Domenico Sottile
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in EconomiaSondaggio, Calderone è il ministro in cui italiani ripongono più fiducia
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in EconomiaViaggi in aereo, occhio al bagaglio a mano: EasyJet, Ryanair e Ita Airways cambiano le regole
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Chi si prepara a viaggiare in aereo deve fare attenzione, perché a partire dal mese di marzo 2025 alcune compagnie aeree stanno cambiando le regole relative al bagaglio a mano.Le novità, nello specifico, riguardano Ryanair, EasyJet e ITA Airways. Le tre importanti compagnie aeree hanno deciso di apportare delle modifiche sulle dimensioni del bagaglio, ma anche sui relativi costi e sulle eccezioni ammesse. Si tratta dunque di novità da tenere in considerazione se non si vogliono brutte sorprese una volta arrivati in aeroporto, con il rischio anche di essere costretti a pagare delle penali. Conoscere queste nuove regole prima di mettersi in viaggio consente di arrivare al momento dell’imbarco già preparati, evitando situazione infelici.RyanairPartendo da Ryanair, la compagnia irlandese manterrà gratuito il bagaglio piccolo, ma ha deciso di cambiare le sue misure. Il bagaglio piccolo deve poter essere sistemato sotto il sedile di fronte a quello del viaggiatore, e le dimensioni sono 40x20x25 cm per uno zaino e 25x20x40 cm per una borsetta, o valigetta per pc.Chi volesse viaggiare portando con sé un altro bagaglio può scegliere fra le tariffe Regular o Flexi Plus. In questo caso il viaggiatore ha diritto a un bagaglio piccolo gratuito, ma anche un bagaglio a mano di massimo 10 kg con dimensioni 55x40x20 cm che potrà essere collocato nella cappelliera. Nella tariffa è incluso anche il posto prenotato – file specifiche se si sceglie la tariffa Regular, oppure ovunque in caso si scelga la Flexu Plus -, l’imbarco prioritario, e il check-in gratuito. Qualora le dimensioni non fossero rispettate, scatterò una penale di 70 euro.Non solo. A partire da maggio 2025, Ryanair renderà obbligatorie l’app per il check-in e la carta d’imbarco digitale. Chi non se ne avvalesse, dovrò pagare 60 euro in più in aeroporto.EasyJetPassando a EasyJet, anche in questo caso portare un bagaglio piccolo a bordo è gratuito, a patto che questo rispetti le dimensioni di 45x36x20 cm, incluse ruote e maniglie. Il tutto deve essere riposto sotto il sedile anteriore. Per quanto riguarda il bagaglio a mano, non deve superare i 15 kg e deve essere riposto nella cappelliera. Le dimensioni indicate sono 56x45x25 cm, incluse ruote e maniglie.In questo caso i passeggeri devono comunicare la presenza del trolley o della borsa durante la prenotazione, ed essere iscritti al programma EasyJet Plus. Va inoltre prenotato un posto con maggiore spazio, o un “Up Front”.Chi invece è iscritto a EasyJet Plus può portare a bordo un bagaglio a mano grande (anche se non aggiunto) solo se vi è disponibilità. Stesso discorso per chi la tariffa Flexi. Laddove non vi sia disponibilità, il bagaglio sarà imbarcato in stiva con un costo extra. In caso di misure non rispettate, trolley e borse saranno caricate in stiva, ma con un costo in più.Ita Airways LEGGI TUTTO
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in EconomiaIrpef, il governo corre ai ripari: “Correggiamo la norma e applichiamo le nuove aliquote”
