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    La telefonata, poi la voce femminile: “Mi chiami su WhatsApp?”. Attenzione alla truffa di Flora

    Attenzione a questa nuova truffa che sta circolando nel nostro Paese. Sono infatti state segnalate delle telefonate effettuate da un numero sconosciuto in cui le vittime si trovavano a parlare con una voce femminile che li invitava a contattarla su WhatsApp. In realtà si tratta dell’ennesimo stratagemma messo a punto dai criminali per ottenere credenziali e dati sensibili.Tutto parte da una telefonata, arrivata da un numero sconosciuto. A chiamare è una voce femminile appartenente a una certa Flora. L’interlocutrice, però, fatica a comprendere la conversazione a causa di non precisati problemi di comunicazione. “Non ti sento? Pronto?” e, ancora, come riportato da FanPage:”Non ti sento! Chiamami su WhatsApp”. Il fatto è che, in concreto, non sussiste alcun disturbo dell’audio e questo dovrebbe già portare a intuire l’inganno. Lo scopo di “Flora” è quello di spostare la conversazione su WhatsApp.Questo perché sulla piattaforma di messaggistica può entrare in funzione un bot, creato proprio per dare le risposte giuste e portare avanti l’inganno. Le frasi fornite dal bot sono pensate proprio per circuire la vittima. Prima di tutto, il bot si scusa per il disturbo. Poi passa a esaminare il numero di telefono dell’incauta vittima. “Mi scusi, spero di non averla disturbata”, è una delle tante risposte. “Il suo numero e quello del mio amico sono distanti solo una cifra”.Da qui, il tentativo di conquistare la vittima, ottenendo la sua fiducia. Flora invia una foto di sé, mostrandosi come una giovane donna 30enne dai tratti vagamente orientali. Un occhio più attento non può non notare che si tratta di un’immagine ricreata con l’intelligenza artificiale. Fatta un po’ di conversazione, Flora chiede di sposarsi su un altro numero. Poi, la proposta: “Potremmo scambiarci qualche foto per conoscerci meglio”. LEGGI TUTTO

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    La parabola discendente di Apple

    “Siate affamati e siate folli”, forse più affamati che altro. Perché chissà cosa avrebbe detto Steve Jobs vedendo il suo successore incravattato andare alla Casa Bianca come un Re Magio (più che altro mogio) per inchinarsi al nuovo messia americano. In mano una specie di riconoscimento (pure bruttarello, altro che design) con una base in oro 24 carati, ma poi in realtà il vero trofeo era proprio lui, Tim Cook, mostrato al mondo da Donald Trump per essersi piegato a sborsare 100 miliardi di dollari aggiuntivi per l’Apple American Manufactoring Program in cambio dell’azzeramento dei dazi. Di Jobs si disse che aveva trasformato il potere della politica nella tecnologia, il percorso inverso è completo. E che tristezza.La parabola discendente dell’azienda che fu la più potente (e ricca) del pianeta è evidente, e lo diciamo da Melappassionati: la Visione si è trasformata in una mera questione di denaro, e così tutti i princìpi su cui si è basato il successo che ha cambiato le nostre vite a inizio millennio sono stati traditi, finiti in mano a favolosi contabili più che a sfrontati inventori. Apple ha macinato miliardi puntando sempre più sui servizi e pensando sempre meno ai prodotti. E il risultato è stato che, arrivato al comando un imprenditore che picchia il pugno più forte, gli allora pirati di Jobs sono diventati i marinai di Cook. D’altronde, quando nel giorno dell’insediamento Trump disse che sarebbero tornati a esistere solo “l’uomo e la donna”, Tim (“orgogliosamente”, come affermò una volta, Lgbtq+) era dietro di lui ad applaudire. LEGGI TUTTO

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    Ilva, Piemonte in campo. “Basta ritardi sul polo”

    Sul futuro degli impianti piemontesi di Acciaierie d’Italia, la Regione Piemonte, insieme ai sindaci dei territori coinvolti, ai rappresentanti sindacali e alle Rsu, ha inviato al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, impegnato oggi in un nuovo tavolo nazionale sul futuro dell’ex Ilva, un documento unitario che sintetizza le priorità e […] LEGGI TUTTO

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    Musk chiede la licenza per vendere elettricità

