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    Compleanno Meloni ad Abu Dhabi, Rama si inginocchia e le regala un foulard. VIDEO

    Siparietto all’ingresso del World summit sull’energia ad Abu Dhabi, con il leader dell’Albania che ha consegnato il suo regalo di compleanno alla premier italiana. “La devi smettere con questa storia…”, la risposta divertita del presidente del Consiglio

    In ginocchio e con un foulard in regalo: con questo siparietto il primo ministro dell’Albania Edi Rama ha omaggiato la premier Giorgia Meloni salutandola al suo arrivo alla Sustainability Week di Abu Dhabi, nel giorno del suo quarantottesimo compleanno. “La devi smettere con questa storia”, ha sorriso Meloni prima di abbracciare il leader albanese che più volte ha parlato di lei chiamandola “sorella”. Rama ha spiegato che il foulard è stato realizzato da un produttore italiano che si è trasferito in Albania diventando cittadino albanese. Poi glielo ha posato sulla testa, ricevendo un ringraziamento dalla premier che lo ha abbracciato. LEGGI TUTTO

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    Meloni da Abu Dhabi: “La transizione energetica è una sfida storica”

    “La transizione energetica è una sfida storica”. Così Giorgia Meloni, ad Abu Dhabi, al World Future Energy Summit. La premier nel suo intervento si è concentrata sulla strategicità delle interconnessioni per la transizione energetica: “Svilupparle sarà la pietra miliare”, dice. “Se vogliamo fare una transizione energetica concreta e sostenibile, dobbiamo assicurarci che sia realizzata con infrastrutture adeguate. Sono sicura che sviluppare le interconnessioni può essere la chiave di una nuova diplomazia energetica per moltiplicare le opportunità di cooperazione fra noi, e generare benefici condivisi fra tutti. Con questo approccio l’Italia vuole diventare un hub strategico per i flussi energia fra Europa e Africa”, ha detto la premier.

    Il ruolo dell’Italia e l’accordo con l’Albania

    Meloni si è detta poi molto soddisfatta per l’accordo energetico raggiunto con l’Albania: si tratta di una infrastruttura per la produzione e il trasporto di energia rinnovabile, da Tirana all’Italia. L’intesa è stata firmata in mattinata – anche con gli Emirati Arabi Uniti – proprio a margine del summit. “Personalmente sono molto orgogliosa di questo accordo”, ha detto Meloni. Per la premier “l’iniziativa mostra tangibilmente come nuove forme di cooperazione possono essere costruite anche fra partner che possono sembrare lontani, almeno geograficamente”. “Un ambizioso progetto fra le due coste dell’Adriatico”, lo ha definito Meloni, “nuova interconnessione energetica, per produrre energia verde in Albania e esportarne parte in Italia, grazie a un cavo sottomarino nell’Adriatico. Un progetto che coinvolge i nostri tre governi, come i nostri settori privati e i nostri operatori della rete”.  Sul tema si è espresso anche il primo ministro albanese Edi Rama, che ha spiegato: “Il valore dell’infrastruttura va verso un miliardo di euro. Sarà operativa al massimo in tre anni”. Il ministro Pichetto Fratin ha sottolineato, commentando l’intesa: il partenariato strategico tripartito “aumenterà ulteriormente il ruolo dell’Italia come hub energetico e rinnovabile nel Mediterraneo”. E “dimostra che il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi climatici fissati a Dubai durante la COP28 è possibile solo attraverso il coordinamento globale e la cooperazione in materia di energia verde”.
    Cosa prevede l’intesa
    In una nota diffusa dopo la firma dell’accordo, si legge che il partenariato strategico “segna un passo significativo verso il rafforzamento della sicurezza energetica, la promozione dello sviluppo sostenibile e l’accelerazione della transizione verso l’energia pulita nella regione del Mediterraneo. Delinea le aree chiave di cooperazione tra Emirati Arabi Uniti, Italia e Albania, inclusa la realizzazione di progetti di energia rinnovabile su scala gigawatt in Albania, concentrandosi su soluzioni solari fotovoltaiche, eoliche e ibride con potenziale accumulo di batterie. Una parte significativa di questa energia rinnovabile verrà trasmessa all’Italia. 
Inoltre, la partnership supervisionerà l’implementazione di un’interconnessione transfrontaliera per la trasmissione di energia elettrica che collegherà l’Albania e l’Italia”.
    “Su transizione energetica la realtà chiede pragmatismo”
    Sulla transizione energetica “dobbiamo essere pragmatici, semplicemente perché la realtà lo richiede”, ha aggiunto Meloni nel suo intervento. “Non riusciremo a triplicare la capacità di produzione di energia rinnovabile nel 2030, né – ha rimarcato – a raddoppiare il tasso di efficienza energetica, se continuiamo a inseguire la decarbonizzazione al prezzo della desertificazione economica o ad accantonare, per ragioni ideologiche, soluzioni che potrebbero invece contribuire a costruire una valida alternativa ai combustibili fossili”. “Le stime – ha aggiunto Meloni – dicono che la popolazione mondiale raggiungerà gli 8,5 miliardi entro il 2030 e il Pil globale raddoppierà nel decennio successivo. Ciò farà inesorabilmente aumentare la domanda di energia, non ultimo a causa delle crescenti esigenze derivanti dallo sviluppo dell’Intelligenza artificiale generativa”.  LEGGI TUTTO

