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    Calendario del fisco, le date di aprile 2025

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    L’invio ai lavoratori dipendenti della Certificazione unica ricorda, ai contribuenti italiani, che il periodo della dichiarazione dei redditi si sta avvicinando. Mentre si attende, però, non ci si deve dimenticare delle ulteriori scadenze del fisco da rispettare anche nel mese di aprile.Si passa dal versamento dei contributi per i lavoratori domestici nella prima metà del mese alla data più attesa, l’invio del modello precompilato 730.Vediamo insieme le date e le scadenze più importanti.10 e 16 AprileIl secondo giovedì del mese i datori di lavoro che abbiano assunto collaboratori impiegati in mansioni previste dal Ccnl del lavoro domestico, tra cui badanti, colf o baby-sitter, saranno tenuti al versamento dei contributi previdenziali relativi al primo trimestre che va dal mese di gennaio a marzo 2025.Il 16 aprile, invece, i condomini che abbiano operato in qualità di sostituto d’imposta su ritenute effettuate a titolo di acconto corrispettivi pagati nel mese precedente per prestazioni relative a contratti per servizi offerti (ad esempio lavori di manutenzione ordinaria), dovranno versare le ritenute effettuate utilizzando il modello F24.Lo stesso giorno, i lavoratori con partita Iva che nel corso del 2023 abbiano dichiarato ricavi o compensi totali non superiori a 170mila euro e che abbiano deciso di usufruire della proroga e optato per il pagamento a rate, entro il 16 aprile saranno tenuti al versamento al Fisco della quarta rata del secondo acconto delle imposte sui redditi per il 2024, a seconda di quanto dichiarato nel modello Redditi PF 2024.30 AprileL’ultimo giorno del mese, i contribuenti che al 31 dicembre dello scorso anno risultino decaduti dalla Rottamazione-quater per mancato, insufficiente o tardivo pagamento delle somme dovute, potranno essere riammessi alla misura di pace fiscale, solo relativamente alle somme indicate nelle dichiarazioni e concordate con l’Agenzia delle entrate. Dunque, potranno essere riammessi solo i debiti già inclusi in un piano di pagamento della Rottamazione.Per presentare richiesta di riammissione, i contribuenti dovranno presentare apposita domanda entro l’ultimo giorno del mese, secondo le modalità, esclusivamente telematiche indicate dall’Agenzia delle entrate.Infine, il 30 aprile sarà messa a disposizione, da parte del fisco attraverso l’Agenzia delle entrate, la dichiarazione precompilata 2025 in cui il contribuente potrà trovare redditi e oneri da versare relativi al periodo reddituale del 2024. LEGGI TUTTO

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    Bonus ristrutturazione bagno 2025: quale detraibilità e come funziona