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“Gli acconti si pagano a giugno. C’è stato un errore: da qui a giugno si sistema l’errore. Questo è quello che deve fare un paese civile”, ha dichiarato Alberto Gusmeroli (Lega), presidente della commissione Attività produttive della Camera, in merito alla questione degli acconti Irpef che sarebbero calcolati a quattro aliquote, nonostante la riforma voluta dal governo Meloni le abbia ridotte a tre dall’anno scorso. Questo meccanismo, secondo la Cgil, comporta un’ingiustizia per molti contribuenti, costretti a versare più del dovuto solo per poi recuperare le somme il prossimo anno. “Ci si è dimenticati di una norma precedente”, ha replicato Gusmeroli.La criticità principale evidenziata riguarda il fatto che, per il calcolo dell’acconto Irpef e delle relative addizionali, si torni temporaneamente alle quattro aliquote precedenti alla riforma, penalizzando in particolare i lavoratori dipendenti, gli autonomi fuori dalla flat tax e i pensionati. Il risultato è che molti contribuenti vedranno calcolato un debito che ridurrà il loro credito o aumenterà l’importo da versare, per poi essere restituito l’anno successivo.Il ministero dell’Economia ha confermato il “disallineamento”, definendolo però “temporaneo ed evidentemente non strutturale”. Secondo il Mef, “il problema non riguarda tutti i lavoratori dipendenti, ma solo i titolari di altri redditi”, per i quali “è più probabile che risulti dovuto l’acconto, che gli stessi dovranno versare sulla base delle aliquote ‘vecchie’ per poi recuperare in futuro le maggiori imposte versate”.La Cgil, tuttavia, contesta questa lettura e sostiene che il problema non riguardi solo i titolari di altri redditi. Secondo un esempio elaborato dal Caf del sindacato, un lavoratore dipendente con un reddito lordo di 41.360 euro dovrebbe avere un credito di 165 euro sulla base delle nuove aliquote. Tuttavia, applicando il calcolo con le vecchie aliquote, si troverebbe invece in debito di 95 euro, riducendo il suo credito a soli 70 euro. L’anno prossimo riavrà i 95 euro trattenuti quest’anno. LEGGI TUTTO
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in EconomiaLibretti postali, come evitare che diventino “dormienti” e non perdere i propri risparmi
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I libretti postali sono uno strumento di risparmio per gli italiani ormai da generazioni, e grazie ad essi è stato possibile per tanti mettere da parte dei piccoli fondi poi da reinvestire oppure utilizzare in caso di necessità.Con l’evoluzione dei tempi, per venire incontro alle nuove esigenze del risparmio e del mercato, sono state create altre forme di deposito, ma il libretto anche nelle sue evoluzioni più recenti continua ad avere un discreto successo. Non è tuttavia inusuale che, complici anche tutti questi cambiamenti e quindi a causa dell’utilizzo più frequente di altri strumenti finanziari, i libretti finiscano nel dimenticatoio, nel senso che i proprietari non effettuano più movimenti di denaro né in ingresso né in uscita dal deposito.È proprio in queste circostanze che si corre il rischio di veder considerato il libretto come “dormiente”, con tutto ciò che può derivare da una situazione del genere: si parla per la precisione, come indicato da Poste, di libretti “non movimentati dal titolare da più di 10 anni, non sottoposti a procedimenti o blocchi operativi che ne impediscano la movimentazione delle somme e che abbiano un saldo superiore a 100 euro”. Cosa accade se si varca questo limite cronologico? Le somme depositate vengono trasferite in un fondo gestito dalla Consap (Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici), all’interno del quale si raccolgono fondi non reclamati che poi vengono destinati ad attività o opere di pubblica utilità.Per evitare di dare avvio a questo iter, quindi, è sufficiente effettuare un versamento o un prelievo sul libretto entro i 10 anni, interrompendo di fatto il conto alla rovescia. Un altro modo per verificare la situazione è accedere alla pagina web di Poste dedicata per l’appunto proprio ai libretti che rischiano di diventare dormienti, così da poter agire tempestivamente: l’elenco, pubblicato periodicamente, è ordinato sulla base del numero dell’ufficio postale presso il quale è stato aperto il deposito. Se il libretto risulta nella lista bisogna agire entro il primo giorno del mese successivo, effettuando un prelievo/versamento oppure semplicemente fornendo i dati per il censimento anagrafico. Talvolta il titolare viene preventivamente avvisato via posta dall’azienda: se ciò dovesse verificarsi, si potrà o inviare una missiva in risposta a quella ricevuta dichiarando di voler tenere aperto il libretto, o effettuare un’operazione su di esso entro la data indicata. LEGGI TUTTO
