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Istat, la manovra del governo fa bene al Pil


La manovra economica varata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sta mostrando segnali di impatto positivo sul Pil e sul deficit. Gli interventi della manovra contribuirebbero a un effetto espansivo sul Pil nell’intero triennio 2025-2027, con una crescita di poco inferiore ai due decimi di punto nel 2025 e nel 2026, e superiore ai due decimi nel 2027. È quanto emerge dal rapporto Istat “Le prospettive per l’economia italiana, 2024-2025”. Inoltre, il miglioramento dei redditi e dei consumi nominali stimolerebbe un aumento del gettito fiscale, sia diretto che indiretto, contribuendo a una riduzione del deficit rispetto alle previsioni iniziali. Questi dati confermano che le scelte del governo stanno producendo benefici strutturali, nonostante un contesto economico globale complesso.

La situazione del Pil

L’Istat ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita del Pil per il 2024 e il 2025, allineandole a quelle dell’Ocse. La crescita prevista per il 2024 scende al +0,5% (dal +1% stimato a giugno), mentre per il 2025 si attesta al +0,8% (dal +1,1%). Tuttavia, si osserva una dinamica differenziata tra domanda interna e domanda estera, con quest’ultima che dovrebbe trainare il Pil nel 2024 (+0,7 punti percentuali), mentre la domanda interna avrebbe un effetto negativo (-0,2 punti percentuali).

Nel 2025, la crescita sarà maggiormente sostenuta dalla domanda interna, riflettendo gli effetti delle politiche volte a rafforzare consumi e investimenti.

Inflazione e prezzi: verso una normalizzazione

Un altro segnale di miglioramento arriva dal fronte inflazionistico. La forte decelerazione del deflatore della spesa delle famiglie nel 2024 (+1,1%, rispetto al +5,1% del 2023) indica una moderazione dell’aumento dei prezzi, grazie principalmente al calo dei prezzi energetici. Tuttavia, nel 2025, l’inflazione tornerà verso livelli più vicini al target del 2%, sostenuta dalla ripresa dei consumi.

Nonostante il miglioramento complessivo, alcune aree dei prezzi rimangono sotto osservazione, come gli alimentari non lavorati, che hanno registrato un’accelerazione nel novembre 2024 (+4,1%).

Mercato del lavoro: disoccupazione in calo

Tra i dati maggiormente significativi quelli relativi ai posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione è previsto in discesa dal 7,5% del 2023 al 6,5% nel 2024, con una ulteriore riduzione al 6,2% nel 2025. L’aumento delle unità di lavoro nel 2024 (+1,2%) supera persino la crescita del Pil, un segnale della solidità del mercato del lavoro.

Questo andamento contribuisce anche al miglioramento dei redditi delle famiglie, sostenendo i consumi privati.

Consumi in crescita, investimenti al palo

Sul fronte dei consumi, si prevede un’accelerazione della crescita nel 2025 (+1,1%, dopo il +0,6% del 2024), grazie al rafforzamento del mercato del lavoro e all’incremento delle retribuzioni in termini reali. Tuttavia, gli investimenti appaiono meno dinamici: la crescita si ferma al +0,4% nel 2024, con un tasso di crescita nullo nel 2025. La fine degli incentivi fiscali all’edilizia pesa notevolmente su questo settore, pur mitigata in parte dalle misure del Pnrr e dalla riduzione dei tassi d’interesse.

Le prossime sfide

Il quadro delineato dall’Istat mostra un’economia in transizione. Sebbene le stime di crescita siano state ridimensionate, gli effetti positivi delle politiche del governo Meloni sono evidenti su diversi fronti: Pil, deficit, occupazione e consumi.

Restano sfide da affrontare, in particolare per quanto riguarda il rilancio degli investimenti e la gestione delle pressioni inflazionistiche sui beni alimentari. Nel complesso, l’azione del governo sembra orientata a creare una base solida per una crescita economica sostenibile nel medio termine.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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