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    Meloni: Milei condivide con noi l’idea che i sussidi portano verso il baratro

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaLa presidente del Consiglio Giorgia Meloni presenta a sorpresa il presidente argentino Javier Milei ad Atreju, la kermesse di Fratelli d’Italia, e sottolinea l’importanza del libero mercato e della limitazione del governo.Meloni: Milei come noi sa che i sussidi portano a baratroJavier Milei «sta portando una vera e propria rivoluzione culturale in una nazione che è sorella dell’Italia, e che come noi condivide l’idea che la politica fatta solo di sussidi porta i Paesi verso il baratro». Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha presentato il presidente argentino Javier Milei sul palco di Atreju, la kermesse del suo partito, FdI. «Come noi, Milei sa che il lavoro è l’unico antidoto vero per la povertà», ha aggiunto Meloni, chiedendo alla platea «un grande applauso per il presidente dell’Argentina».Loading…Milei: il mercato libero produce prosperità«Argentini e italiani sono uniti profondamente da molte generazioni. Per questo qui più che fra amici sento che sono in famiglia». Lo ha detto il presidente dell’Argentina, Javier Milei, parlando dal palco di Atreju a Roma, il cui pubblico lo ha accolto con il grido: “Libertà, Libertà, libertà”. «Nel nostro governo aderiamo a una serie di principi innegoziabili, che è che il mercato libero produce prosperità per tutti, che il governo deve essere limitato, che gli argentini sanno meglio di un burocrate come produrre, chi impiegare e con chi commerciare. E in materia di sicurezza sosteniamo che chi le fa le paga. Riassumendo, difendiamo la vita, la libertà e la proprietà privata», ha detto il presidente dell’Argentina ad Atreju.Milei: la destra sia unita, noi migliori della sinistra«La destra deve lottare unita come una falange di opliti o come una legione romana, dove nessuno rompe la formazione. Siamo migliori della sinistra in tutto», ha detto il presidente argentino Javier Milei partecipando al raduno di Atreju. Milei ha sottolineato quindi la sua «ammirazione per l’antica Roma che non viene da adesso ma da molti anni». Il presidente argentino ha chiuso il suo intervento ad Atreju urlando più volte dal palco il suo ormai noto slogan «Viva la liberta, carajo!» (”Lunga vita alla libertà, dannazione!”). Il pubblico presente in sala ha risposto applaudendo al grido di “Libertà”. LEGGI TUTTO

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    Caso Ruffini: da Sala a Renzi, tutte le manovre in corso nell’area centrista

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaErnesto Maria Ruffini lascia l’Agenzia delle Entrate e al centro si riaccende la partita. La necessità di aggregare le forze moderate arriva da più parti. C’è chi cerca un federatore di una galassia sfaccettata e conflittuale. Chi, nel centrosinistra, ipotizza una Margherita 2.0. E chi guarda con favore alla nascita di un partito di ispirazione cattolica, che si posizioni stabilmente in coalizione accanto ai dem. Girandole di nomi, autocandidature velate, e interlocuzioni. Che cominciano all’indomani della disfatta dell’ex Terzo polo alle Europee e ora entrano in una nuova fase.Le mosse di RuffiniAd affrettare il processo, e agitare gli animi, le mosse di Ruffini. Prima il suo intervento al convegno con Roberto Fioroni e Lucio D’Ubaldo. Quindi, le dimissioni. Lui ribadisce di non voler scendere in campo. Ma, al tempo stesso, rivendica il suo «impegno». Frasi che molti leggono come un’accelerazione in vista di un nuovo protagonismo nell’area centrista. Quello dell’ormai ex direttore dell’Agenzia è tra i nomi che da mesi sono sul tavolo dell’arcipelago cattolico intento a dialogare su un rinnovato impegno politico almeno da luglio.Loading…L’ala centristaLa prospettiva è quella di una cosiddetta “gamba centrista” in una coalizione di centrosinistra ad oggi molto spostata a sinistra. Una parte dei riformisti dem, sempre più stretti dalla linea Schlein, sembrano guardare con favore questa possibilità. In un pezzo di cattolici, pur insofferenti, non si registrano tuttavia tentazioni a salire sul carro centrista. Anche Elly Schlein è in cerca di un alleato centrista in grado di strappare voti ai delusi del centrodestra, in una prospettiva di governo. Ma la leader dem guarda con maggiore interesse a una figura come Beppe Sala, sindaco di Milano, non organico al Pd ma neanche di area cattolica, come invece è Ruffini.I riposizionamentiDi sicuro, Ruffini ha già generato posizionamenti al centro. Dove c’è un affollamento di leadership. Matteo Renzi, che ha già schierato Iv nel centrosinistra, aveva invitato Ruffini a dimettersi prima di cominciare qualsiasi ragionamento, ma ha anche messo sul piatto il nome di Franco Gabrielli. Carlo Calenda, invece, guarda a un centro puro, né di destra e né di sinistra e sembra mostrare più affiatamento con Beppe Sala. Che pure non si tira indietro dal ruolo di federatore, mostrandosi però deluso dal “campo largo”.La freddezza del M5SQuello sui federatori, è un dibattito che “non scalda i cuori” negli ambienti 5s. «Non so se Ruffini è cattolico, lo conosco come direttore dell’Agenzia delle Entrate, come fiscalista, e ha lavorato anche con il mio governo. Ma se domani nasce qualcosa è la legge della competizione. Diciamo che la sensazione è che sia un’operazione nata dal Pd, che pensa di avere tante forze intorno per poter costruire il senso di una coralità con tanti corollari intorno» ha detto Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 stelle, dal palco di Atreju. LEGGI TUTTO

