Il 22 maggio di ogni anno ricorre il Bitcoin Pizza Day, che celebra la prima transazione in Bitcoin documentata quale bene del mondo reale. Nel 2010 la neonata criptovaluta era sconosciuta ai più e l’appassionato Laszlo Hanyecz utilizzò ben 10mila Bitcoin per comprarsi due pizze da Papa John’s. Non proprio un affare. A conti fatti le pizze più costose della storia in quanto oggi 10mila Bitcoin valgono oltre 1 miliardo di dollari.
Il prezzo di un singolo bitcoin ha infatti superato di slancio la soglia dei 100mila dollari, un traguardo notevole per un asset finanziario sperimentale a lungo bollato come una moda passeggera e che ancora suscita non pochi punti interrogativi («è un mondo di scommesse, molto pericoloso, che nulla ha a che vedere con i sistemi di pagamenti», ha ribadito ieri Chiara Scotti, vicedirettrice generale della Banca d’Italia). La credibilità come asset finanziario mainstream della criptovaluta più diffusa al mondo è salita di diversi gradini nell’ultimo anno in virtù della discesa in campo di giganti dei fondi quali Blackrock e Fidelity con i loro loro Etf spot Bitcoin, arrivati a inizio anno.
La spinta finale che ha permesso al bitcoin di frantumare il muro dei 100mila dollari (spingendosi fino a 103.800) è stata la scelta di di affidare a Paul Atkins la presidenza della Sec, la Consob statunitense. Trump ha affermato che Atkins, ceo di Patomak Global Partners, è «un leader comprovato per le regolamentazioni di buon senso». Atkins è un avvocato e uomo d’affari statunitense, noto per il suo approccio favorevole alle criptovalute e all’innovazione nel settore finanziario. Lo stesso Trump ieri su Truth Social si è preso il merito del rally del bitcoin. In effetti dalla sua elezione la criptovaluta ha segnato +50%, con il saldo da inizio anno arrivato a +140%. A ben vedere però performance annuali da capogiro non sono una novità: lo scorso anno segnò un corposo +157%, ma ci sono stati anni decisamente più esuberanti: nel 2011 e nel 2017 rispettivamente +1.317% e +1.375%, ma a fare scalpore è il +5.428% del 2013. Complessivamente, stando a un’analisi comparativa condotta da 21Shares, in 12 degli ultimi 15 anni il bitcoin è stata l’asset class regina a livello globale. I passi falsi non sono mancati, l’ultimo nel 2022 con un crollo del 64% innescato da alcuni fallimenti eccellenti, tra cui quello dell’exchange statunitense Ftx.
L’euforia attuale sui mercati potrebbe spingere i bitcoin ancora più in alto. Il prossimo muro sono i 110mila dollari con il maggiore exchange di opzioni sulle cripto, Deribit, che rivela che il volume di opzioni call (acquisto) in programma per il 25 gennaio 2025 è concentrato su questo livello. «L’euforia della nomina di Atkins potrebbe spingere i prezzi ancora più in alto verso target long ipotizzabili a 120mila», indica Filippo Diodovich, strategist di IG Italia. Ophelia Snyder, co-fondatrice e presidente di 21Shares, non esclude invece delle contrazioni fisiologiche con ritorno momentaneo sotto i 100mila.
Ad oggi il bitcoin, da molti definito l’oro digitale per la sua intrinseca «scarsità», è arrivato ad essere il settimo maggiore asset al mondo per valore (2mila miliardi) e c’è chi indica come traguardo a tendere proprio il suo corrispondente fisico, l’oro, che vanta una capitalizzazione 9 volte superiore (circa 18mila
miliardi). Anche il presidente della Fed, Jerome Powell, mercoledì lo ha accostato all’oro, specificando che non è sostitutivo del dollaro e che «le persone non lo usano come forma di pagamento o come riserva di valore».