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in EconomiaPensioni e assegni previdenziali ad aprile: ecco quando arrivano
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I punti chiave
Il mese di aprile 2025 porta con sé una serie di importanti novità per i beneficiari delle prestazioni sociali erogate dall’Inps. Oltre ai consueti accrediti pensionistici, sono previsti pagamenti significativi come quelli dell’Assegno Unico e Universale, dell’Assegno di Inclusione, delle indennità NASpI e Dis-Coll, e del Supporto Formazione e Lavoro. Questi provvedimenti interessano molte famiglie e lavoratori, offrendo un sostegno fondamentale in diversi ambiti. Ecco tutto ciò che c’è da sapere.PensioniNel mese di aprile 2025 i pensionati che ricevono l’accredito tramite Poste Italiane potranno iniziare a riscuotere la pensione a partire dal primo martedì del mese. Il ritiro presso gli uffici postali seguirà un calendario specifico, basato sulla lettera iniziale del cognome. Le pensioni saranno distribuite in giorni diversi: ad esempio, il 1° aprile per i cognomi dalla A alla B, e il 7 aprile per quelli dalla S alla Z. Chi ha scelto di ricevere la pensione tramite conto bancario o in contante (se l’importo è inferiore a 1000 euro) non avrà modifiche nelle modalità di pagamento.Assegno Unico e UniversaleL’Assegno Unico e Universale sarà accreditato tra il 18 e il 20 aprile 2025 per chi già percepisce il beneficio senza modifiche. Per coloro che hanno presentato una nuova richiesta o aggiornato l’Isee, l’accredito avverrà verso la fine del mese. Ad aprile saranno inoltre versati gli arretrati relativi alla rivalutazione Istat (+0,8%), quindi è fondamentale che l’Isee venga aggiornato correttamente per ricevere l’importo giusto e gli arretrati spettanti. Se l’Isee viene aggiornato dopo giugno, non si avrà diritto agli arretrati.Assegno di InclusioneL’Assegno di Inclusione, destinato ai nuclei familiari con un Isee inferiore a 9.360 euro, verrà erogato in due momenti: entro il 18 aprile per coloro che ricevono la prima erogazione, e il 27 aprile per i beneficiari che già percepiscono l’Adi.Supporto formazione e lavoroIl Supporto Formazione e Lavoro è destinato a chi partecipa a percorsi di formazione e politiche attive per il lavoro, sarà erogato in due tranche. Le domande presentate dopo la metà di marzo riceveranno il pagamento dal 15 aprile, mentre per le richieste inviate entro il 15 aprile, il pagamento avverrà il 27 aprile.Indennità NASpI e Dis-CollLe indennità di disoccupazione NASpI e Dis-Coll saranno erogate entro metà aprile 2025, con date variabili a seconda della tempistica di presentazione della domanda.Carta AcquistiA differenza di marzo, il pagamento della Carta Acquisti avverrà regolarmente ad aprile. Gli aventi diritto riceveranno l’accredito di 80 euro, che coprirà i mesi di marzo e aprile. LEGGI TUTTO
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in EconomiaResidenza e domicilio non coincidono? Occhio alla “doppia” Tari
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Non è inusuale che residenza e domicilio non coincidano, e non si tratta di una situazione particolarmente vantaggiosa per quanto concerne la Tari, che secondo la normativa attuale è dovuta per entrambi gli immobili.L’imposta va versata infatti per coprire i costi relativi alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti affrontati dal Comune in cui si trova l’abitazione e ad essere tenuti a pagarla sono tutti coloro i quali detengono a qualsiasi titolo edifici o aree scoperte suscettibili di produrre rifiuti urbani, ciò indipendentemente dal