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    Il (nuovo) Centro di gravità permanente. VIDEO

    Ma non dovevamo morire democristiani? Un tempo si diceva cosi. Nella prima repubblica, quando tutto era centrocentrico, si gravitava intorno alla Democrazia Cristiana. Poi la nella seconda arrivano i centri di destra e centri di sinistra, sono sigle: CCD, CDR, UDC, UDR, UDEUR.  Nella terza, col Movimento 5 stelle e la fine del bipolarismo, non si capisce più niente. Oggi però i tentativi di rifare centro sono tanti.  I risultati pochi. Ma dopo Renzi e Calenda oggi leggiamo di Sala, di Ruffini, di federatori, di più centro a destra, di più centro a sinistra. Insomma, dove porterà tutta questa mobilitazione al centro? La politica italiana cerca di nuovo un centro di gravità permanente? È riuscita a non cambiare idea sulle cose e sulla gente? Ne parliamo a nella nuova puntata di Sky Tg25 (VIDEO). LEGGI TUTTO

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    Leo: entro Natale il direttore dell’Agenzia delle entrate. Sul fisco cambiare rotta

    Ascolta la versione audio dell’articolo4′ di letturaIl viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, annuncia che entro Natale verrà nominato il nuovo direttore dell’Agenzia delle entrate, sottolineando l’importanza di cambiare rotta sul fisco e tendere la mano ai contribuenti, ma rimanendo inflessibili con chi commette frodi. L’annuncio è stato fatto a intervenendo ad Atreju al panel ’Rivoluzione fisco: un nuovo patto con gli italiani’. Ma alla kermesse di Fratelli d’Italia è intervenuto anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha parlato della riforma della giustizia, il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, e il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, che hanno aperto un dibattito sulla crisi del settore auto.Meloni a sorpresa su palco Atreju accoglie premier libanese MikatiLa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si è presentata sul palco di Atreju a sorpresa per annunciare l’intervista del premier libanese, Najib Mikati. La premier è stata accolta dalla platea della kermesse di Fratelli d’Italia con cori di incoraggiamento: «Giorgia, Giorgia!», hanno urlato, a cui ha risposto con un sorriso. Meloni ha poi preso posto in prima fila per ascoltare l’intervento di Mikati.Loading…Leo: Agenzia entrate interpreti cambio di rotta sul fisco«Vogliamo fare in modo che ci sia tranquillità nell’amministrazione finanziaria e che si interpreti effettivamente questo cambiamento di rotta che vogliamo fare, e che da parte di tutto il personale dell’amministrazione finanziaria ci sia la consapevolezza che vogliamo tendere la mano ai contribuenti essendo sicuramente inflessibili con chi fa frodi, simulazioni e via dicendo. Questo è un sentiment che devono avere tutti quanti appartenenti gli appartenenti all’amministrazione finanziaria”. Lo ha detto il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, intervenendo ad Atreju al panel ’Rivoluzione fisco: un nuovo patto con gli italiani’, parlando della sostituzione del direttore dell’Agenzia delle entrate dopo le dimissioni di Ernesto Maria Ruffini. (ANSA).Leo: entro Natale il direttore dell’Agenzia delle entrate«Entro Natale» l’Agenzia delle entrate avrà un nuovo direttore dopo le dimissioni di Ernesto Maria Ruffini. Lo ha detto il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, intervenendo ad Atreju al panel ’Rivoluzione fisco: un nuovo patto con gli italiani’. «Ci stiamo lavorando con il ministro Giorgetti e il presidente Meloni», ha spiegato Leo, e «penso che riusciremo entro Natale. Ruffini ha fatto delle scelte, ha lasciato l’Agenzia delle entrate, per un percorso, ritengo, prima di tutto personale – ha commentato il viceministro -. Non so se intraprenderà la carriera politica. Fino ad oggi abbiamo collaborato assolutamente con piena trasparenza. Ora, chiaramente, uscendo dall’amministrazione finanziaria farà il suo percorso»Fisco: Leo, concordato non è stato flop, risultato abbastanza buono«Ancora stiamo facendo i conti ma il dato più interessante è legato al fatto che una buona fetta dei contribuenti che hanno aderito stavano sotto all’8» nella pagella fiscale, si tratta di «soggetti che in qualche modo sono emersi». Così il viceministro all’Economia Maurizio Leo interpellato sul concordato a margine di Atreju. «Non direi che è stato un flop – ha precisato – direi che è stato sicuramente un meccanismo che mira a fare emergere il sommerso e il risultato è abbastanza buono». LEGGI TUTTO

