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L’allarme di Elkann sui dazi. Poi quella citazione di Marchionne sull’auto elettrica


“In Europa, le normative sulle emissioni di CO2 hanno imposto un percorso irrealistico di elettrificazione, scollegato dalla realtà del mercato. In effetti, i governi europei hanno ritirato, a volte bruscamente, gli incentivi all’acquisto e l’infrastruttura di ricarica rimane inadeguata. Di conseguenza, i consumatori tardano a passare ai veicoli elettrici”. Lo ha detto il presidente di Stellantis, John Elkann, davanti all’assemblea degli azionisti del gruppo riuniti oggi ad Amsterdam.

Ci si chiede cosa avrebbe fatto Sergio Marchionne – scomparso nel luglio 2018 – in un mercato dove le politiche green hanno imposto l’elettrico senza prevedere le conseguenze di questo passo sui produttori. Il manager – scomparso nel luglio dello stesso anno – aveva molte perplessità sull’elettrico per le auto “normali”. Alla fine di maggio del 2014, durante una conferenza a Washington, aveva sorpreso molti dei presenti con questa dichiarazione: “Spero che non compriate la 500 elettrica, perché ogni volta che ne vendo una perdo 14mila dollari. Sono abbastanza onesto da ammetterlo”. Insomma, Marchionne era già convinto che produrre auto elettriche fosse antieconomico. Secondo il Marchionne dell’epoca, tutte le Case (ad eccezione della Tesla) vendevano le elettriche in perdita. “Se vendessimo solo elettriche”, aveva aggiunto Marchionne nel 2014, “dovrei tornare a Washington a chiedere un prestito: saremmo in bancarotta”. Insomma, un conto sono le supercar e un conto le utilitarie. E a giudicare da come stanno andando le vendite dell’elettrico aveva ragione.

Ma torniamo alle dichiarazioni di Elkann all’assemblea di oggi. “Negli Stati Uniti, l’industria automobilistica è gravemente colpita dai dazi. Oltre al dazio del 25% imposto sui veicoli, siamo colpiti da una serie di dazi aggiuntivi, tra cui quelli su alluminio, acciaio e componenti” ha aggiunto Elkann. Sottolineando che “con l’attuale percorso di tariffe dolorose e regolamenti troppo rigidi, l’industria automobilistica americana ed europea è a rischio”. E che sarebbe una tragedia, perché l’industria automobilistica è fonte di posti di lavoro, innovazione e comunità forti. Ma “non è troppo tardi se gli Stati Uniti e l’Europa intraprendono le azioni urgenti necessarie per promuovere una transizione ordinata. Siamo incoraggiati da quanto indicato ieri dal presidente Trump sulle tariffe per l’industria automobilistica”, ha proseguito.

Il numero uno del gruppo nato dalla fusione tra Fca e la francese Psa ha poi accennato un mea culpa: “Il 2024 non è stato un buon anno per Stellantis. I motivi sono stati in parte di nostra competenza, il che ha reso il risultato ancora più deludente”. Inoltre, “il disallineamento tra il Consiglio di amministrazione e il nostro ceo, Carlos Tavares, ha portato quest’ultimo a lasciare l’azienda all’inizio di dicembre del 2024. Da allora, il Comitato esecutivo ad interim, che il Consiglio mi ha chiesto di presiedere, ha lavorato con tutti i nostri team nella gestione quotidiana dell’azienda. Sono state intraprese azioni importanti e decisive per garantire che Stellantis sia nella posizione più forte possibile quando verrà nominato il nostro nuovo ceo”. La nomina è prevista entro la prima meta’ del 2025.

Intanto, però, l’assemblea degli ha approvato il bilancio 2024 (chiuso con ricavi netti pari a 156,9 miliardi, il 17% in meno del 2023, con consegne in diminuzione del 12% a livello globale e un utile netto sceso del 70% a 5,5 miliardi) e ha dato anche il via libera al Remuneration Report 2024, che, tra le altre cose, include i compensi e la buonuscita di Tavares.

Il punto in agenda e’ stato approvato con il 66,92% dei voti favorevoli e il 33,08% di voti contrari. La remunerazione dell’ex ceo del gruppo ammonta a 23,1 milioni il 2024 oltre a una buonuscita di 2 milioni e un bonus di 10 milioni.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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