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    Salvini su nucleare in Italia: “Farei referendum anche domani mattina”

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    Mosca minaccia attacco a centrali nucleari in Est Europa. Quali sono

    I vertici del Cremlino continuano a evocare lo spettro del nucleare, dopo che sui canali social filorussi si è diffusa la voce secondo cui le forze armate ucraine sarebbero pronte ad attaccare la centrale di Smolensk, in Russia. Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, ha detto che in tal caso ‘sarà necessario esaminare uno scenario d’attacco simultaneo della Russia” contro tre centrali ucraine: Pivdennoukrainski, Rivne e Khmelnytskyi. E ha allargato il campo anche all’Europa orientale

    La Russia torna a evocare lo spettro del nucleare, come già fatto più volte dall’inizio della guerra contro l’Ucraina. A parlarne chiaramente è stato di nuovo il vicepresidente del Consiglio di sicurezza di Mosca, Dmitry Medvedev. Sui canali social filorussi negli ultimi giorni si è diffusa un’indiscrezione secondo cui le forze armate di Kiev sarebbero pronte ad attaccare la centrale nucleare di Smolensk, città russa sul fiume Dnepr. E proprio da qui è partito Medvedev per mettere in guardia delle possibili conseguenze. In foto: la centrale di Smolensk

    “Se verrà confermato un tentativo d’attacco alla centrale nucleare di Smolensk” – ha detto Medvedev parlando anche dell’utilizzo di “missili Nato” – per la Russia “sarà necessario esaminare uno scenario d’attacco simultaneo” contro tre centrali ucraine: quelle di Pivdennoukrainski, di Rivne e di Khmelnytskyi. In foto: Rivne

    Medvedev (in foto) si è spinto anche più in là e ha citato una possibile offensiva russa anche contro “impianti nucleari nell’Europa dell’Est”, aggiungendo che “non c’è nulla di imbarazzante al riguardo”. Tra i 13 Paesi membri Ue che, al 2021, disponevano di reattori nucleari operativi ci sono infatti alcuni Stati dell’Europa orientale LEGGI TUTTO

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    Diffamazione, Berrino (FdI): “Ritirati gli emendamenti sul carcere per i giornalisti”

    “FdI ha presentato un disegno di legge per eliminare la pena detentiva per il reato di diffamazione per garantire maggiormente la libertà di stampa. Una svolta da tempo attesa ma che nessuno prima di Fratelli d’Italia aveva tradotto in provvedimenti”. Lo ha dichiarato il senatore di FdI, Gianni Berrino, in una nota. “In linea con la sentenza della Consulta, avevo presentato due emendamenti per garantire la piena tutela delle persone offese da meccanismi di ‘macchina del fango’. La necessità di procedere con celerità all’approvazione del ddl sulla diffamazione, mi ha convinto a ritirare gli emendamenti che in ogni caso, alleggerivano sensibilmente le pene attualmente previste”, ha sottolineato ancora. Ora, ha concluso il senatore, “procediamo spediti per superare le pene detentive per il reato di diffamazione, immaginando altre tutele per l’eventuale vittima innocente. Coniugare libertà di stampa con tutela della persona offesa nella sua onorabilità sociale rimane la stella polare di FdI”.

    Le reazioni. Noi Moderati: “Vince il buonsenso”

