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Debiti condominiali: niente pignoramento della prima casa sotto i 5.000 euro


I punti chiave

Tra le novità introdotte dal cosiddetto Decreto Bollette, in attesa di passare alla seconda lettura in Senato, c’è una misura che tocca da vicino moltissimi proprietari di casa, soprattutto chi vive in condominio, cioè limite al pignoramento per morosità condominiale.

Con un emendamento al Decreto legge n. 34 del 30 marzo 2023, è stata infatti introdotta una soglia minima che vieta il pignoramento della prima casa in caso di debiti inferiori a 5.000 euro nei confronti del condominio. In altre parole, chi non riesce a pagare le spese condominiali, ordinarie o straordinarie, non rischia più di perdere la propria abitazione se il debito accumulato non supera questa soglia.

Cosa prevede la norma

Il provvedimento, aggiornato ad aprile 2025, è stato approvato dalla Commissione attività produttive della Camera e attende ora l’approvazione definitiva in Parlamento per diventare operativo. Oltre a non poter procedere al pignoramento della prima casa del debitore per debiti condominiali inferiori a 5.000 euro, il testo prevede fra l’altro che la tutela valga solo se l’immobile è l’unico di proprietà, non è di lusso e vi sia stabilita la residenza del debitore.

Perché è una misura importante

Questa disposizione ha l’obiettivo di proteggere i soggetti più vulnerabili, in particolare le famiglie in difficoltà economica, le persone con disabilità riconosciuta, gli
over 75, e ancora chi utilizza dispositivi salvavita alimentati a energia elettrica e i soggetti in condizione di disagio economico documentato.

Si tratta quindi di un intervento sociale, pensato per evitare l’espropriazione della casa di abitazione per debiti di modesta entità e favorire piuttosto soluzioni extragiudiziali, come piani di rateizzazione concordati con l’amministrazione condominiale.

Attenzione ai limiti

È importante sottolineare alcuni aspetti fondamentali:

come detto, la norma vale solo per la prima casa, quindi eventuali seconde abitazioni o immobili concessi in affitto non sono protetti e possono essere pignorati anche per debiti inferiori alla soglia;

il debito non viene annullato, cioè il proprietario moroso resta obbligato a pagare le spese dovute;

il condominio può comunque agire legalmente, ad esempio chiedendo un decreto ingiuntivo o iscrivendo un’ipoteca giudiziale sull’immobile, come previsto dall’articolo 2818 del Codice Civile.

Quali conseguenze per i condomìni

Pur offrendo una tutela importante per i debitori in difficoltà, questa misura potrebbe avere alcuni effetti collaterali a livello condominiale, come:

un possibile aumento della morosità, sapendo che sotto una certa soglia non si rischia l’esproprio;

difficoltà maggiori per gli amministratori nel recupero delle somme dovute;

ripercussioni sugli altri condòmini, che potrebbero dover anticipare le quote mancanti per far fronte alle spese comuni.

Se da un lato, dunque, la misura punta a salvaguardare la casa come bene

primario, senza però togliere strumenti di tutela al condominio, dall’altro si inserisce in un “ambiente”, quello condominiale, già di per se’ delicato, con ricadute che sarà importante monitorare nel tempo.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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