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    Terzo mandato, Zaia attacca: «No a lezioni da chi è da 30 anni in Parlamento»

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaIl 2025 chiamerà i cittadini alle urne per eleggere sei nuovi governatori, quelli di Campania, Marche, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto. Di questi solo due sono investiti dal problema del terzo mandato, vietato dalla legge nazionale: Vincenzo De Luca in Campania e Luca Zaia in Veneto (che in caso di ricandidatura sarebbe per la verità al quarto). Ed è stato proprio il Governatore del Veneto a sottolineare, a margine di un punto stampa a Venezia, che la questione del terzo mandato «è un’anomalia tutta nostra. Io non perdo i sonni, ma è inaccettabile dire che si blocchino dei mandati a amministratori eletti direttamente dal popolo altrimenti si creano centri di potere. Ed è stucchevole che la lezione venga da bocche che da 30 anni sono sfamate dal Parlamento». «Se ci fosse lo sblocco dei mandati è ovvio che mi ricandiderei – ha continuato -, darei risposta ai tanti cittadini che mi chiedono di farlo». «Io non sto facendo alcuna battaglia sul terzo mandato – ha precisato -, ma l’aspetto più importante è quello dei veneti. Non ci siamo mai trovati di fronte a una chiamata del popolo come questa. E nessuno risponde al popolo».Quanto alle prossime elezioni regionali in Veneto, «giorno dopo giorno vedremo l’evoluzione della situazione – ha chiarito Zaia -, ne ho già fatte di corse in solitaria, così come nel centrodestra, è ovvio che noi speriamo di fare una corsa unitaria». «Aldilà della localizzazione dei tavoli, noi veneti abbiamo una capacità di lettura se una decisione è favorevole o contraria, che è istantanea. Per cui facciano pure le riflessioni, ben vengano, dopodiché – ha concluso – si tratterà di capire che continuità si darà a questa amministrazione, e soprattutto quanto saranno rispettati i veneti».Loading…Fontana: «Il governo sbaglia, il terzo mandato è giusto»Contro i limiti al terzo mandato si è schierato anche il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. «Ribadisco che è un errore» quello del governo che ha impugnato la legge regionale della Campania sul terzo mandato per i governatori, proprio perché «c’è un’elezione diretta, massima espressione di democrazia. Credo che sia un motivo in più per dire che è giusto il terzo mandato», ha affermato.Il pressing della LegaLa Lega dunque mostra i muscoli sul Veneto, rivendicando la candidatura per Zaia o comunque per un proprio esponente, ma si ritrova isolata, visto che Fi si è detta d’accordo con FdI sullo stop al terzo mandato. Il dibattito non sembra invece più scuotere il centrosinistra, alle prese con l’iniziativa del governatore della Campania, che, tuttavia, non appare trovare sponde a livello nazionale né in alcuna componente del Pd, né in altri partiti. LEGGI TUTTO

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    Lega presenta proposta di legge su gratuito patrocinio per agenti indagati