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    Manovra, stipendi più alti per i ministri non parlamentari: quanto guadagneranno in più

    La proposta di emendamento alla Manovra prevede di incrementare il trattamento economico di ministri e sottosegretari non parlamentari, equiparandolo a quello dei colleghi eletti in Parlamento. Secondo il Sole 24 Ore, all’indennità mensile da 10.435 euro lordi andrebbero ad aggiungersi 3.503,11 euro della diaria che spetta a deputati e senatori e 3.690 euro di rimborsi per “l’esercizio del mandato”. In più, anche i 1.200 euro l’anno per spese telefoniche e rimborsi viaggio

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    Aumentare lo stipendio dei ministri non parlamentari, equiparandolo a quello dei colleghi eletti alla Camera e al Senato. È questa la proposta di emendamento alla Manovra, che prevede di accrescere il trattamento economico di ministri e sottosegretari non parlamentari. La proposta ha scatenato la protesta dell’opposizione. “Mentre il Paese lotta per arrivare a fine mese, il governo decide di destinare risorse pubbliche all’aumento degli stipendi dei ministri”, ha denunciato il Pd.  

    Stipendi più alti per ministri non parlamentari

    Dopo una prima parte di emendamenti dei relatori, continuano le modifiche messe a punto dal governo. Tra le novità spicca la norma che punta a incrementare la busta paga di ministri, viceministri e sottosegretari non parlamentari che, come specifica Il Sole 24 Ore, ad oggi “percepivano ‘solo’ lo stipendio base di circa 5mila euro, più circa 3.500 euro per le spese forfettarie che saltano se si resta fuori Roma più di 15 giorni al mese”. L’obiettivo dell’emendamento è dunque quello di portare allo stesso livello gli stipendi dei parlamentari e dei non-parlamentari. “Teniamo presente che alcuni ministri non avendo l’indennità parlamentare hanno una remunerazione un po’ più bassa, però questa è una scelta che hanno fatto i parlamentari, si fa in Parlamento, se in Parlamento vogliono incrementare la retribuzione è una scelta loro, giusto?”, ha detto il viceministro del all’Economia, Maurizio Leo, citato dal quotidiano economico.   LEGGI TUTTO

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    Rischio sconfitta, Salvini evita la conta per scongiurare l’effetto domino