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    I punti chiave

    Il Bonus ristrutturazione bagno consente di detrarre il 50% delle spese per interventi di manutenzione straordinaria fino a un massimo di 96.000 euro. L’agevolazione riguarda lavori come il rifacimento completo del bagno e l’adeguamento degli impianti idrici e sanitari, contribuendo a migliorare l’efficienza e la sicurezza degli ambienti domestici. Ma vediamo più nel dettaglio per quali interventi è ammesso, i requisiti necessari e le modalità della detrazione.Bonus ristrutturazione bagno: in cosa consisteQuesto bonus rientra nel più ampio incentivo del 50% sulle spese di ristrutturazione edilizia, previsto dall’art. 16-bis del Tuir (Testo unico delle imposte sui redditi). Per il 2025, l’aliquota è del 50% per le abitazioni principali, mentre per le seconde case si riduce al 36%. Dal 2026-2027, invece, scenderà ulteriormente al 36% per le abitazioni principali e al 30% per le seconde case.Il tetto massimo di spesa detraibile, come detto, è fissato a 96.000 euro per ogni unità immobiliare e la detrazione viene suddivisa in 10 rate annuali di pari importo.Gli interventi ammessiPer usufruire del bonus, gli interventi devono rientrare nella categoria di manutenzione straordinaria. Tra quelli ammessi troviamo:rifacimento dell’impianto idrico-sanitario: comprende la sostituzione delle vecchie tubature, l’adeguamento degli impianti di adduzione e scarico, l’installazione di nuovi impianti a norma;rinnovamento delle superfici: riguarda cioè il rifacimento delle piastrelle e dei rivestimenti, se incluso in un progetto di ristrutturazione complessiva;realizzazione o modifica di un bagno: prevede la creazione di un nuovo bagno o modifica della disposizione esistente con spostamento di sanitari e impianti;adeguamento per l’accessibilità: qui sono contemplati gli interventi per la rimozione di barriere architettoniche, l’installazione di sanitari specifici per persone con disabilità, il posizionamento di maniglioni e adeguamenti per una maggiore fruibilità;interventi in zone colpite da calamità naturali: è il caso di lavori per ripristinare o migliorare l’agibilità dell’immobile.manutenzione ordinaria per parti comuni: la semplice sostituzione dei sanitari o delle piastrelle non è agevolabile, salvo che non riguardi parti comuni degli edifici condominiali.Oltre ai lavori principali, sono detraibili anche le spese accessorie, tra cui: consulenze tecniche e progettazione, presentazione della Cila (Comunicazione di inizio lavori asseverata), acquisto di materiali e attrezzature, manodopera e posa in opera.Documentazione necessariaPer ottenere la detrazione, è essenziale conservare tutta la documentazione relativa ai lavori, tra cui fatture e ricevute di pagamento, utilizzo obbligatorio del bonifico parlante, che deve indicare causale del versamento, codice fiscale del beneficiario della detrazione e Partita Iva o Codice fiscale dell’impresa esecutrice, e ancora permessi edilizi richiesti per la manutenzione straordinaria, come la Cila, dati catastali dell’immobile e documentazione attestante la natura straordinaria degli interventi.Se il richiedente non è il proprietario dell’immobile, ma un inquilino o un comodatario, è necessaria una dichiarazione che attesti il diritto di godimento dell’immobile.Requisiti e tempi della detrazione LEGGI TUTTO

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    “Tim sia protagonista nel risiko delle telco”

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    Mentre Vivendi sotterra l’ascia di guerra, promettendo di ritirare la causa sulla rete di Tim dopo il closing dell’operazione con Poste alla quale ha ceduto il 15% delle quote; sul mercato si pensa già alla mossa successiva. E i riflettori, in questo senso, vanno in direzione del cosiddetto consolidamento del settore che al momento può guardare solo nella direzione di Iliad.Certo andrebbe trovata la quadra per una quota di mercato che potrebbe sfondare il 40%, ma certo il mercato ha bisogno di ridurre gli operatori da quattro a tre per trovare una sua sostenibilità nella guerra delle tariffe. La voce del governo, in questo senso, è quella del sottosegretario Federico Freni, che ieri si è espresso a margine di un evento a Milano: «Questa operazione di consolidamento che Poste ha fatto all’interno di Tim denota una vivacità industriale e finanziaria», ha affermato. «Cosa assai gradita, perché un operatore vivo e vivace è sano per il mercato e per il Paese». E poi: «Comprare altri operatori» da parte di Tim «mi sembra azzardato, ma sicuramente dovrebbe essere protagonista del consolidamento». Nel mondo delle tlc, ha proseguito ancora Freni, «finché ci saranno così tanti operatori su un unico mercato, difficilmente le tariffe diventeranno sostenibili».In tal senso, partendo dalle parole di Freni, la strada più percorribile (e forse l’unica) è quella che conduce a un matrimonio tra Tim e Iliad. Ma come si potrebbe realizzare questa operazione? I tempi non si preannunciano brevi, ma le ipotesi sul tavolo sono diverse. Iliad, dal canto suo, non è interessata solamente alla divisione Consumer (quella della telefonia mobile) di Tim e vorrebbe avere un ruolo di peso nella governance, magari con un modello simile a quello adottato per Fibercop. Ci sono tuttavia altre ipotesi come il conferimento della divisione Consumer di Iliad in cambio di una quota nel capitale dell’ex monopolista. Una strada alternativa sarebbe quella che Tim e Iliad conferissero le proprie divisioni Consumer in una società di nuova costituzione, fermo restando che anche questa ipotesi dovrebbe trovare la sponda del governo. In tal senso, l’arrivo di Poste semplifica molto la catena degli interlocutori: il gruppo guidato da Matteo Del Fante e Giuseppe Lasco, infatti, è primo azionista e delegato di Palazzo Chigi. Ieri, intanto, l’ad di Pietro Labriola è intervenuto al Tg1 dichiarando di essere «contento come italiano» per l’ingresso di Poste. «La cosa più importante è che torniamo ad avere un faro, un punto di riferimento in logica industriale di lungo termine», ha sottolineato il manager, anticipando l’arrivo di nuovi servizi per famiglie e imprese. LEGGI TUTTO

