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Zampata Deutsche Bank contro Unicredit-Commerz


Il matrimonio tra Unicredit e Commerbank potrebbe non essere così pacifico come sembrava in un primo momento. Ieri Deutsche Bank ha fatto sapere che sta esplorando modi per rendere più difficile la fusione tra i due istituti, valutando come reagire a un potenziale accordo che creerebbe un forte concorrente nel suo mercato nazionale. In breve, secondo l’agenzia Bloomberg, il ceo Christian Sewing starebbe analizzando la situazione e le opzioni valutate includono l’acquisto di una parte o di tutta la partecipazione di Commerzbank (il 12%) ancora nelle mani del governo tedesco. A sua volta il Financial Times ha rivelato che il governo tedesco non era stato preventivamente informato di un invito rivolto a Unicredit per partecipare alla gara sul 4,49% di Commerzbank che tre settimane fa il ministero delle Finanze aveva messo in vendita. Secondo fonti anonime citate dal quotidiano londinese, i banchieri di JPMorgan Chase che hanno perfezionato le modalità di cessione avrebbero invitato Unicredit a partecipare alla gara lasciando intendere un apprezzamento da parte delle autorità di Berlino, che però sarebbe stato solo supposto. Se ciò sia vero lo sapremo più avanti, non vi è però dubbio che l’operazione con cui la banca guidata da Andrea Orcel è diventata secondo azionista di Commerzbank (con il 9%) ha colto di sorpresa l’establishment tedesco: di là della contrarietà dei sindacati interni, il blitz ha infatti suscitato ostilità pubblica mettendo l’esecutivo Scholz in una posizione decisamente scomoda in vista delle elezioni federali dell’anno prossimo. Così come non è un mistero che fino al mese scorso le autorità tedesche avevano ripetutamente fatto capire a Unicredit e ai concorrenti europei di non essere interessate a cedere Commerzbank a istituti esteri. A rendere più confusa la vicenda, sempre secondo le fonti consultate dal FT, è che nemmeno Unicredit avrebbe contattato il governo tedesco in merito all’operazione. Una versione che però viene smentita dai vertici del gruppo italiano che, al contrario, sostengono che la manifestazione di interesse sarebbe stata comunicata a Berlino poco prima della partecipazione alla gara. La versione è peraltro confermata da una fonte del ministero delle Finanze tedesco, che però precisa di non avere avuto notizia, se non a cose fatte, della quota (il 4,5% di Commerzbank) rastrellata in precedenza dalla banca milanese in Borsa. Ed è probabilmente questa la parte che ha fatto levare bruscamente gli scudi: l’aver fatto intendere, grazie a una manovra attuata nei mesi passati all’insaputa degli interessati, che per Commerzbank non c’è ormai altro destino se non il matrimonio salvifico con l’italiana Unicredit. Niente di più offensivo per le sensibilità di quelle latitudini.

Sensibilità che però si scontrano con la volontà delle autorità bancarie centrali, di tutt’altro orientamento. Se è vero che i vertici Bce – ieri attraverso le parole del vicepresidente Luis de Guidos – non esitano a tifare per le fusioni transfrontaliere, qualche giorno fa è stato lo stesso governatore della Bundensbank, Joachim Nagel, a sollecitare implicitamente la possibile acquisizione di Commerzbank da parte di Unicredit. «È chiaro che in Europa abbiamo bisogno di banche forti e robuste» ha detto Nagel, senza però entrare nel merito dell’operazione. Per non dire dei vertici della stessa Commerzbank, che sempre ieri hanno confermato i contatti con i colleghi di Unicredit («Valuteremo i loro progetti con mente aperta, alla luce del dovere legale di agire nel miglior interesse degli azionisti»), sebbene in un’ottica di realizzazione del piano al 2027.

Quali saranno le prossime puntate? Si sa per certo che il governo tedesco ha avviato una valutazione di quanto è accaduto, con l’obiettivo di individuare le responsabilità su una vendita che ha scatenato tante polemiche. E l’esito di questa indagine potrebbe in qualche modo compromettere la destinazione del 12% di Commerzbank di cui ancora dispone il governo, stante che per i prossimi 90 giorni – come vuole la regola di mercato – quel pacchetto di azioni resta congelato nelle cassaforti del locale ministero delle Finanze.

Sarà interessante valutare la decisione finale alla luce delle indicazioni – indubbiamente favorevoli alla fusione transfrontaliera – espresse dalle due banche centrali. Intanto ieri Unicredit, che ha avviato in anticipo il nuovo buyback, ha chiuso in progresso dello 0,5% con una capitalizzazione di 61 miliardi.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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