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Grande svendita in Germania per coprire i buchi della crisi


Dagli stabilimenti di Volkswagen a rischio chiusura, alla possibile scalata di Unicredit alla seconda banca del Paese fino a un importante pezzo della logistica tedesca che finisce nelle mani danesi di Dsv. A una prima vista possono sembrare vicende scollegate, ma in realtà sono conseguenze di anni di performance economiche deludenti per la Germania.

La crisi dell’economia tedesca ha chiamato a raccolta chi sa fiutare gli affari: come il ceo di Unicredit, Andrea Orcel, che ha investito 1,4 miliardi circa per rilevare il 9% di Commerzbank, approfittando anche della discesa nel capitale dello Stato. Un governo, quello guidato dal socialista Olaf Scholz, che è diviso al suo interno e che, pur di non abbandonare la politica del pareggio di bilancio difesa dal sempre più impopolare ministro delle finanze Christian Lindner, cerca risorse qui e là cedendo asset dello Stato. Ed ecco che si aprono autostrade per i più intraprendenti. Ieri, il capo della Bundesbank, Joachim Nagel, ha benedetto la possibile acquisizione di Commerz da parte di Unicredit (che in Germania è già ben presente con Hvb): «È chiaro che abbiamo bisogno di banche forti e robuste» ha detto il banchiere in un’intervista. «In una fusione, qualunque forma possa assumere alla fine dipende se i modelli di business si completano a vicenda e se il risultato è una banca competitiva». Insomma, malgrado le preoccupazioni sindacali il cuore pulsante della finanza teutonica non pare voler sbarrare la strada a Orcel. Reuters riporta di colloqui in corso tra i vertici di Piazza Gae Aulenti e il governo tedesco. La fonte citata dall’agenzia afferma che «il governo non è in linea di principio contrario al legame» tra i due istituti, ma che considererà i desideri di Commerzbank dove c’è «ovviamente un forte rifiuto da parte della forza lavoro».

Notizia di ieri, inoltre, è che il gigante a controllo federale Deutsche Bahn si è accordato per la cessione della sua divisione logistica (la Schenker) al gruppo danese Dsv per una somma di 14,3 miliardi, al termine di un processo di vendita durato mesi che ha visto fondi sovrani, società di private equity e il gigante delle spedizioni Maersk presentare varie offerte.

L’interesse per l’affare suggerisce quanto sul piatto ci fosse un autentico gioiellino: Dsv si è già fatta bene i conti e, nel comunicato che annunciava l’operazione, ha dichiarato che le due società insieme produrranno un fatturato di 39,3 miliardi (in base ai numeri del 2023) e una forza lavoro di 147mila dipendenti in oltre novanta Paesi. Dal canto suo, Deutsche Bahn aveva avviato il processo di vendita di Schenker a dicembre per concentrarsi sul suo core business e ridurre un debito mostruoso da 33 miliardi.

Il gruppo tedesco, infatti, vorrebbe investire pesantemente sul potenziamento del trasporto merci su rotaia, mentre è tuttora al centro di feroci polemiche interne per i ritardi dei treni, dovuti a un’infrastruttura che sente i segni del tempo dopo lunghi anni di investimenti col contagocce.

Rimane forte anche la tensione nel comparto automotive, dove Volkswagen ha da poco strappato un accordo trentennale che garantisce i livelli occupazionali in Germania, aprendo la porta ai licenziamenti obbligatori a partire da luglio 2025.

Il tutto mentre Byd, uno dei più grandi produttori di auto elettriche cinesi, brinda a una forza lavoro aumentata del 6% e che sfiora il milione di persone. Possibile che a Berlino non venga il dubbio di aver sbagliato qualcosa? Scholz batta un colpo.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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