fatto che i rifiuti vengano concretamente prodotti. Ciò premesso, ne deriva che l’obbligo ricade sulle spalle non solo dei proprietari, ma anche su chi in quel dato immobile vive in comodato d’uso gratuito, chi ha l’usufrutto della casa e chi la occupa con un contratto d’affitto: in quest’ultimo caso è il locatario a dover versare la Tari e non il titolare del bene solo qualora sia stato sipulato un contratto di durata superiore a 6 mesi.In linea teorica ognuno dovrebbe pagare l’imposta esclusivamente per l’abitazione in cui vive o eventualmente anche su una seconda casa, ma nel caso in cui residenza e domicilio non coincidano s’innesca un altro meccanismo: entrambi i Comuni richiedono infatti il pagamento della tassa, e ciò è lecito, dal momento che le due case possono produrre rifiuti urbani, a prescindere dal fatto che in un dato momento, quando il contribuente è assente, ciò non avvenga.Quando si parla di “residenza” la legge intende definire il luogo nel quale il cittadino dimora abitualmente, ovvero quello in cui vive con la propria famiglia, mentre il “domicilio” diventa “il luogo dove la persona ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi”, come stabilito dall’art.43, primo comma c.c. Comunemente residenza e domicilio coincidono, ma vi sono dei casi in cui per necessità lavorative, per motivi di studio o di salute un cittadino ha la necessità di fissare altrove la propria domiciliazione in un comune diverso da quello di residenza, dove magari vive in affitto solo per alcuni giorni della settimana. LEGGI TUTTO
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in EconomiaPirelli alla prova della guerra dei dazi. Domani il cda tra governance e rimpasto soci
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Pirelli si prepara al cda di domani mercoledì 26 marzo che non dovrà soltanto approvare il bilancio 2024 ma anche esaminare i possibili effetti della guerra commerciale lanciata da Donald Trump che potrebbero portare a un riassetto nell’azionariato. Il socio di maggioranza relativa (ha il 37%) del colosso di pneumatici, infatti, è Sinochem che è cinese e rientra fra le società impattate dai dazi americani e soprattutto dalla nuova normativa Usa, entrata in vigore settimana scorsa, che colpisce il comparto auto vietando la vendita o l’importazione di veicoli connessi che utilizzano hardware o software di aziende legate a Pechino o a Mosca.Le vendite del sistema hardware e software cyber tyre di Pirelli negli Usa sarebbero a rischio a partire dal 2027.I possibili scenari sono per ora solo ipotesi, ma è plausibile il pressing dei manager in difesa delle strategie di sviluppo del gruppo e per trovare soluzioni che potrebbero essere una nuova governance della società (con più paletti per Sinochem) oppure un rimpasto nell’azionariato. Tradotto: c’è chi scommette che l’azionista Sinochem venga sollecitato a ridurre la propria quota nella società, per evitare possibili conseguenze negative negli Stati Uniti. La soluzione potrebbe quindi essere una nuova governance aziendale, oppure un rimpasto nella compagine azionaria. Secondo alcuni analisti, un impatto potrebbe non esserci nel breve termina ma la nuova legge americana potrebbe costringere i due principali azionisti di Pirelli a trovare una soluzione in termini di governo societario. LEGGI TUTTO
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in EconomiaMaterie prime strategiche: l’Ue lancia 47 progetti per rafforzare l’approvvigionamento