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    Trema l’automotive. “2025 turbolento”

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    Tremila aziende, dalle multinazionali alle Pmi; investimenti annui in ricerca e sviluppo di oltre 30 miliardi e 1,7 milioni di occupati: la realtà europea della componentistica automotive, da sempre riconosciuta un’eccellenza mondiale, ha di fronte a sé «un 2025 turbolento» e scarsamente redditizio. Senso di crescente incertezza, calo dei volumi produttivi, inevitabili chiusure di impianti, profitti bassi e concorrenza cinese sempre più aggressiva sono i problemi evidenziati nel sondaggio di Clepa, l’Associazione europea dei fornitori automobilistici, e McKinsey con il contributo di 120 imprese.I fornitori vedono la propria competitività sempre più a rischio, come denuncia il 72 per cento. Elevata è anche la percentuale di chi segnala forti difficoltà nel trasferire i costi crescenti ai costruttori. E ad aggravare la situazione si aggiungono ora i dazi Usa: solo il 19% delle aziende interpellate da Clepa e McKinsey indica di poter trasferire il costo delle tariffe doganali ai clienti, cioè i costruttori di vetture, mentre oltre il 50% dovrà rivedere i contratti. A pagare le conseguenze di questo scenario, avverte l’indagine, saranno in particolare i soggetti più piccoli, praticamente prossimi al fallimento.Benjamin Krieger, segretario generale di Clepa, se la prende con la politica Ue. «Si spostino le discussioni del Piano d’azione – afferma – su misure concrete; se non agiamo ora, l’Europa rischia di essere ricordata non per la potente industria che ha costruito, ma per quella che ha perso a favore di altre regioni». LEGGI TUTTO

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    Panetta: “La lotta all’inflazione non è ancora vinta”

    Ascolta ora Le prossime decisioni di politica monetaria della Bce «dovranno bilanciare due fattori»: la debolezza dell’economia europea e le tensioni geopolitiche che «stanno frenando consumi e investiment». E poi «l’aumento dell’incertezza, dovuto soprattutto agli annunci, talora contraddittori, sulle politiche commerciali degli Stati Uniti» che «impone cautela nel percorso di diminuzione dei tassi ufficiali». Il […] LEGGI TUTTO

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    Faro dello Stato su Newcleo: impegno fino a 200 milioni

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    L’Italia prova ad anticipare l’Eliseo e mette gli occhi sul capitale di Newcleo, società torinese che opera nel nucleare di quarta generazione. Fondata nel 2021 da tre italiani – l’ex ricercatore del Cern e imprenditore Stefano Buono, la manager finanziaria Elisabeth Rizzotto e lo scienziato nucleare Luciano Cinotti la società è da tempo nel mirino del governo francese che non ha però ancora formalizzato l’investimento.A farsi avanti per primo potrebbe essere però il governo italiano che guarderebbe al dossier puntando a una quota fino al 10% del capitale: si è parlato di Cassa Depositi e Prestiti, ma al momento non ci sono conferme. D’altra parte, Newcleo è di fatto una public company con 700 soci, nessuno dei quali con più del 10%. Tra gli altri, Malacalza, Exor Seeds, Azimut e Inarcassa.L’azienda lavora i reattori modulari di quarta generazione, gli advanced modular reactor, piccoli impianti raffreddati a piombo liquido, che bruciano le scorie radioattive delle centrali tradizionali ed è all’avanguardia nel nuovo nucleare. Ogni reattore è un modulo a se stante: può essere costruito in fabbrica, e poi assemblato nella centrale con altri moduli. Oltre ad essere più economici, questi impianti sono più sicuri (in caso di guasto, la reazione si ferma) e risolvono in gran parte il problema delle scorie radioattive.Newcleo punta a costruire il primo reattore sperimentale nel 2031, e il primo commerciale nel 2033. Inoltre, ha già un accordo per costruire una centrale in Slovacchia. La società, che ha 1.100 dipendenti (400 in Italia), ha finora raccolto finanziamenti per 537 milioni e ha un fatturato di 50 milioni.I ministri dell’Ambiente Gilberto Pichetto e delle Imprese Adolfo Urso, in una nota congiunta «hanno confermato la piena convergenza sull’interesse strategico del governo affinché l’Italia partecipi attivamente alla realizzazione di tecnologie innovative nel settore, con una particolare attenzione ai progetti promossi da Newcleo».E il cda del gruppo guidano da Stefano Buono ha parallelamente espresso «vivo apprezzamento per l’interesse strategico e il sostegno del governo italiano». LEGGI TUTTO

