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Piantedosi nel mirino del luogotenente di Musk in Italia: i sospetti su Salvini e la strategia del caos

4′ di lettura

Tutto è cominciato martedì, quando Andrea Stroppa, il referente di Elon Musk in Italia, pubblica e poi cancella un post in inglese su X, il social di proprietà del magnate statunitense, che recita: «In un quartiere di Roma controllato da una gang, da febbraio ci sono state quattro aggressioni fisiche contro la polizia. Ieri con un coltello. In molti chiedono il ritorno di Matteo Salvini come ministro dell’Interno».

I sondaggi incriminati

Troppo diretto? Forse. Tanto che mercoledì il 31enne informatico, voluto come consulente nel 2017 dallo stesso Matteo Renzi in quanto ex collaboratore dell’imprenditore Marco Carrai, lancia un sondaggio che esplicito è dire poco. «Da quando è ministro Piantedosi mi sento per me e i miei cari più o meno sicuro?», la domanda data in pasto ai circa 120mila follower. Rispondono in 1.129. E il commento di Stroppa è netto: «Preoccupante. Risultato finale su sondaggio operato del Ministro degli interni Piantedosi: 67% si sente meno sicuro da quando è ministro». Ieri nuovo round: «Quale ministro dell’Interno ha gestito meglio la sicurezza negli ultimi anni?». La scelta è tra Marco Minniti, Luciana Lamorgese, Matteo Salvini e Matteo Piantedosi. In poche ore 4mila risposte, oggi saranno resi noti gli esiti. Scontati, a giudicare dal precedente. Un attacco in piena regola: ma sferrato perché?

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I sospetti su Salvini

Immediatamente i sospetti si concentrano sul vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, per due ragioni: la sintonia con Musk e il non aver mai fatto mistero, dopo l’assoluzione nel processo Open Arms, di gradire un ritorno al Viminale. Anche se Piantedosi è stato suo capo di gabinetto nel Governo Conte 1 (2018-2019) proprio all’Interno. In quel ruolo ha elaborato i decreti Sicurezza 1 e 2. Un tecnico, insomma, non certo tenero nei confronti dell’immigrazione irregolare, come dimostrano i provvedimenti approvati dal Governo Meloni, dalla stretta sulle Ong al Dl Cutro, e la stessa operazione Albania. Soltanto lunedì a Genova, interpellato a margine di un sopralluogo alle ferrovie, Salvini aveva negato ogni ambizione ed elogiato Piantedosi: «Ho tanti cantieri da accompagnare e poi c’è un ministro degli Interni che sta facendo bene il suo lavoro e che è anche un amico, se glielo fanno fare il suo lavoro i giudici e i geni di Bruxelles».

Il vicepremier cita Trump e rivendica la sua azione al Viminale

Ieri ha tagliato corto: «Non ho tempo di seguire i sondaggi». Ma poco prima aveva rivendicato la sua azione al Viminale, condividendo le «parole di sacrosanto buonsenso» di Donald Trump sull’Europa che deve «occuparsi di immigrazione con più intelligenza e con più forza, prima che sia troppo tardi». «Come ribadisce la Lega da anni e secondo i principi che ho applicato come ministro dell’Interno (con le conseguenze anche giudiziarie ben note) – ha scritto sui social – l’Europa, lenta e in alcuni casi complice, non può più far finta di niente davanti all’emergenza dell’immigrazione clandestina».

La guerriglia contro Meloni

Anche se dal Carroccio si espone soltanto il deputato Rossano Sasso, che rivela il suo voto («Sono di parte e dico Salvini»), sono in molti a leggere l’offensiva di Stroppa come un puntello all’azione di disturbo nei confronti di Giorgia Meloni che Salvini sta ostinatamente conducendo da settimane. Una guerriglia (si veda Il Sole 24 Ore dell’11 febbraio) che è andata dalla difesa d’ufficio della ministra del Turismo Daniela Santanchè al colloquio con Netanyahu in Israele, fino alla partita della rottamazione fiscale. Tanto che dalla maggioranza si azzarda una lettura audace, ossia che i sondaggi di Stroppa non farebbero altro che blindare Piantedosi perché mai Meloni cederebbe a un rimpasto dopo la pressione esibita del luogotenente di Musk. La premier – fanno notare – lunedì ha voluto essere presente accanto al titolare del Viminale alla Conferenza dei prefetti e dei questori, da dove ha rinnovato la lotta senza quartiere all’immigrazione illegale e, implicitamente, la piena fiducia al suo ministro dell’Interno.


Fonte: http://www.ilsole24ore.com/rss/notizie/politica.xml


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