“Con la sentenza della Consulta di oggi, risulta ancor più urgente approfondire il tema della responsabilità genitoriale del donatore/genitore anche quando la fecondazione, illecita in Italia, venga fatta all’estero”, dice in una nota Augusta Montaruli, vice capogruppo di Fratelli d’Italia. Alessandro Zan (Pd): “Smontata la crociata ideologica del Governo Meloni contro le famiglie arcobaleno”
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Iniziano ad arrivare le reazioni alla sentenza depositata dalla Corte Costituzionale in merito alla pma, la procreazione medicalmente assistita. “Ogni bambino ha una mamma e un papà. Con la sentenza della Consulta di oggi (22 maggio, ndr), risulta ancor più urgente approfondire il tema della responsabilità genitoriale del donatore/genitore anche quando la fecondazione, illecita in Italia, venga fatta all’estero”, dice in una nota Augusta Montaruli, vice capogruppo di Fratelli d’Italia.
Montaruli (FdI): “Impossibile sostituzione di un genitore”
Montaruli poi prosegue: “Non si può pensare di sostituire un genitore, dunque il padre biologico, ledendo completamente il diritto del minore ad avere una figura maschile di riferimento. Nel rispetto della Corte Costituzionale, come essa evidenzia, l’illegittimità non tocca la legge 40. Se diritto dei minori è quello di dover essere protetti, quello stesso diritto non può essere esonerare il padre biologico, ma rafforzare in Italia la sua responsabilità, i suoi diritti-doveri. Chi a sinistra esulta per il riconoscimento di diritti negati in Italia, non ha veramente a cuore le sorti dei bambini, a cui invece verrebbe negata la possibilità di avere un padre e una madre”.
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Zan (Pd): “Consulta smonta la crociata del governo contro le famiglie arcobaleno”
Opposta la visione di Allessandro Zan, responsabile diritti della segreteria ed europarlamentare del Pd: “Oggi la Corte Costituzionale, con una sentenza storica, smonta la crociata ideologica del Governo Meloni contro le famiglie arcobaleno: è incostituzionale negare la genitorialità a chi decide di avere un figlio con la procreazione medicalmente assistita avvenuta legalmente all’estero. Se due donne decidono insieme di avere un figlio con la pma, quindi, anche la madre che non partorisce deve essere riconosciuta come genitore. Fin dalla nascita. La sentenza fa finalmente giustizia per tante famiglie e per tanti bambini e bambine che finora sono stati trattati come figli di serie B, costretti a combattere contro lo Stato per vedere riconosciuta la propria esistenza”, dice l’europarlamentare. “Meloni e i suoi ministri hanno trascinato decine di genitori e figli nei tribunali, calpestando affetti e diritti. Oggi la Corte ci dice che quei provvedimenti sono fuori legge: sono contro la Costituzione. L’ideologia omotransfobica della destra sta spingendo le istituzioni italiane fuori dal perimetro costituzionale. E’ gravissimo e indegno di una democrazia. Ora si fermino”.
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Zan e Schlein (Pd): “Ora una legge”
Zan firma anche una nota congiunta con la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein: “La sentenza storica della Corte Costituzionale conferma ciò che diciamo da tempo: i legami affettivi e familiari non si cancellano per decreto o con crociate ideologiche. È una sconfitta politica pesante – proseguono – per tutti coloro che hanno fatto della discriminazione una bandiera e una crociata sulla pelle dei bambini. Oggi la Corte chiarisce che quella crociata è fuori legge, contro la Costituzione. Vale anche per questo governo che ha usato le famiglie arcobaleno come bersaglio politico – dicono ancora – trascinando genitori e bambini nei tribunali, negando affetti, diritti e dignità. Serve finalmente una legge che riconosca pienamente le famiglie omogenitoriali e garantisca a tutte le figlie e i figli gli stessi diritti”
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Cosa ha deciso la Corte costituzionale
La Consulta ha stabilito che è incostituzionale il divieto per la madre intenzionale di riconoscere come proprio il figlio nato in Italia da procreazione medicalmente assistita (pma) legittimamente praticata all’estero. La Consulta ha ritenuto fondate le relative questioni di legittimità costituzionale sollevate dal Tribunale di Lucca. La Corte costituzionale ha poi ribadito, in linea con i propri precedenti, che non sussistono ostacoli costituzionali a una eventuale estensione, da parte del legislatore, dell’accesso alla procreazione medicalmente assistita anche a nuclei familiari diversi da quelli attualmente indicati, e nello specifico alla famiglia monoparentale. Con l’attuale legge, in ogni caso, la Consulta ha considerato non irragionevole né sproporzionato non consentire alla donna singola di accedere alla procreazione medicalmente assistita.
Il mancato riconoscimento di entrambi i genitori lede i diritti dei minori
La Consulta ha stabilito che il mancato riconoscimento fin dalla nascita – con procreazione medicalmente assistita – dello stato di figlio di entrambi i genitori lede il diritto all’identità personale del minore e pregiudica l’effettività del suo “diritto di essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori, nel rispetto delle sue capacità, delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni”. Inoltre, il mancato riconoscimento del figlio pregiudica “il suo diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, di ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale”.