Il ballo del risiko è più forte anche dello stacco cedole, per definizione portatore di ribassi in Borsa (e di fatti ieri l’indice principale di Milano ha perso l’1,2%). L’ingresso di Bpm, Delfin e Caltagirone in Mps, infatti, ha creato grande appeal sul settore bancario che ora vede la nascita di un terzo polo del credito – quello tra Piazza Meda, Rocca Salimbeni e Anima – che ha un potenziale da 20 miliardi di capitalizzazione di Borsa.
Ieri, la banca guidata da Giuseppe Castagna – che pure staccava l’acconto al dividendo – ha torreggiato sul listino con il suo 3,3 per cento. E non è un caso che anche Mps abbia partecipato alla festa, facendo segnare un progresso dell’1,8% a 6,12 euro per azione. L’istituto guidato da Luigi Lovaglio e presieduto da Nicola Maione ha realizzato un piccolo miracolo dai tempi dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi – datato 2022 – quando valeva meno di un terzo di ora.
Toniche anche la Popolare di Sondrio (+2,4%) e Bper (+2,3%), quest’ultime a loro volta sono legate tra loro da Unipol, l’azionista di riferimento per entrambe. Possibile che il mercato veda un ruolo anche per loro nell’assestamento del mondo bancario italiano? Solo il tempo potrà dirlo. Intanto, l’onda dei rialzi – seppur in modo più contenuto – ha coinvolto anche Intesa Sanpaolo (la prima banca del Paese), che guadagna lo 0,70% nonostante il pagamento di circa 3 miliardi di dividendo ai soci. In ribasso di circa mezzo punto, invece, Unicredit, che pure ha versato ai suoi azionisti 1,7 miliardi, ribasso che non intacca la robusta performance della banca guidata da Andrea Orcel che fa la bellezza di un +58% rispetto a quanto valeva un anno fa.
Non è un mistero, infatti, il motivo per cui l’istituto di Piazza Gae Aulenti ha scelto di muovere ora alla conquista della tedesca Commerzbank, verosimilmente liberando spazio alle iniziative di risiko bancario di casa nostra.