Nel Consiglio dei ministri di domani si disvelerà la verità. Ma, secondo quanto trapela dai corridoi di Via XX Settembre (in foto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti), il Def (o, secondo la nuova denominazione «Dfp») che sarà presentato nella riunione dell’esecutivo conterrà stime di crescita del Pil nel triennio 2025-2027, notevolmente riviste al ribasso rispetto al Dpb dello scorso autunno. Anche se l’ipotesi tecnica parte da valori inferiori all’1%, il risultato finale potrebbe attestarsi allo 0,6%, in linea con quanto già previsto per il 2025 sia dalla Banca d’Italia che dal Centro studi di Confindustria, esattamente la metà rispetto al Documento programmatico di bilancio. Questa stima, che sconta l’effetto di trascinamento negativo generato dalla minore crescita registrata nel 2024 (+0,7% anziché il +1%), non terrebbe conto dell’instabilità del quadro macroeconomico scatenata dalla guerra dei dazi innescata dall’amministrazione Trump. Va detto che una possibile ulteriore riduzione, al momento, sarebbe considerata improbabile. Per il biennio successivo i rumor riferiscono di un incremento annuo del Pil dello 0,8 per cento.
Ecco perché potrebbe rivelarsi decisivo il confronto odierno tra l’esecutivo e le rappresentanze imprenditoriali. Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha illustrato ieri – nella riunione ristretta di Palazzo Chigi sui dazi – le misure proposte per aiutare il sistema-Italia. Reperire risorse per incentivare le produzione così come un esito positivo dal negoziato intavolato dall’Ue con la Casa Bianca potrebbero invertire il trend negativo in corso. Anche se l’1% tanto agognato non è facilmente raggiungibile in quanto imporrebbe crescite sostenute su base trimestrale.
Ovviamente, come recentemente ha sostenuto il ministro Giorgetti, gli aiuti alle aziende impatterebbero su un bilancio pubblico che non ha molti margini di manovra. Anche perché la corsa al Bund, «porto sicuro» dei titoli di Stato, ha fatto divergere lo spread col Btp, salito a quota 125. Una tendenza che, se fosse confermata, farebbe aumentare il costo del debito.