“L’inchiesta della DDA di Salerno, che ha portato a 36 indagati e svelato oltre 2mila richieste false di permessi di soggiorno, conferma ancora una volta quanto denunciato dal Governo: per anni, la gestione dei flussi migratori è stata terreno fertile per criminali senza scrupoli”. Lo afferma la premier Giorgia Meloni sui social. “Un sistema – rimarca – che speculava sull’immigrazione, sfruttando cittadini stranieri disposti a pagare pur di ottenere un permesso di soggiorno e alimentando un giro d’affari illecito da milioni di euro”.
“L’immigrazione non può più essere lasciata in balìa della criminalità”
“Non a caso – aggiunge la presidente del Consiglio -, abbiamo deciso di rafforzare i controlli per impedire che le quote di ingresso regolare finiscano nelle mani di chi sfrutta l’immigrazione per fare affari. E non a caso, ho presentato un esposto all’Antimafia per fare luce sulle troppe anomalie di questo sistema. L’immigrazione non può essere lasciata in balìa della criminalità. Continueremo a lavorare per ristabilire regole serie e legalità”.
L’indagine della Dda di Salerno
Secondo l’indagine condotta sotto il coordinamento della Direzione distrettuale Antimafia di Salerno citata dalla premier, almeno 2mila extracomunitari avrebbero ottenuto la documentazione per soggiornare in Italia grazie a una truffa sul click-day. L’inchiesta che ha portato a 31 misure cautelari e sequestri beni, avrebbe smascherato – scrive in una nota il procuratore Giuseppe Borrelli – un giro di “richieste fittizie di nullaosta al lavoro nell’ambito dei decreti flussi ed emersione, avvalendosi di aziende compiacenti -o create ad hoc -e di professionisti e intermediari (pubblici e privati)”. Oltre 2.000 i cittadini extracomunitari disposti anche a pagare elevate somme di denaro pur di ottenere un valido titolo di soggiorno in Italia. Nel corso delle attività investigative sarebbero anche emersi i ruoli dei soggetti coinvolti nell’ambito dell’organizzazione criminale: cittadini stranieri che avrebbero assunto la veste di intermediari nei confronti di connazionali desiderosi di giungere o permanere in Italia. I datori di lavoro compiacenti che, dietro compenso, avrebbero falsamente attestato il possesso dei requisiti previsti per l’inoltro delle domande. I vari faccendieri che si sarebbero occupati di reperire e formare la falsa documentazione per il buon esito delle istanze. I referenti di patronati che, dietro compenso, nel corso dei cosiddetti click day, avrebbero inoltrato telematicamente le richieste di rilascio di nullaosta al lavoro in favore di cittadini extracomunitari. I pubblici ufficiali degli Ispettorati Territoriali del Lavoro di Salerno e Napoli che, in cambio di denaro, avrebbero garantito l’esito favorevole delle istanze e l’emissione dei falsi titoli d’ingresso o di soggiorno. E ancora altri soggetti che si sarebbero occupati di riciclare i proventi illeciti raccolti dai cittadini stranieri, spesso a fronte dell’emissione.