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Così Poste surclassa i portalettere inglesi

Matteo del Fante

Italia batte Gran Bretagna, di sicuro sul fronte postale. Dopo cinque secoli di attività, la liberalizzazione del 2006 e una mezza privatizzazione nel 2013, Royal Mail Post, le Poste inglesi, passate di mano al finanziere miliardario ceco Daniel Kretinsky, sono un caso di scuola dal forte significato simbolico. Ma dove ha fallito la Royal Mail? E perché in Italia Poste è profittevole e competitiva a tal punto da essere un asset che aiuta il governo a ridurre il debito? Sono sostanzialmente tre le differenze tra le Poste inglesi e il gruppo guidato dall’ad Matteo Del Fante con il supporto del direttore generale Giuseppe Lasco: la rete, la diversificazione e le alleanze commerciali.

È il 2016 quando il settore delle Poste in Uk viene liberalizzato, Royal Mail si fa ancora carico di gran parte della consegna delle lettere e il gruppo arranca nel cercare di rispondere alla forte concorrenza della posta elettronica e di grandi società estere che hanno aperto il proprio servizio di consegne nel Regno Unito, in particolare l’olandese Tnt e Dhl Express, di proprietà del gruppo Deutsche Post.

Negli anni, il numero di lettere gestite ogni giorno si riduce di milioni e nel 2012 il servizio perde 750mila sterline al giorno. Problemi che nel 2013 spingono il governo conservatore, quello di David Cameron, a privatizzarla. Ed è lì che, con la parziale quotazione del gruppo, si decide anche lo scorporo della rete degli sportelli. «Un errore che spiega un analista costerà caro. A differenza di Poste Italiane e dei player francesi che hanno diversificato il business, Royal Mail, senza rete, è rimasta un operatore puramente logistico di pacchi e lettere. Troppo poco per superare le evoluzioni di un mercato in grande cambiamento».

Non è un caso che il gruppo di Del Fante e Lasco oggi abbia costruito il proprio business sui servizi finanziari, quelli assicurativi e quello dei pagamenti digitali. E che da questi tragga gran parte dei profitti. Sui 12 miliardi di profitti 2023, i ricavi da servizi finanziari ammontano a 5,2 miliardi, trainati da una solida raccolta netta assicurativa che ha conseguito una performance oltre il livello di mercato, come i servizi assicurativi in generale. I pagamenti online hanno fatturato 1,4 miliardi, con una crescita di oltre il 27 per cento. La diversificazione è stata l’arma per sostenere le flessioni della posta (lettere) e gli investimenti necessari nella logistica. Oggi Royal Mail soffre inoltre della concorrenza di Amazon nel Paese dove i due gruppi, nella logistica sono fortemente rivali.

L’opposto di quanto accade in Italia dove Amazon e Poste hanno forti accordi commerciali da anni. Per Kretinsky, ad di Eph (il più grande gruppo energetico dell’Europa centrale), proprietario di due squadre di calcio (lo Sparta Praga e il West Ham di Londra), del quotidiano francese Le Monde e di un atollo alle Maldive, l’investimento nelle Royal Mail sarà dunque una grande sfida. Il governo manterrà la golden share e Kretinsky ha promesso di conservare il marchio, la sede centrale e soprattutto la residenza fiscale di Royal Mail nel Regno Unito per i prossimi cinque anni.

Si è poi impegnato a proteggere gli obblighi di servizio universale dell’azienda.

Ma un cambio di rotta sarà necessario. Al magnate i fondi non mancano e dopo aver sborsato 3,6 miliardi di sterline per rilevare le Postedella Regina una pioggia di investimenti si prepara a riversarsi sul servizio del Regno Unito.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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