    “E’ la vittoria del buon senso. Noi per primi ci eravamo espressi nettamente contro la previsione del carcere fino a 4 anni ai giornalisti per il reato di diffamazione”. Questo il commento del presidente di Noi moderati, Maurizio Lupi e di Ilaria Cavo, deputata di Noi moderati e giornalista professionista. “Ora apprendiamo che sono stati ritirati gli emendamenti che lo proponevano: una scelta in linea con quanto avevamo chiesto nello spirito di tutelare le vittime della diffamazione, ma anche una categoria professionale importante, come quella dei giornalisti, su cui si era già espressa la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo (chiedendo proporzionalità nelle sanzioni ed escludendo la detenzione), e di conseguenza la nostra Corte Costituzionale e la Corte di Cassazione”, hanno sottolineato. Adesso, “si proceda quindi speditamente verso una legge di equilibrio, a cui siamo pronti a dare il nostro contributo”, hanno concluso.
    Schlein: “Preoccupazione per la libertà di stampa, no al carcere”
    In linea generale “c’è preoccupazione sulla libertà di stampa” in Italia, per questo come Pd “contrasteremo la proposta del carcere per la diffamazione”. Lo ha riferito la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, alla Stampa Estera. “Come lo chiameremmo un governo che cerca di restringere gli spazi di informazione libera, che rende la Rai tele Meloni, che cerca di allargare la sua influenza con operazioni come quella allo studio tra Eni e Angelucci, che attacca la magistratura? Sono cose che abbiamo già visto in Europa e voi ne siete testimoni. È una deriva che non siamo disposti a tollerare”, ha sottolineato la leader dem.
    M5S: “Fallito il blitz di FdI per il carcere ai giornalisti”
    “Fratelli d’Italia ci ha provato, ma il tentativo di prevedere il carcere per i giornalisti è fortunatamente fallito. Possono dire quello che vogliono, possono provare a giustificare il ritiro di quei vergognosi emendamenti con le esigenze di procedere spediti sul ddl diffamazione, ma la verità è che il partito di Giorgia Meloni si è ritrovato isolato alla testa dell’ennesima battaglia assurda contro la libertà e l’indipendenza della stampa”. Questo, invece, il punto di vista della capogruppo del M5S in commissione giustizia al Senato, Ada Lopreiato e dell’esponente pentastellato in commissione di vigilanza Rai, Dolores Bevilacqua. “Resta comunque inquietante anche solo il tentativo che è stato messo in campo. Teniamo la guardia alta affinché nuovi rischi del genere non abbiano alcun tipo di spazio”, hanno aggiunto.
    Fnsi: “Ritirate le norme sul carcere ai giornalisti ma restano delle criticità”
    Infine, ecco il commento di Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione Nazionale Stampa Italiana. “Il senatore di FdI Gianni Berrino ritira gli emendamenti sul carcere al ddl Diffamazione. Erano emendamenti ingiusti e incivili che avrebbero portato l’Italia ai confini dell’Ungheria. Di questo, fortunatamente, si è accorto un pezzo della maggioranza, alla quale ora ci rivolgiamo nella speranza che, assieme alle altre forze politiche democratiche, si metta al lavoro per rendere più europeo il disegno di legge sulla diffamazione, che per l’informazione ha comunque molte criticità”.

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    Bologna conferisce a Romano Prodi l’Archiginnasio d’oro

    Bologna ha celebrato Romano Prodi: al professore è stato assegnato l’Archiginnasio d’oro, la massima onorificenza culturale della città. In una piazza coperta della Salaborsa, la biblioteca che si affaccia su piazza Maggiore, gremita di amici, colleghi dell’Università, esponenti del mondo politico e di molti ambienti della città che Prodi ha incontrato, da quando, agli inizi degli anni sessanta vi si è trasferito, dopo il discorso affidato alla politica francese Sylvie Goulard, sua collaboratrice ai tempi della commissione europea, Prodi ha ricevuto l’Archiginnasio dalle mani del sindaco Matteo Lepore e ha tenuto un discorso sul suo legame con la città
    Ha dedicato il premio alla moglie
    Con una dedica particolare: “A chi volete che lo dedichi – ha detto alla fine della cerimonia parlando con i cronisti – lo dedico a mia moglie”. Flavia Franzoni, morta recentemente, è stata più volte ricordata nel corso della mattinata.

    Un voto discusso a lungo

    In consiglio comunale c’era stata una spaccatura sulla proposta, avanzata dal sindaco Matteo Lepore, di conferire all’ex premier l’Archiginnasio d’oro. Alla fine la votazione si è conclusa con 28 favorevoli: a votare contro solo cinque consiglieri di Fratelli d’Italia, mentre erano usciti dall’aula i tre capigruppo di Lega, Forza Italia e Bologna ci piace.
    Le motivazioni del sindaco
    In Aula, prima del voto, il sindaco aveva “chiamato” l’opposizione a condividere l’ok alla delibera sottolineando il profilo europeo del professor Prodi, “motivo di orgoglio per tutta la nostra città. E grazie alla cultura europea che ha portato da presidente della commissione Ue ha reso Bologna una città migliore”. Il sindaco, nel ricordare l’importanza di questa onorificenza che viene data sotto le Due Torri a personalità della cultura e della scienza, ha voluto ricordare il valore del profilo dell’ex premier che va “oltre gli steccati politici”. LEGGI TUTTO

