Insomma fanno i furbi. Ma soprattutto è diventato per loro sempre più difficile farlo, perché tra l’Europa e gli Stati Uniti si sono improvvisamente ridestate le autorità antitrust che hanno messo nel mirino le Big Tech. Le aziende fino a poco tempo fa intoccabili. L’ultima notizia arriva dalla Commissione Ue, che ha sanzionato Meta con una multa di 797,72 milioni di euro per violazioni delle norme antitrust. La compagnia di Mark Zuckerberg, che è già sotto controllo dal 2021, è stata accusata di abuso di posizione dominante per aver legato il servizio di annunci Facebook Marketplace al suo social network, e di aver così imposto condizioni commerciali sfavorevoli ad altri fornitori di servizi online simili. In pratica: o gli annunci passano per Meta, oppure il business avrà delle limitazioni.
L’indagine della Commissione ha insomma dimostrato l’azienda detiene una posizione dominante sia nel mercato dei social network personali, sia nei mercati nazionali della pubblicità display online sui social media. Questo dominio è stato utilizzato da Meta per integrare forzatamente Marketplace all’interno di Facebook, esponendo tutti gli utenti del social network al servizio di annunci, indipendentemente dalla loro volontà. Tale strategia di integrazione garantisce alla piattaforma una distribuzione privilegiata rispetto ai concorrenti, e a questo poi si aggiungono le condizioni commerciali che Meta impone agli altri fornitori di annunci online anche su Facebook e Instagram, i cui dati vengono utilizzati per alimentare il marketplace proprietario di Zuck con un ulteriore vantaggio. E questo, secondo la Commissione Europea, viola l’articolo 102 del Trattato sul funzionamento dell’Unione e rafforza in modo abusivo la posizione dominante nel settore della pubblicità online. Per Meta, , “la legge UE è pensata per proteggere il processo competitivo e i consumatori, non per mantenere le posizioni di mercato di operatori consolidati di fronte all’innovazione. Ironia della sorte, in nome della concorrenza, questa decisione fa proprio questo, a discapito dei consumatori. È deludente che la Commissione abbia scelto di intraprendere un’azione regolatoria contro un servizio gratuito e innovativo costruito per rispondere alla domanda dei consumatori, soprattutto quando importanti figure politiche europee stanno esortando l’UE a essere più competitiva, innovativa e lungimirante. Faremo appello alla decisione”.
In pratica, la multa è salata, anche se – visto gli introiti dei padroni digitali – non metterà certo in crisi il bilancio. Però è anche il segnale che qualcosa è cambiato. Un esempio arriva dall’Inghilterra, dove è in corso una class action nei confronti di Apple, in questo caso accusata dai consumatori di costringere gli utenti a pagamenti spopositati per un servizio in regime di monopolio. Se dovesse andar male per la Mela, i 40 milioni di abbonati britannici avrebbero in restituzione 70 dollari a testa, il che fa quasi 3 miliardi.
Che non sono bruscolini, e neanche un bel segnale: «Le società dominanti – dice la Commissione – hanno una responsabilità speciale di non abusare della loro potente posizione di mercato». Fin qui, forse, se l’erano dimenticato.