    Elon Musk (in foto) mette un piede nella rete elettrica britannica. Tesla ha presentato all’Ofgem, l’autorità per l’energia del Regno Unito, una richiesta per diventare fornitore diretto di elettricità alle famiglie britanniche. Sarebbe la prima volta, fuori dal Texas, che l’azienda del magnate californiano entra nella distribuzione di energia al dettaglio. La domanda, datata 18 luglio e firmata dal direttore energia per l’Europa Andrew Payne, è stata resa pubblica dal Sunday Telegraph.Tesla, già attiva nel solare e nelle batterie di accumulo, aveva ottenuto nel 2020 una licenza per produrre elettricità nel Regno Unito, ma senza venderla ai consumatori. Ora punta a gestire direttamente la fornitura, in un momento in cui la rete elettrica britannica mostra tutte le sue fragilità. Il caso più eclatante è quello della Scozia: nei primi sei mesi del 2025 i parchi eolici del nord del Paese hanno spento quasi il 40% della produzione potenziale 4 terawattora, energia sufficiente per alimentare tutte le case scozzesi per sei mesi a causa dell’impossibilità di trasmetterla verso sud. Un blocco che è costato 117 milioni di sterline (135 milioni di euro) in compensazioni ai gestori, soldi che finiscono nelle bollette di tutti i britannici.Il paradosso è evidente: mentre turbine offshore come quelle di Moray East e West restano ferme nei giorni di vento, centrali a gas nel sud dell’Inghilterra vengono pagate per aumentare la produzione. Il 3 giugno scorso Ocean Winds è stata compensata con 72mila sterline (83mila euro) per non produrre energia, mentre nello stesso momento la centrale a gas di Grain riceveva 43mila sterline (circa 50mila euro) per generare di più. Il sistema di bilanciamento della rete è costato più di mezzo miliardo di sterline nel 2025, con previsioni che sfiorano gli 8 miliardi annui (9,25 miliardi di euro) entro il 2030 se non si interviene.Per Musk, questa è un’opportunità. Tesla non è solo auto elettriche: i sistemi di accumulo domestico Powerwall e le soluzioni per la gestione intelligente dei flussi energetici possono ridurre lo spreco, accumulando l’elettricità quando è in eccesso e rilasciandola quando serve. Se un fornitore è produttore e gestore di accumulo, può guadagnare dove oggi si brucia denaro. LEGGI TUTTO

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    Mediobanca, l’affondo di Caltagirone

    Torna a infiammarsi la battaglia in Mediobanca sull’operazione Banca Generali. Dopo la convocazione dell’assemblea dei soci al 21 agosto per votare sull’offerta pubblica di scambio su Banca Generali, uno dei principali soci di Piazzetta Cuccia, Francesco Gaetano Caltagirone, è tornato a tuonare contro un’operazione che ha tuttora diversi punti da chiarire.Ieri sera, infatti, una nota della VM 2006 (società di Caltagirone) osserva come la data dell’assise è stata anticipata di oltre un mese dalla data prevista del 25 settembre, dopo che lo scorso 16 giugno era stata rinviata proprio per rendere disponibile ai soci un pacchetto con maggiori informazioni. Il fatto è che, si legge sul comunicato, «permangono immutate le gravi carenze informative già denunciate lo scorso giugno». In particolare si fa riferimento al «puntuale contenuto economico e negoziale degli accordi di partnership strategico-industriale di lungo periodo nei settori della banqueassurance, dell’asset management e dell’insure-banking, che dovrebbero essere conclusi tra il Gruppo Mediobanca, Assicurazioni Generali e Banca Generali, pur essendo tali accordi un elemento indispensabile dell’Offerta». Si fa notare, inoltre, come ancora non siano noti i rischi di esecuzione dello scambio azionario fra il 13,2% di Generali posseduto da Mediobanca e la quota di controllo di Banca Generali detenuta dal gruppo guidato da Philippe Donnet. Così stante le cose, la Vm 2006 dichiara di riservarsi ogni «decisione e iniziativa» visto che la delibera «ai sensi dell’articolo 104 del Tuf (il Testo unico finanziario, ndr) che il management di Mediobanca propone agli azionisti appare del tutto inefficace e configura una delega in bianco al consiglio d’amministrazione e come tale adottabile solo nelle forme previste per le modifiche dello Statuto». Nel frattempo, il clima intorno all’operazione non è certo migliorato dopo le indiscrezioni di stampa che riportano di un cda di Generali dello scorso 6 agosto molto teso, con il consigliere di Mediobanca Lorenzo Pellicioli che avrebbe spinto per acquistare azioni di Mediobanca a supporto di un’operazione che in realtà sta creando sempre più imbarazzi anche a Trieste. Ieri, intanto, hanno cominciato a fluire le domande degli azionisti. Il management di Piazzetta Cuccia vi risponderà per iscritto, in un’assemblea a porte chiuse come ai tempi del Covid: una scelta che offende il mercato. L’economista dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Rony Hamaui, intervistato da Adnkronos si chiede perché Mediobanca, il 6 agosto, debba «convocare in fretta e furia un’assemblea da remoto, a porte chiuse» per formalizzare l’Ops. Per l’accademico, l’offerta di Piazzetta Cuccia è «molto discutibile: troppi conflitti d’interesse, troppi rapporti incestuosi». LEGGI TUTTO