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaMentre dall’interlocuzione tra Palazzo Chigi e il ministero della Giustizia è emersa l’ipotesi di prevedere uno scudo penale per gli agenti che agiscono nell’esercizio delle loro funzioni arriva dalla Lega una proposta di legge per consentire l’accesso al gratuito patrocinio, ovvero la possibilità di ottenere un avvocato a spese dello Stato, ai componenti delle forze dell’ordine oggetto di indagini e procedimenti per atti compiuti nell’esecuzione del proprio lavoro.Il testo, presentato dal capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari e dal deputato Igor Iezzi è destinata in generale alle «vittime del lavoro» e «non è in contraddizione» con la proposta del governo sullo scudo penale alla quale starebbe lavorando il governo. «Se dal governo arriveranno altre proposte, tutto quello che è a tutela e sostegno delle forze dell’ordine» va bene, ha chiarito Molinari.Loading…La pdl inserisce «tra i destinatari del gratuito patrocinio, a prescindere dal reddito posseduto, le persone offese dai reati commessi in violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, e i prossimi congiunti». Nonché «gli esponenti delle forze dell’ordine oggetto di indagini e procedimenti per atti compiuti nell’esecuzione del proprio lavoro».Attualmente le vittime hanno accesso al patrocinio a spese dello stato indipendentemente dal reddito quando si proceda per maltrattamenti in famiglia, pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili, violenza sessuale, atti persecutori, nonché, ove commessi in danno di minori, per i reati di riduzione in schiavitù, prostituzione minorile, pornografia minorile, iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile, tratta di persone, acquisto e alienazione di schiavi, corruzione di minorenne, adescamento di minorenni.Fonti governo, non c’è scudo penale ma evitare automatismiNessuno scudo penale, ma un meccanismo in base al quale in casi come quello del carabiniere Luciano Masini, che la sera di Capodanno è intervenuto uccidendo un uomo che aveva accoltellato 4 persone, non ci sia l’iscrizione automatica nel registro degli indagati del militare. Così fonti di governo all’agenzia Ansa, sulla misura che sta studiando il ministero della Giustizia. Non si tratterebbe, di una “scriminante” o di una causa di non punibilità, nè si interverrebbe sul diritto sostanziale, ma sul codice di procedura penale, “immaginando forme di non immediata iscrizione nel registro degli indagati quando è evidente che l’appartenente alle forze dell’ordine ha usato l’arma di ordinanza nell’esercizio delle sue funzioni”. La misura, che è complessa da mettere a punto, non andrà nel ddl Sicurezza. LEGGI TUTTO

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    Ue, Meloni lascia la guida del ECR: Morawiecki è il nuovo presidente

    L’ex premier polacco Mateusz Morawiecki è stato eletto presidente del partito europeo dei Conservatori e riformisti. Morawiecki è stato votato all’unanimità dal consiglio di Ecr riunito a Bruxelles. Tre, invece, i vicepresidenti eletti: Carlo Fidanza di Fratelli d’Italia, la francese Marion Marechal di Identitè-Libertès e il romeno George Simion dell’Alleanza per l’unione dei romeni. Antonio Giordano è stato confermato come segretario generale del partito, mentre il presidente del gruppo di Ecr al Parlamento europeo, Nicola Procaccini, è stato eletto presidente della fondazione politica New Direction, think tank del partito.”E’ tempo che qualcun altro guidi la nostra famiglia politica. E sono davvero felice che il mio amico Mateusz Morawiecki abbia deciso di raccogliere questa testimonianza e di essere il prossimo presidente del partito Ecr”. Lo ha dichiarato – a quanto si apprende – la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel suo intervento alla riunione del Partito Ecr. “E’ un politico di valore e un uomo leale, ha l’alto livello necessario per rappresentare al meglio il nostro messaggio all’estero, ha l’esperienza giusta per guidare e gestire il nostro partito, insieme ai vicepresidenti che eleggerete e a tutti i membri del Consiglio. Sono convinta che sia la migliore scelta possibile e gli faccio i miei migliori auguri. Lo stesso voglio augurare al nostro nuovo presidente entrante di New Direction, insieme ai suoi vicepresidenti e a tutta la squadra”, ha aggiunto. 
    “Siate certi che continuerò a fare la mia parte per rendere il nostro partito europeo più forte, più unito e più influente, dentro e fuori l’Europa. Perché questo è il modo migliore che conosciamo per dare ai nostri cittadini le risposte giuste alle loro speranze. Continueremo a dare il massimo per questo obiettivo, e sono sicura che ci riusciremo”. Lo ha dichiarato – a quanto si apprende – la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel suo intervento alla riunione del Partito Ecr. “Voglio ringraziare tutti voi anche perché, al termine del mio primo mandato statutario, quando mi sono dichiarata disponibile a un passaggio di consegne a causa del crescente numero di impegni istituzionali, mi avete chiesto all’unanimità di rimanere in carica, per guidare la nostra famiglia politica attraverso e oltre il rinnovamento delle istituzioni europee. Un mandato che ho portato avanti con la stessa dedizione di sempre e credo che abbiamo ottenuto ottimi risultati per la nostra famiglia politica”, ha raccontato la leader italiana. “Come ho scritto nella mia lettera di dimissioni, è stato un onore e un privilegio per me servire come presidente del nostro partito. Insieme, abbiamo dato voce a decine di milioni di cittadini europei, sempre a favore dei valori di libertà, sovranità nazionale, sicurezza e coesione sociale. Inoltre, abbiamo coltivato relazioni e favorito gli scambi con i conservatori extraeuropei e d’oltreoceano, grazie alle centinaia di politici, accademici, giornalisti e amici conservatori che hanno partecipato agli eventi del partito Ecr. Sono orgogliosa di ciò che abbiamo costruito e delle pietre miliari che abbiamo raggiunto”, ha evidenziato Meloni. LEGGI TUTTO