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaEvitare la conta in Lombardia. Era questo il principale timore di Matteo Salvini in vista del Congresso nella regione del 15 dicembre. Mostrare nella roccaforte della Lega un partito diviso. Con il rischio (assai concreto) di uscirne sconfitto. E così alla fine l’unica soluzione è stata la rinuncia di Luca Toccalini, il suo candidato, da sempre fedelissimo del Capitano che lo ha voluto coordinatore dei giovani della Lega. Toccalini venerdì, a 48 ore dall’assise, ha annunciato il ritiro dalla corsa per la segreteria della Lombardia spianando la strada all’elezione dell’attuale capogruppo al Senato Massimiliano Romeo. Come si dice in questi casi, si è scelto di minimizzare i danni dopo che il pressing insistito su Romeo affinché si facesse da parte è fallito. E non solo per la testardaggine del diretto interessato e dei suoi sostenitori in cui si contano moltissimi amministratori, la spina dorsale del partito. Il clima era e resta teso nel Carroccio nonostante le dichiarazioni al miele pronunciate dai protagonisti, a partire dallo stesso Salvini, che ripagherà Toccalini con «nuove responsabilità di guida» in vista del Congresso federale (cioè nazionale) che si terrà all’inizio del 2025.I malumori dei venetiÈ la prima volta che per Salvini si palesava la prospettiva di una sconfitta interna di dimensioni così rilevanti, qual è la scelta del segretario della Lombardia. Il timore di un effetto domino in occasione della prossima assise nazionale – dove ci sarà da fare i conti anche con i malumori dei veneti che non vogliono cedere la guida della Regione a Fratelli d’Italia nonostante il primato del partito di Giorgia Meloni – era (è?) tutt’altro che inverosimile . Inoltre, nel 2025 andranno al voto decine di comuni in Lombardia guidati dal Carroccio. E anche se non ci sono capoluoghi di provincia, città di peso, un significativo arretramento getterebbe ulteriore sale sulle ferite dei leghisti lombardi e sulle quelle di Capitano alle prese con gli sconfortanti risultati al Sud, dove il progetto della Lega nazionale non è mai decollato.Loading…Il passo indietro di InvernizziQuesto il quadro in cui va letta l’elezione di Massimiliano Romeo alla guida della segreteria lombarda. Un «congresso farsa», lo ha definito il 4 dicembre scorso ritirando la sua candidatura Cristian Invernizzi, storico esponente bergamasco della Lega, prima vicinissimo a Salvini e poi protagonista prima delle Europee di un gesto di dissenso contro la decisione del segretario di candidare il generale Roberto Vannacci. LEGGI TUTTO

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    Atreju, oggi al Circo Massimo Giuseppe Conte e il presidente argentino Javier Milei

    Prosegue a Roma la kermesse di Fratelli d’Italia, che si concluderà domani con l’intervento della presidente Giorgia Meloni preceduta dagli alleati Lorenzo Cesa, Maurizio Lupi, Antonio Tajani mentre il leghista Matteo Salvini sarà in collegamento da Milano

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    Penultimo giorno al Circo Massimo di Roma per Atreju, la kermesse politica di Fratelli d’Italia che si chiuderà domani con l’intervento della presidente Giorgia Meloni. Prima di lei domenica interverranno sul palco Lorenzo Cesa, Maurizio Lupi e Antonio Tajani, mentre il segretario della Lega Matteo Salvini sarà in collegamento da Milano.

    Fra gli ospiti di oggi ad Atreju la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, il presidente di Confindustria Emanuele Orsini, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi insieme al ministro dell’Interno del Regno Unito Cooper e il ministro per lo Sport Andrea Abodi che dialoga con il presidente del Milan Scaroni e il presidente della Lega nazionale Dilettanti Abete. Nel pomeriggio l’intervista con il presidente del M5S Giuseppe Conte, stasera l’incontro con il presidente dell’Argentina Javier Milei che ieri – a quanto si è appreso – ha ricevuto la cittadinanza italiana dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

    Orsini: “Elkann dimostri che Stellantis vuole bene al Paese”

    “Credo che l’uscita di Tavares possa, sia a Stellantis che ad Elkann, dare loro la possibilità di dimostrare che vuole bene al Paese. Perchè dobbiamo mantenere l’occupazione”, ha detto il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, aprendo ad Atreju un dibattito sulla crisi del settore auto. “Dobbiamo mantenere l’occupazione del Paese, è quello che noi vogliamo fare. Sicuramente ci batteremo per questo”, dice dopo aver sottolineato: “Con il green deal rischiamo 270.000 posti di lavoro in Europa, in Italia abbiamo a rischio 70.000 posti di lavoro nella filiera dell’automobile, un’eccellenza riconosciuta da tutto il mondo”.
    Manca (Stellantis): “Speriamo in buone notizie dal tavolo del 17”
    “Speriamo che il 17”, al tavolo con il governo sul settore auto, “si possano dare delle buone notizie. In un anno e mezzo di lavoro con il Mimit abbiamo aggiustato il tiro”, ha ribadito poi il responsabile delle risorse umane e delle relazioni industriali di Stellantis, Giuseppe Manca. “Evito di spoilerare alcune novità che ci saranno, parto da quanto riferito recentemente dal ministro Urso” sottolineando gli impegni previsti per gli stabilimenti italiani. “Abbiamo dato missioni produttive a tutti gli stabilimenti”. “Cosa potremmo aggiungere? Speriamo di non togliere, vediamo, dovremo necessariamente monitorare il mercato”.
    Urso: “Su automotive lavoro costruttivo”
    Al tavolo con il Governo sull’automotive, il prossimo 17 dicembre, “abbiamo l’obiettivo dimostrare a tutti di aver rimesso sulla strada l’auto italiana che era deragliata, che era sul procinto del burrone”, ha detto anche il ministro Urso parlando di “lavoro costruttivo” fatto negli ultimi mesi “che spero – ha aggiunto – si spossa enucleare al meglio con tutte le parti al tavolo”. LEGGI TUTTO

