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Pensioni, quanto guadagna chi rinvia l’uscita


Con la circolare pubblicata dall’Inps, diventa ufficialmente operativo il cosiddetto “bonus Giorgetti” (ex bonus Maroni), la misura reintrodotta dalla legge di Bilancio 2025 per incentivare i lavoratori dipendenti a posticipare l’uscita dal mondo del lavoro, anche dopo aver maturato i requisiti per la pensione anticipata.

Chi può beneficiarne

Possono accedere al bonus i lavoratori dipendenti – sia del settore privato sia delle pubbliche amministrazioni – che entro il 31 dicembre 2025 maturano uno dei seguenti requisiti:
Pensione anticipata flessibile (Quota 103): almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi.
Pensione anticipata ordinaria: almeno 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

Come funziona il bonus

Chi decide di rimanere al lavoro nonostante abbia maturato il diritto alla pensione può rinunciare all’accredito dei contributi previdenziali a proprio carico. In cambio, riceverà in busta paga la quota di contribuzione (circa il 9,19%) che normalmente sarebbe destinata all’Inps. Questa somma: non è imponibile fiscalmente (quindi non concorre alla formazione del reddito da lavoro dipendente), viene erogata direttamente in busta paga. Resta invece obbligatorio per il datore di lavoro versare la sua parte di contribuzione all’Inps, assicurando così che la posizione previdenziale del lavoratore continui ad essere alimentata.

Un guadagno fino a 6.900 euro l’anno

Secondo le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), la scelta di non accedere subito alla pensione e sfruttare il bonus Giorgetti può garantire un vantaggio economico netto fino a 6.900 euro l’anno. Il calcolo si basa sul caso di un lavoratore di 62 anni, con un reddito annuo di 40.000 euro, che sceglie di restare in servizio rinunciando all’accredito dei contributi a proprio carico. Il beneficio si riduce progressivamente avvicinandosi all’età pensionabile: a 66 anni, ad esempio, scende a circa 1.445 euro. Il guadagno deriva in gran parte dall’esonero fiscale sui contributi versati in busta paga, a fronte però di una pensione futura leggermente più bassa, dovuta all’assenza della quota contributiva del lavoratore. Come osserva l’Upb, si tratta di una valutazione tra maggiore reddito oggi e minori benefici domani: in un sistema pensionistico a equilibrio attuariale come quello italiano, i due effetti tendono a compensarsi. Il governo stima in circa 7.000 i potenziali beneficiari, includendo da quest’anno anche chi raggiunge i requisiti per la pensione anticipata ordinaria, non solo Quota 103.

Effetti sulla pensione futura

Chi sceglie il bonus deve tenere conto che la propria pensione futura potrebbe risultare leggermente più bassa, in quanto mancherà la quota contributiva a carico del lavoratore. Il calcolo sarà effettuato applicando al montante contributivo solo l’aliquota a carico del datore di lavoro. Tuttavia, la parte di pensione calcolata con il metodo retributivo non subirà variazioni.

Tempistiche di accesso alla pensione

Quota 103:
Settore privato: decorrenza 7 mesi dopo la maturazione dei requisiti (da agosto 2025).

Pubblico impiego: decorrenza 9 mesi dopo (da ottobre 2025).

Pensione anticipata ordinaria: decorrenza 3 mesi dopo la maturazione del requisito contributivo.

Durata e revoca dell’incentivo

Il bonus cessa: in caso di revoca della scelta da parte del lavoratore, al conseguimento di una pensione diretta, con l’unica eccezione dell’assegno di invalidità.

L’obiettivo del bonus

Il presidente dell’Inps, Gabriele Fava, ha sottolineato come questa misura voglia contribuire a una nuova visione del lavoro in età avanzata: “La permanenza dei lavoratori più anziani nel mercato del lavoro non deve

più essere vista come un ostacolo per i giovani. Al contrario, i dati Eurostat dimostrano che i Paesi con alta occupazione tra gli over 60 registrano anche buoni tassi occupazionali giovanili. Serve un cambio culturale”.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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