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    Presentato il francobollo dedicato alla Giornata nazionale del Made In Italy

    Come logo per rappresentare l’eccellenza italiana è stato scelto “L’uomo Vitruviano” di Leonardo Da Vinci. All’evento di presentazione d hanno partecipato il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, il sottosegretario con delega alla filatelia, Fausta Bergamotto, il presidente di Poste Italiane, Silvia Rovere e il rappresentante del Poligrafico e Zecca dello Stato, consigliere di amministrazione, Stella Mele

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    Meloni al Vinitaly: “Sono qui per ribadire il valore che il governo dà all’agricoltura”

    Accolta all’entrata della fiera dai ministri Lollobrigida, Valditara e Santanchè, dal presidente del Veneto Luca Zaia e dal sindaco di Verona Damiano Tommasi, la premier ha detto: “Oggi è la prima giornata nazionale del made in Italy, la qualità dei nostri prodotti sono un pezzo fondamentale di come l’Italia è vista all’estero”

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    Elezioni a Bari, Nicola Colaianni ritira la candidatura a sindaco col centrosinistra

    L’ex magistrato Nicola Colaianni rinuncia alla candidatura unitaria del centrosinistra alle Comunali di Bari. Lo annuncia attraverso una nota: “Ho accolto con spirito di servizio la proposta di candidarmi unitariamente per il centrosinistra per evitarne la divisione da più parti temuta. Ho garantito ai due candidati, e alle forze che li sostengono, pari dignità, controllo sulla pulizia delle liste, trasparenza e, naturalmente, legalità. Ho riscontrato, tuttavia, che, pur nella sostanziale convergenza ideale e programmatica, permangono rigidità che non rendono possibile una composizione”.

    La proposta di candidatura avanzata da Nichi Vendola

    “Con lo stesso spirito di servizio” – spiega ancora Colaianni – “rinuncio perciò al tentativo e rimetto con serenità ai due candidati il compito di porre le basi per il sostegno reciproco nelle fasi ulteriori del procedimento elettorale”. “Ringrazio le numerose persone, talune sconosciute prima d’ora o astensioniste da lunga data o finanche residenti in altre parti d’Italia e animate perciò solo da finalità ideali” – aggiunge – “che mi hanno espresso solidarietà e volontà di accompagnare questo battito d’ali di farfalla”. Era stato Nichi Vendola a chiedere a Colaianni la disponibilità a tenere unito il campo progressista e superare le due candidature di Michele Laforgia e Vito Leccese.
    Conte: “Lasciamo lavorare le forze locali”
    “Noi abbiamo dato un mandato al nostro candidato Laforgia perché verifichi tutte le condizioni politiche anche di dialogo nell’ambito ovviamente delle forze progressiste e come ho già detto lasciamo lavorare le forze locali che conoscono nomi, persone, contesti”. Così Giuseppe Conte, oggi a Vibo Valentia, ha commentato con i giornalisti la rinuncia alla candidatura unitaria di Colaianni. LEGGI TUTTO

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    Elezioni a Bari, Conte frena su Colaianni candidato sindaco proposto da Vendola

    Dopo le inchieste sul voto di scambio che hanno coinvolto esponenti del centrosinistra nel capoluogo pugliese e in Regione, le posizioni di Pd e Movimento 5 Stelle sono agli antipodi. Al momento per ruolo di sindaco, ci sono due candidati: Vito Leccese, vicino ad Antonio Decaro e appoggiato dal Pd, e l’avvocato penalista Michele Laforgia, sostenuto da M5s e Sinistra italiana. Nella speranza di ricompattare la coalizione, l’ex governatore pugliese Nichi Vendola (Si) ha proposto il nome del 78enne Nicola Colaianni, ex professore universitario, magistrato e parlamentare, che sarebbe “orientato ad accettare”.

    Le perplessità di Conte

    Sulla sua candidatura  si stanno confrontando i partiti ma le perplessità espresse da Giuseppe Conte hanno subito frenato  gli entusiasmi: “Rigenerazione in questo caso suona provocatorio, considerata la sua età. Lasciamo che i rappresentanti delle forze politiche locali si confrontino”. E ancora: “Non abbiamo ragione per accantonare la candidatura di Michele Laforgia ma vedremo quello che succederà”. LEGGI TUTTO