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    Mps, anche Serra schierato sull’Ops

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    Nuovo endorsement a sostegno delle nozze tra Mps e Mediobanca. Davide Serra, fondatore e amministratore delegato del fondo Algebris, in qualità di azionista della banca senese ha deciso di supportare l’operazione annunciata due mesi fa da Siena. «Ci sembra corretta e intelligente, i numeri parlano chiaro», ha affermato ieri l’investitore intervenendo a margine del convegno annuale di Aifi, facendo capire che il prossimo 17 aprile, quando è prevista l’assemblea di Mps per deliberare il via libera all’aumento di capitale a servizio dell’Ops su Piazzetta Cuccia, il suo voto sarà a favore. LEGGI TUTTO

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    Nagel si arrampica sui vetri della Bce

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    Via vai di carteggi in partenza da Milano e Trieste nella strenua difesa delle posizioni per impedire il concretizzarsi del riassetto degli equilibri di potere in due crocevia nevralgici quali Mediobanca e Generali. Dando seguito alla modalità catenaccio contro l’offensiva lanciata due mesi fa da Mps, la merchant bank guidata da Alberto Nagel ha deciso di rivolgersi anche alla Bce, a cui spetta la vigilanza sulle grandi banche europee, segnalando il timore che i suoi due maggiori azionisti possano aver stretto un patto occulto per prendere il controllo dell’istituto e di altre istituzioni finanziarie chiave, date le loro partecipazioni incrociate in Mps e nelle Generali. Stando a quanto riferito dal Financial Times, Mediobanca avrebbe scritto a Francoforte palesando il timore che Delfin in possesso di una partecipazione di quasi il 20% in Mediobanca e Caltagirone che invece detiene circa il 7,6% si siano alleati per prendere il controllo di alcune delle principali istituzioni finanziarie italiane. In particolare, stando a quanto sostiene l’istituto milanese, i due investitori – che insieme detengono direttamente il 16% di Generali – sarebbero di fatto vicini al controllo della compagnia triestina con un’influenza complessiva sul 29% del capitale se l’Opa ostile del Monte dei Paschi andasse in porto. Piazzetta Cuccia avrebbe espresso alla Bce particolari «preoccupazioni di governance riguardo all’influenza eccessiva che gli investitori potrebbero ottenere dalla catena di investimenti collegati», riferisce il quotidiano finanziario londinese. Una tesi supportata citando alcuni comportamenti uniformi di Caltagirone e Delfin nel voto nelle assemblee di Mediobanca.La normativa europea prevede l’obbligo di notifica alla stessa Bce da parte degli investitori che intendono aumentare la loro partecipazione in un istituto di credito oltre determinate soglie, pena il congelamento dei diritti di voto in caso di mancata comunicazione. Da ambienti vicini a Delfin e Caltagirone si rigetta l’ipotesi di un’azione coordinata e si pone l’accento sul fatto che in un periodo denso di offerte ostili, le autorità di regolamentazione ricevono numerose segnalazioni e al momento le stesse autorità non hanno intrapreso azioni concrete legate a queste segnalazioni.Non solo Bce. La partita si gioca su più campi e Nagel è andato a bussare anche alla Consob sempre per chiedere di accertare l’esistenza di un patto occulto tra Caltagirone e Delfin. In manovra, come detto, anche la stessa Generali, che tra poche settimane vedrà i propri azionisti votare per il rinnovo del consiglio di amministrazione, con tre liste concorrenti e l’esito finale non affatto scontato. Il Leone di Trieste ha fatto una segnalazione a Ivass e Consob sul concerto che legherebbe i suoi azionisti Caltagirone e Delfin nella partita che non riguarda solo il maggiore gruppo assicurativo italiano. Dagli ambienti finanziari si apprende che quella fatta all’authority è una semplice segnalazione e non un esposto. Pertanto, non implica l’obbligo per le due autorità di intervenire. LEGGI TUTTO