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Renault, l’addio di De Meo dopo lo strappo con Macron


Chissà se Luca De Meo, che sui social si definische come Car enthusiast manterrà, dopo il 15 luglio, questo appellativo, o lo modicherà in Luxury enthusiast. Le sue dimissioni a sopresa da ceo di Renault, rese note domenica sera, che lo porteranno a ricoprire lo stesso ruolo in Kering, la societa di François-Henri Pinault che include le griffe Gucci, Bottega Veneta e Yves Saint Laurent, pongono non pochi interrogativi. E, al di là della ricerca di nuovi stimoli in un gruppo, quello presieduto da Pinault, alle prese con un periodo nero, non sfugge la concomitanza della decisione di De Meo con la recente richiesta a Renault, arrivata dall’azionista Eliseo (15,01%), di produrre droni in Ucraina. Una sorta di ritorno al passato, negli anni bui della Seconda guerra mondiale, quando la casa automobilistica realizzava anche mezzi militari.

Dall’automotive alla difesa: un passaggio, quello messo in conto dal presidente Emmanuel Macron e dal suo governo, che de Meo potrebbe non aver gradito. Meglio cambiare aria, dunque, visto che anche in Germania il tema è caldissimo. L’addio di De Meo alla Losanga, dunque, potrebbe essere stato accelerato dalla volontà di Macron di utilizzare Renault per fini militari. È comunque vero che Kering, appesantito dalla crisi del suo marchio di punta Gucci, che rappresenta il 44% del fatturato e i due terzi della redditività operativa, è da mesi alla ricerca di un nuovo ceo, soprattutto dopo l’uscita di Alessandro Michele, direttore creativo proprio di Gucci. E De Meo, visto il lavoro svolto in Renault che in 5 anni ha risollevato da una situazione complessa, per il magnate Pinault risulterebbe la persona giusta per avviare il rilancio. Una prospettiva, questa, che il mercato ha subito condiviso. Alla Borsa di Parigi l’«effetto De Meo» ha premiato il titolo Kering: chiusura con un +11,76%, il balzo più alto dal 2008. In caduta libera, invece, le azioni di Renault: -8,7%, il giorno peggiore per il gruppo. Il mercato, di fatto, crede nella ripresa di Kering grazie all’esperienza anche nel marketing del top manager milanese che, all’epoca di Fiat, con il suo maestro Sergio Marchionne e l’impulso di Lapo Elkann, nel 2007 contribuì al lancio del modello della svolta, la nuova 500.

Offerta irrinunciabile di Pinault a parte, che si aggiunge alla maxi liquidazione che gli spetta, l’addio di De Meo a Renault è da intendere anche come un segnale forte a Bruxelles: l’automotive europea rischia di arrivare al capolinea. «Il 2025 – l’ultimo allarme lanciato dal top manager dialogando con John Elkann, presidente di Stellantis – è un momento cruciale: l’Europa deve scegliere se vuole ancora essere una terra di industria automobilistica o un semplice mercato».

Anche De Meo, comunque, sposando subito la visione del «tutto elettrico» dal 2035, per poi cercare di virare sul pragmatismo, ha commesso errori. Da non dimenticare il flop di «Ampere», società nata nel 2023 e dedicata alle auto elettriche, la cui quotazione è naufragata.

Meglio allora puntare su «Horse Powertrain», joint venture tra Renault e la cinese (ingombrante per molti) Geely, per lo sviluppo di motori termici e ibridi. Sempre De Meo avrebbe patito la crisi di rapporti con l’alleato storico Nissan. Insomma, a questo punto meglio ripartire da capo. Come Luxury enthusiast.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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