L’Italia è in controtendenza sui mercati europei e, questa volta, in senso positivo. Il Btp decennale, che è il titolo di riferimento per valutare lo stato di salute di un’economia, sta progressivamente migliorando le proprie performance in confronto all’inizio dell’anno. Insomma, guardando al settore obbligazionario delle Borse, si scopre che le recenti valutazioni delle agenzie di rating hanno un fondamento esclusivamente oggettivo. Il tasso di crescita del Pil italiano, pur non essendo eccezionale (), evidenzia un andamento migliore dei principali concorrenti come Francia e Germania. E volgendo lo sguardo al di là della Manica, anche della Gran Bretagna.
Non è solo una questione di spread nei confronti del Bund tedesco, sceso dai circa 170 punti base di inizio anno agli attuali 123 punti, ma soprattutto di rendimenti. I tassi offerti dal nostro decennale sono progressivamente scesi e questo, in un’ottica di mercato, è un buon segno perché vuol dire che chi compra ha ancora più fiducia nella restituzione del prestito. E questa tendenza non può non essere ascritta alla politica prudente del governo Meloni e del ministro Giorgetti, in particolare, che ha disegnato una traiettoria discendente del deficit/Pil al di sotto della soglia del 3% già nel 2026. Si è, infatti, passati dal 3,71% alla fine dello scorso dicembre all’odierno 3,52%.
Nello stesso periodo la Francia ha visto crescere il rendimento del titolo equivalente (l’Oat decennale) dal 2,55% al 3,02%, mentre la Germania dal 2,02% al 2,30%, appena 12 punti base in meno del tasso Eurirs decennale (oggi al 2,42%), quello del cosiddetto «rischio zero» su cui si calcola il prezzo dei mutui a tasso fisso. Fino a tre anni fa il Bund rendeva un punto percentuale in meno dell’Eurirs, oggi la Germania è sempre vista come un porto sicuro ma non come un «custode della liquidità» dalle intemperie dei mercati che per svolgere questa funzione si faceva ricompensare lautamente ottenendo la propria remunerazione offrendo rendimenti bassissimi. Oggi anche Berlino deve cercare di essere più «seducente».
È il caso anche di parlare della Gran Bretagna giacché il rendimento del Gilt decennale è passato dal 3,54% di inizio anno all’attuale 4,21%. L’Italia, quindi, è percepita come più sicura del Regno Unito. La spiegazione è la medesima che si può dare per l’assottigliamento dello spread con la Francia. Si tratta di due Paesi ad alto deficit (Parigi quest’anno sfonderà il 6% di deficit/Pil e ha subito un declassamento dall’agenzia Scope Ratings) che dovranno varare manovre di bilancio restrittive: uno per cominciare ad adeguarsi ai parametri del Patto di Stabilità, l’altro per non perdere ulteriore fiducia da parte dei mercati giacché il terziario e la finanza rappresentano buona parte del Pil britannico. La disciplina di bilancio tenuta dal governo Meloni, che ha varato una manovra da 30 miliardi, sostanzialmente basata sulla riduzione delle spese e sulla tutella dei redditi medio-bassi, è invece valsa la conferma del rating «BBB» da parte di Standard & Poor’s e Fitch che ha pure migliorato l’outlook a positivo, cioè potrebbe prossimamente aumentare il voto dato a Roma.
Le sfide, come ha sottolineato il CsC, tuttavia non mancano a partire dalla riduzione del debito e dall’aumento di investimenti (a partire dal Pnrr) e produttività che possano rilanciare ulteriormente il Pil. Analogamente va ridotto il debito che, tuttavia, con un tasso di crescita medio annuo dell’1% vedrebbe progressivamente ridotta la propria incidenza sul prodotto interno lordo, una volta digerito il nefasto effetto del Superbonus.
Ma quali sono le conseguenze di questa tendenza positiva per i nostri investimenti? Da una parte, coloro che hanno investito in Btp possono essere ancora più tranquilli perché la disciplina di bilanci è la migliore garanzia che lo Stato possa dare ai propri debitori. Per coloro che, invece, volessero acquistarli, oltre al rendimento interessante (nonostante gli evidenti miglioramenti è ancora tra i più elevati in Europa), c’è da tenere presente la possibilità di rivalutazione legata alle prospettive di leggero miglioramento della situazione economica.
Il consiglio degli specialisti, nell’attuale situazione dei mercati, caratterizzata dall’incertezza e dai rischi geopolitici, è sempre puntare sulla massima diversificazione, dunque – oltre all’obbligazionario – non escludere nemmeno l’azionario
puntando su settori difensivi in grado di resistere a eventuali inversioni del ciclo. Come quello farmaceutico i cui ricavi, soprattutto in Occidente, cresceranno a causa del progressivo invecchiamento della popolazione.