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La Commissione europea ha adottato per la prima volta un elenco di 47 progetti strategici volti a potenziare le capacità nazionali di materie prime strategiche e diversificare le fonti di approvvigionamento. “All’inizio delle nostre catene di fornitura più strategiche ci sono le materie prime. Sono anche indispensabili per la decarbonizzazione del nostro continente. Ma l’Europa attualmente dipende da Paesi terzi per molte delle materie prime di cui ha più bisogno. Dobbiamo aumentare la nostra produzione, diversificare la nostra fornitura esterna e fare scorte”, ha dichiarato il vicepresidente della Commissione europea per l’Industria, Stéphane Séjourné.I progetti, distribuiti in 13 Stati membri tra cui l’Italia, rappresentano un passo decisivo nell’attuazione della legge sulle materie prime critiche. L’obiettivo è garantire che entro il 2030 l’Unione Europea soddisfi almeno il 10% della propria domanda di materie prime attraverso l’estrazione interna, il 40% attraverso la lavorazione e il 25% mediante il riciclaggio.In questo contesto, l’Italia gioca un ruolo chiave con quattro progetti strategici riconosciuti e distribuiti in Veneto, Toscana, Lazio e Sardegna. “L’Italia è protagonista della sfida europea per l’autonomia strategica e l’approvvigionamento delle materie prime critiche, essenziali per garantire la sicurezza e la continuità delle nostre filiere industriali”, ha sottolineato il ministro delle Imprese, Adolfo Urso.Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha evidenziato come “il risultato ottenuto – per la prima volta dall’approvazione del Critical Raw Materials Act e dall’approvazione della nuova legge italiana – dà l’avvio a una nuova visione del settore delle materie prime in Italia, incentrata sulla competitività ma anche sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale”. Inoltre, i progetti italiani “confermano il forte orientamento del nostro Paese verso la circolarità, la valorizzazione e l’uso efficiente delle risorse”.I quattro progetti italiani selezionati si concentrano in particolare sul riciclo delle materie prime critiche, un settore in cui l’Italia vanta eccellenze tecnologiche. La scelta dell’Italia di puntare sul riciclo, anziché sull’estrazione diretta, si inserisce nella strategia nazionale di riduzione dell’impatto ambientale e promozione dell’economia circolare. Il Veneto, la Toscana, il Lazio e la Sardegna ospiteranno impianti dedicati alla rigenerazione e al riutilizzo di materiali essenziali per l’industria delle batterie, della tecnologia e della difesa. Questi progetti rappresentano un’opportunità strategica per il Paese, non solo in termini di autonomia industriale, ma anche per la creazione di nuovi posti di lavoro altamente qualificati e l’attrazione di investimenti nel settore green.Complessivamente, i 47 progetti strategici coprono 14 delle 17 materie prime elencate nella legge sulle materie prime critiche, con un’attenzione particolare a litio, nichel, cobalto, manganese e grafite. “Il litio cinese non sarà il gas russo di domani”, ha dichiarato Séjourné, ribadendo la necessità di evitare nuove dipendenze strategiche e di rafforzare la produzione interna.L’investimento complessivo previsto per rendere operativi questi progetti è di 22,5 miliardi di euro. La Commissione europea, insieme agli Stati membri e alle istituzioni finanziarie, garantirà un supporto coordinato per facilitare l’accesso ai finanziamenti e semplificare i processi di autorizzazione. I tempi di approvazione saranno notevolmente ridotti: massimo 27 mesi per i progetti di estrazione e 15 mesi per gli altri, rispetto agli attuali 5-10 anni.Guardando al futuro, l’Ue punta anche a una maggiore cooperazione tra gli Stati membri per garantire l’approvvigionamento. “Alla fine del 2026 lanceremo una centrale acquisti congiunti per le materie prime, un pilastro della nostra strategia industriale”, ha annunciato Séjourné, sottolineando che l’Ue intende replicare il modello adottato durante la pandemia per l’acquisto congiunto di vaccini. “Vogliamo scegliere da chi acquistare, quando acquistare e vogliamo anche partecipare alla competitività delle nostre industrie in modo da poter ridurre il costo di queste materie prime e assicurarci che le aziende nella catena di fornitura siano sostenibili nel lungo termine”. LEGGI TUTTO