Quando si parla di impianto di riscaldamento nelle case degli italiani, spesso e volentieri si fa riferimento ai termosifoni, una delle soluzioni al giorno d’oggi più utilizzate anche nel nostro Paese per contrastare i rigori dell’inverno. Il radiatore rimane uno strumento di diffusione del calore particolarmente efficace, e se qualcuno dovesse avere ancora in casa i vecchi modelli in ghisa potrebbe di certo spiegare quanto sia elevata la loro capacità di conservazione e distribuzione graduale del tepore in una stanza.
Come tutti gli strumenti che si usano all’interno delle nostre abitazioni, anche i caloriferi necessitano di costante manutenzione ma, nonostante ciò, può accadere che si verifichino dei problemi di malfunzionamento, soprattutto al loro primo avvio durante la stagione invernale. Uno di quelli più ricorrenti è la non uniformità di distribuzione del calore sulla superficie dei termosifoni, che in genere si riscaldano nella metà superiore restando invece freddi in quella inferiore. Sono essenzialmente due le problematiche in grado di generare questa condizione anomala, ovvero la presenza di aria o, più raramente, di fanghi nel radiatore.
Se ci si dovesse trovare a fronteggiare la prima situazione, cercare di risolverla in modo autonomo e senza richiedere assistenza di alcun genere è piuttosto semplice. Basta munirsi di una bacinella e svitare la valvola collocata in alto a sinistra per eliminare l’aria rimasta intrappolata nel radiatore e la cui presenza impedisce all’acqua riscaldata di raggiungere tutta l’estensione dello stesso. Insieme all’aria potrebbe uscire ovviamente del liquido, ed è per questo che occorre un contenitore: conclusa l’operazione di sfiato, si può tranquillamente riavvitare la rotellina e quindi verificare se l’intervento ha avuto successo.
Qualora ciò non fosse sufficiente, è probabile che a impedire all’acqua di diffondersi su tutto il calorifero sia la presenza di fanghiglia. Con l’uso prolungato negli anni, è normale che nei termosifoni si accumulino dei detriti, composti essenzialmente da elementi di scarto come ruggine o magnetite, ma anche da incrostazioni e sporco: mischiandosi con l’acqua, tutti questi sedimenti acquisiscono una consistenza fangosa, e spesso e volentieri fungono da tappo che impedisce al liquido riscaldato di diffondersi all’interno dell’intero radiatore.
In questo frangente l’intervento è più complesso, e tanti chiedono l’aiuto di tecnici: per chi ha un po’ di dimistichezza si può rimediare comunque. Innanzitutto i termisifoni vanno interamente svuotati dall’acqua sporca e, solo dopo questo passaggio, si possono rimuovere dal muro. Dopo aver risciacquato per bene il calorifero, è possibile collegare un tubo alla valvola e aprire il rubinetto facendo scorrere l’acqua alla massima potenza per liberare le vie eventualmente ostruite: in questa fase ci si può aiutere con un martelletto di gomma per sollecitare la rimozione di eventuali grumi. Lo stesso procedimento si può seguire nella parte opposta del termosifone, avendo cura di andare avanti almeno fino al momento in cui non si vedrà fuoriuscire acqua pulita.
Nel caso in cui non si disponga delle conoscenze necessarie o il problema si presenti su più termosifoni, è meglio contattare degli esperti, che possono effettuare l’operazione in modo efficace e senza il bisogno di staccare dal muro i radiatori.
Si può far qualcosa per evitare questo genere di problemi? La pulizia ad ogni riavvio dell’impianto di riscaldamento, specie in caso di
funzionamento anomalo, è sempre consigliabile: l’operazione di sfiato può aiutare. Un altro consiglio è quello di mantenere sempre pulito il calorifero, eliminando anche la sporcizia sulla sua superficie.