Dopo la sentenza del Tar del Lazio che ha accolto parzialmente il ricorso con il quale Unicredit contestava la legittimità del Golden power esercitato dal governo per l’Ops sul Banco Bpm, l’istituto guidato da Andrea Orcel (nella foto) ieri ha diffuso un comunicato che alza i toni dello scontro sia con Piazza Meda sia con il governo.
Nella nota di Unicredit si legge, infatti, che gli azionisti di Banco Bpm «sono stati esposti non solo all’uso illegittimo del Golden Power insistentemente invocato da Bpm, ma anche a comunicazioni e campagne ingiustificatamente aggressive e spesso fuorvianti, volte a screditare sia l’offerta che l’offerente». Nelle ultime righe del comunicato viene, inoltre, aggiunto che la banca «valuterà ora tutte le iniziative opportune in maniera tempestiva».
Quanto alla sentenza del Tar, viene puntualizzato che si tratta di «una prova inequivocabile che il modo in cui il Golden Power è stato utilizzato è illegittimo, tanto da richiedere l’emissione di un nuovo decreto». Di quattro prescrizioni, il ricorso è stato accolto su due: su quella «di non ridurre per cinque anni il rapporto impeghi/depositi praticato da Banco Bpm e Unicredit in Italia (ma esclusivamente con riferimento al profilo temporale), e su quella relativa al mantenimento del livello del portafoglio di project finance. Nessun rilievo, invece, è stato fatto dai giudici amministrativi sulla necessità di mantenere gli investimenti in asset italiani di Anima e sulla prescrizione che impone l’uscita dalla Russia di Unicredit. Su questo punto, la banca con una disinvoltura che lascia basiti sottolinea nella nota che «la competenza a valutare la questione è appannaggio della Bce e Unicredit sta già ottemperando alle richieste» di Francoforte. Tutto ciò che in questi mesi si è detto a proposito dei rapporti con la Russia in tempo di sanzioni sembra che a Unicredit importi poco.
In ogni caso, secondo i legali di Unicredit il governo dovrebbe per forza emettere un nuovo Dpcm per accogliere la decisione del Tar. La sensazione è che gli stessi avvocati stiano preparando la strada a un possibile ricorso puntando su una possibile violazione di alcuni articoli del Tuf (testo unico della finanza) o che speri in un intervento della Consob per disporre un’altra sospensione dell’Ops nelle more dell’approvazione del nuovo decreto. Il termine dell’offerta resta comunque fissato per il 23 luglio e in questi giorni è atteso anche il giudizio, sempre sul Golden Power per l’Ops, della Commissione europea. Nel frattempo, oggi il risiko bancario entra nel vivo con l’avvio dell’Ops del Monte dei Paschi su Mediobanca. L’offerta si concluderà l’8 settembre e prevede 2,533 azioni Mps per ogni titolo di piazzetta Cuccia. L’amministratore delegato dell’istituto senese, Luigi Lovaglio, è certo di portare a termine l’operazione senza alcuna difficoltà di esecuzione: «Siamo determinati a raggiungere l’obiettivo del 66,7% del capitale.
La soglia minima ha una natura prettamente tecnica e il 35% rappresenta un livello che riteniamo ci consentirebbe di esercitare comunque il controllo di fatto», ha dichiarato in una recente intervista.
Sempre oggi, nel pomeriggio l’ad di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, terrà una conferenza telefonica con gli analisti sugli esiti del cda della settimana scorsa che ha bocciato l’offerta di Siena.