I punti chiave
I punti chiave
Ottime notizie per i futuri pensionati italiani: il montante contributivo, ossia la base di calcolo per le pensioni, sarà rivalutato con un tasso di capitalizzazione del 3,6% a partire dal 1° gennaio 2025. Questo dato rappresenta un aumento rispetto al 2,3% registrato l’anno precedente, come comunicato dall’Istat nella nota prot. pubblicata sul sito del Ministero del Lavoro. Ecco tutto ciò che c’è da sapere.
Come funziona la rivalutazione
Per comprendere il meccanismo bisogna fare una premessa: le pensioni vengono rivalutate ogni anno per adeguarle al costo della vita, basandosi sull’indice medio dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, calcolato dall’Istat. Quest’ultimo comunica i dati al Ministero dell’Economia che emette un decreto in collaborazione con il Ministero del Lavoro. Il documento stabilisce in via provvisoria la percentuale di rivalutazione per l’anno successivo e rende noto il valore definitivo dell’adeguamento per l’anno in corso. Il valore definitivo può differire da quello provvisorio, e in caso di discrepanze, queste vengono conguagliate nell’anno successivo.
La perequazione annua
Dal 1° gennaio 2025, per i pensionati già in essere al 31 dicembre 2024, le pensioni verranno rivalutate tramite il meccanismo della perequazione annua, basato sull’inflazione, per preservare il potere d’acquisto. Per chi non è ancora in pensione, la rivalutazione del montante contributivo sarà invece legata alla crescita economica. Un’economia in crescita aumenterà il montante, mentre una stagnazione o recessione potrà limitarne l’incremento o causare una riduzione. La percentuale che determina l’importo della pensione, i cosiddetti coefficienti di trasformazione, varia in base all’età di pensionamento (57-71 anni) ed è aggiornata ogni due anni. Per il biennio 2023/2024, i coefficienti sono stati migliorati, rendendo più favorevole il calcolo della pensione.
Il tasso di capitalizzazione
L’incremento del tasso, stabilito ai sensi della legge n. 335/1995, segna il terzo rialzo consecutivo dopo il valore negativo del 2021, dovuto agli effetti della pandemia. Si tratta di una delle rivalutazioni più alte degli ultimi anni che raggiunge livelli simili a quelli del 2006 quando si registrò un dato superiore al 3%. La rivalutazione del montante contributivo per il 2024 si basa sul tasso medio annuo composto di variazione del Pil nominale calcolato sui cinque anni precedenti, che è risultato pari a 0,036622 (3,6622%). Questo valore determina un coefficiente di rivalutazione pari a 1,036622, utilizzato per aggiornare il montante contributivo maturato al 31 dicembre 2023.
Chi riguarda la misura
La rivalutazione si applica ai lavoratori iscritti alla previdenza pubblica obbligatoria, ovvero l’Inps, la cui pensione decorrerà tra il 1° gennaio 2025 e il 31 dicembre 2025. Non riguarda i contributi versati nel 2024, anno precedente la decorrenza della pensione, né quelli del 2025, anno di pensionamento.
Un esempio? Considerando un montante contributivo di 100mila euro al 31 dicembre 2023, rivalutato con il coefficiente 1,036622, avrà un valore aggiornato di 103.662 euro, con un incremento di 3.662 euro. Questo meccanismo consente di adeguare i contributi accumulati alla crescita economica, salvaguardando il valore della futura pensione.
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