sui dazi Usa hanno alzato l’incertezza ed erodono la fiducia», scrivono gli economisti di via dell’Astronomia, sottolineando come «insieme al dollaro svalutato sono pessime premesse per export, consumi, investimenti». Tuttavia, «notizie positive vengono dal parziale rientro del prezzo del petrolio, l’inflazione contenuta, il sentiero di tagli dei tassi nell’Eurozona». Sul fronte interno, l’industria italiana «appare stagnante nel secondo trimestre, mentre i servizi crescono poco».Quanto alle prospettive macroeconomiche, il Pil italiano è atteso crescere dello 0,6% nel 2025 e dello 0,8% nel 2026. Tuttavia, questi numeri rischiano di essere rivisti al ribasso qualora, a partire dal primo agosto, venissero confermate le tariffe commerciali Usa al 30%. Secondo la seconda edizione dell’EY Parthenon Bulletin, ciò comporterebbe una riduzione cumulata del Pil di circa l’1,4%, azzerando di fatto la crescita prevista e causando un impatto negativo stimato poco sotto i 30 miliardi di euro tra il 2025 e il 2026. Se invece le tariffe si fermassero al 20%, in linea con quanto comunicato ad aprile, l’impatto sarebbe stimato intorno ai 20 miliardi di euro e una contrazione del 65% rispetto alle attese di crescita (-0,9% cumulato tra il 2025 e il 2026).Nonostante le difficoltà, le imprese italiane non restano ferme. Sempre secondo EY, nei primi sei mesi del 2025 si è registrato un forte aumento degli investimenti all’estero da parte di aziende italiane, con 143 acquisizioni annunciate rispetto alle 122 nello stesso periodo del 2024, pari a un incremento del 17%. Anche il valore delle operazioni è cresciuto, passando da 7,1 miliardi di euro nella prima metà del 2024 a 13,5 miliardi nel periodo analogo del 2025. A trainare è soprattutto il settore industriale, che rappresenta il 24% delle transazioni. LEGGI TUTTO

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    Il buon senso sui tempi dei crediti di lavoro

    Con un emendamento al decreto legge sull’Ilva la maggioranza si fa carico di mettere ordine nella complicata disciplina della prescrizione dei crediti di lavoro e in materia di giustizia retributiva.La questione è la seguente: in mancanza di una norma di legge specifica, sulla prescrizione dei crediti di lavoro è stata la giurisprudenza, per oltre quarant’anni, ad affermare che la decorrenza del termine quinquennale dovesse avvenire durante il rapporto di lavoro nelle imprese sottoposte alle regole dell’art. 18 dello statuto dei lavoratori in materia di licenziamenti illegittimi. Con le modifiche all’art. 18 prima (Monti), e l’introduzione delle cd. “tutele crescenti” poi (Renzi), alcuni giudici hanno ritenuto essere venuto meno l’impianto normativo originario che negli anni ’70 aveva consentito l’affermazione dell’orientamento sulla prescrizione, e ciò ha consentito il farsi strada di un nuovo orientamento (era il 2015, Milano fu la prima) approdato in Cassazione solo nel 2022, che ha messo fortemente in crisi dinamiche lavorative consolidate. Affermando che il termine di prescrizione quinquennale decorre dalla fine del rapporto anziché durante, si è ingenerato un meccanismo perverso per il quale si sono “improvvisamente” sbloccate possibilità rivendicative vastissime, moltiplicando le cause (talvolta intese anche come fonti di reddito extra) e facendo lievitare le poste economiche in gioco. Teniamo conto che qui si parla quasi sempre di rivendicazioni ad oggetto maggiori somme pretese per errori applicativi di (complicati) contratti collettivi, oppure frutto di nuovi orientamenti di giurisprudenza apparsi durante il rapporto di lavoro e via discorrendo, cioè di somme di cui il datore e il lavoratore non hanno minima contezza fintanto che lavorano.Ma tant’è, e queste casistiche sono fonte di incertezza giuridica dato che oggi qualunque azienda è esposta al rischio di sopportare esborsi ingenti per crediti di lavoro che neppure sapeva fossero dovuti, magari relativi ad anni talmente indietro nel tempo per cui non è neppure in condizione di difendersi. È evidente che un simile meccanismo non può essere tollerato, e si risolve in danno tanto per le aziende quanto per i dipendenti, che il prezzo dell’incertezza lo pagano in termini di minori risorse investite nel lavoro e nelle retribuzioni dalle imprese. La nuova norma si propone di fare qualcosa di molto semplice: e cioè stabilire per legge che il termine prescrizionale di cinque anni decorre durante il rapporto e che, se si rivendica una somma si hanno poi 180 giorni per muovere causa, un po’ come accade per l’impugnazione del licenziamento. Buon senso che si ritrova anche nelle disposizioni sulla giustizia retributiva, che vogliono introdurre un principio di presunzione di correttezza, ai sensi dell’art. 36 della Costituzione, delle retribuzioni individuate dalle parti sociali nei contratti collettivi “qualificati” e cioè rappresentativi. LEGGI TUTTO

