4′ di lettura
Di fronte all’eccesso di polarizzazione delle idee bisogna ricordare che il pluralismo è l’anima della democrazia. Il monito arriva dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella intervenendo alla cerimonia al Quirinale per lo scambio di auguri con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della società civile.«Si registra ovunque un fenomeno di evidente, progressiva polarizzazione che tocca tanti aspetti della nostra convivenza. Appare sempre più difficile preservare lo spazio del dialogo e della mediazione all’interno di società che sembrano oggetto di forze centrifughe divaricanti, con una pericolosa riduzione delle occasioni di dialogo, di collaborazione, di condivisione. Si tratta di una dinamica che non riguarda soltanto la politica ma la precede e va molto oltre – osserva il Capo dello Stato -. Tocca ambiti sociali, economici, culturali, persino etici. Il pluralismo delle idee, l’articolazione di diverse opinioni rappresentano l’anima di una democrazia. Questo è il principio cardine delle democrazie delle società occidentali». Ma sempre più spesso, lamenta Mattarella, «vi appare la strada di una radicalizzazione che pretende di semplificare escludendo l’ascolto e riducendo la complessità alle categorie di amico/nemico».
Grave rischio da concentrazione capitali e tecnologia
«La concentrazione in pochissime mani di enormi capitali e del potere tecnologico, così come il controllo accentrato dei dati, definibili come il nuovo petrolio dell’era digitale determinano una condizione di grave rischio». Per il presidente della Repubblica «gli effetti sono evidenti» e riflettono un quadro in radicale (e pericoloso) cambiamento. «Pochi soggetti non uno soltanto, come ci si azzarda a interpretare, con immense disponibilità finanziarie, che guadagnano ben più di 500 volte la retribuzione di un operaio o di un impiegato – spiega il Capo dello Stato -. Grandi società che dettano le loro condizioni ai mercati e, al di sopra dei confini e della autorità degli Stati e delle Organizzazioni internazionali tendono a sottrarsi a qualsiasi regolamentazione, a cominciare dagli obblighi fiscali. Sembra che, come in una dimensione separata e parallela rispetto alla generalità dell’umanità, si persegua la ricchezza come fine a sé stessa; in realtà come strumento di potere molto più che in passato perché consente di essere svincolati da qualunque effettiva autorità pubblica».
Loading…
Stabilità importante ma preservare valori e unità
«Sovente parliamo della stabilità come di un fattore determinante del patrimonio di credibilità e di buona reputazione di un Paese. E come si è detto la stabilità è alimentata da istituzioni efficienti. Da istituzioni in grado di assumere decisioni tempestive. Dal consenso dei cittadini. Da una società civile che sa impegnarsi e crescere, perché sa che la coesione si nutre di lavoro ed è incoraggiante registrare segnali positivi nell’andamento dell’occupazione. Ma ci sono, prima ancora, fattori che non dobbiamo sottovalutare: valori comuni e condivisi, cultura, sentimenti popolari che ci fanno riconoscere come un unico popolo, legato da un comune destino». È un ulteriore sollecitazione del presidente della Repubblica per il quale «questo patrimonio “immateriale” è prezioso per quella unità morale che è presupposto per una convivenza ordinata, per una Repubblica forte, per un Paese stabile e di prestigio nel mondo. Queste doti sono emerse in tante circostanze. Di fronte alle emergenze. In occasione di catastrofi che feriscono il Paese. O negli anni bui del terrorismo. O, recentemente, quando abbiamo dato prova di straordinaria solidarietà nel combattere la pandemia. Come un fiume carsico questo patrimonio, costituito dalla nostra unità morale, si manifesta nei momenti più difficili. È avvenuto più volte nella nostra storia. Non è soltanto memoria».
Cosa significa concretamente rispettare e preservare questa unità? «Anzitutto – ha sottolineato Mattarella – vuol dire vivere la Costituzione nella sua attualità. Avere come riferimento sicuro i suoi valori fondativi: la libertà, l’uguaglianza, la giustizia, la solidarietà. I diritti inalienabili di ogni persona. Vuol dire anche riconoscere che vi sono interessi nazionali che richiedono la massima convergenza. Ad esempio il rispetto dei trattati e delle alleanze internazionali, la difesa e la sicurezza dei nostri concittadini e delle infrastrutture strategiche, la salvaguardia dell’ambiente e la messa in sicurezza dei nostri territori. Non possiamo dividerci su questi obiettivi, che sono inevitabilmente di lungo periodo e vanno dunque perseguiti con un impegno che va oltre le maggioranze e le opposizioni di turno».
Rispettare ruolo senza invasioni campo e contrapposizioni
Il «senso del dovere» richiede «a tutti coloro che operano in ogni istituzione, di rispettare i limiti del proprio ruolo. Senza invasioni di campo, senza sovrapposizioni, senza contrapposizioni». Mattarella tiene a ricordare «un punto fondamentale: il rispetto delle istituzioni nei confronti di chi ne ricopre il ruolo. Così come coloro che rivestono responsabilità istituzionali, a cominciare dal Presidente della Repubblica, sono tenuti a esercitarle sapendo che le istituzioni sono di tutti. Che il servizio che si svolge è a garanzia della dignità di ognuno, a prescindere dall’appartenenza politica. Abbiamo, a tutti i livelli, esempi efficaci, quotidiani, di come questo sia non solo possibile, ma praticato. L’ho visto, ad esempio, di recente, nella passione dei tanti sindaci che ho incontrato all’assemblea dell’Anci. Le diverse appartenenze politiche, le legittime e preziose differenze delle identità culturali – che sono l’essenza della dialettica democratica – non impediscono di ricercare e trovare convergenze e unità su alcuni grandi temi. Nell’interesse dei cittadini. Questa attitudine, questa miniera di valori e di sentimenti è più diffusa di quel che si pensa e ho avuto modo, anche nel corso di quest’anno, di constatarlo personalmente in numerose occasioni. Anima tante nostre comunità. Anima tante espressioni della società civile, del mondo associativo delle professioni, dell’economia, del mondo del lavoro: canali di partecipazione e costruzione del bene comune, con cui è prezioso il dialogo. Lo possiamo chiamare, senza eccessi retorici, spirito di servizio. Passione civile. Senso del dovere. Quello manifestato, ad esempio, malgrado l’esposizione a forti rischi, dai nostri militari in Unifil in Libano. Così come tanti altri, cui penso con riconoscenza, nei Corpi dello Stato e nella società civile».