Data scientist, ricercatori, cyber security specialist. Il mondo delle imprese cerca disperatamente gli «architetti» del futuro. Ma spesso non li trova. Domanda e offerta, ancora una volta stentano a incrociarsi. Soprattutto in Italia, il Paese con il più alto tasso di skill mismatch in Europa, ossia il divario tra le competenze di cui le aziende hanno bisogno e quelle attualmente utilizzate dalla forza lavoro. Secondo i dati pubblicati da Confartigianato a fronte di una richiesta che nel 2023 era di 699mila lavoratori con competenze digitali avanzate 4.0, il mercato è stato in grado di fornirne meno della metà, lasciandone scoperte il 51,8%, 362mila lavoratori. All’appello mancano oltre 300mila specialisti capaci di gestire tecnologie come l’AI, il cloud computing, l’Industrial Internet of Things (IoT), la data analytics, i big data, la realtà virtuale e la blockchain.
Figure professionali che oggi non servono solo alle big tech, ma anche alle aziende e alle banche che stanno digitalizzando e integrando la tecnologia nei processi industriali e finanziari.
Anche per questo si battono vie alternative per assumere i professionisti, tra cui il cosiddetto referral tanto in voga all’estero. Si tratta di una pratica che mette in contatto l’azienda e una nuova potenziale professionalità grazie all’intermediazione di un dipendente che segnala una figura potenzialmente utile alla società in cui lavora.
Il concetto si può riassumere nello slogan First who then what ed è spesso accompagnato da ricompense economiche. Si tratta di una modalità di ricerca del personale molto diffusa in Europa tra le banche d’affari, Morgan Stanley in testa, ma anche tra società tradizionali, come quella dei trasporti tedeschi Deutsche Bahn che prevede bonus fino a 5mila euro.
Anche il gigante statunitense del cloud computing Salesforce è noto per i ricchi premi ai dipendenti che trovano un potenziale collega: il valore ha già superato i 5,5 milioni di dollari. Per rimanere al passo con le assunzioni legate alla diversità, il colosso tech Usa Intel ha deciso invece di raddoppiare il suo bonus quando i dipendenti indirizzano con successo donne e minoranze.
La società di consulenza e informatica olandese Accenture ha cavalcato invece la questione etica e la sensazione positiva generata dall’aver aiutato un amico e in parallelo l’azienda, offrendo la possibilità di donare una parte del bonus ricevuto a un ente di beneficenza a scelta.
In Italia, il caso più recente riguarda Leonardo che ha lanciato una campagna che prevede un premio fino a 1.500 euro per i dipendenti che aiutano l’azienda a trovare personale specializzato.
La società guidata da Roberto Cingolani è a caccia di profili professionali ricercati: figure molto specializzate, dal Program controller agli addetti al collaudo, fino al Cto specialist, al Delivery system engineer e al Costruct integration.