La premier, ospite de “Il giorno de la Verità”, ha ribadito il valore delle urne ma ha difeso anche chi sceglie di non votare. “Il rispetto per le istituzioni passa anche dalla libertà di decidere se partecipare”, ha detto. Ha parlato poi di cittadinanza e sicurezza, mentre in campo internazionale ha ribadito l’ambizione dell’Italia a contare come attore centrale, autonomo e affidabile
ascolta articolo
Durante la seconda edizione de “Il giorno de La Verità”, ospitata a Palazzo Brancaccio a Roma, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni prende posizione sul voto referendario, lanciando un messaggio doppio: andare ai seggi è un atto di rispetto verso le istituzioni, ma anche l’astensione può essere considerata una scelta legittima. In un momento in cui l’affluenza è spesso al centro del dibattito politico, la premier rivendica la libertà dell’elettore, senza trasformare il silenzio in colpa. Parole che, inevitabilmente, riaccendono il confronto tra le forze politiche sul significato del quorum e sul valore della partecipazione democratica. La premier ha toccato numerosi altri temi di attualità, dalle prossime elezioni alla cittadinanza, fino alla politica estera e culturale.
Astensione al referendum e la legittimità del non voto
Meloni ha spiegato la sua scelta di recarsi alle urne senza ritirare la scheda referendaria, sottolineando che si tratta di un segno di rispetto verso le istituzioni: “Vado al seggio perché sono presidente del Consiglio ed è giusto dare un segnale di rispetto nei confronti delle urne e dell’istituto referendario”. Tuttavia, ha ribadito di non condividere i contenuti dei quesiti e ha rivendicato l’astensione come diritto pienamente legittimo: “Quando non si condividono i referendum, c’è anche l’opzione dell’astensione”. Secondo Meloni, tutti i partiti nella storia della Repubblica hanno promosso l’astensione quando in disaccordo con i quesiti: “I diritti valgono per tutti, non solo per chi è di sinistra”.
Approfondimento
Referendum 2025, quattro quesiti sul lavoro
“Sulla cittadinanza no a scorciatoie, sì all’efficienza”
La premier ha espresso anche la sua netta contrarietà al progetto referendario per ridurre a cinque anni i tempi per ottenere la cittadinanza italiana: “Sono contrarissima a dimezzare i tempi della cittadinanza. La legge italiana è ottima e molto aperta”. Ha però aggiunto che il governo intende snellire le procedure per chi ha già diritto alla cittadinanza: “Accelerare l’iter burocratico è qualcosa su cui stiamo lavorando”.
Approfondimento
Ghali sul Referendum per la Cittadinanza: “Questione di rispetto”
“Tra governo e maggioranza nessuno screzio, obiettivo legislatura completa”
Smentendo le ricostruzioni giornalistiche su presunti attriti interni all’esecutivo, Meloni ha voluto chiarire che “nessuno bacchetta nessuno, non sono una maestra. Sono fiera dei miei ministri, del lavoro di Salvini e Tajani”. Ha poi rivendicato la compattezza della maggioranza e la solidità del governo: “Lavoro perché questa legislatura arrivi alla fine con questo governo. È la sfida più grande”. Quanto alle prossime elezioni regionali, ha minimizzato il loro impatto sulla tenuta dell’esecutivo: “Attualmente siamo 11 a 3. Faremo del nostro meglio con candidati credibili e autorevoli, ma non è un elemento dirimente”.
Approfondimento
La Guida: Meloni, i referendum e il centro dell’attenzione
Meloni e i nodi della politica estera italiana
Sul piano internazionale, Meloni ha ribadito la centralità dell’Italia nel contesto europeo, rifiutando un ruolo subalterno a Francia e Germania: “L’Italia non è una ruota di scorta. Bisogna andare d’accordo ma da pari a pari e con autonomia”. In chiave geopolitica, ha espresso preoccupazione per l’atteggiamento della Russia: “I segnali non sono incoraggianti. Di fronte alle aperture occidentali, Mosca risponde con bombardamenti e proposte da propaganda interna”. Riguardo alla crisi in Medio Oriente, ha indicato nei Paesi arabi e del Golfo gli attori chiave per una soluzione: “Stiamo sostenendo i colloqui tra Usa e Iran, che l’Italia ha anche ospitato”. Meloni ha anche confermato il fitto calendario diplomatico: “Vedrò più Macron di mia figlia”, ha scherzato, annunciando tre vertici internazionali in dieci giorni, incluso un nuovo incontro con Donald Trump.
Leggi anche
Meloni: “Forti convergenze con Macron, prossimo bilaterale nel 2026”
“Il decreto sicurezza non è autoritarismo”
La premier ha sottolineato che il successo delle recenti emissioni di Btp conferma la fiducia verso l’Italia: “Siamo considerati solidi, e questo fa la differenza per attirare investimenti esteri e italiani. La prevedibilità è fondamentale”. Meloni ha difeso con forza il decreto sicurezza, spesso criticato dall’opposizione: “Quali libertà staremmo comprimendo? Scippare la gente? Occupare case? Truffare anziani? Se la sinistra le considera libertà, sono fiera di stare dall’altra parte”. E ha aggiunto: “La prima libertà è avere sicurezza garantita dallo Stato”. Nel confronto con il mondo culturale, la presidente del Consiglio ha respinto le accuse di gestione politicizzata del settore: “Qualcuno ha detto che ci comportiamo come un clan, ma quanti attori di destra dichiarati conoscete? È statisticamente impossibile che siano tutti di sinistra in un Paese dove metà vota centrodestra”. Sui finanziamenti al cinema, ha chiarito l’intenzione del governo di correggere le distorsioni: “Non butterò soldi pubblici. Il tax credit ha prodotto anche cose folli. Dare milioni a film visti da poche decine di persone non è serio”.