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    Terzo mandato, Zaia: “Con sblocco ovvio che mi ricandiderei”

    In un punto stampa a Venezia, il governatore veneto tornato sul tema del limite dei mandati che gli impedisce di ricandidarsi alla guida della Regione. “È un’anomalia tutta nostra, è stucchevole che la lezione venga da bocche che da 30 anni sono sfamate dal Parlamento”. Potendo correre, “darei risposta ai tanti cittadini che mi chiedono di farlo. C’è rischio di fibrillazione pericolosa. Vorrei corsa unitaria ma necessari presupposti. Se per alleati non abbiamo governato bene le strade si separino”

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    Il governatore del Veneto Luca Zaia, a margine di un punto stampa, è tornato a parlare del limite dei mandati che gli impedisce di ricandidarsi alla guida della Regione. La questione del terzo mandato “è un’anomalia tutta nostra”, ha detto. “Io non perdo i sonni, ma è inaccettabile dire che si blocchino dei mandati a amministratori eletti direttamente dal popolo altrimenti si creano centri di potere. Ed è stucchevole che la lezione venga da bocche che da 30 anni sono sfamate dal Parlamento”.

    Zaia: “Con sblocco dei mandati ovvio che mi ricandiderei”

     “Se ci fosse lo sblocco dei mandati è ovvio che mi ricandiderei, darei risposta ai tanti cittadini che mi chiedono di farlo”, ha detto Zaia. “I veneti chiedono la mia ricandidatura in maniera trasversale. Abbiamo ancora in piedi la sentenza della Corte Costituzionale rispetto alla Campania, cercheremo di capire anche se il governo intenderà dare altre indicazioni”. Poi ha proseguito: “Io non sto facendo alcuna battaglia sul terzo mandato, ma l’aspetto più importante è quello dei veneti. Non ci siamo mai trovati di fronte a una chiamata del popolo come questa. E nessuno risponde al popolo”. Il governatore, parlando a Palazzo Balbi, a Venezia, aggiunge: “La lettura non è ‘Zaia vuole correre da solo’, la lettura è ‘avete 10 mesi di tempo per pensare e trovate una soluzione’. Sono certo che alla fine prevarrà il buon senso anche perché ci sono tutti i presupposti per una fibrillazione che rischia di diventare pericolosa. In 10 mesi potrebbe accadere di tutto”.
    Zaia: “Vorrei corsa unitaria ma necessari presupposti”
    “Se diciamo ‘prima il Veneto e prima i veneti’ si sa già cosa fare, poi io resto a disposizione del partito e vedremo la risultanza di queste riflessioni”, ha detto Zaia, rispondendo alle domande dei giornalisti su una ipotetica corsa in solitaria.”Ovvio che noi speriamo una corsa unitaria ma è fondamentale che ci siano i presupposti per farla bene”, ha aggiunto l’esponente della Lega ricordando che già nel 2002, a Treviso, aveva corso in solitaria “contro il centrodestra per problemi che c’erano al tempo”. LEGGI TUTTO

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    Elezione giudici Consulta, nuova fumata nera nel voto in Parlamento

    Nuova fumata nera nella votazione del Parlamento in seduta comune per l’elezione dei quattro giudici mancanti della Corte costituzionale. Governo e opposizioni hanno provato a chiudere un accordo al fotofinish, ma alla fine è andata male: 377 schede bianche e 15 schede nulle. Già nelle ore precedenti al voto era emerso che quella delle schede bianche fosse l’indicazione arrivata sia ai senatori di maggioranza che ai parlamentari di opposizione. Sarà adesso inevitabile il ricorso a un nuovo scrutinio. Su questa lunga querelle non sono mancati i richiami del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’urgenza è legata anche alla necessità di ricostituire il plenum della Consulta entro lunedì, quando si riunirà in camera di consiglio sull’ammissibilità dei referendum sull’Autonomia.

