Passo dopo passo si avvicina l’avvio dell’offerta pubblica di scambio del Monte dei Paschi su Mediobanca. Dopo aver incassato il via libera della Bce che non ha posto porre soglie minime di adesione, ieri il cda dell’istituto senese ha deliberato l’esercizio della delega per l’aumento di capitale al servizio dell’Ops approvato dall’assemblea del 17 aprile. Le azioni emesse serviranno come corrispettivo per l’acquisizione di quelle di Mediobanca dagli azionisti. I consiglieri ieri hanno anche esaminato la bozza del prospetto dell’offerta da inviare a Consob il cui nullaosta dovrebbe arrivare a metà della prossima settimana. Il Monte ha, intanto, concluso con successo il collocamento di un bond subordinato Tier 2 con scadenza ottobre 2035 e possibilità di rimborso anticipato a ottobre 2030, per un ammontare pari a 500 milioni di euro. L’operazione, con cui la banca ritorna a distanza di cinque anni sul mercato delle emissioni di tipo Tier 2, si inserisce nell’ambito delle attività inerenti alle strategie di ottimizzazione del capitale.
Sempre ieri si è tenuto anche il cda di Mediobanca che questa mattina presenterà agli analisti i target al 2028 per allineare il piano della banca (in scadenza nel 2026) all’arco temporale di quello di Siena. Con ben chiaro il calendario dell’offerta del Monte che dovrebbe partire entro metà luglio mentre quella su Banca Generali, dopo il rinvio dell’assemblea, è per ora finita su un binario morto. L’idea dell’ad Alberto Nagel è di fornire ai soci di Piazzetta Cuccia un quadro di confronto uniforme: elementi in più per decidere se aderire o no all’offerta di Siena.
Nel presentare il piano ad agosto 2024 l’ad del Monte, Luigi Lovaglio (in foto), aveva indicato come obiettivi finali al 2028 ricavi per 4,1 miliardi e 1,66 miliardi di utile pre-tasse. Non aveva preso impegni sui dividendi ma lasciato intravedere che sarebbero arrivate tra il 2025 e il 2028 ai soci di Mps 4,1 miliardi di cedole. Lo scorso febbraio invece Piazzetta Cuccia, dopo essere finita nel mirino della banca senese, aveva fatto sapere che prevede alla fine dell’attuale piano 4 miliardi di ricavi, oltre 1,4 miliardi di utile e una distribuzione totale cumulata nel triennio superiore a 4 miliardi.
Nel frattempo, Mediolanum starebbe valutando l’ipotesi di cedere la partecipazione in Mediobanca vincolata nel Patto di consultazione, che è pari al 3,49% (mentre la famiglia Doris detiene un ulteriore 0,98% tramite la
holding Finprog). Ieri si è riunito il consiglio di amministrazione ma non avrebbe trattato questo tema, che potrebbe finire sul tavolo del board previsto per il 31 luglio per l’approvazione dei conti del primo semestre.