«Il primo forum delle relazioni industriali è, innanzitutto, un impegno a interpretare il cambio d’epoca che viviamo e, di conseguenza, a interpretare con uno sguardo nuovo il nostro ruolo». Con queste parole ieri Alessandro Spada (nella foto), presidente di Assolombarda ha inaugurato «Relind», l’iniziativa promossa con Confindustria e con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali nazionali, per avviare un confronto permanente per interpretare i cambiamenti in corso che impattano sul rapporto tra imprese e lavoratori. Come? Lo ha specificato Spada: «Dare centralità ai corpi intermedi seri e responsabili significa tutelare la competitività delle imprese e la centralità della persona nella società e nel lavoro in un momento in cui si concretizza il rischio di de-industrializzazione per via delle scelte ideologiche fatte dall’Unione Europea, nell’automotive in primis». Non solo. «Significa combattere i più di 600 contratti pirata firmati da rappresentanze che fanno del dumping contrattuale il loro elemento distintivo, a danno della contrattazione di qualità». Spada ha ricordato che i territorio milanese in questo è un esempio virtuoso. «Qui, applichiamo un modello ambrosiano che ci consente di lavorare tanto e bene con i sindacati – ha detto – Siamo infatti la prima regione a livello nazionale per contratti integrativi aziendali attivi (4.360 su 14.699), con Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia che ne costituiscono il fulcro. Del resto, siamo convinti che questo territorio meriti di confermarsi non solo come motore dell’economia nazionale ma anche come interprete di buone pratiche per far fronte alle sfide sociali dell’intero Paese». Ecco perchè proprio qui sul nostro territorio quindi «con i sindacati stiamo continuando a portare avanti lo sviluppo della città metropolitana, che per noi è lo strumento corretto». Così come è «assolutamente necessario il salva Milano. È da aprile che lo stiamo aspettando». La sua assenza «sta bloccando una parte che è molto importante che porta danni ai cittadini che non possono entrare nelle case nonostante abbiano pagato gli anticipi e siano in difficoltà perchè non possono entrare, il Comune perchè perde quei 130.000 milioni di euro che sono gli oneri che avevano e poi dopo tutto a tutto il mondo delle imprese perchè comunque si blocca il mercato del lavoro». Stando sempre attenti all’uso delle parole. Parlare di rivolta sociale è «un linguaggio sbagliato, è un termine non corretto.
Quello che dobbiamo fare come parti sociali è essere attenti ed essere critici quando c’è da essere critici, mantenendo un contesto contenuto, educato senza far sì che le frange peggiori esprimano il peggio come è stato fatto in alcune manifestazioni», ha concluso.