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    Le carte di credito più convenienti (e quelle da evitare)

    Il portafoglio degli italiani cambia volto, e con lui anche il modo di scegliere una carta di credito. Non si tratta più soltanto di uno strumento per pagare a rate o posticipare una spesa: oggi le carte promettono cashback, premi, sconti personalizzati e servizi premium, trasformandosi in veri e propri prodotti finanziari da valutare con attenzione. Con l’estate che ha portato una nuova ondata di promozioni da parte di banche e fintech, cresce anche la complessità dell’offerta. In un mercato sempre più affollato, le differenze tra una carta e l’altra non sono più soltanto nei costi annuali o nei circuiti utilizzati, ma nei servizi accessori e nelle formule di rimborso pensate per target differenti. Alcune puntano tutto sulla digitalizzazione, altre mantengono un profilo più tradizionale; alcune premiano la spesa quotidiana con rimborsi, altre offrono vantaggi legati ai viaggi o all’acquisto online. Ecco cosa c’è davvero dietro ogni carta.Cashback e premi: tra stabilità e offerte variabiliTra le soluzioni più visibili sul mercato ci sono le carte che offrono cashback, ovvero rimborsi in percentuale sulla spesa effettuata. Alcune propongono un cashback fisso su tutti gli acquisti, come la Carta American Express Cashback, che offre l’1% di rimborso su ogni transazione, con un tetto massimo annuale. Altre adottano un modello più flessibile, legato a brand convenzionati o categorie merceologiche. È il caso, ad esempio, di Hype Next, la carta fintech di Banca Sella, che propone rimborsi fino al 10% su acquisti selezionati, attivati tramite app. Un approccio ancora diverso è quello di Revolut Ultra, carta premium con canone mensile elevato, che abbina cashback (fino al 3% sulle spese internazionali) a una serie di servizi accessori. Tra questi: assicurazioni viaggio, accesso a lounge aeroportuali e offerte lifestyle personalizzate. In questo caso il cashback diventa solo una componente all’interno di un pacchetto completo, più adatto a chi utilizza frequentemente la carta per viaggi o spese all’estero.Carte gratuite e modelli a zero canoneTra le opzioni più richieste ci sono ancora le carte senza costi fissi, spesso pubblicizzate come gratuite “per sempre”. La Carta YOU di Advanzia Bank è un esempio noto: nessun canone annuo, zero costi di emissione, e possibilità di pagamento posticipato a saldo. Tuttavia, se non si rimborsa l’intero importo entro la scadenza, vengono applicati interessi piuttosto elevati. Una carta che può essere conveniente in assenza di ritardi, ma che richiede attenzione nella gestione mensile. Anche N26, banca digitale tedesca attiva in Italia, propone nella sua versione base una carta gratuita, gestibile interamente da app, senza premi o programmi fedeltà. Le versioni premium prevedono un canone mensile e includono assicurazioni, protezione sugli acquisti e offerte esclusive. Il vantaggio, in questo caso, risiede nella semplicità d’uso e nell’accesso immediato ai servizi digitali, senza sportelli né burocrazia.Offerte estive e promozioni a tempoCon la stagione estiva, molte emittenti stanno lanciando promozioni mirate ai nuovi clienti. La Carta Oro di American Express propone un buono Amazon da 150 euro a fronte di una spesa di almeno 3.000 euro nei primi 12 mesi. Hype Premium offre invece sei mesi gratuiti del piano più avanzato per chi attiva la carta entro il mese di agosto. Anche Illimity, banca 100% digitale, ha introdotto un incentivo temporaneo con cashback fino a 100 euro, riservato a chi supera una determinata soglia di spesa entro il primo mese dall’attivazione. Queste offerte puntano ad attirare nuovi utenti nel periodo estivo, spesso associato a maggiori spese per viaggi, vacanze e shopping. Tuttavia, i bonus sono quasi sempre legati a condizioni precise, come importi minimi da raggiungere o durata limitata dell’incentivo. La convenienza di queste promozioni dipende dunque dalla capacità del titolare di rispettare le soglie richieste in tempi brevi. LEGGI TUTTO

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    Incidente stradale, come ottenere il corretto risarcimento e nei tempi giusti