    Ancora nessun accordo

    Nelle scorse ore si erano intensificati i contatti fra maggioranza e opposizioni per definire i quattro candidati su cui far convergere almeno i 363 voti richiesti (3/5 dei parlamentari), per cui è inevitabile un accordo bipartisan. Alla vigilia dello scrutinio, il tema è stato affrontato a Palazzo Chigi da Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Matteo Salvini e Maurizio Lupi in uno dei frequenti vertici del lunedì dei leader della coalizione di governo. Non è esclusa una riconvocazione del Parlamento a breve, si pensa già giovedì. LEGGI TUTTO

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    Cos’è la Consulta e come funziona

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaÈ il cosiddetto “giudice delle leggi”. Come stabilisce la Carta, all’articolo 134, la Corte costituzionale giudica sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti, aventi forza di legge, dello Stato e delle Regioni; sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato e su quelli tra lo Stato e le Regioni, e tra le Regioni; sulle accuse promosse contro il Presidente della Repubblica, a norma della Costituzione. Considerata dal punto di vista delle funzioni, si può dire, con una grossolana semplificazione, che la Corte costituzionale è una “macchina” che produce decisioni.Chi sono i membriLa Corte costituzionale è composta di quindici giudici nominati per un terzo dal Presidente della Repubblica, per un terzo dal Parlamento in seduta comune e per un terzo dalle supreme magistrature ordinaria ed amministrative. I giudici della Corte costituzionale sono scelti tra i magistrati anche a riposo delle giurisdizioni superiori ordinaria ed amministrative, i professori ordinari di università in materie giuridiche e gli avvocati dopo venti anni d’esercizio.Loading…Durata del mandatoI giudici della Corte costituzionale sono nominati per nove anni, decorrenti per ciascuno di essi dal giorno del giuramento, e non possono essere nuovamente nominati. Alla scadenza del termine il giudice costituzionale cessa dalla carica e dall’esercizio delle funzioni. La Corte elegge tra i suoi componenti, secondo le norme stabilite dalla legge, il presidente, che rimane in carica per un triennio, ed è rieleggibile, fermi in ogni caso i termini di scadenza dall’ufficio di giudice.L’ufficio di giudice della Corte è incompatibile con quello di membro del Parlamento, di un Consiglio regionale, con l’esercizio della professione di avvocato e con ogni carica ed ufficio indicati dalla legge. Nei giudizi d’accusa contro il Presidente della Repubblica, intervengono, oltre i giudici ordinari della Corte, sedici membri tratti a sorte da un elenco di cittadini aventi i requisiti per l’eleggibilità a senatore, che il Parlamento compila ogni nove anni mediante elezione con le stesse modalità stabilite per la nomina dei giudici ordinari.Su cosa è chiamata a giudicareIn quanto istituto di garanzia (disciplinato dal titolo VI della parte seconda della Costituzione, dedicato, per l’appunto, alle «Garanzie costituzionali»), la Corte è chiamata a giudicare, formalmente, in termini di “legittimità”, vale a dire di conformità alla Costituzione di atti e, talvolta, di comportamenti. E tuttavia essa giudica, sostanzialmente, in termini di “compatibilità”, vale a dire di congruità delle scelte legislative o concernenti lo svolgimento delle funzioni rispetto all’insieme dei princìpi e delle regole della Costituzione. In questo senso, il suo sindacato – che non può implicare valutazioni “di natura politica” o sull’“uso del potere discrezionale del Parlamento” – finisce per estendersi naturalmente, ben oltre i contenuti espressi negli atti, al concreto esercizio delle potestà, riguardando anche le omissioni, i vuoti, perfino i silenzi o i tempi o i modi e, complessivamente, le qualità degli interventi o dei mancati interventi. LEGGI TUTTO