Una manovra che affronta temi “cruciali e irrinunciabili”. Il Professor Giuliano Noci, economista Politecnico di Milano, definisce così la Legge di Bilancio sottolineando l’importanza di alcuni aspetti, come il rigore di bilancio e il tema del costo del lavoro, questioni fondamentali per l’esecutivo.
Cosa ne pensa di questa manovra?
“A mio avviso, si tratta di una manovra che affronta temi cruciali e irrinunciabili. Innanzitutto, il rispetto del rigore di bilancio, che è fondamentale per una serie di motivi ben noti. In secondo luogo, la manovra cerca di intervenire sul costo del lavoro, in particolare per le fasce di reddito fino a 40.000 euro e mette l’accento su questioni importanti come il sostegno ai giovani e la crisi demografica”.
Per esempio?
“Il bonus bebè, ad esempio, è un segnale simbolico della drammatica situazione che affronteremo nei prossimi anni: la carenza di manodopera che andrà a impattare negativamente sul Pil. Per questi motivi ritengo che la manovra sia positiva nel breve termine”.
E nel medio-lungo periodo?
“Nel medio-lungo periodo il sistema dovrà essere riformato radicalmente, poiché l’assetto attuale non è sostenibile”.
Quali sono le questioni cruciali?
“Due aspetti fondamentali sono la capacità di erogare servizi e quella di attrarre investimenti. È evidente che nel mondo di oggi, comuni con meno di 5.000 abitanti non hanno più senso: o si realizzano economie di scala nei servizi, o la battaglia è persa. Un altro aspetto cruciale è il ricambio nella pubblica amministrazione: nei prossimi cinque anni, circa 700.000 persone andranno in pensione e non ci sono abbastanza giovani disposti a entrare nel settore pubblico. Inoltre, c’è un problema di efficienza del sistema: i comuni spesso funzionano con sistemi informativi differenti. È poi necessaria una riorganizzazione del sistema fiscale alla radice. Non si tratta solo di rivedere le aliquote, ma di creare un sistema che incentivi l’adempimento fiscale. Ad esempio, se io, come artigiano, non posso detrarre le spese sostenute per altri artigiani, si finisce per alimentare un’economia sommersa. È una questione che andrebbe affrontata con urgenza”.
C’è una ricetta economica?
“Dobbiamo assolutamente evitare l’errore che sta commettendo la Germania, dove la competitività industriale sta diminuendo a causa di una trasformazione digitale insufficiente. Il settore manifatturiero ha pesato troppo, rallentando l’innovazione. In Italia abbiamo un sistema manifatturiero straordinario. Il “made in Italy” deve essere sostenuto da politiche industriali che favoriscano l’adozione di tecnologie digitali”.
E quindi…
“Non basta parlare di Industria 5.0: bisogna offrire incentivi fiscali reali alle aziende affinché investano in tecnologie che non rimangano inutilizzate, come è già successo con l’Industria 4.0. Ci sono esempi di macchinari avanzati in agricoltura che non vengono realmente utilizzati perché manca un cambiamento culturale”.
Su cosa bisogna concentrarsi?
“L’inflazione sta pesando sul potere d’acquisto delle famiglie: basta andare al ristorante o in albergo per rendersi conto di
quanto i prezzi siano aumentati. Detto questo, quello che voglio sottolineare è che non abbiamo molto tempo: dobbiamo concentrarci su riforme strutturali che diano un nuovo ritmo alla nostra economia”.