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    Pensioni, sale il taglio dell’Irpef nel 2026. Ecco chi ci guadagna

    Buone notizie in arrivo: nel 2025 alcune pensioni potrebbero aumentare. Il governo sta valutando un nuovo intervento sull’Irpef, che prevede la riduzione della seconda aliquota fiscale dal 35% al 33%. La misura, se confermata, rientrerà nella riforma fiscale già avviata nel 2023 e interesserà i pensionati con redditi lordi compresi tra 28 e 60mila euro all’anno. Questo intervento comporterebbe un incremento dell’importo netto mensile in busta paga. Nessuna variazione, invece, è prevista per chi percepisce meno di 28mila euro, già tassato con l’aliquota più bassa del 23%.L’incremento previstoSecondo le prime stime, come riportato da Il Messaggero, l’aumento sarà proporzionato al reddito. Per una pensione lorda di 60mila euro si ipotizza un incremento annuo di circa 640 euro. Chi percepisce 50mila euro potrebbe ottenere un aumento di circa 440 euro, mentre per i redditi intorno ai 40mila euro l’incremento stimato si aggira sui 240 euro. Il beneficio fiscale, se approvato, sarà applicato in modo automatico e visibile direttamente sul cedolino mensile, senza necessità di ulteriori adempimenti da parte dei pensionati.Il taglio dell’aliquotaIl taglio dell’aliquota è parte di un piano più ampio che punta a semplificare il sistema fiscale e a ridurre gradualmente il numero degli scaglioni Irpef. La riforma, avviata con la legge delega del 2023, prevede una struttura più lineare della tassazione sui redditi, con l’obiettivo di alleggerire la pressione fiscale e rendere più chiaro il sistema per contribuenti e pensionati.Il nodo dell’inflazioneTuttavia, il contesto economico attuale continua a influenzare il potere d’acquisto. Nonostante gli interventi fiscali e gli adeguamenti legati alla perequazione, l’inflazione registrata negli ultimi anni ha inciso in modo significativo sul valore reale delle pensioni, soprattutto nelle fasce medio-basse. Secondo le principali associazioni dei consumatori, tra il 2021 e il 2024 l’aumento del costo della vita ha eroso parte della capacità di spesa dei pensionati, rendendo più difficile affrontare le spese quotidiane. LEGGI TUTTO

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    Le banche riscoprono lo sportello

    Negli anni la corsa veloce delle banche a liberarsi degli sportelli ha generato criticità in serie. Non da ultima la progressiva contrazione del rapporto vis à vis con il cliente. E in modo particolare con quella fascia di popolazione più avanti con gli anni e perciò naturalmente acerba in materia di home banking. Un problema anche sociale, insomma. Più avvertito in quelle parti del Paese dove è storicamente maggiore la presenza di istituti di credito, almeno formalmente, inclini al presidio territorio. Ho letto che con l’avvio del ventunesimo secolo vi sono state banche che, pur di togliersi di mezzo il disturbante sportello, pagarono con moneta sonante. E per un Sistema Paese come il nostro quasi del tutto a orientamento bancocentrico questi nodi al pettine hanno prodotto quasi solo difficoltà. LEGGI TUTTO

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    Vetrate panoramiche sui balconi, serve il via libera del regolamento condominiale

    Le vetrate panoramiche amovibili (le cosiddette VePA) sono sempre più diffuse: proteggono dal vento, migliorano l’isolamento termico e danno un aspetto moderno ai balconi. Ma anche se il Decreto Salva Casa le ha rese installabili come intervento di edilizia libera, in condominio potrebbero comunque creare problemi.Ecco perché conviene fare chiarezza su cosa è permesso e quando, invece, il regolamento condominiale può imporre lo smontaggio.Cosa dice la legge dopo il Decreto Salva CasaIl Decreto Salva Casa (ufficialmente denominato Decreto-legge n. 69/2024, convertito in Legge 24 luglio 2024, n. 105) ha confermato che l’installazione di VePA rientra tra le attività di edilizia libera. Significa che, se sono amovibili e completamente trasparenti, non serve alcun permesso comunale.Lo stesso vale per tende da sole, tende a pergola e altre coperture leggere. E non solo per balconi e logge: ora è possibile montarle anche sui porticati, purché non siano soggetti a uso pubblico o non affaccino direttamente su aree pubbliche.Ma in condominio le regole cambianoIn condominio, però, c’è un ostacolo in più: il regolamento. Anche se non occorrono autorizzazioni edilizie, le norme interne possono vietare modifiche estetiche che alterino il decoro architettonico dell’edificio o prevedere limiti specifici per i balconi.Un recente caso giudiziario lo conferma: un condominio è stato costretto a rimuovere una VePA perché il regolamento vietava “pareti in vetro fisse o mobili” e qualsiasi arredo che superasse l’altezza del parapetto. Pur sostenendo che si trattava di un’installazione leggera e amovibile, il proprietario ha perso la causa perché la clausola del regolamento era stata richiamata nel suo atto di acquisto ed era quindi vincolante.La Corte di Cassazione, con la sentenza 24526/2022, ha inoltre chiarito che le limitazioni del regolamento condominiale sono vincolanti anche per chi acquista successivamente l’immobile, se sono riportate o richiamate nell’atto di compravendita.Cosa significa per i condòminiAnche se le VePA sono considerate edilizia libera, in condominio prevalgono le regole interne. Se il regolamento vieta espressamente l’installazione di pareti, fisse o mobili, quindi, bisogna rispettarle. L’opponibilità del regolamento ai nuovi proprietari dipende dal fatto che il documento sia stato richiamato nell’atto di acquisto. Non basta una generica menzione: l’acquirente deve dichiarare di conoscerlo.In assenza di un divieto espresso, resta comunque il principio generale del decoro architettonico: modifiche evidenti ai balconi possono essere contestate dagli altri condòmini se alterano l’armonia dell’edificio.Il consiglio: prima di installare, verificarePrima di far montare una VePA (o qualunque altro elemento sui balconi), è bene verificare:il regolamento condominiale: cercare clausole su pareti, tende o arredi oltre i parapetti;la facciata dell’edificio: interventi troppo evidenti possono ledere il decoro; LEGGI TUTTO

