Si tiene oggi 12 novembre l’udienza pubblica della Corte costituzionale in merito alle questioni di legittimità costituzionali riguardanti la legge sull’autonomia differenziata, sollevate con i ricorsi delle Regioni Puglia, Toscana, Sardegna e Campania. Queste ultime hanno infatti impugnato il provvedimento nella sua totalità e anche con riferimento a specifiche disposizioni. In particolare, le questioni sottoposte all’esame della Corte Costituzionale sono collegate all’interpretazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione con riguardo
all’attribuzione alle regioni di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia.
I temi oggetto dei ricorsi
Alcune delle questioni oggetto dei ricorsi attengono alla determinazione dei Lep (livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale), sia per quanto riguarda la fonte e il procedimento di determinazione, sia riguardo all’individuazione delle materie, o ambiti di materie, per i quali tale determinazione sia necessaria, o meno, per il trasferimento delle funzioni. Altre questioni riguardano, principalmente sotto il profilo del principio della “leale collaborazione”, il procedimento di approvazione delle intese tra Stato e Regione per l’attribuzione delle materie e delle relative funzioni; altre ancora coinvolgono le modalità di finanziamento delle funzioni trasferite.
Cosa succederà dopo la decisione della Corte costituzionale
Come spiega Il Sole 24 Ore, il risultato di questa udienza è un passaggio importante per capire quali saranno i prossimi passi sul tema autonomia differenziata: in seguito alla decisione della Corte si capirà meglio sia come funzionerà l’applicazione della legge sia cosa succederà al referendum su cui puntano le opposizioni. La norma, che consente alle regioni di chiedere autonomia su materie fino ad ora centralizzate, è stata approvata in via definitiva dalla maggioranza il 19 giugno. Poco dopo, le opposizioni si sono compattate e hanno avviato un percorso burocratico per il referendum abrogativo.
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Gli scenari possibili
Le regioni coinvolte stanno cercando di frenare l’applicazione della legge in questione, in un modo o nell’altro: se anche i ricorsi venissero respinti – e il provvedimento sull’autonomia differenziata restasse in piedi – le opposizioni potrebbero comunque sperare nei referendum (che per la precisione sono due, uno per l’abrogazione totale e uno per quella parziale). Entrambi potrebbero essere ammessi a gennaio e tenersi così nel giugno del 2025. C’è poi l’ipotesi che la Consulta giudichi illegittime solo alcune parti della legge: in questo caso, come stabilito da una sentenza della stessa Corte costituzionale, spetterebbe alla Cassazione valutare se una modifica legislativa abbia potere o meno sul referendum. I quesiti potrebbero comunque essere soggetti a una riformulazione.