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    Pd, Schlein all’Assemblea nazionale: “Non rinviamo costruzione di alleanza progressista”

    La segretaria dem ha aperto l’Assemblea convocata “in forma ibrida” dal presidente del partito Stefano Bonaccini, e sull’Autonomia differenziata dice: “Nelle motivazioni della sentenza abbiamo trovato la fondatezza della nostra battaglia”. Poi attacca la premier: “Ad Atreju va in scena il favoloso mondo di Meloni, con trovate propagandistiche che raccontano che il Paese va a gonfie vele. Ma esiste la realtà vera, testarda nei numeri e nella vita quotidiana degli italiani”

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    All’Auditorium Antonianum a Roma è il giorno dell’Assemblea nazionale del Partito Democratico, che proseguirà fino alle 16 ed è stata convocata “in forma ibrida” dal presidente del partito Stefano Bonaccini. Ad aprirla la segretaria nazionale Elly Schlein che attacca la presidente del Consiglio e il governo: “Ad Atreju va in scena il favoloso mondo di Meloni, con trovate propagandistiche che raccontano che il Paese va a gonfie vele. Ma esiste la realtà vera, testarda nei numeri e nella vita quotidiana degli italiani. Non siamo nel regno di fantasia, più che il mondo di Atreju qua è il dilagare del vostro nulla. Mentre con una mano aumentano gli stipendi ai ministri, con l’altra bloccano il salario minimo. Che non si dica che questo Governo non sa scegliere le priorità…”. “Nelle motivazioni della sentenza” sull’Autonomia “abbiamo trovato la fondatezza della nostra battaglia. Noi abbiamo raccolto le firme per il referendum, siamo pronti ad andare avanti e portare il Paese al voto”, ha aggiunto Schlein. Poi un momento di commozione nel ricordare Iole Mancini, partigiana scomparsa di recente a 104 anni.

    Schlein: “Siamo qui anche per cambiare”

    “Unità è stata la chiave del nostro lavoro, fuori e dentro di noi. Sta a noi trasformarlo in una bussola e non in una parola vuota – ha detto Schlein parlando del partito – Bisogna lavorare sulla larghezza e la profondità, abbiamo tempo, usiamolo bene, per costruire il progetto per l’Italia su sanità, istruzione, ricerca e industria clima e diritti. Non da soli, ma con le migliori energie del Paese e dialogando che le forze politiche e sociali”. E ancora: “Unità è il senso cui ho cercato di lavorare dal primo giorno da segretaria, unità tra culture e storie che rappresentano la nostra ricchezza. Questo partito è l’esito di un lungo cammino. Il Pd ha lo sguardo rivolto al futuro, è la casa di chi si riconosce con il giusto orgoglio nelle generazioni precedenti ma è anche la casa di una nuova generazione di nativi democratici”. Poi un monito: “Siamo qui per proseguire quella strada, ma siamo qui anche per cambiare, discontinui e diversi da quelle volte in cui” il Pd “ha smarrito se stesso e la sua identità o non è stato all’altezza. Vogliamo un partito che non abbia timore di farsi scompigliare i capelli da un vento nuovo e non si rinchiuda in comode ridotte autoreferenziali per la manutenzione di assetti ed equilibri attuali”.
    Schlein: “Dalle regionali un nuovo ciclo”
    “I risultati delle ultime regionali ci caricano di grande responsabilità – ha detto ancora la segretaria dem – Un risultato che ci inorgoglisce. Una crescita di 8 punti dalle ultime regionali. Una crescita enorme anche dove abbiamo mancato il successo per un soffio, come è avvenuto in Liguria. Siamo passati dal 6 a 1 a un 4 a 3. In molte regioni siamo il primo partito. C’è una tendenza, l’inizio di un nuovo ciclo, frutto anche dello spirito unitario”. E annuncia: con il 2 per mille destinato al Pd “abbiamo sfondato la soglia dei 10 milioni di euro, un record storico”. LEGGI TUTTO