A conferma dei dati positivi su occupazione e redditi, secondo i calcoli dell’ufficio studi di Confcommercio, la tredicesima che sta per entrare nelle tasche dei lavoratori italiani si tradurrà in una spinta ai consumi di dicembre pari a 1.906 euro medi per famiglia, in aumento del 6,6% rispetto ai 1.788 euro dell’anno scorso, a fronte di un’inflazione ferma all’1,4%. In altre parole, in media, la tredicesima di quest’anno permetterà di spendere per i consumi natalizi 118 euro in più dell’anno scorso per famiglia. Con buona pace di Cgil e Uil, il cui sciopero generale di venerdì 29 era per protestare contro le politiche del governo rispetto a salari e stipendi, i dati mostrano un aumento del potere d’acquisto della tredicesima mensilità che è il frutto di diversi fattori, a partire dai 420mila occupati in più del 2023, dal rinnovo di contratti collettivi per 8 milioni di lavoratori solo nel 2024, dall’ingresso di nuovi pensionati con migliori storie contributive e dal mantenimento della decontribuzione che, da sola, genera un effetto netto di 1,3 miliardi di euro). Completa il quadro il “bonus di Natale”, che vale altri 400 milioni per le famiglie a basso reddito.
Quando crescono i consumi, significa che aumenta quel surplus tra le entrate e le uscite delle famiglie che è poi una delle molle della domanda e quindi della crescita. E dalla dinamica dei consumi del mese natalizio di dicembre, come ha spiegato oggi il capo dell’ufficio studi di Confcommercio Mariano Bella, “dipendono molto sia i consumi finali del 2024, sia l’effetto trascinamento che si riflette nella tendenza per il 2025”. E che questo trend sia tornato positivo lo conferma già ora il buon andamento del “Black Friday”, che secondo Confcommercio ha coinvolto il 40% degli italiani adulti (poco meno di 20 milioni di consumatori) con una spesa media pro capite tra i 220 e i 230 euro. Al netto dell’effetto “sostituzione” (molti comprano già nel Black Friday i regali di Natale), il risultato finale è comunque in crescita, tanto che per i regali di Natale, la spesa media pro capite risulta in aumento rispetto all’anno scorso (207 contro 186 euro, che nel 2022 erano solo 157).
In definitiva, quello che emerge con chiarezza è il segnale della ripresa dei consumi nazionali, segnale non ancora consolidato, ma che così forte mancava da anni di stagnazione. E che, al di là delle dimensioni medie che possono nascondere differenze più o meno marcate tra diversi gruppi sociali, indica un sentiment di salute e ottimismo che non era scontato. Il contenimento dell’inflazione, che negli ultimi due anni è passata dal picco dell’11% di inizio 2023 all’1,4% registrato a fine novembre, svolge un ruolo decisivo sia nel dare potere d’acquisto, sia nell’invertire il segno delle aspettative. Inflazione che, secondo Confcommercio, è destinata a restare a questi livelli anche per tutto il 2025, contribuendo così a rafforzare le aspettative positive.
La politica fiscale del governo concentrata sul taglio del cuneo fiscale, e quella del lavoro, con il dato acquisito dei 24 milioni di occupati e dei tanti rinnovi, puntano a fornire a tali aspettative un punto di riferimento e
stabilità. Non dev’essere quindi un caso che la ripresa della curva dei consumi natalizi, delle spese medie previste e della tendenza a fare regali, hanno tutte origine a partire dal 2023, primo anno di azione di questo governo.