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Panetta: “I dazi non servono”


“Un approccio generalizzato come i dazi è come usare un coltello da cucina per un’operazione chirurgica: inadeguato e dannoso”. È quanto ha osservato il governatore Fabio Panetta al seminario G7, ospitato dalla Banca d’Italia, sul tema della frammentazione del commercio globale cui ha partecipato il capo economista della Bce, Philip Lane. Tali misure, ha rilevato il numero uno di Via Nazionale.

Un mondo connesso: la lezione di Jefferson

Panetta ha sottolineato come l’integrazione globale abbia migliorato la qualità della vita per milioni di persone, offrendo un aneddoto che affonda le sue radici nella storia: “Due secoli fa, Thomas Jefferson, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, importava dalla Francia vino, mobili e libri perché era straordinariamente ricco. Oggi, grazie alla riduzione delle tariffe e dei costi di trasporto, questi beni sono accessibili a una platea molto più ampia”. Questo progresso, ha aggiunto, è il risultato della liberalizzazione del commercio e dell’innovazione, che hanno abbattuto le barriere economiche e geografiche. Nessun accenno all’intenzione del presidente eletto di adottare una politica protezionistica anche nei confronti dei partner storici come quelli dell’Ue, ma il rimando a Jefferson è eloquente.

Il costo economico della frammentazione

Questa rete globale, avverte Panetta, è ora a rischio. Citando studi recenti, il governatore ha stimato che la frammentazione del sistema commerciale potrebbe ridurre il Pil globale del 6%, un danno paragonabile a quello della pandemia di Covid-19. “Dividere il mondo in blocchi economici significa non solo perdere efficienza, ma aumentare i costi, la volatilità e i rischi per le nostre economie”, ha spiegato.

Un esempio concreto arriva dagli embarghi e dai dazi imposti in passato, come quelli statunitensi del 2018: “L’aumento dei prezzi è stato scaricato interamente sui consumatori. Non è stata una vittoria, ma un costo per le famiglie”. A ciò si aggiunge il rischio che la frammentazione ostacoli la transizione ecologica, dato il ruolo cruciale delle materie prime, spesso concentrate in pochi Paesi.

Un sistema aperto per pace e prosperità

Panetta ha difeso con forza il sistema multilaterale costruito dopo la Seconda Guerra Mondiale, lodandolo come un motore di prosperità e stabilità: “La libertà di commercio, di investire oltre confine e di scambiare idee non è solo una questione economica: è il prerequisito per garantire pace e progresso sociale”. Ha inoltre sottolineato come molte delle critiche alla globalizzazione siano fuorvianti, dato che spesso i problemi attribuiti agli scambi internazionali derivano in realtà da rapidi progressi tecnologici.

Quattro pilastri per il futuro

Per affrontare le sfide attuali, Panetta ha delineato una strategia basata su quattro pilastri: informazione, innovazione, flessibilità e cooperazione. Ha evidenziato come una migliore raccolta e condivisione dei dati possa aiutare a identificare vulnerabilità, mentre l’innovazione può ridurre la dipendenza da risorse critiche. “Dobbiamo puntare su tecnologie alternative e su una politica economica flessibile che sappia adattarsi a un panorama in rapida evoluzione”, ha affermato.

Sul fronte della cooperazione, Panetta ha richiamato il successo della catena di produzione transatlantica per i vaccini durante la pandemia: “Questo è un esempio di come il dialogo e la collaborazione possano generare risultati straordinari, anche in tempi di crisi”.

Un appello alla collaborazione globale

Nel suo discorso, Panetta ha lanciato un accorato appello alla comunità internazionale: “Dobbiamo evitare l’illusione che le barriere protezionistiche siano la soluzione ai nostri problemi.

La cooperazione, e non la divisione, è la chiave per affrontare le sfide del nostro tempo”, ha concluso ribadendo che i costi della frammentazione non sono solo economici, ma minacciano la stessa libertà di scambiare idee, beni e investimenti, “le fondamenta su cui si costruiscono prosperità e pace”.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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