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    UniCredit lancia “Extra SEPA Fast”: il nuovo servizio di bonifici internazionali rapidi e trasparenti

    UniCredit compie un ulteriore passo nel suo percorso di innovazione tecnologica lanciando Extra SEPA Fast, il nuovo servizio di pagamento internazionale veloce e trasparente integrato nella propria app mobile. Con questa novità, la banca diventa la prima tra le maggiori banche europee ad offrire ai propri clienti la possibilità di inviare denaro all’estero con la stessa rapidità di un bonifico domestico.Attraverso il servizio, i clienti italiani di UniCredit possono inviare pagamenti in modo semplice e veloce a destinatari in dieci Paesi, tra cui Stati Uniti (USD), Regno Unito (GBP), Svizzera (CHF), Hong Kong (HKD), Singapore (SGD) e India (INR).Grazie al servizio Fast, i clienti retail e private di UniCredit possono ora:pagare in valuta estera direttamente dallo smartphone, con accredito in pochi minuti al beneficiario;Accedere a tassi di cambio aggiornati in tempo reale e a commissioni trasparenti, visibili prima della conferma dell’operazione;Utilizzare un’interfaccia utente mobile-first, pensata per rendere l’esperienza semplice e guidataUna visione chiara, plasmata dalle lezioni, dalle sfide e dalle intuizioni raccolte in un percorso a lungo termineQuesta novità segna una svolta nel posizionamento di UniCredit nel panorama dei pagamenti internazionali. Un’evoluzione naturale del lavoro avviato già due anni fa con un obiettivo preciso: superare i limiti dei canali tradizionali e offrire un’esperienza digitale semplice, intuitiva e in linea con le aspettative di un mondo sempre più mobile.Il lancio si inserisce in un più ampio processo di trasformazione dell’offerta bancaria di UniCredit per privati e imprese, che include servizi di conversione in oltre 120 divise e piattaforme digitali evolute come UC PayFX e UC PayFX Webservice e segna un passo concreto nel percorso di trasformazione e modernizzazione dell’offerta.UniCredit vuole rispondere in modo efficace a un’esigenza reale: effettuare pagamenti internazionali in modo semplice, veloce e trasparente. È un’iniziativa che unisce visione strategica e impatto concreto per i nostri clienti.Andare oltre i soliti accordi: Unicredit apre le porte per co-creare ed espandere una rete di pagamenti robusta e agileIl servizio Fast nasce dalla collaborazione con provider internazionali di alto profilo. In fase di lancio, è stata decisiva la partnership con Wise, leader globale nei trasferimenti internazionali, che abilitando l’utilizzo del proprio network ha consentito l’attivazione delle prime divise supportate.A questa si è aggiunta un’importante collaborazione con un primario partner bancario americano che ha permesso l’estensione del servizio anche agli Stati Uniti, cruciale per volumi e frequenza di utilizzo. Grazie a questa sinergia, UniCredit offre oggi trasferimenti veloci anche in dollari, garantendo maggiore competitività e tempi di esecuzione ridotti.Aprendo il servizio Fast al dollaro USA, UniCredit invia anche un chiaro messaggio: l’innovazione non è un’esclusiva delle fintech e i grandi istituti bancari possono – e devono – collaborare per offrire ai clienti un’esperienza transfrontaliera veloce e trasparente.La visione di UniCredit non si ferma qui. Come spiega il Gruppo, l’infrastruttura del Fast è stata concepita per essere scalabile, replicabile e multi-provider, con l’obiettivo di ampliare progressivamente la gamma di divise, paesi coperti e il tipo di clienti che ne possono beneficiare, facendo leva su un ecosistema di partner globali.Guardando al futuro, l’obiettivo è quello di rendere la funzionalità disponibile anche per gli altri Paesi in cui opera il Gruppo UniCredit ed evolvere il servizio per integrare ulteriori partner e divise.Disponibile da subito per i clienti UniCredit LEGGI TUTTO