Il pregiudizio tenace del mondo progressista nei confronti del presidente dell’Argentina Javier Milei mi fa dire che il suo piano di risanamento del Paese sta funzionando. Il liberismo, malgrado gli attacchi di chi si ostina a non voler vedere, continua a essere il modello di crescita più realistico ed efficace. Sabato 14 dicembre, su invito del primo ministro , parlerà dal palco della tradizionale festa di Atreju. Di qui a quell’appuntamento mi attendo un fuoco di sbarramento mediatico, commenti che non entreranno nel merito delle tematiche care a Milei. I motivi per cui il piano Milei sta funzionando? Il presidente argentino ha iniziato il suo mandato ereditando una situazione economicosociale tragica. Ebbene, adottando criteri liberisti magari promossi con un eloquio piuttosto colorito ha concentrato gli sforzi per ottenere un significativo calo dell’inflazione, autentica piaga in quella grande nazione. In particolare: intervenendo sugli sprechi nella spesa pubblica, liberando il mercato con una massiccia operazione di liberalizzazioni e avviando un percorso virtuoso a riguardo del fisco. Il fatto che l’inflazione sia calata in modo marcato ha creato fiducia nelle famiglie e nelle imprese, stremate da promesse di sviluppo mai attuate dall’amministrazione precedente. Dedita a una politica improntata all’assistenzialismo che non porta mai da nessuna parte. Anzi, porta solo a sbattere. Ecco perché si annuncia interessante il dialogo che Milei avrà a Roma con i giovani di Atreju.
D’altronde, nel Belpaese è nota la ritrosia per il libero mercato. Gli strali ideologici non si contano. Al contrario, si contano gli effetti prodotti all’Italia da quella dissennata visione ideologica.
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