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Foxconn dà la sveglia ai chip


Inizio di settimana euforico per il comparto dei semiconduttori. A mettere le ali all’intero settore sono stati i numeri altisonanti sfornati domenica dalla taiwanese Foxconn. Il più grande produttore al mondo di componenti elettronici, fornitore di colossi quali Apple e Nvidia, ha riportato numeri trimestrali record e superiori alle attese giovandosi principalmente della forte domanda per i server per l’intelligenza artificiale.

La multinazionale quotata a Taiwan, formalmente nota come Hon Hai Precision Industry, ha registrato una crescita annua delle vendite in quasi tutti i suoi principali segmenti, trainata dalla domanda di server AI. Risultano in espansione anche le vendite legate al business automotive e ai prodotti informatici innovativi. Nel dettaglio le entrate sono aumentate del 15% su base annua a 2.132 miliardi di dollari di Taiwan, equivalenti a 64,75 miliardi di dollari; nel solo mese di dicembre le vendite sono aumentate del 42%, mentre sull’intero anno il progresso risulta dell’11 per cento.

A infondere fiducia agli investitori hanno contribuito anche le indicazioni per il trimestre in corso. Foxconn prevede infatti una «crescita significativa» delle vendite entro la fine del primo trimestre di quest’anno.

L’effetto Foxconn, abbinato a un’intonazione rialzista dei mercati azionari legata anche alle indiscrezioni circa la volontà della nuova amministrazione Trump di mettere in atto un piano dazi limitato ad alcuni settori ritenuti strategici (ipotesi per ora smentita dal presidente eletto), ha alimentato gli acquisti sui principali titoli europei dei chip. In Piazza Affari spicca il balzo di quasi l’8% per StMicroelectronics, risultando il miglior titolo di giornata di tutto il Ftse Mib. Il gruppo guidato da Jean Marc Chery è reduce da un 2024 molto difficile in cui ha lasciato sul terreno oltre il 47% con l’indebolimento della domanda in arrivo dal settore auto che ha contribuito a mettere in affanno la società italo-francese, che ha deciso di posticipare di ben tre anni, vale a dire al 2030, il target di 20 miliardi di dollari di fatturato.

Nel Vecchio Continente rialzi nell’ordine del 7% anche per le altre big del settore, ossia la tedesca Infineon e l’olandese Asml. A Wall Street a mostrare i muscoli è stata ancora una volta Nvidia, arrivata a guadagnare oltre il 5%, infrangendo per la prima volta il muro dei 150 dollari; in tal modo il colosso guidato da Jensen Huang è tornato a insidiare Apple come maggiore società al mondo per capitalizzazione con una valorizzazione di Borsa arrivata oltre i 3.700 miliardi di dollari.

Un’ulteriore sponda rialzista è arrivata anche dagli analisti di Bank of America che hanno reiterato il giudizio «buy» («acquistare») su Nvidia alzando l’asticella del prezzo obiettivo a 190 dollari, il 27% sopra i livelli record attuali.

Oltre alla forte richiesta per la nuova generazione di chip Blackwell, secondo previsioni di BofA il prossimo campo di battaglia potrebbe essere quello dell’intelligenza artificiale per il mercato del pc; e anche lì Nvidia può porsi in prima fila attraverso partnership o addirittura muovendosi in autonomia con la propria Cpu.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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