    Un incidente stradale può capitare a chiunque, anche al guidatore più prudente. La domanda, però, è sempre la stessa: come fare richiesta di risarcimento, con la garanzia di ricevere quanto ci spetta? Vediamo cosa serve sapere, dai sinistri più comuni alle “insidie” nascoste, per muoversi senza compiere errori, e ottenere quello che ci spetta, non perdendo tempo e pazienza.Non solo i “classici” incidentiQuando si pensa a un sinistro, la mente corre subito alle auto che si scontrano. In realtà, la legge parla anche di incidenti da “insidia o trabocchetto”: cioè danni causati da buche, marciapiedi rotti, segnaletica mancante o altri pericoli che chi ha in custodia la strada avrebbe dovuto segnalare o sistemare.L’articolo 2051 del Codice civile dice chiaramente che chi ha in custodia il bene (per esempio il Comune) risponde del danno, a meno che non dimostri che si è trattato di caso fortuito. In pratica, se ci si fa male o si rompe qualcosa a causa di una cattiva manutenzione, si può chiedere un risarcimento. Ma servono le prove: foto, testimonianze e ogni elemento che colleghi il danno alla “cosa” mal custodita.La strada più veloce: l’indennizzo direttoPer gli incidenti tra veicoli, dal 2007 c’è una procedura che semplifica molto: l’indennizzo diretto. Significa che ci si rivolge alla propria compagnia di assicurazione, non a quella della controparte. Cosa è bene fare subito in questo caso:compilare il modulo blu (quello di constatazione amichevole);portarlo alla propria compagnia entro 3 giorni;attendere che vengano eseguite le verifiche su responsabilità e danni.Se ci sono solo danni materiali, l’offerta di rimborso deve arrivare entro 15 giorni. Se invece si sono riportati anche danni fisici, bisogna prima consegnare il certificato medico di guarigione, in modo che un medico legale possa valutare l’entità delle lesioni. Cosa si può chiedere:i danni al veicolo, che il perito dell’assicurazione quantificherà;i danni fisici, che un medico legale valuterà, indicando giorni di inabilità e eventuale grado di invalidità.Se l’offerta non risulta convincente, è possibile rifiutare. In ogni caso, entro 15 giorni la compagnia è tenuta a versare un acconto.Quando il risarcimento non arrivaNon tutti i casi danno diritto all’indennizzo, che non viene pagato se:si è unici responsabili e non si ha la polizza Kasko;il sinistro è frutto di un comportamento doloso, o gravemente imprudente;non si è prestato soccorso in caso di feriti (rischiando peraltro anche una denuncia penale).Quando non vale l’indennizzo direttoNon sempre ci si può rivolgere alla propria compagnia. Ci si deve rivolgere a quella del responsabile se:nell’incidente sono coinvolti più di due veicoli;c’è un’auto immatricolata all’estero;si è un passeggero: in questo caso la richiesta si fa all’assicurazione dell’auto su cui si viaggiava.In quali casi rivolgersi a un legalePuò capitare che la compagnia non risponda o faccia un’offerta troppo bassa. Si può agire legalmente se:sono passati 60 giorni senza risposta;sono passati 90 giorni in caso di lesioni personali.Si tenga anche presente che c’è un periodo di prescrizione per il risarcimento danni da incidente stradale, fissato in due anni dal giorno in cui è accaduto l’evento. Per interrompere la prescrizione basta inviare una raccomandata a/r o una Pec alla propria compagnia con la richiesta formale. LEGGI TUTTO

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    Bollette, cambio di fornitore in giornata

    Il mercato energetico italiano si prepara a una piccola rivoluzione: entro pochi anni, i clienti domestici e le piccole imprese potranno cambiare fornitore in appena 24 ore. È l’effetto della direttiva Ue 2019/944, recepita in Italia con il decreto legislativo 210/2021, che ora attende la delibera operativa dell’Arera (in foto il presidente dell’Authority Stefano Besseghini). Tuttavia, l’avvio, inizialmente previsto per gennaio 2026, slitterà all’inizio di aprile a causa di aggiornamenti normativi europei.Il nuovo sistema punta a favorire la concorrenza e la ricerca di offerte più vantaggiose. In un solo giorno avverrà la procedura tecnica di passaggio nel Sistema informativo integrato gestito da Acquirente Unico, mentre la parte commerciale richiederà circa tre settimane: un netto miglioramento rispetto agli attuali due mesi medi. Il paragone con la telefonia è immediato: nel 2012 il cambio in 24 ore fece impennare la mobilità degli utenti dal 14% al 35% in due anni.Restano però nodi irrisolti. Il diritto di ripensamento di 14 giorni, previsto dal Codice del consumo per i contratti fuori dai locali commerciali, non viene citato nella bozza Arera e dovrebbe restare invariato. I gestori, invece, temono che la facilità dello switch favorisca comportamenti opportunistici, come il cosiddetto turismo energetico di clienti morosi. Si valuta l’introduzione di limiti annuali ai cambi o di cauzioni per chi richiede lo switch rapido.Per le aziende fornitrici l’impatto organizzativo sarà notevole: in poche ore dovranno verificare identità, solvibilità e regolarità dei clienti, pena il rischio di acquisire contratti poco redditizi. Serviranno nuove strategie commerciali, con offerte più dinamiche, tariffe flessibili per fasce orarie e pacchetti integrati con altri servizi. LEGGI TUTTO