Spremersi le meningi. Ecco un’espressione colorita, credo familiare a molti fin da tempi della scuola, che suggerisce con piglio risoluto di far funzionare il cervello per trovare la soluzione a un problema. Questione oggi quanto mai attuale nel contesto dell’economia reale davanti alla mossa spiazzante del presidente Usa in materia di dazi. La soluzione a tali misure protezionistiche non può essere certo quella di alzare un muro con gli Stati Uniti per assecondare chi vorrebbe, in nome di ideologie vetuste, una guerra commerciale con lo storico e più importante alleato. Come se di guerre in giro per il mondo non ve ne fossero purtroppo già in abbondanza. Detto perciò che va mantenuta la fondamentale partnership con Washington, si fa pressante la necessità di aprirsi ad altri mercati avviando strategici percorsi collaborativi. Vale a dire: promuovere alternative relazionali credibili agli ambiti canonici. Ad esempio con una realtà enorme come l’India, i paesi del Golfo o con il Mercosur.
L’Europa e l’Italia devono battere un colpo in questa direzione. Non ci si può permettere di rimanere marginali nello scacchiere globale in imprevedibile ridefinizione. L’Italia delle imprese che esportano starà facendo del proprio per rispondere con giudizio alla non auspicata novità. Ma tocca al decisore politico recitare una parte fondamentale e celere in considerazione del peso molto importante che ha la voce export (626 miliardi di euro) per il Sistema Paese.
L’esecutivo deve creare le condizioni affinché i prodotti italiani possano circolare in modo profittevole in mercati alternativi. Insomma: il problema c’è. Tutti gli attori devono spremersi le meningi cosicché il nuovo ostacolo dei dazi possa infine tradursi in un’opportunità di crescita.
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